FLASH la Rivista del Piceno

FLASH la Rivista del Piceno FLASH LA RIVISTA DEL PICENO, fondata nel 1979, è una testata i cui contenuti riguardano arte, storia

05/04/2025

📺Paolo Prosperi conduce il programma televisivo Dolomiti Ski Tour⛷

Paolo Prosperi, maestro di sci in Val di Fassa e filmaker Ascolano, è il volto e la voce di Dolomiti Ski Tour, la trasmissione di Dolomiti TV che accompagna i telespettatori alla scoperta delle meraviglie dolomitiche.
Sci ai piedi, racconta paesaggi e panorami mozzafiato, le piste, le discese più emozionanti e gli spettacoli naturali dei comprensori sciistici.
Attraverso le sue avventure sulla neve, Paolo svela anche le iniziative delle località turistiche e l’andamento della stagione invernale, offrendo uno sguardo privilegiato su tutto ciò che rende uniche queste montagne. Un viaggio tra sport, natura e passione per lo sci, con il tocco di chi sa trasformare ogni discesa in un racconto da vivere.

Nel video, breve sintesi delle puntate, Paolo Prosperi è con:
Sara Faè, maestra di sci;
Camilla Ronchi, giornalista sportiva.

05/04/2025

⛷📺Paolo Prosperi conduce il programma televisivo Dolomiti Ski Tour⛷

Paolo Prosperi, maestro di sci e filmaker Ascolano, è il volto e la voce di Dolomiti Ski Tour, la trasmissione di Dolomiti TV che accompagna i telespettatori alla scoperta delle meraviglie dolomitiche.
Sci ai piedi, racconta paesaggi e panorami mozzafiato, le piste, le discese più emozionanti e gli spettacoli naturali dei comprensori sciistici.
Attraverso le sue avventure sulla neve, Paolo svela anche le iniziative delle località turistiche e l’andamento della stagione invernale, offrendo uno sguardo privilegiato su tutto ciò che rende uniche queste montagne. Un viaggio tra sport, natura e passione per lo sci, con il tocco di chi sa trasformare ogni discesa in un racconto da vivere.

Nel video, breve sintesi delle puntate, Paolo Prosperi è con:
Sara Faè, maestra di sci;
Camilla Ronchi, giornalista sportiva.

Si avvicina il concerto di Angelina Mango e Dardust . Ricordiamo il filo rosso che unisce la famiglia Mango con Ascoli P...
10/09/2024

Si avvicina il concerto di Angelina Mango e Dardust . Ricordiamo il filo rosso che unisce la famiglia Mango con Ascoli Piceno: Silvano D'Auria primo produrre di Pino e Dario Faini che ha portato al successo Angelina.

SGUARDI SULL'OTTOCENTO Arte italiana nelle collezioni marchigianeSenigallia, Palazzetto Baviera 30 giugno - 3 novembre 2...
16/07/2024

SGUARDI SULL'OTTOCENTO
Arte italiana nelle collezioni marchigiane
Senigallia, Palazzetto Baviera 30 giugno - 3 novembre 2024
Curatrice della mostra, la storica dell'arte ascolana Maria Gabriella Mazzocchi

Inaugurata sabato 29 giugno, la mostra “Sguardi sull’Ottocento. Arte italiana nelle collezioni
marchigiane”, voluta dal Comune di Senigallia con il contributo della Regione Marche e allestita
presso Palazzetto Baviera, si pone in linea con la lunga riscoperta critica della pittura dell’Ottocento
in Italia. Nella mostra, curata dalla storica dell’arte M. Gabriella Mazzocchi, sono esposti più di
sessanta dipinti di artisti italiani e marchigiani che permettono di ripercorrere la varietà di linguaggi
e le sperimentazioni stilistiche che hanno caratterizzato l’Ottocento italiano, dal Romanticismo alla
scoperta del paesaggio dal vero.
Le opere provengono tutte dalle Marche, da importanti collezioni pubbliche come la Pinacoteca “F.
Podesti” di Ancona, i Musei Civici di Pesaro di Palazzo Mosca, I Musei Civici di Macerata di
Palazzo Buonaccorsi, La Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno, la Pinacoteca Comunale di
Montefortino, oltre che da diverse collezioni private regionali.
Gioielli di famiglia noti e meno noti, esposti nelle sale dei musei, chiusi nei depositi o conservati
nell’intimità delle case private, sono riuniti per la prima volta nella mostra di Senigallia.
Le opere individuate tracciano un percorso che pone a confronto la nobile produzione della pittura
di figura con la rivoluzione della pittura di paesaggio e con i ritratti di stampo macchiaiolo.
Il percorso della mostra si articola in tre sezioni. Nella prima, Dalla pittura di storia all’Unità si
offre un rapido focus sul passaggio dai temi storici del passato ai soggetti risorgimentali, con opere
di stampo accademico, come Il Trionfo di Nettuno di Francesco Podesti, fino al risorgimentale
Sedia con bandiera di Gioacchino Toma. La seconda sezione, La poetica del vero, è
doverosamente dedicata alla pittura di paesaggio, un tema centrale attorno a cui si svolge la
battaglia antiaccademica della nuova pittura ottocentesca. Nella sezione sono esposti dipinti di
artisti noti come Filippo Palizzi, Manipolo d’erba fiorita in bocca a un bove e Bovi
all’abbeveratoio, eseguiti en plein air, l’inedito Paesaggio marino del macchiaiolo Raffaello
Sernesi, Impressione del Vesuvio e Solfatara del celebrato Giuseppe De Nittis, un malinconico
Campagna con casolare di Federico Rossano, e tre vedute della nota famiglia veneziana dei Ciardi,
Guglielmo, Beppe ed Emma Ciardi. Tra i dipinti di artisti meno noti ma degni di una riscoperta
sono esposte opere di Filippo Boni e Barnaba Mariotti. Le rarefatte ambientazioni urbane di Mosè
Bianchi, le delicate cromie dei paesaggi di Giuseppe Vaccaj, le vedute sintetiche di Giulio Gabrielli
e i paesaggi vivaci di Gualtiero Baynes, testimoniano le diverse sensibilità degli artisti nell’adesione
alle poetiche del vero. Nella terza e ultima sezione, I volti e le persone, si svolgono i temi del
ritratto e della pittura di figura. Apre il gruppo l’inquieto Autoritratto romantico di Fortunato
Duranti e ad arricchire l’intera mostra due capolavori di Francesco Podesti, il magnifico Ritratto dei
Fratelli Busca e l’intenso e anticonformista Ritratto di Mariano Ploner. A rappresentare il
rinnovamento di seconda metà secolo, i ritratti macchiaioli di Vito D’Ancona, Odoardo Borrani,
Telemaco Signorini, il potente bozzetto di Domenico Morelli Studio di monaca, il robusto
Pastorello con pecore di Francesco Paolo Michetti, il mesto Titina convalescente di Peppino De
Nittis. Tra gli studi di figura, un Bozzetto per le Gabbrigiane di Silvestro Lega e uno studio per le
Macchiaiole livornesi di Giovanni Fattori.
Tra le opere che guardano al nuovo secolo un n**o di Angelo Morbelli, due gustose figure di
Gualtiero Baynes e un bel volto di donna del protagonista assoluto della ritrattistica femminile,
Giovanni Boldini. Tra i dipinti di questa sezione spicca la intima fattura di M’ama, non m’ama
dell’ascolano Nazzareno Orlandi.
Una piccola sezione, dedicata ai dipinti a tema musicale, chiude la mostra.

Tra le opere esposte, un delizioso dipinto di Giulio Gabrielli, Ritratto di Clotilde Gabrielli Salvati,
due vivaci bozzetti di Ettore Tito, Pulcinella e Arlecchino, un brioso concerto di Raffaele Armenise
e il Paganini del villaggio, dall’impianto schiettamente verista, dell’artista piceno Domenico Ferri.
Il catalogo, edito da Sagep Genova, contiene saggi critici di Maria Gabriella Mazzocchi e Stefano Papetti.

Quadri:
Filippo Boni, Il lago di Castel Gandolfo, Collezione Privata
Giulio Gabrielli, veduta di Ascoli con Monte Ascensione
Giulio Gabrielli, ritratto di Clotilde Salvati

🚴🏁IL GIRO D'ITALIA FA TAPPA A ASCOLI PICENO🚴🏁I campioni vincevano il bacio di Roberta Dionisi.Era il 1988, chi riconosce...
15/05/2024

🚴🏁IL GIRO D'ITALIA FA TAPPA A ASCOLI PICENO🚴🏁

I campioni vincevano il bacio di Roberta Dionisi.

Era il 1988, chi riconosce ciclisti e amici in foto?

(Foto archivio di FLASH la Rivista del Piceno, riproduzione riservata).

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06/04/2024

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A TU PER TU con l'esploratore, sciatore, scalatore e documentarista nato ad Ascoli. Una figura tanto unica quanto schiva e inusuale in un mondo dominato dai social. La passione, il lavoro e le avventure negli angoli più remoti del pianeta: «Affrontare certe sfide richiede umiltà. Dietro ci sono p...

18/03/2024
Storia, arteFRANCESCA CANTALAMESSA PAPOTTI, POETESSA E PATRIOTAdi Maria Gabriella MazzocchiSe Giulia Centurelli, fervent...
13/03/2024

Storia, arte
FRANCESCA CANTALAMESSA PAPOTTI, POETESSA E PATRIOTA

di Maria Gabriella Mazzocchi

Se Giulia Centurelli, fervente liberale e mazziniana ha pagato con il carcere per le sue idee, un’altra ascolana, Francesca Cantalamessa Papotti, ha partecipato ai fatti del Risorgimento, seppure dal fronte opposto.
Di distinta famiglia, nacque in Ascoli nel 1825, sorella maggiore dello scultore Nicola. Si formò nella città natale presso l’Accademia privata del conte senese Orazio Centini Piccolomini, scuola che frequenterà qualche anno dopo anche Giulia Centurelli.
Nel 1844, giovanissima, Francesca entrava a far parte dell’Accademia letteraria dei Catenati di Macerata.
Nel 1847 accompagnò a Roma il fratello minore Nicola, che venne ammesso alla scuola dello scultore purista Pietro Tenerani. Decise di rimanere nella città eterna, dove si inserì nell’ambiente artistico e letterario, facendosi ammirare per le doti di intelligenza e bellezza. Sposò a Roma il barone Leopoldo Meyer di Lucerna, capitano della Guardia Svizzera Pontificia.
La produzione letteraria della poetessa, dispersa in giornali e riviste, non è mai stata raccolta in volume. Tra i suoi canti La speranza, da lei recitato nel 1848 davanti al battaglione di volontari inviati dal Pio IX in Veneto, contro l’esercito austriaco. L’ascolana era evidentemente nella folta schiera dei patrioti che speravano che il Papa potesse riuscire a riunire in un unico stato tutta la Nazione. Ma il Papa, come è noto, ritornò sulle sue decisioni contro l’Austria. La delusione portò alla ribellione del 15 novembre del 1848, giorno dell’assassinio di Pellegrino Rossi, ministro liberale di Pio IX, quando un gruppo di rivoltosi armati prese d’assalto il Quirinale, dove si era rifugiato il Papa coi suoi ministri e cardinali.
In quell’occasione l’ascolana si gettò sulla soglia d’ingresso del palazzo gridando
“Calpestatemi pure, di qui non si passa”. Sgomberata a fucilate delle Guardie Svizzere la piazza, i rivoltosi, guidati dal capo popolo Angelo Brunetti, detto Ciceruacchio, tornarono all’assalto fino ad ottenere la resa del Papa che, pur cedendo alla violenza, dichiarò nullo ogni altro atto successivo, prima di ritirarsi sotto la protezione borbonica a Gaeta. Il 9 febbraio del 1849 verrà proclamata la Repubblica Romana, alle cui vicende Francesca restò completamente estranea. Religiosissima, dopo aver fatto parte a Roma dell’Accademia degli Arcadi, alla morte del marito entrò nella Congregazione terziaria francescana. Si spense a Roma nel 1898.

Immagine 1: Francesca Cantalamessa Papotti
Immagine 2: Angelo Brunetti detto Ciceruacchio
Immagine 3: Papa Pio IX

❗StoriaLE GAZZETTE DI ASCOLI DALL'UNITA' ALLA VIGILIA DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALEdi Erminia Tosti Luna“La vita è una co...
09/03/2024

❗Storia
LE GAZZETTE DI ASCOLI DALL'UNITA' ALLA VIGILIA DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE

di Erminia Tosti Luna

“La vita è una corsa verso il benessere materiale, si accentua di giorno in giorno il tormentoso affannarsi onde moltiplicare le rendite e i guadagni sempre più…”. Così leggiamo nell’editoriale di un giornale cittadino del 1914. Se non fosse per lo stile linguistico ormai superato potremmo pensare ad una considerazione sulla vita dei nostri giorni. E tante altre informazioni e messaggi sui più svariati argomenti, seri e leggeri, ci hanno tramandato le tante gazzette ascolane pubblicate in Ascoli dal 1863 al 1914. È un vero piacere immergersi nella lettura di questi fogli che si richiamavano alla realtà picena e soprattutto ascolana. Non venivano pubblicati ogni giorno, ma avevano una cadenza settimanale, quindicinale, bimensile o “straordinaria ogni volta sembri opportuno…” come un editore scriveva sotto la testata del suo foglio e quasi sempre la domenica. Qualche titolo significativo: L’Eco del Tronto, La Gazzetta di Ascoli Piceno, L’Arengo, L’Adriatico e Roma, L’Acerba, La Provincia di Ascoli, Il Giornale di Ascoli, Il Centrale, L’Ape, Vita picena. Quest’ultimo continua ad essere pubblicato ancora oggi a distanza i tanti anni, mentre alcuni giornali on line hanno riesumato il nome di gazzetta.
Alcuni giornali - come Il Centrale, che usciva contemporaneamente ad Ascoli e a Teramo o L’Adriatico e Roma che aveva per sottotitolo “periodico per gli interessi economici delle regioni Picene, Abruzzesi, Umbre e Sabine”- avevano la vista acuta e anticipavano realtà future, allargando l’orizzonte e precorrendo iniziative oggi riscoperte e di attualità, come comprensori, consorzi, comunità.
Un’altra gloriosa gazzetta edita nel periodo post-unitario è stata L’Acerba, (non poteva mancare il nostro Cecco), di tendenze progressiste, lungo le cui pagine corre pungente e spietata la polemica tra cattolici e laici, in atto nella vita politica e sociale di fin de siècle.
Tuttavia c’è da dire che le pagine di tutti i periodici dell’epoca erano permeati da uno spirito polemico, arguto e sagace. Nelle fioriture, noterelle, editoriali, corrispondenze si inneggia alla libertà e al progresso e si prende di mira la classe dirigente arroccata su posizioni conservatrici e retrive, sempre restia a cambiamenti, in difesa dei propri interessi e privilegi.
Quando poi la classe operaia, influenzata dalle nuove idee marxiste, comincia a prendere coscienza della propria forza politica, escono nuovi giornali con titoli che mostrano i programmi delle nuove realtà e delle profonde mutazioni sociali in corso nel mondo del lavoro: Il lavoro, Il popolo, Il Progresso, L’operaio. Queste nuove testate dalle matrici fortemente ideologiche modificano anche il linguaggio e lo stile giornalistico. Diventano espressione di una passione politica che vuole incidere sulla società ascolana, a loro parere in ritardo rispetto a quella nazionale e i toni diventano duri, in qualche caso spietati, con atti d’accusa diretti contro gli amministratori della cosa pubblica. Contro i politici si usano termini come camorristi, burloni, immorali, insaziabili, parolai, prestigiatori del trasformismo…E forse erano appropriate queste definizioni se nel 1873 furono sottoposti a procedimenti penali 128 sindaci accusati di truffa, corruzione, concussione, e l’anno dopo il numero era salito a 308, come leggiamo nel giornale politico-amministrativo ascolano L’Ape, nel 1877.
Ma forse i sindaci avevano troppe incombenze da facilitare le cadute, come ad esempio rispondere ai solleciti di pagamento “del tenue prezzo di abbonamento” ai fogli cittadini o attendere il legittimo proprietario “di un tovagliolo di tela di canepa ordinaria che un agente di P. S. rinvenne in Piazza del Popolo e che fu rimesso al Signor Sindaco, come fedelmente riporta L’Eco del Tronto del 23 maggio 1875.

🎹MusicaSILVANO D’AURIA PRODUTTORE E AUTORE DI PINO MANGO.Gli ascolani legati alla famiglia Mango.Un filo rosso unisce As...
07/03/2024

🎹Musica
SILVANO D’AURIA PRODUTTORE E AUTORE DI PINO MANGO.
Gli ascolani legati alla famiglia Mango.

Un filo rosso unisce Ascoli con i grandi big della musica leggera italiana. Se è vero che Angelina Mango non sarebbe stata probabilmente la vincitrice dell’ultimo Festival di Sanremo senza la musica composta da Dario Dardust Faini per il brano “La Noia”, pezzo che a maggio sarà in gara all’Eurovision Song Contest, è anche vero che il papà della giovane artista, il talentuoso Mango, protagonista delle classifiche di dischi in Italia negli anni ’80 e ’90 e scomparso nel 2014, non sarebbe mai arrivato al successo senza l’operato del suo scopritore ascolano, il musicista e produttore Silvano D'Auria . Quest’ultimo infatti, nome di spicco della gloriosa etichetta RCA negli anni d’oro del cantautorato italiano e poi successivamente discografico per la Numero Uno di Lucio Battisti, riuscì a convincere il cantautore di Lagonegro ad incidere il suo primo album nel 1976. D’Auria, già collaboratore di Riccardo Cocciante, fu il primo a notare le sue grandi potenzialità e fargli incidere il longplayng “La mia ragazza è un gran caldo”, di cui l’ascolano fu con lui autore delle musiche, che gli aprì la strada proseguita anni dopo canzoni quali “Oro”, “Lei verrà” e “Bella d’estate”. Il disco, pur ancora essendo lontano dallo stile che lo renderà celebre negli anni a ve**re, consentì a Pino Mango di farsi conoscere e ottenere consensi, soprattutto tra gli addetti ai lavori. «Diventammo amici inseparabili al punto tale che mi seguì a Milano, dove facevamo nottate a provare e a suonare» esordisce Silvano D’Auria, che racconta di quel periodo anche dell’inizio della frequentazione di Pino con la ragazza che poi diventerà sua moglie, Laura Valente, futura mamma di Angelina. «Erano anni in cui mi occupavo anche di dischi firmati da Ivan Graziani, che avevo frequentato anni prima ad Ascoli ai tempi in cui andava a scuola all’Istituto d’Arte ed era lo stesso periodo durante il quale frequentavo artisticamente Gilda Giuliani, che vedo oggi quando torno in città e che allora era interprete di brani che le scrivevano nomi di punta della storica RCA » rammenta, sottolineando che esista un trait d’union tra la grande musica pop e Ascoli, al punto che uno dei brani di Pino Mango, Se mi sfiori, scritto con D’Auria a 4 mani all’epoca per Mia Martini (anche Patty Pravo interpretò Sentirti di Mango - D’Auria), vorrebbe farlo riuscire ora in un nuovo arrangiamento affidato a Dardust. «Spero che lui lo ascolti e mi dica cosa ne pensa » conclude il producer e compositore a proposito di questo progetto, che presenterà in anteprima al Ventidio Basso nel corso di una attesa serata il prossimo 22 marzo, nell’arco della quale ricorderà la figura di Mango e di Mimì in compagnia di tanti artisti, tra cui proprio Gilda Giuliani, che per l’occasione tornerà in scena per eseguire “Amore”, creata per lei da Cocciante e “Io me ne andrei”, incisa in duetto con Claudio Baglioni.

Laura Valente e Mango dal Cuore In Poi

Foto 1 e 3 Silvano D'Auria;
Foto 2, 3, 5 alcuni dischi firmati da Mango - D'Auria;
Foto 6, 7 Pino Mango;
Foto 8 Angelina Mango

Indirizzo

Ascoli Piceno

Telefono

+393382998485

Sito Web

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