26/10/2025
Oggi il Presidente del consiglio, intervenendo in replica al Senato, ha fatto un’affermazione molto importante: l’Italia difenderà il principio di unanimità delle decisioni in sede europea. Partecipando alla discussione generale alla Camera l’ho ringraziata, sottolineando che solo questo principio, in quanto conferisce ai singoli Stati un diritto di veto, ci consente di difenderci dalle derive ideologiche dell’Unione europea, derive che lo stesso Presidente del consiglio ha denunciato con parole molto ferme, con riferimento ad esempio al tema della transizione ecologica. C’è una cosa però che continua a preoccuparci: il sentir parlare di strumenti  “comuni” di finanziamento. Riteniamo che questa sia una minaccia ai nostri risparmi e alla nostra autonomia strategica. A titolo di esempio: non vi sembra strano che solo tre giorni fa la signora von der Leyen si sia accorta che la scelta integralista a favore dell’elettrico (pannelli solari cinesi, auto elettriche cinesi con batterie al litio raffinato in Cina, e via dicendo) mette l’Unione Europea in mano alla Cina? A noi non sembra una grande sorpresa, lo stavamo dicendo da anni. Non vorrei che ora, fingendosi spaventati da questa scoperta, a Bruxelles ci propongano un gigantesco piano di debito comune per finanziare la ripresa di controllo delle filiere dell’elettrico, partendo dall’approvvigionamento di terre rare nel continente africano, passando per la loro raffinazione e via dicendo, con un gigantesco PNRR per la transizione, che non funzionerebbe meglio del suo originale, quel PNRR che tanti grattacapi sta dando alla pubblica amministrazione per la farraginosità delle procedure e che è oggettivamente articolato su priorità, quelle dell’ecologismo integralista, che non hanno retto all’usura del tempo. Detto in altri termini, se si tratta di fare la cosa sbagliata, ci riusciamo tranquillamente da soli, e probabilmente ci facciamo meno male, perché paghiamo solo il nostro conto. Strumenti comuni come il cosiddetto SAFE più che a farci un favore, la cui entità resterebbe comunque misteriosa (tanto per capirci, ancora non sappiamo che interesse paghiamo sui debiti del PNRR), c’è il rischio che servano ad apparecchiare un lauto banchetto per le aziende del Nord Europa, quelle stesse aziende che fino ad ora hanno impedito che si creasse una Europa federale, e che ora, ridotte alla disperazione dal fallimento del modello di sviluppo che hanno perseguito, illudendosi di essere superiori alle leggi dell’economia , chiedono alla loro classe politica di creare stati di eccezione, come improbabili minacce di nemici esterni, per mettere le mani sui nostri risparmi e per costringerci a indebitarci allo scopo di finanziare il loro sviluppo. Certo di essere compreso ed ascoltato ho chiesto al presidente e a tutto il governo di esercitare una estrema attenzione su questo punto.