19/12/2025
La terza strenna é a cura di Amanda Rosso che consiglia "L'uso della foto" di Annie Ernaux e Marc Marie, edito quest'anno da L'orma editore con la traduzione di Lorenzo Flabbi.
"L’uso della foto" è forse il libro in cui Annie Ernaux si espone di più sottraendo, rivendicando il diritto all’opacità che attraversa la negoziazione costante dell’atto di narrarsi.
Scritto con Marc Marie durante i mesi di una relazione amorosa e del trattamento per un tumore al seno, il testo prende avvio da una serie di fotografie scattate dopo i loro incontri. Al posto dei corpi restano abiti abbandonati, interni domestici, oggetti. Non l’evento, ma ciò che ne sopravvive.
Quello tra testo e immagini è un rapporto di rispecchiamento asimmetrico: la fotografia trattiene e tace, mentre la scrittura rivela e insiste sulle tracce di ciò che non appare. Ernaux, che ha fatto dell’esposizione dell’intimo una pratica politica, sceglie qui di lavorare sui resti, su ciò che rimane dopo il desiderio, dopo la malattia, dopo il passaggio dei corpi.
Corpo che, pur centrale, resta fuori campo: desiderante, curato, esposto allo sguardo medico, ma sottratto allo sguardo fotografico. La scrittura diventa così un gesto di controllo e di cura, un modo per riappropriarsi di un corpo vulnerabile senza consegnarlo alla visibilità totale. Non una scelta di pudore, ma la rivendicazione di un sé precario, sottratto allo sguardo e affidato alle tracce lasciate dall’esperienza amorosa e dalla malattia.
L’opera, un passo a due che si dispiega nell’alternarsi di voci, linguaggi e modalità percettive, si costituisce come prosodia dell’esperienza di eros e thanatos: una partitura fatta di pause, ritorni e tracce, in cui desiderio e malattia si inscrivono nel tempo della scrittura. Un libro che fa del nascondimento una soglia, delle tracce un linguaggio e dell’assenza una forma di presenza politica e affettiva.