02/11/2025
LA FESTA DEI MORTI IN SICILIA
Molti di noi possono ancora ricordare come fino a qualche decennio fa, in Sicilia, la festa dei morti era una delle ricorrenze più attese dell’anno, soprattutto dai bambini. Non era una giornata triste, come si potrebbe pensare, ma una celebrazione ricca di gioia.
Secondo la tradizione, durante la notte tra l’1 e il 2 novembre, i defunti tornavano nelle case dei loro cari per portare doni ai bambini. Si diceva che i regali fossero destinati solo a chi si era comportato bene; mentre a chiddi chiu tosti sarebbe toccato solo carbuni niuru. Ma, come in tutte le belle favole, alla fine i mutticeddi non dimenticavano nessuno, e anche i bambini più vivaci trovavano un dono ad attenderli.
La vigilia della festa era un momento di grande emozione. Ogni bambino preparava un posto speciale dove i morti, durante la notte, avrebbero lasciato i regali: un tavolino, una sedia, o semplicemente un angolo della propria casa. La sera, si andava a dormire presto, con la speranza che la notte passasse in fretta. In molti pensavano: “Prima mi cuccu e prima agghiorna”, cioè, prima vado a letto e prima arriva il giorno tanto atteso.
La mattina del 2 novembre, ogni casa era una esplosione di gioia: i bambini correvano a scoprire i doni ricevuti, convinti che fossero arrivati davvero dai loro nonni o bisnonni ormai lontani. E anche se, crescendo, si scopriva che dietro a quel piccolo miracolo c’erano in realtà i genitori, la magia non svaniva. Anzi, restava nel cuore come un modo speciale per sentire ancora vicini i propri cari defunti. Anch’io ciò creduto per lungo tempo! Anche quando, ormai cresciuto, il mio compagno di banco, certamente più furbo di me, mi confidò che era tutto finto e che erano i genitori, rispettosi delle tradizioni, a comprare i regali. Anche allora, io passuluni ho continuato a crederci! In fondo, non volevo abbandonare l’idea che i miei tre nonni (mai conosciuti) pensassero a me portandomi dei regali.
Quella dei morti era una festa straordinaria, capace di unire memoria e gioia, spiritualità e gioco. Era un’occasione per mantenere vivo il legame con chi non c’era più, trasformando il ricordo in affetto e il lutto in speranza.
Dopo la scoperta dei regali, iniziava una giornata di festa: i bambini uscivano nei cortili, per strada o in piazza, mostrando orgogliosi i loro doni e condividendo la felicità con gli altri. Tutti dovevano vedere, tutti dovevano partecipare alla gioia.
Oggi, questa usanza si è in parte perduta, sostituita da altre ricorrenze, ma chi l’ha vissuta la porta ancora nel cuore. Per molti siciliani, la “Festa dei Morti” resta uno dei ricordi più teneri dell’infanzia: un sogno che profuma di casa, di famiglia e di amore che non finisce mai. (G.C.)