18/08/2025
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La Giornata Internazionale dei Mancini
Ogni 13 agosto, il mondo — o almeno quella parte consapevole di avere due mani — ricorda che circa un decimo dell’umanità usa la sinistra per compiere ciò che il resto fa con la destra.
Una ricorrenza nata nel 1976 e ufficializzata nel 1992, creata per celebrare una minoranza che per secoli è stata guardata con sospetto, se non apertamente combattuta.
Ogni celebrazione è un rituale per difendere il passato dall’oblio, e in questo caso il passato è un lungo elenco di pregiudizi, superstizioni e ostinata sopravvivenza.
Per millenni, la mano sinistra è stata la “mano sbagliata”. Nell’antica Roma “sinister” significava semplicemente “sinistra”, ma già portava con sé un’ombra di sfortuna e inganno. Nelle culture cristiane medievali, l’associazione con il male era esplicita: il diavolo veniva spesso raffigurato nell’atto di sussurrare all’orecchio sinistro. Nell’Islam, la mano sinistra era (ed è ancora) considerata impura, riservata ai compiti meno nobili, mentre la destra era destinata a mangiare, salutare, benedire.
I proverbi e le espressioni popolari conservano questa diffidenza: “avere due mani sinistre” indica goffaggine, “alzarsi col piede sinistro” prelude a una giornata storta, “tiro mancino” significa colpo sleale.
Fino a tempi recenti, la persecuzione era concreta. A scuola, bambini mancini venivano obbligati a scrivere con la destra: mani legate dietro la schiena, bacchettate sulle dita “sbagliate”, banchi progettati per chi impugna la penna con l’altra mano. L’idea era che la sinistra fosse un difetto da correggere, e l’educazione si faceva con la forza.
Eppure, nonostante secoli di repressione, la proporzione dei mancini è rimasta sorprendentemente stabile: intorno al 10% della popolazione mondiale. Le impronte delle mani lasciate nelle caverne paleolitiche mostrano la stessa distribuzione di oggi. La genetica spiega solo in parte il fenomeno (solo per il 25% dei casi), mentre la causa principale sembra risiedere in un equilibrio evolutivo: la maggioranza destrorsa favorisce la cooperazione e l’uso condiviso degli strumenti, ma la presenza di una minoranza mancina offre un vantaggio strategico, soprattutto nei conflitti o negli sport, dove l’imprevedibilità di un attacco da sinistra può essere decisiva.
È un meccanismo simile a quello che in biologia si chiama frequenza bilanciata: se i mancini fossero troppi, perderebbero il vantaggio dell’effetto sorpresa; se fossero troppo pochi, il tratto rischierebbe di scomparire. Così, da millenni, l’umanità sembra oscillare intorno a quel fragile 10%. Negli ultimi decenni, la percentuale è però leggermente aumentata, sfiorando l’11%, probabilmente perché è venuta meno la pressione sociale a “correggere” i bambini e l’ambiente è diventato più tollerante.
Oggi, i mancini sono una minoranza visibile e spesso vincente. Negli sport professionistici superano il 30% degli atleti, con punte ancora più alte nelle discipline “frontali” come scherma, boxe e tennis. Lì, la traiettoria di un colpo mancino è come una frase inattesa: obbliga l’avversario a ricalcolare in un istante la propria realtà.
Non dimentichiamo che Luigi Pirandello: lo scrittore agrigentino, premio Nobel, era originariamente mancino. Tuttavia, testimonianze d’epoca raccontano che veniva forzato a usare la mano destra, soprattutto durante i suoi anni di scuola, in ambienti rigidi e costrittivi. Questo conflitto interiore tra naturale inclinazione e imposizione sociale emerge tra le sue memorie e riflessioni personali e contribuì a formare il suo pensiero.
Questa giornata, allora, non è solo un tributo a chi impugna la penna dalla “parte sbagliata”: è una celebrazione della diversità e dell’asimmetria utile, del fatto che l’evoluzione — proprio come una buona storia — non ama la perfezione simmetrica, ma preferisce sempre lasciare uno spiraglio per la sorpresa.
Non esistono due uomini che abbiano visto il mondo nello stesso modo o che la pensino alla stessa maniera, la diversità è implicita nell'esistenza, e a volte basta una mano — quella sinistra — per ricordarcelo.