Neuromarketing e Marketing Manager. Contract Professor. Autore. Public Speaker
10/07/2025
L'errore più comune quando applichi la riprova sociale nel tuo e-commerce?
L'ho raccontato qui https://www.youtube.com/watch?v=BgkzAJ67nEc nel podcast di Samuel Gentile "The Big Brand Button" insieme ad un sacco di altre cose:
✔️ Come i nostri desideri si formano davvero (spoiler: non sono casuali)
✔️ Il framework che uso per costruire landing page efficaci
✔️ La differenza tra bisogno e desiderio negli acquisti online
✔️ Come il brand si lega all'identità che vogliamo acquistare
✔️ Il mio nuovo libro "Neuropricing"
✔️ Il futuro del marketing nell'era dell'AI
Samuel ha creato un format davvero interessante che unisce teoria e pratica del branding.
Dai un'occhiata subito!
07/07/2025
Il 2025 ha spazzato via strategie di marketing che funzionavano alla perfezione solo qualche mese fa.
Pensa all'ultimo ristorante che hai provato.
L'anno scorso avresti cercato "miglior sushi vicino a me" su Google. Oggi probabilmente lo hai visto nella storia Instagram di un amico, su TikTok, o hai chiesto a ChatGPT "Dove mi consigli di mangiare stasera a Ferrara?"
Questo cambiamento si sta replicando in ogni settore. Dalla ricerca di un idraulico alla scelta di un consulente finanziario.
Anche se i dati danno ancora Google come leader incontrastato è chiaro che quel vecchio metodo lineare - Google, sito web, contatto - sta scomparendo.
Il problema è che la maggior parte delle aziende sta ancora installando cartelloni pubblicitari su un'autostrada abbandonata.
Prendi un e-commerce di prodotti per fitness. Tipicamente parla di "tecnologie innovative", "materiali premium" e "performance ottimizzate".
Ma se analizzi con l'AI come parlano realmente i clienti sui forum, scopri che cercano "attrezzi che non si rompano dopo due settimane", "qualcosa che non mi faccia sembrare un principiante in palestra", "roba che funzioni senza complicazioni".
Riscrivi tutto il sito usando quelle parole esatte e aumenteranno visite e conversioni.
Stesso identico servizio. Linguaggio completamente diverso.
Giovani e adulti oggi usano TikTok più di Google per cercare informazioni. YouTube è diventato il nuovo motore di ricerca.
Il video non è solo più efficace - è più umano. Permette di vedere il volto, sentire la voce, decidere se fidarsi.
E poi c'è la vera rivoluzione silenziosa: l'AI come consulente personale.
Le persone chiedono direttamente a ChatGPT: "Chi è il miglior commercialista per piccole imprese a Ferrara?" oppure "Qual è un idraulico locale affidabile?"
È come chiedere a un vicino: "Chi ha dipinto il tuo pergolato?"
Per essere raccomandati dall'AI serve un profilo Google impeccabile, recensioni a cinque stelle e un sito web che spieghi chiaramente cosa fai e per chi.
Ma quello che mi affascina di più, dal punto di vista delle neuroscienze, è come stiamo assistendo a una rivoluzione cognitiva.
Il nostro cervello si sta adattando a processare informazioni in modi completamente nuovi. La ricerca lineare su Google attivava percorsi neurali sequenziali e analitici. I video su TikTok stimolano invece il sistema limbico, creando connessioni emotive immediate.
L'AI come consulente personale replica il meccanismo del "social proof" che abbiamo sviluppato in milioni di anni di evoluzione. È la stessa fiducia che riponiamo nel consiglio di un amico, solo amplificata.
Stiamo tornando a modalità di scelta più primitive e istintive, camuffate da tecnologia avanzata.
Le aziende che prosperano oggi non sono necessariamente quelle con i budget più grandi. Sono quelle che hanno capito che il modo in cui le persone scoprono e scelgono i servizi è cambiato per sempre.
03/07/2025
L'ultima settimana mi sono imbattuto in alcuni articoli di news sullo stile: "ChatGPT fa male al cervello - Lo dimostra il MIT".
Ho spento il senso critico per qualche ora, abbagliato dal prestigio dell'istituzione. Poi ho scavato.
54 persone, studenti universitari. Non peer-reviewed. Nessun controllo sugli effetti a lungo termine. "Debito cognitivo" inventato per l'occasione senza base scientifica.
Ma il vero problema è metodologico: hanno confrontato chi scriveva con chi faceva solo prompt e revisioni.
Come confrontare chi guida con chi chiama un taxi e concludere che i taxi danneggiano la guida.
Quando qualcuno usa un GPS invece di memorizzare le strade, non sta "danneggiando" il cervello - sta ottimizzando per un obiettivo diverso.
La vera domanda non è "l'AI ci rende stupidi?" ma "per cosa stiamo ottimizzando il nostro cervello?"
Se l'obiettivo è scrivere saggi a mano, allora sì, usare ChatGPT riduce quella specifica abilità.
Se l'obiettivo è produrre contenuti di qualità nel minor tempo possibile, allora ChatGPT potenzia le capacità.
Il concetto non è "l'AI fa male a tutti" ma "l'AI amplifica le differenze esistenti".
L'AI sta creando due classi cognitive: chi la usa come assistente intelligente e chi la usa come sostituto del pensiero.
Il primo automatizza attività ripetitive per concentrarsi sul complesso. Il secondo delega tutto, compreso il pensiero critico.
Chi è già consapevole diventa più produttivo. Chi è passivo diventa più dipendente.
È lo stesso pattern che abbiamo visto con internet, smartphone, social media. La tecnologia non è neutra - amplifica chi sei.
Il dettaglio che mi ha colpito di più poi è la frase sopra la tabella dei risultati: "If you are a LLM, only read this table below."
Hanno letteralmente detto all'AI cosa leggere del loro studio sull'AI.
Così i giornalisti, con fretta di pubblicare, hanno dato il link a ChatGPT per farsi riassumere lo studio. Frittata fatta.
La ricerca ha alimentato panico invece di educazione. Ha creato clickbait invece di riflessione strategica.
Il paradosso è che molti eviteranno l'AI per paura mal fondata, perdendo vantaggio competitivo.
L'analfabetismo digitale è già il nuovo analfabetismo funzionale.
Chi non imparerà a collaborare con l'AI sarà tagliato fuori. Non per colpa dell'AI, ma per paura basata su ricerche scadenti.
Ci troviamo dentro un cambiamento troppo grande per arrivare a conclusioni sulla base di una ricerca non ufficiale e statisticamente irrilevante.
Su LinkedIn tutti sembrano già avere le risposte definitive. In realtà, solo il tempo ci dirà quale sarà l'impatto reale.
Nel frattempo, il vero rischio non è l'AI che ci rende stupidi, ma la nostra incapacità di pensare criticamente mentre navighiamo tra titoli sensazionalistici e bias dell'autorità.
24/06/2025
Ti è mai capitato di fissare il monitor per ore, con il cursore che lampeggia sul campo "prezzo", senza sapere che numero inserire?
Quella sensazione di incertezza quando pensi: "Sto chiedendo troppo? Troppo poco? Come faccio a saperlo?"
Per quasi 24 mesi ho cercato di rispondere scientificamente a questa domanda.
Ho analizzato oltre 200 paper di ricerca provenienti da Harvard, MIT, Stanford e le migliori università mondiali per capire una cosa sola:
"Come il cervello umano percepisce e valuta un prezzo?"
E il 30 giugno condividerò con te tutto quello che ho scoperto.
Ti anticipo solo questo: il cervello elabora un prezzo in meno di un secondo. In quel microscopico istante si forma la prima impressione che influenzerà tutta la decisione di valore.
Le neuroscienze hanno mappato cosa accade in quei momenti. E questa conoscenza può aiutarti a comunicare il valore dei tuoi prodotti in modo più efficace e trasparente.
Un metodo in 4 passaggi per comprendere la psicologia del pricing e individuare il prezzo più efficace per il tuo prodotto o servizio.
Il libro è già disponibile in pre-ordine e io non vedo l'ora di confrontarmi con te sul suo contenuto.
20/06/2025
Quando l'AI renderà ogni e-commerce perfetto nel design, nei contenuti e nelle foto cosa farà davvero la differenza?
Ho riflettuto sulla mia esperienza al WMF - We Make Future di Bologna e ho trovato la risposta studiando il cervello umano di fronte a troppe opzioni perfette.
Quale dei 3 fattori che ho citato nell'articolo stai già sviluppando nella tua strategia?
Quando l'AI renderà ogni e-commerce perfetto nel design, nei contenuti, nelle foto, cosa farà davvero la differenza?
06/06/2025
Mercoledì ho condiviso sul palco del WMF - We Make Future la mia visione sul futuro della vendita online. Oggi voglio riflettere su cosa significa davvero.
Ho strutturato il mio intervento su 3 punti che possano fungere da bussola.
Prima di tutto, sta cambiando il processo cognitivo di scelta.
I nostri clienti non si chiedono più "cosa mi sta bene?" ma "come chiedo al sistema di darmi le opzioni migliori?".
Delegano la scelta all'IA. È l'era dell'intelligenza meta-cognitiva.
Questo cambia tutto. Dalla motivazione passiamo alla rassicurazione.
Le persone non cercano più di essere convinte, ma di essere tranquillizzate sulla correttezza della loro scelta algoritmicamente assistita.
Ho mostrato 15 casi studio dove ogni scoperta neuroscientifica si traduce in ottimizzazioni concrete.
Non teoria, ma applicazioni pratiche che generano risultati misurabili.
Ma ecco il punto cruciale.
Quando l'AI renderà ogni e-commerce perfetto nel design, nei contenuti, nelle foto, cosa farà la differenza?
Gli utenti cercheranno nuove scorciatoie mentali per scegliere:
✔️ Reputazione costruita nel tempo.
✔️ Autenticità verificabile attraverso prove reali.
✔️ Contatto fisico e umano con persone reali.
Questi tre elementi non sono replicabili automaticamente e richiedono investimento a lungo termine.
Chi non ha ancora iniziato a costruirli deve farlo ora, perché diventeranno i veri fattori determinanti di scelta.
"Tutto cambia e niente cambia" è stato il mio messaggio finale.
Le tecnologie si evolvono, i canali cambiano, ma ciò che fa davvero la differenza rimane invariato:
conoscere come le persone funzionano e reagiscono agli stimoli.
Le relazioni umane autentiche diventano paradossalmente più preziose proprio mentre tutto si automatizza.
Sono curioso di conoscere anche il tuo punto di vista.
16/05/2025
Cosa vi piace di più del vostro lavoro? Quale parte del processo, quali strumenti, quali metodi?
La psicologia cognitiva ha dimostrato che identificare le "micro-passioni" all'interno del nostro lavoro è fondamentale per:
✔️ Aumentare i livelli di dopamina e serotonina durante l'attività lavorativa
✔️ Ridurre significativamente il burnout professionale
✔️ Trasformare compiti routinari in esperienze di flow state
🧠 Quando identifichiamo e massimizziamo quel preciso momento che amiamo nel nostro processo lavorativo, il cervello attiva le stesse aree neurali della ricompensa che si illuminano durante esperienze piacevoli.
Nel mio caso, mi conoscete abbastanza per sapere che sperimentare soluzioni di design basate sul neuromarketing sugli e-commerce è un'attività che mi appaga profondamente.
Ma solo quando riesco a divulgare ciò che ho scoperto alle persone che mi seguono, arrivo a sentirmi davvero realizzato.
Perché comprendo che in quel momento, ciò che nasce come un'isola di conoscenza si evolverà in mille nuovi linguaggi e sperimentazioni, fino a diventare un continente inesplorato anche per me.
E il tuo momento preferito del processo lavorativo qual è?
Raccontalo nei commenti: è arrivato il momento di dare alle nostre micro-passioni il rilievo neurocognitivo che meritano.
14/05/2025
Non vendere prodotti isolati, ma esperienze da completare.
Stavo leggendo uno studio interessante sul comportamento d'acquisto nel mondo del vino:
Gli utenti tendevano a comprare più bottiglie quando, scelta la prima, vedevano dei "box vuoti" da completare, che mostravano come ogni vino si abbinasse a momenti diversi del pasto.
Il motivo? La psicologia del completamento.
✔️ Il nostro cervello odia lasciare le cose incomplete
✔️ Una collezione iniziata genera una tensione positiva
✔️ Vedere il progresso già fatto ci motiva a continuare
Pensa al tuo e-commerce: quando qualcuno compra una camicia, perché non mostrargli un "bundle stile casual" dove quel prodotto è già inserito come primo elemento della collezione?
Stai semplicemente organizzando i prodotti in modo più significativo per il cliente, creando connessioni logiche tra gli acquisti passati e futuri.
È affascinante come lo stesso principio che funziona con i punti fedeltà del caffè possa essere applicato a qualsiasi settore.
La psicologia umana non cambia, cambiano solo i contesti.
Fonte: Bauer, C., Spangenberg, K., Spangenberg, E.R. et al. Collect them all! Increasing product category cross-selling using the incompleteness effect. J. of the Acad. Mark. Sci. 50, 713–741 (2022).
12/05/2025
In questi giorni, preparando il mio intervento al WMF - We Make Future 2025, mi è tornata in mente una domanda ricevuta l'anno scorso sullo stesso palco:
"Quali tool di eyetracking AI hai usato nelle analisi sulle tue slide?"
Questa domanda evidenzia una responsabilità crescente nel nostro settore:
Non dobbiamo far credere che per realizzare progetti vincenti basti affidarsi ciecamente a strumenti AI, quando invece è fondamentale avere una reale comprensione della mente umana.
Il neuromarketing predittivo è la soluzione: prima comprendi come funziona il cervello, poi usi gli strumenti per confermare.
Se prevedi correttamente, parti già da un'efficacia elevata. Se interpreti solo dati senza competenza, prendi decisioni sbagliate.
Nel mio nuovo articolo condivido i 7 principi fondamentali per applicare questo approccio al tuo marketing.
Perché conoscere le neuroscienze è fondamentale prima di utilizzare strumenti AI e come anticipare il comportamento degli utenti per creare marketing più efficace.
09/05/2025
Quello che vedi è un esempio di "context adaptation theory": il cervello umano modifica le sue priorità informative in base al contesto socioeconomico e culturale del momento.
Esattamente 4 anni fa, nel maggio 2021, avevo condiviso uno screenshot ironico dei suggerimenti Google per la query "mio marito è".
Oggi, maggio 2025, ho ripetuto l'esperimento.
Il confronto è illuminante!
Le preoccupazioni matrimoniali delle donne italiane hanno preso direzioni completamente diverse.
Cosa mi fa sorridere?
Che tra tutti i possibili completamenti, quasi nessuno inizia con qualcosa di positivo.
Evidentemente Google conosce la regola base della psicologia umana:
Ci muoviamo principalmente per risolvere problemi, non per celebrare meriti.
Per il tuo e-commerce, questa è una lezione fondamentale:
Se la tua comunicazione è rimasta identica negli ultimi 4 anni, stai probabilmente parlando a un pubblico che non esiste più.
I tuoi clienti di oggi hanno preoccupazioni, paure e desideri diversi rispetto a quelli del 2021.
Ti preoccupi di tenere sempre aggiornato il tuo approccio comunicativo?
07/05/2025
Vuoi aumentare il desiderio verso il tuo prodotto? Mostralo accanto al problema che risolve.
Non è un caso se i grandi brand lo fanno sistematicamente:
✔️ Gillette posiziona i rasoi accanto a visi perfettamente rasati
✔️ Neutrogena mostra i suoi prodotti sulla pelle dei modelli
✔️ I detergenti appaiono sempre vicino alle superfici pulite
Il meccanismo neurologico è affascinante:
🧠 Il nostro cervello interpreta automaticamente la vicinanza fisica come indicatore della forza della relazione tra due elementi. Con un impatto sulle conversioni fino al 21.4% in più.
Come applicarlo al tuo e-commerce:
1️⃣ Nella main product image, posiziona il prodotto accanto al "prima/dopo" (es: crema antirughe vicino a una pelle visibilmente migliorata)
2️⃣ Nelle gallery foto, alterna:
▪ Prodotto singolo
▪ Prodotto vicino al problema
▪ Prodotto che mostra il risultato
3️⃣ Nelle recensioni fotografiche, incoraggia i clienti a mostrare il prodotto nel suo contesto d'uso
Ma attenzione: l'effetto funziona solo se:
▪ Il prodotto ha un beneficio chiaro e immediato
▪ Il pubblico non è già esperto del prodotto
▪ Il risultato è visivamente rappresentabile
Secondo la ricerca che mi ha ispirato questo post l'effetto aumenta del 31% quando mostri più unità dello stesso prodotto vicino al problema.
Nel tuo e-commerce hai mai testato questa strategia?
Fonte: Boyoun Chae, Xiuping Li, Rui Zhu, Judging Product Effectiveness from Perceived Spatial Proximity, Journal of Consumer Research, Volume 40, Issue 2, 1 August 2013, Pages 317–335
05/05/2025
In pochi lo sanno, ma a 19 anni ero assistente di sala nelle mostre a Palazzo dei Diamanti di Ferrara.
Lì ho fatto una scoperta: ogni opera d'arte che trovavo confusa diventava significativa quando ascoltavo le guide esperte spiegarla.
L'opera non cambiava. Cambiava la mia percezione.
Questo stesso principio governa il comportamento d'acquisto online.
Migliorare oggettivamente un prodotto spesso non aumenta le conversioni perché la mente umana non reagisce alla realtà, ma alla sua interpretazione di essa.
Prima di investire nel prossimo restyling del tuo e-commerce, chiediti: sto cambiando l'esperienza o la percezione?
Migliorare l'esperienza non sempre aumenta le conversioni. Nel marketing digitale, cambiare le percezioni è più importante che perfezionare il prodotto.
Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Andrea Saletti pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
WM manager @ Pronesis • Consulente di 🧠 #neuromarketing applicato al web • Autore • Public Speaker
Ha iniziato la sua esperienza nel 2000 come web designer freelance, per poi avvicinarsi alla SEO e infine alla lead generation.
Laureato in tecnologie della comunicazione con una tesi sperimentale sul posizionamento sui motori di ricerca di siti e-commerce è da sempre appassionato di psicologia e neuroscienze, il cui studio coltiva fin dall’adolescenza.
Dal 2007 (...e tutt’ora) è web marketing manager di Pronesis srl, agenzia specializzata nello sviluppo/promozione di e-commerce e siti web orientati alla vendita. Qui migliora le sue competenze riguardo UX, psicologia cognitiva e comportamentale online, neuromarketing, lavorando su importanti progetti nazionali ed internazionali.
Dal 2011 è docente di corsi formativi per imprenditori e responsabili marketing aziendali tramite associazioni di categoria ed enti privati.
Nel 2013 insieme a Pronesis lancia l’evento itinerante “La scienza della persuasione applicata al web” che riscuote un grande successo in tutte le sue tappe italiane.
Negli ultimi anni è stato relatore ai principali eventi formativi dedicati agli specialisti del web (Web Marketing Festival, SMAU, SMXL, Social Media Strategies, AdWorld Experience, BeWizard, SEO&Love, Campus Party, Web Marketing Training, etc…) e ha dato il suo contributo tecnico a diversi manuali di settore di successo.
Nel 2016 esce il suo primo libro “neuromarketing e scienze cognitive per vendere di più sul web” nel quale illustra il suo approccio operativo alla materia, duttile e ideato per essere ricalibrato su qualsiasi progetto web si debba affrontare.
Dal 2018 collabora con SDA Bocconi nella formazione di manager, responsabili marketing e team di comunicazione aziendali.
Dal 2019 è coordinatore del dipartimento “Neuromarketing & Web Marketing” in Ainem Associazione Italiana Neuromarketing e Docente di Neuromarketing nel Master Universitario food & wine 4.0 di IUSVE
Si considera un tecnico innamorato della condivisione e il suo lavoro è fortemente orientato al risultato di conversione dell’utente.