06/05/2025
Il business che stai costruendo è davvero il tuo o è quello che ti è stato detto che 'funziona'?
Viviamo in bolle. L’ambiente che ci circonda, ciò che ascoltiamo, i profili che seguiamo, i film e le serie tv che guardiamo, i libri che leggiamo.
Tutto influenza il nostro pensiero e le nostre azioni molto più di quanto pensiamo.
Bolle fatte di contenuti, di voci, di algoritmi che ci mostrano sempre le stesse cose.
Bolle che, anche quando ne siamo consapevoli, riescono comunque a influenzarci.
Nelle ultime due settimane ho staccato.
Sono tornata in Inghilterra, quel posto che – fin da quando ero adolescente – mi fa sentire libera. Londra è una città dove puoi essere qualsiasi cosa. Senza giudizio.
Uscire dalla mia bolla ha rimesso in circolo nuove energie. E mi ha fatto fare una domanda che forse dovremmo farci più spesso: quanto dei nostri desideri è davvero nostro?
Prima di partire ho fatto una call con un coach per valutare una collaborazione. Io parlavo di relazioni, etica, scelte consapevoli. Il suo approccio era focalizzato sulla crescita. Solo crescita.
Non voglio criticare il suo metodo – sono certa che abbia aiutato molte persone – ma mentre lo ascoltavo, dentro di me qualcosa strideva.
Non era ciò di cui avevo bisogno. E soprattutto, non era il modo in cui voglio lavorare io.
Io non costruisco strategie in serie.
Ogni percorso che creo parte da chi ho davanti: dalle sue scelte, dalla sua visione, dai suoi valori.
Perché per me fare branding non significa impacchettare un’identità, ma tirarla fuori. Insieme.
Sono già passata da aziende strutturate, team numerosi, uffici da mantenere.
E no, non è ciò che voglio oggi. Il mio modello di business non è scalabile all’infinito? Mi sta bene così.
In quel momento ho realizzato una cosa: c’è una narrativa dominante che ci dice che il business funziona solo se scali, se fai numeri a sei zeri, se tutto è ottimizzato alla perfezione.
E se invece l’obiettivo fosse un altro?
Uno stile di vita più umano. Un business che ci somiglia. Relazioni vere, connessioni sincere.
Un modo diverso di lavorare – più lento, più etico, più sostenibile (anche emotivamente).
📌 Forse dovremmo imparare a usare i social senza farci usare.
A non inseguire i numeri, ma le conversazioni che contano.
A scegliere, con consapevolezza, da quali voci farci ispirare.
Io ci credo ancora: possiamo costruire una presenza online che non sia una vetrina patinata, ma un punto di contatto.
Un luogo dove essere utili, autentici, imperfetti.
Dove possiamo dire: "Ci sto ragionando, che ne pensi tu?" Senza verità in tasca.
🎙 E quindi ti chiedo: ti sei mai sentito in una bolla da cui vorresti uscire?
Hai mai pensato: "questa cosa non mi rappresenta più?"
Scrivimi, raccontami.
Magari da lì parte qualcosa di nuovo. 💭