19/08/2025
«Credo che per ognuno di noi il 14 agosto è un giorno che pesa sul cuore» ha detto Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture, lo scorso 14 agosto 2025, per la celebrazione del settimo anniversario del crollo del Ponte Morandi. «Quel giorno io c'ero, stavo partendo con la mia famiglia, era la prima volta che avevo un incarico di governo nel Governo Conte 1 e la mia prima uscita è stato sotto questo ponte che era appena crollato da poco più di un quarto d'ora. Pioveva, c'era fango, c'erano i Vigili del fuoco che stavano gestendo l'emergenza […]. Quel momento diedi io al governo italiano il messaggio, un messaggio che nessuno avrebbe mai voluto dare, che era successa una tragedia, una tragedia incredibile, di proporzioni incredibili che in tutta l'Europa occidentale ha creato una preoccupazione enorme su tutto un sistema infrastrutturale che era stato costruito tantissimo tempo fa e che per 20 anni la politica, le istituzioni, i ministeri, i concessionari privati avevano totalmente sottovalutato. Oggi questa ferita che credo non si rimarginerà mai nel cuore di ciascuno di noi, ci deve ricordare ogni giorno il proprio senso del dovere. Quel giorno ha cambiato la mia vita come l'ha cambiata a tante persone che sono qua presenti, perché da quel giorno decisi di occuparmi di infrastrutture e decisi di fare un qualcosa che in Italia ogni tanto non si fa, cioè di cercare di non usare il politically correct, ma cercare di fare delle cose che a volte ti lasciano anche solo e ti mettono anche in difficoltà. Iniziare a capire come mai era potuta succedere una tragedia di questo tipo, quando gli ingegneri ritenevano che i ponti sarebbero stati eterni, quando le società dicevano che tutto era stato fatto a regola d'arte. Ebbi anche un confronto abbastanza acceso alla prefettura quel giorno stesso con l'allora amministratore delegato di Aspi Castellucci e mi resi conto che c'era una sottovalutazione cronica di tutto il sistema a livello nazionale».
Ha parlato del nuovo Memoriale, che dovrà essere «un luogo che ricordi a tutti che l'incuria, la non attenzione verso il prossimo, la non attenzione rispetto ai bisogni primari dei cittadini creano delle tragedie». E, riguardo al processo, tuttora in corso, Edoardo Rixi ha detto di attendere «l'esito del procedimento giudiziario», perché si possano «finalmente individuare le responsabilità»; un fatto tanto più importante in un momento come questo, in cui si stanno «riscrivendo le regole sui concessionari autostradali».
Ha ringraziato le famiglie delle vittime, ammirando il coraggio e la dignità con cui «pretendono giustizia». Ha citato la legge, «votata all'unanimità dal Parlamento italiano, sia dalla Camera che dal Senato, per riconoscere il risarcimento alle vittime», secondo il principio che «lo Stato è responsabile anche nel caso in cui non faccia adeguate vigilanze rispetto ad opere date in concessione a privati».
Le nostre autostrade sono intralciate dai cantieri. Edoardo Rixi ha chiesto scusa per i disagi che ne derivano: «da quel giorno, credo – ha detto – che ci siamo tutti resi conto che i disagi sono insopportabili, ma i morti lo sono ancora di più». Ha ricordato le manutenzioni non fatte (aggiunge: «poi vedremo da chi, quando ce lo diranno i tribunali»): «dobbiamo recuperare 20 anni di mancati lavori».
Alla fine del suo intervento, Edoardo Rixi ha ringraziato ancora le famiglie delle vittime, Giovanni Toti, «persona scomoda da ricordare», e tutti quelli che «nel momento in cui hanno avuto una loro responsabilità, hanno spinto l'asticella un po' più avanti per fare in modo che la nostra città si sollevasse, che le famiglie non venissero abbandonate, che i quartieri non rimanessero distrutti e che in qualche modo si avesse quel senso di comunità che spero che non ci abbandoni mai perché è la vera ricchezza di questo Paese e deve unirci […] per creare una società più equilibrata, più giusta e più responsabile».
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Noi i "tre anni di storia e di lavoro" dal tragico crollo del Ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018, all'inaugurazione del nuovo Ponte Genova San Giorgio, il 2 agosto 2020, li abbiamo ricordati e raccontati nel libro "Una nave ormeggiata in Valpolcevera". E' stato il nostro modo di rendere omaggio a chi ha sofferto e chi ha operato; a chi, nel suo giorno più buio, ha scoperto, con l'inimmaginabile dolore, l'orgoglio che riscuote e conduce verso il desiderio di far meglio, per tutti.
Lo trovi in libreria e qui: Alessandra Lancellotti, Stefano Termanini, “Una nave ormeggiata in Valpolcevera”, fotografie di Roberto Orlando, Stefano Termanini Editore: https://www.stefanotermaninieditore.it/portale/prodotto/alessandra-lancellotti-stefano-termanini-una-nave-ormeggiata-in-valpolcevera/