Stefano Termanini Editore

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Questa pagina racconta le nostre attività e il nostro lavoro editoriale, i nuovi libri, le presentazioni, il lavoro "dietro le quinte", le interviste agli autori, i servizi editoriali ecc.

14/09/2025
Rappresentare la storia attraverso le date "ufficiali" (inizio e fine delle dinastie, le grandi scoperte, le guerre...) ...
13/09/2025

Rappresentare la storia attraverso le date "ufficiali" (inizio e fine delle dinastie, le grandi scoperte, le guerre...) è abbastanza, ma non tutto. La storia è quella dei grandi avvenimenti - e chi dice di no? - ma è soprattutto quella di ogni giorno. Per esempio: la scoperta dell'America segnò una discontinuità, un cambio di passo. Il Mediterraneo sarebbe diventato, da centro, periferia. Accadde e accadde anche alla svelta. Eppure, per un qualsiasi cittadino genovese l'anno 1492 cominciò poco dopo il Natale 1491 e finì uguale a ogni altro: era inverno, tirava il solito vento di tramontana...

La storia è l'uno e l'altro. I trattati, i regni, le rivoluzioni e lo scorrere dei giorni. Per questo, il nuovissimo libro di Carlo degli Abbati e Stefano Termanini "Storia di Genova nei suoi commerci", Stefano Termanini Editore offre al lettore una seconda parte con "Cinque ritratti genovesi". Figure tutt'altro che comuni, quelle di cui si racconta qui. Ma, pure, figure immerse nel tessuto della vita. Come fu.

Sono: Giovanni "Scriba", Caterina Fieschi Adorno, Andrea Doria, Luca Cambiaso, Andrea Spinola.

Trovi il libro in libreria e qui: https://bit.ly/StoriadiGenovaneisuoiCommerci.

L’anno Mille è passato da poco, Genova e Pisa si contendono le due grandi isole che delimitano il mare Tirreno: la Corsi...
04/09/2025

L’anno Mille è passato da poco, Genova e Pisa si contendono le due grandi isole che delimitano il mare Tirreno: la Corsica e la Sardegna. La Sardegna è divisa in regni, retaggio del dominio bizantino, chiamati giudicati. Il giudicato di Arborea (Oristano) è retto da Barisone, che, desideroso di estendere il proprio potere su tutta la Sardegna, nel 1164 fa all’imperatore una proposta: gli cederà l’isola, ponendola nell’orbita dell’Impero, e gli verserà 4000 marchi d’argento. In cambio, l’imperatore, che allora è Federico Barbarossa, gliela ridarà in feudo, a lui solo, con il titolo di re.

L’imperatore accetta e così si fa: Barisone diviene re di Sardegna il 3 agosto 1164. Ma poi non paga. A placare l’imperatore intervengono i genovesi. Prestano a Barisone il denaro che deve a Federico Barbarossa ed altro. Gli impongono concessioni e una clausola: di non ammettere pisani nel suo regno. Barisone, però, non paga, non restituisce ciò che gli è stato prestato e i genovesi lo trattengono a Genova per sei anni, quasi in “custodia cautelare” o – come scrive Carlo degli Abbati nel recentissimo libro suo e di Stefano Termanini «Storia di Genova nei suoi commerci», Stefano Termanini Editore – “ai domiciliari”.

L’imperatore Federico Barbarossa interviene a dirimere la questione – i pisani gli offrono 3000 libbre d’argento e l’imperatore assegna a loro il feudo sardo.

Ma anche la Corsica era finita in mano pisana. Nel 1091 papa Urbano II l’aveva consegnata ai pisani e vi aveva nominato, quale arcivescovo metropolitano il pisano Daimberto. I genovesi erano insorti. Allora il papa, che già pensava alla crociata, temendo che i genovesi gli avrebbero tolto l’appoggio della propria flotta, ritirò la nomina.

Trovi questa e molte altre storie nel recentissimo libro di Carlo degli Abbati e Stefano Termanini «Storia di Genova nei suoi commerci», Stefano Termanini Editore. In libreria e qui: https:/bit.ly/StoriadiGenovaneisuoiCommerci

«Misurando tutto lo splendore delle strutture e degli arredi dei palazzi e delle chiese genovesi – scrive Carlo degli Ab...
02/09/2025

«Misurando tutto lo splendore delle strutture e degli arredi dei palazzi e delle chiese genovesi – scrive Carlo degli Abbati nelle prime righe del nuovissimo “Storia di Genova nei suoi commerci”, Stefano Termanini Editore – ci si può domandare – e lo si può fare proprio con uno spirito contabile tradizionalmente ligure – da dove sia nata tutta questa ricchezza».

È il primo capitolo: Genova intorno al Mille. Si va molto indietro nel tempo per comprendere le radici di questa storia, che ha portato Genova a diventare quello che è stata – qualcosa, anche, di quello che ancora è. Un viaggio, scrive ancora Carlo degli Abbati, che vogliamo far iniziare «agli albori dell’anno Mille». La caduta dell’Impero Romano aveva trasformato il Mediterraneo. Aveva aperto la porta alle invasioni: da Nord quelli che i Romani (e tanta storiografia) avrebbero sinteticamente chiamati “i barbari”, ovvero gli stranieri, quelli che parlano un’altra lingua, che hanno costumi e leggi diverse. Da Sud i Saraceni. Genova era stata messa a ferro e fuoco nel 934, quando una spedizione fatimide, giunta dall’Egitto, l’aveva depredata e distrutta. Ma verso il Mille, le cose stavano per cambiare. Le città-stato che si affermavano sul declinante feudalesimo, i commerci che facevano circolare la ricchezza e che ne generavano di nuova. Il Mediterraneo ritornava al centro della Storia.

Troverai questo racconto della storia di Genova «nei suoi commerci» nel libro dello stesso titolo di Carlo degli Abbati e Stefano Termanini, Stefano Termanini Editore. È in libreria e qui: https://bit.ly/StoriadiGenovaneisuoiCommerci

È appena uscito e siamo lieti di mostrarlo ai nostri lettori.È il libro di Carlo degli Abbati e Stefano Termanini "Stori...
28/08/2025

È appena uscito e siamo lieti di mostrarlo ai nostri lettori.
È il libro di Carlo degli Abbati e Stefano Termanini "Storia di Genova nei suoi commerci", Stefano Termanini Editore.

Mille anni di storia di Genova. Con cinque "ritratti" genovesi.
Lo trovi in libreria e online
Scrivici a infoATstefanotermaninieditore.it o visita il nostro e-commerce.

...Dove non è arrivata la bacchetta magica del turismo di massa a fare delle pietre oro, i giovani sono andati via e i v...
25/08/2025

...Dove non è arrivata la bacchetta magica del turismo di massa a fare delle pietre oro, i giovani sono andati via e i vecchi sono rimasti finché la vita e la salute glielo hanno permesso, con quelle loro radici che non avrebbero saputo trapiantare altrove. Luoghi – come Pentema, che di quel tempo è diventato l'emblema – in cui si viveva con le stagioni; e non c’era nient’altro, fuori, e forse un fuori non aveva neppure senso sforzarsi di immaginarlo.

Anche questo va ricordato, insieme alle palme, alle rose della costa, e si vorrebbe non fosse mai dimenticato: qui, in Liguria, come non mai altrove, la Natura e l’opera dell’uomo hanno trovato un antico, pacifico accordo, fatto di una lingua comune, di incontri a mezza strada, di un reciproco rispetto che è quasi affetto.
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Dalla PREFAZIONE di VERDE LIGURIA, fotografie di Roberto Orlando, testi di Stefano Termanini, Stefano Termanini Editore.

Lo trovi in libreria e qui: https://bit.ly/VerdeLiguria
(le fotografie che vedi qui sono di Roberto Orlando. Le trovi, con molte altre, tutte bellissime, nel libro)

Il verde della Liguria – come quasi tutto in Liguria – è un incrocio di caratteri: di piccolo e grande, di raffinato e i...
25/08/2025

Il verde della Liguria – come quasi tutto in Liguria – è un incrocio di caratteri: di piccolo e grande, di raffinato e incolto, di pietra e velluto, di foreste centenarie e di semplici licheni, che, se non ti fermassi apposta a guardare, se non ne avessi cura, ti finirebbero sotto le scarpe per diventare, in un istante, polvere.
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Dalla PREFAZIONE di VERDE LIGURIA, fotografie di Roberto Orlando, testi di Stefano Termanini, Stefano Termanini Editore.

Lo trovi in libreria e qui: https://bit.ly/VerdeLiguria

(le fotografie che vedi qui sono di Roberto Orlando. Le trovi, con molte altre, tutte bellissime, nel libro)

Quando si pensa alla Liguria, il pensiero va al mare. Il mare della Liguria è vario e bellissimo – mare di scoglio, prof...
24/08/2025

Quando si pensa alla Liguria, il pensiero va al mare. Il mare della Liguria è vario e bellissimo – mare di scoglio, profondo e forte, lucente e introverso, mai domato; un mare dolce e amaro.

Ma c'è altro, in Liguria. Almeno tanto quanto si identifica con il suo mare, la Liguria è anche la «schiena arida» delle sue montagne, come scriveva Camillo Sbarbaro (Liguria), è il selvatico degli Appennini, percorsi da antichi sentieri e oggi protetti dentro la cintura dei parchi, le foreste, le coltivazioni, legate fino alla simbiosi – a cominciare da quelle più specializzate – alla passione intergenerazionale delle famiglie che vi si dedicano; frutto di lavoro devoto e manuale.

Sebbene tutto ormai gridi, in questa Liguria "verde" regna un silenzio antico. Solenne: non a caso Sbarbaro – ancora lui – scriveva che la Liguria è un’«ara di pietra». In Liguria, oltre alla frescura rigogliosa ed elegante dei giardini, si trovano case di sasso, borghi e frazioni, intere vallate in cui nessuno abita più; luoghi dove il silenzio diventa quasi funebre. Andandovi, ci si rende conto che la bellezza da sola non basta e che, in un tempo che non è ancora storico e che pure già travalica la portata della memoria umana, la vita era severa, ingenerosa perfino, e campare era duro nei luoghi che oggi ci appaiono tanto romantici.

Dalla PREFAZIONE di VERDE LIGURIA, fotografie di Roberto Orlando, testi di Stefano Termanini, Stefano Termanini Editore.

Lo trovi in libreria e qui: https://bit.ly/VerdeLiguria
(le fotografie che vedi qui sono di Roberto Orlando. Le trovi, con molte altre, tutte bellissime, nel libro)

«Si parla di CREATIVITA'. Sono sicuro che della creatività, di cui Nevio Zanardi mi parla con trasporto, gli piacciono l...
21/08/2025

«Si parla di CREATIVITA'. Sono sicuro che della creatività, di cui Nevio Zanardi mi parla con trasporto, gli piacciono l’umanità e l’indecifrabilità dei suoi percorsi (che cos’è, infatti, la creatività? E quale il suo funzionamento?). Mi fa l’esempio di Leonardo , che trasse ispirazione da una macchia di umido sul muro. “Il nostro cervello e la nostra creatività sono sempre al lavoro, sia che si debba eseguire una partitura d’altri sia che si stia improvvisando”. La musica ha caratteristiche proprie, che non sono di altre arti. In musica la creatività è sottoposta a regole strettissime. Mi fa un altro esempio: Bach. Il contrappunto di Bach è matematica; segue regole ferree. Eppure insegna il valore della semplicità. E così Beethoven: “Il primo tempo della Quinta sinfonia di Beethoven è costruito su due note. Ed è un capolavoro, di una forza straordinaria. Beethoven e la sua Quinta ci dicono quanto sia importante stabilire la forma musicale”».

«Un giorno d’estate, a Nervi. Conversazione con il maestro Nevio Zanardi», di Stefano Termanini. Dal volume, a cura di Roberto Iovino e Stefano Termanini, «Nevio Zanardi una vita per l’arte. L’avventura de “I Cameristi”», Serel - Stefano Termanini Editore, 2025.

Lo trovi in libreria e qui: https://www.stefanotermaninieditore.it/portale/prodotto/nevio-zanardi-una-vita-per-larte-lavventura-de-i-cameristi-a-cura-di-roberto-iovino-e-stefano-termanini-serel-international-stefano-termanini-edit/

«Sono trascorsi 7 anni», ha detto Egle Possetti, presidente Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi, lo scorso 14 agosto ...
19/08/2025

«Sono trascorsi 7 anni», ha detto Egle Possetti, presidente Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi, lo scorso 14 agosto 2025, in occasione del settimo anniversario del crollo del Ponte, «non si attenua al dolore, non si rimargina la ferita, si continua a medicarla, a curarla, si stringono i denti, si impara a vivere con questo macigno sul cuore». Ha ricordato che il «disegno di legge vittime dell'incuria è stato approvato» e ha ringraziato tutti coloro che si sono adoperati perché fosse approvato, «in particolare il viceministro Edoardo Rixi».

«Per noi – ha aggiunto Egle Possetti, in riferimento al nuovo Memoriale – questo luogo rappresenta un treno della memoria. Ora siamo qui alla stazione di partenza con un grande lavoro fatto sino ad ora, ma da qui questo meraviglioso treno dovrà guardare anche le prossime stazioni. Non dovrà dimenticare mai quello che è avvenuto, che non dovrà ripetersi in altri luoghi e con altre persone, dovrà avere la forza di raccontare ai giovani, agli studenti, ai cittadini, ma ancora di più dovrà riuscire a creare idee, studi, convegni, iniziative in cui si parli anche tecnicamente di quello che è avvenuto. Auspichiamo che diventi una fucina di idee, dove si crei una nuova mentalità per operare sempre con prudenza e mai con incoscienza».

Riguardo alla cerimonia, ha detto che «le persone si interrogano se si è giusto che esista una commmemorazione come questa», che potrebbe essere «più riservata o diversa». È giusto, però, che «nel giorno in cui si ricorda la tragedia del 14 agosto 2018, le istituzioni devono sentire sulla loro pelle che ci sono state grandi e pesanti responsabilità in alcune scelte fatte in passato».

«Le responsabilità sono sul tappeto – ha detto – nessuno ha controllato, nessuno ha vigilato» e, riguardo al processo, tuttora in corso, ha osservato che «le colpe delle persone che sono imputate nel processo Morandi e forse saranno condannate potrebbero non essere isolate». C’è ancora troppo poca chiarezza. «Siate vigili – ha ammonito – sugli esposti presentati da noi ed altre associazioni della città alla Procura di Roma, per scandagliare la gestione finanziaria di ASPI. A nostro modo di vedere nelle pieghe finanziarie si potrebbero anche individuare le cause remote dell'incuria e del disastro».

Egle Possetti ha chiuso citando Aldo Moro e Sant’Agostino: «"Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante, ci aiuta ad essere coraggiosi”. Aldo Moro. “La speranza ha due bellissimi figli, lo sdegno ed il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle”. Sant'Agostino».
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Noi i "tre anni di storia e di lavoro" dal tragico crollo del Ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018, all'inaugurazione del nuovo Ponte Genova San Giorgio, il 2 agosto 2020, li abbiamo ricordati e raccontati nel libro "Una nave ormeggiata in Valpolcevera". E' stato il nostro modo di rendere omaggio a chi ha sofferto e chi ha operato; a chi, nel suo giorno più buio, ha scoperto, con l'inimmaginabile dolore, l'orgoglio che riscuote e conduce verso il desiderio di far meglio, per tutti.

Lo trovi in libreria e qui: Alessandra Lancellotti, Stefano Termanini, “Una nave ormeggiata in Valpolcevera”, fotografie di Roberto Orlando, Stefano Termanini Editore: https://www.stefanotermaninieditore.it/portale/prodotto/alessandra-lancellotti-stefano-termanini-una-nave-ormeggiata-in-valpolcevera/

«Credo che per ognuno di noi il 14 agosto è un giorno che pesa sul cuore» ha detto Edoardo Rixi, viceministro alle Infra...
19/08/2025

«Credo che per ognuno di noi il 14 agosto è un giorno che pesa sul cuore» ha detto Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture, lo scorso 14 agosto 2025, per la celebrazione del settimo anniversario del crollo del Ponte Morandi. «Quel giorno io c'ero, stavo partendo con la mia famiglia, era la prima volta che avevo un incarico di governo nel Governo Conte 1 e la mia prima uscita è stato sotto questo ponte che era appena crollato da poco più di un quarto d'ora. Pioveva, c'era fango, c'erano i Vigili del fuoco che stavano gestendo l'emergenza […]. Quel momento diedi io al governo italiano il messaggio, un messaggio che nessuno avrebbe mai voluto dare, che era successa una tragedia, una tragedia incredibile, di proporzioni incredibili che in tutta l'Europa occidentale ha creato una preoccupazione enorme su tutto un sistema infrastrutturale che era stato costruito tantissimo tempo fa e che per 20 anni la politica, le istituzioni, i ministeri, i concessionari privati avevano totalmente sottovalutato. Oggi questa ferita che credo non si rimarginerà mai nel cuore di ciascuno di noi, ci deve ricordare ogni giorno il proprio senso del dovere. Quel giorno ha cambiato la mia vita come l'ha cambiata a tante persone che sono qua presenti, perché da quel giorno decisi di occuparmi di infrastrutture e decisi di fare un qualcosa che in Italia ogni tanto non si fa, cioè di cercare di non usare il politically correct, ma cercare di fare delle cose che a volte ti lasciano anche solo e ti mettono anche in difficoltà. Iniziare a capire come mai era potuta succedere una tragedia di questo tipo, quando gli ingegneri ritenevano che i ponti sarebbero stati eterni, quando le società dicevano che tutto era stato fatto a regola d'arte. Ebbi anche un confronto abbastanza acceso alla prefettura quel giorno stesso con l'allora amministratore delegato di Aspi Castellucci e mi resi conto che c'era una sottovalutazione cronica di tutto il sistema a livello nazionale».

Ha parlato del nuovo Memoriale, che dovrà essere «un luogo che ricordi a tutti che l'incuria, la non attenzione verso il prossimo, la non attenzione rispetto ai bisogni primari dei cittadini creano delle tragedie». E, riguardo al processo, tuttora in corso, Edoardo Rixi ha detto di attendere «l'esito del procedimento giudiziario», perché si possano «finalmente individuare le responsabilità»; un fatto tanto più importante in un momento come questo, in cui si stanno «riscrivendo le regole sui concessionari autostradali».

Ha ringraziato le famiglie delle vittime, ammirando il coraggio e la dignità con cui «pretendono giustizia». Ha citato la legge, «votata all'unanimità dal Parlamento italiano, sia dalla Camera che dal Senato, per riconoscere il risarcimento alle vittime», secondo il principio che «lo Stato è responsabile anche nel caso in cui non faccia adeguate vigilanze rispetto ad opere date in concessione a privati».

Le nostre autostrade sono intralciate dai cantieri. Edoardo Rixi ha chiesto scusa per i disagi che ne derivano: «da quel giorno, credo – ha detto – che ci siamo tutti resi conto che i disagi sono insopportabili, ma i morti lo sono ancora di più». Ha ricordato le manutenzioni non fatte (aggiunge: «poi vedremo da chi, quando ce lo diranno i tribunali»): «dobbiamo recuperare 20 anni di mancati lavori».

Alla fine del suo intervento, Edoardo Rixi ha ringraziato ancora le famiglie delle vittime, Giovanni Toti, «persona scomoda da ricordare», e tutti quelli che «nel momento in cui hanno avuto una loro responsabilità, hanno spinto l'asticella un po' più avanti per fare in modo che la nostra città si sollevasse, che le famiglie non venissero abbandonate, che i quartieri non rimanessero distrutti e che in qualche modo si avesse quel senso di comunità che spero che non ci abbandoni mai perché è la vera ricchezza di questo Paese e deve unirci […] per creare una società più equilibrata, più giusta e più responsabile».
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Noi i "tre anni di storia e di lavoro" dal tragico crollo del Ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018, all'inaugurazione del nuovo Ponte Genova San Giorgio, il 2 agosto 2020, li abbiamo ricordati e raccontati nel libro "Una nave ormeggiata in Valpolcevera". E' stato il nostro modo di rendere omaggio a chi ha sofferto e chi ha operato; a chi, nel suo giorno più buio, ha scoperto, con l'inimmaginabile dolore, l'orgoglio che riscuote e conduce verso il desiderio di far meglio, per tutti.

Lo trovi in libreria e qui: Alessandra Lancellotti, Stefano Termanini, “Una nave ormeggiata in Valpolcevera”, fotografie di Roberto Orlando, Stefano Termanini Editore: https://www.stefanotermaninieditore.it/portale/prodotto/alessandra-lancellotti-stefano-termanini-una-nave-ormeggiata-in-valpolcevera/

«Quest'anno c'è molta più gente» ha rilevato Marco Bucci per la Liguria, presidente della Regione Liguria, aprendo il su...
17/08/2025

«Quest'anno c'è molta più gente» ha rilevato Marco Bucci per la Liguria, presidente della Regione Liguria, aprendo il suo intervento per la celebrazione del settimo anniversario del crollo del Ponte Morandi, lo scorso 14 agosto 2025. «È una cosa molto positiva». Per la prima volta, ha detto, dopo tanti anni, il suo ruolo è cambiato: «siamo protempore», ha ricordato. «noi, come tutte le cose, anche noi cambiamo». Non cambierà, tuttavia, l’intensità del ricordo.

«Mi rivolgo» ha continuato il presidente Bucci «soprattutto ai parenti delle vittime: Genova e la Liguria non dimenticheranno mai questa cosa e io lo dico anche personalmente: anche personalmente non dimenticherò mai quello che è successo».

«Quel giorno – ha aggiunto – io c'ero. I ricordi sono tanti. Ricordo che la mia vita è cambiata totalmente perché da quel giorno lì, nel giro di 20 minuti, abbiamo convocato il comitato operativo e abbiamo cominciato a lavorare e due ore dopo abbiamo detto a tutta la città e ai giornalisti che la città non era in ginocchio. C’era un’atmosfera di tragedia, ma noi abbiamo detto no: noi vogliamo reagire, noi vogliamo costruire, noi vogliamo rimettere le cose a posto, meglio di prima, vogliamo tirarci su le maniche. La città ha dato un segnale incredibile, un segnale a tutto il mondo e questo segnale a tutto il mondo poi ci ha consentito di portare a Genova tante risorse, tanti investimenti che ancora oggi stiamo mettendo in cantiere, su cui stiamo lavorando».

«Noi vogliamo che il futuro sia ancora migliore di oggi, ha concluso. «Ci riusciremo? Io penso di sì, anzi sono sicuro che ci riusciremo. Ci saranno alti e bassi, certamente. Ci saranno situazioni difficili, certamente. Lo posso garantire. Ci saranno situazioni in cui forse non si vede l'orizzonte, ma sappiamo che l'orizzonte c'è. E noi marinai sappiamo che oltre l'orizzonte c'è, anche un'isola, un pezzo di terra dove poter trovare conforto. […] Voglio dirlo chiaro e tondo: il nostro dovere di amministratori pubblici è fare le cose bene e farle meglio che in passato. E come ha detto il nostro arcivescovo, la memoria serve a ridare la speranza, serve a costruire la speranza del futuro, serve a costruire un futuro migliore, ma senza la memoria non si costruisce un futuro migliore. Quindi la memoria di oggi deve servire a tutti per costruire un futuro fatto di infrastrutture, ma non solo di infrastrutture, ma soprattutto di infrastrutture che siano in grado di garantire la qualità di vita, di cui tutti noi abbiamo bisogno. Noi ci credo, io ci credo, noi ci crediamo tutti, ci lavoreremo tutti quanti assieme, stando sempre vicini ai parenti delle vittime».
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Noi i "tre anni di storia e di lavoro" dal tragico crollo del Ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018, all'inaugurazione del nuovo Ponte Genova San Giorgio, il 2 agosto 2020, li abbiamo ricordati e raccontati nel libro "Una nave ormeggiata in Valpolcevera". E' stato il nostro modo di rendere omaggio a chi ha sofferto e chi ha operato; a chi, nel suo giorno più buio, ha scoperto, con l'inimmaginabile dolore, l'orgoglio che riscuote e conduce verso il desiderio di far meglio, per tutti.

Lo trovi in libreria e qui: Alessandra Lancellotti, Stefano Termanini, “Una nave ormeggiata in Valpolcevera”, fotografie di Roberto Orlando, Stefano Termanini Editore: https://www.stefanotermaninieditore.it/portale/prodotto/alessandra-lancellotti-stefano-termanini-una-nave-ormeggiata-in-valpolcevera/

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Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
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