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TRUMP, L'IRLANDA E LE CASE FARMACEUTICHE.Donald Trump attacca ormai quotidianamente l’Unione europea, che secondo lui è ...
21/08/2025

TRUMP, L'IRLANDA E LE CASE FARMACEUTICHE.

Donald Trump attacca ormai quotidianamente l’Unione europea, che secondo lui è nata per “fregare gli Stati Uniti”. Tra i suoi bersagli preferiti c’è l’Irlanda, accusata di essersi “impossessata delle case farmaceutiche statunitensi e di sottrarre le entrate fiscali che queste aziende avrebbero dovuto pagare a Washington”. L’aspirante autocrate si riferisce al fatto che i bassi livelli d’imposizione fiscale dell’Irlanda hanno attirato nel paese varie multinazionali statunitensi, tra cui i colossi farmaceutici Pfizer, Boston Scientific e Eli Lilly. Oggi queste aziende guidano le esportazioni irlandesi negli Stati Uniti (arrivate nel 2024 a settanta miliardi di dollari, il 34 per cento in più rispetto al 2023), pagando tasse a Dublino per farmaci consumati oltreoceano. L’anno scorso, invece, le importazioni dagli Stati Uniti valevano 22,5 miliardi (il 2 per cento in meno rispetto al 2023). Solo la Cina, il Messico e il Vietnam vantano surplus commerciali più ampi con Washington. Un risultato straordinario per un paese che ha cinque milioni e mezzo di abitanti. Nel 2024 le esportazioni irlandesi di farmaci negli Stati Uniti sono cresciute del 42 per cento, arrivando a cinquanta miliardi di dollari, lo stesso valore delle automobili che in un anno arrivano nel paese dal Messico.

Il tema è stato al centro dell’incontro avvenuto alla Casa Bianca il 12 marzo fra Trump e il primo ministro irlandese Micheál Martin, arrivato negli Stati Uniti per una visita in occasione del St. Patrick’s day. Nello studio ovale il presidente statunitense ha precisato che non vuole “punire troppo l’Irlanda” (anche perché gli statunitensi di origine irlandese sono una fetta importante del suo elettorato), ma è deciso a riportare indietro la ricchezza “sottratta”, aggiungendo che il suo vero obiettivo è l’Unione europea, che “va a caccia delle nostre aziende” e non compra i prodotti statunitensi. Trump ha poi accennato al caso della Apple, costretta da una sentenza europea a restituire all’Irlanda tredici miliardi di dollari di tasse non pagate grazie alle agevolazioni ricevute da Dublino. Martin gli ha fatto notare che l’Irlanda si è battuta contro quella decisione e ha aggiunto che aziende irlandesi come la Ryanair e la AerCap comprano dalla statunitense Boeing più aerei di chiunque altro.

Alla fine dell’incontro Trump ha detto di voler collaborare con Dublino per risolvere il problema del deficit commerciale, ma nel frattempo ha confermato che risponderà duramente ai dazi annunciati dall’Unione europea il 12 marzo. Per il momento il presidente statunitense si è limitato a minacciare tariffe sui prodotti farmaceutici in arrivo dall’Irlanda. Questa via, che è ormai quella adottata di default da Trump nei rapporti con qualunque paese, non è certo la soluzione ottimale, perché il nodo della questione riguarda la normativa fiscale statunitense e le leggi sulla proprietà intellettuale, che permettono alle multinazionali di trasferire i loro brevetti in paesi dove si pagano meno tasse.

Alcuni esperti stimano che con un dazio del 25 per cento la produzione farmaceutica irlandese potrebbe contrarsi del 12 per cento. Ma resta il fatto che oggi le grandi aziende farmaceutiche statunitensi non pagano praticamente nessuna imposta negli Stati Uniti anche se nel paese ricavano gran parte delle loro entrate. Negli Stati Uniti il settore farmaceutico registra fatturati enormi grazie al fatto che il paese ha i prezzi sono alti: secondo alcune stime superano di circa tre volte quelli praticati nel resto del mondo. Eppure tutto questo non si traduce in utili che generano tasse per il fisco statunitense. Le aziende sono in perdita: nel 2023 la Pfizer ha chiuso il suo bilancio negli Stati Uniti in rosso per 4,4 miliardi di dollari, la AbbVie per 3,5 miliardi, la Merck per 15,6 miliardi, la Johnson & Johnson per due miliardi. Tra le grandi case farmaceutiche statunitensi solo la Eli Lilly ha registrato utili, per quanto relativamente esigui: novecento milioni di dollari.

Come tutte le multinazionali, anche queste aziende sfruttano le norme (e le lacune) dei regimi fiscali per far comparire i loro utili in paesi dove le tasse sono nettamente più basse o addirittura nulle. Al contrario, un’azienda come la danese Novo Nordisk, diventata ricchissima grazie al farmaco per dimagrire Ozempic, paga le tasse nel suo paese d’origine; le aziende farmaceutiche svizzere le pagano in Svizzera, quelle francesi in Francia. Le statunitensi, invece, possono scegliere di pagarle in Irlanda, in Belgio, alle Bermuda, a Malta o a Singapore.

Trump aveva cercato di risolvere il problema durante il suo primo mandato con la riforma fiscale chiamata Tax cuts and jobs act (Tcja), ma gli effetti sono stati disastrosi. Nel 2017 la Casa Bianca aveva ridotto al 21 per cento l’imposta sugli utili delle grandi aziende e allo stesso tempo aveva deciso un’imposta minima globale (la cosiddetta Global intangible low-taxed income, Gilti) del 10,5 per cento sugli utili realizzati all’estero. Tuttavia le imposte più basse assicurate da altri stati e una serie di agevolazioni sui brevetti avevano in realtà provocato l’effetto opposto: ancora più aziende avevano deciso di spostarsi in paesi come l’Irlanda. È nata così quella che il premio Nobel Paul Krugman ha definito l’economia del leprecauno (una sorta di gnomo tipico del folclore e della mitologia irlandesi), un’economia dai dati completamente distorti dalle norme fiscali: negli ultimi anni Dublino ha registrato un’impennata senza precedenti del pil e delle entrate fiscali e surplus di bilancio record, a cui hanno contribuito per l’80 per cento le multinazionali. Distorsioni simili sono presenti anche nei dati statunitensi: per esempio, l’Irlanda è il maggior partner commerciale dell’Indiana, lo stato in cui ha sede la Eli Lilly.

Purtroppo, come scrive Brad Setser, economista del Council on foreign relations, “non pare che Trump capisca il problema e voglia correggere la sua riforma fiscale. L’attenzione è dedicata interamente ai dazi, la sua soluzione per tutti i problemi, inclusi quelli di cui è responsabile anche lui”. Il suo predecessore, il democratico Joe Biden, voleva raddoppiare la Gilti facendola passare dal 10,5 al 21 per cento. Ma, come scrive Bloomberg, è difficile che una proposta simile sia approvata da un congresso controllato dai repubblicani. Per di più Trump ha deciso di far uscire gli Stati Uniti dal progetto per l’imposta minima globale del 15 per cento voluto dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo internazionale. Secondo molti esperti sarebbe stata una buona soluzione di compromesso, ma in un comunicato la Casa Bianca ha fatto sapere che questo progetto avrebbe “limitato la capacità degli Stati Uniti di adottare politiche fiscali flessibili, necessarie per servire gli interessi delle aziende e dei lavoratori statunitensi”.

Detto questo, non si può non essere d’accordo con quello che scrive il giornalista irlandese Fintan O’Toole sull’Irish Times: al netto delle colpe, dell’ipocrisia e della follia di Trump, bisogna riconoscere che l’Irlanda “trae profitto da un sistema profondamente ingiusto e immorale. Questa ingiustizia è tra le cause del risentimento e dell’alienazione che Trump sfrutta. Gli irlandesi non sono vittime del movimento Make America great again. Hanno contribuito alla sua nascita, dando allo statunitense medio una buona ragione per pensare che la globalizzazione lo penalizzi”.

CONSULENTI, COME I ROBO-ADVISOR MINACCIANO LE BANCHE-RETI TRADIZIONALI.Nel prossimo futuro le reti dovranno affrontare s...
21/08/2025

CONSULENTI, COME I ROBO-ADVISOR MINACCIANO LE BANCHE-RETI TRADIZIONALI.

Nel prossimo futuro le reti dovranno affrontare sfide complesse legate a cambiamenti nelle normative, tecnologia e dinamiche socio-economiche. Le nuove regolamentazioni richiederanno maggiore trasparenza e separazione tra consulenza e distribuzione, insieme all’integrazione dei criteri Esg, che aumenta la complessità operativa. L’intelligenza artificiale e la digitalizzazione rappresentano leve strategiche per migliorare efficienza e personalizzazione, ma necessiteranno di investimenti e formazione costante. Sarà fondamentale bilanciare innovazione tecnologica e qualità relazionale per mantenere standard elevati nei servizi. Sul piano competitivo, i robo-advisor minacciano le reti tradizionali, soprattutto nel conquistare giovani clienti con approcci digital-first e costi ridotti. Per differenziarsi, le reti devono saper unire competenza tecnica ed empatia relazionale.

Le esigenze demografiche dei clienti pongono ulteriori sfide: i giovani richiedono servizi tecnologici accessibili, mentre la clientela tradizionale predilige relazioni personali. Soddisfare entrambi i segmenti sarà cruciale per il successo. L’instabilità economica globale e il cambiamento climatico accentuano l’urgenza di adattarsi a mercati volatili. Le reti dovranno supportare i clienti nella gestione del rischio, offrendo consulenze su misura per scenari complessi come inflazione e tassi variabili. La formazione continua sarà essenziale per sviluppare competenze tecniche e soft skill, rispondendo così a richieste personalizzate in aree come pianificazione pensionistica e gestione patrimoniale. La pressione sui costi, intensificata dalla concorrenza digitale, impone nuovi modelli di pricing, che valorizzino la qualità della consulenza. Per affrontare queste sfide, le reti dovranno adottare modelli di business agili, integrando tecnologia e consulenza umana.

20/08/2025
ITALIA, BOOM DEL VENTURE CAPITAL: +83% SUGLI INVESTIMENTI.Nel 2024, il mercato italiano del private equity e del venture...
20/08/2025

ITALIA, BOOM DEL VENTURE CAPITAL: +83% SUGLI INVESTIMENTI.

Nel 2024, il mercato italiano del private equity e del venture capital ha registrato una crescita significativa, con investimenti che hanno raggiunto i 14.903 miliardi di euro, segnando un incremento dell’83% rispetto all’anno precedente. Questi i dati presentati da AIFI, in collaborazione con PwC Italia. Nonostante le difficoltà economiche globali nel 2024, dovute anche alle tensioni geopolitiche e alle elezioni, la riduzione del costo del denaro da parte della Banca centrale europea ha favorito l’espansione del settore, in particolare nei comparti più innovativi.

Nel complesso, la raccolta è stata positiva: il mercato si sta riportando ai livelli precedenti, dopo un 2023 difficile. La raccolta di mercato è cresciuta del 136%, mentre quella totale è aumentata del 77% rispetto all’anno precedente. La componente domestica ha rappresentato il 66% del totale, segnale di un crescente interesse da parte degli investitori italiani nei confronti dell’asset class. Fondi pensione, casse di previdenza e investitori istituzionali hanno avuto un ruolo chiave in questa espansione. Ma, allo stesso tempo, gli investitori tradizionali sono i più importanti per volumi.

Il 2024 ha visto l’arrivo, anche in Italia, delle operazioni di grandi dimensioni, con 10 large deal e 6 mega deal che hanno rappresentato il 59% dell’ammontare complessivo investito. Il segmento buyout si conferma il più rilevante, con investimenti pari a 6,5 miliardi di euro (+19% rispetto al 2023). L’early stage continua a essere il primo per numero di operazioni (437), nonostante un calo del 5% rispetto all’anno precedente.

Se da un lato il private equity ha beneficiato della ripresa dei deal di grandi dimensioni, il capitale di sviluppo ha vissuto un anno difficile. Gli investimenti in questo segmento sono calati del 26%, attestandosi a 695 milioni di euro. Il segmento di infrastrutture ed expansion sono quelli che hanno subito la perdita principale. Insomma, il mercato rimane stabile nei numeri e cresce nei volumi, ma l’espansione incontra ostacoli: è necessario un maggiore afflusso di capitale per lo sviluppo.

A livello settoriale, il comparto ICT ha attratto il maggior numero di operazioni (30% del totale), seguito da beni e servizi industriali (17%) e dal settore medicale (11%). Sul piano geografico, la Lombardia si conferma la regione leader, con il 44% degli investimenti totali.

Il 2024 ha registrato un forte incremento dei disinvestimenti, con 157 exit (+59%) e un ammontare complessivo di 5,7 miliardi di euro, più che triplicato rispetto al 2023. La vendita a soggetti industriali ha rappresentato il canale principale per le exit, con il 44% del totale.

In Italia c’è ancora spazio per crescere e anzi, il capitale di sviluppo deve necessariamente crescere. Oggi, con la possibile pace tra Russia e Ucraina, in Europa c’è spazio per vedere una crescita negli investimenti.

Guardando al 2025, il venture capital sembra mantenere un buon livello di vivacità, con un crescente interesse per IT e cybersecurity.

Nonostante le incertezze globali, il mercato del private equity e del venture capital italiano dimostra una resilienza notevole, con una crescente attrattività per i capitali internazionali e un sempre maggiore coinvolgimento degli investitori istituzionali nazionali. L’evoluzione del 2025 dipenderà dalla capacità degli operatori di adattarsi a uno scenario in continua evoluzione, cogliendo le opportunità offerte dai settori più innovativi e strategici.

COMPRARE CASA IN MONTAGNA IN ITALIA E ALL'ESTERO: PREZZI A CONFRONTO.Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse nei confr...
20/08/2025

COMPRARE CASA IN MONTAGNA IN ITALIA E ALL'ESTERO: PREZZI A CONFRONTO.

Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse nei confronti del mercato delle zone montane e delle località sciistiche italiane. Ne sono convinti gli operatori del settore, che hanno parlato di un mercato, quello delle case in montagna, caratterizzato da acquirenti interessati soprattutto all’acquisto di case vacanza per uso personale, con un crescente interesse anche per le località minori, caratterizzate da soluzioni con prezzi più bassi.

L’Italia, con i suoi 5.792 km di piste distribuite in varie regioni, offre sicuramente un’ampia scelta a chi è appassionato di montagna ed è interessato alla stagione invernale. I prezzi più accessibili rispetto a quelli di altre nazioni europee rendono il suo mercato residenziale montano più competitivo.

Secondo le analisi di Savills Research, realizzate sul numero di transazioni dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate (Omi), anche se il numero di transazioni nelle località sciistiche italiane ha registrato un leggero calo rispetto al 2022 (-5%), la crescita valutata nel medio-lungo periodo è stata del 34% in confronto al 2019. E anche i prezzi hanno confermato questa tendenza, con un netto aumento (+4%) negli ultimi 12 mesi e un +25% se riferito al 2019.

Quali sono stati i principali fattori alla base dello sviluppo del mercato immobiliare ad alta quota? La crescita dei prezzi è guidata da quattro fattori: attrattività turistica, infrastrutture, accessibilità ed eventi internazionali. Le località che offrono una vasta gamma di attività sia in inverno sia in estate tendono a vedere una maggiore domanda di immobili. Inoltre, buone infrastrutture turistiche e di trasporto aumentano il valore delle proprietà.

Ovviamente i grandi eventi internazionali e l’accessibilità portano determinate location ad affermarsi maggiormente rispetto ad altre.

Nel mercato immobiliare ad alta quota, diverse sono le opportunità a seconda che si guardi al segmento lusso oppure al segmento degli immobili da investimento. Il segmento lusso è caratterizzato da immobili di alta/altissima qualità con un elevatissimo livello di finiture che porta il prezzo in alcuni casi a raggiungere valori vicino ai 20.000 euro al mq, con prezzi per la locazione settimanale che raggiungono svariate decine di migliaia di euro in alta stagione. Mentre il segmento degli immobili da investimento è invece più stabile e garantisce comunque alta redditività e percentuali di riempimento molto elevate in tutte le stagioni con prezzi più moderati, ma comunque in generale superiori alla media.

Secondo le rilevazioni di G-Rent, la location con il più elevato livello di prezzo al mq resta Cortina, che raggiunge facilmente, per immobili in vendita, valori anche superiori ai 20.000 euro al mq, con prezzi settimanali per la locazione in alta stagione di 40.000/50.000 euro per strutture con 6/8 posti letto. E – in alcune specifiche settimane dell’anno (come Natale/Capodanno) – le proprietà più prestigiose con 10/12 posti letto possono raggiungere anche valori superiori ai 100.000 euro a settimana locata.

Al secondo posto si piazzano Courmayeur, Cervinia e Madonna di Campiglio con valori massimi al metro/quadro per immobili di punta più o meno allineati attorno ai 10.000/12.000 euro al mq e locazioni settimanali in alta stagione sempre per immobili di lusso da 6/8 posti letto sui 20.000 euro/settimana.

Le località montane che hanno registrato i maggiori aumenti nel 2024 sono state proprio Madonna Di Campiglio, Courmayeur, Cortina D’Ampezzo, San Martino Di Castrozza e Canazei, con incrementi dei prezzi medi nominali attorno al 6%.

Nel mercato prime, il cluster più prestigioso resta sempre quello del Dolomiti SuperSki, comprensorio che raccoglie località rinomate come Cortina d’Ampezzo, Val Gardena – Gröden, Ortisei, Pinzolo, Madonna di Campiglio e Val di Fassa – Canazei. In particolare, all’interno di questo comprensorio, la località che ha registrato la performance migliore è la Val Rendena (Madonna di Campiglio e Pinzolo), con una variazione dei prezzi del 43% rispetto al 2019 e una significativa crescita delle transazioni (54%) negli ultimi 4 anni.

Al secondo posto, troviamo la Valle d’Aosta, con un incremento delle transazioni del 18% tra il 2019 e il 2023. Poi, tra le località prime il comprensorio della Milky Way (Sestriere e Sauze d’Oulx) e delle Alpi Italiane (Pontedilegno – Passo Tonale e Livigno) offre prezzi più contenuti rispetto a località di pari prestigio, con Livigno che si distingue per trend positivo di vendite sia rispetto al 2022 (+10%) che al 2019 (+56%), che hanno sostenuto un incremento dei prezzi del 26% nel periodo 2019-2023.

Fuori Italia, le località alpine più ricercate per immobili ad alta quota sono le Alpi francesi e le Alpi svizzere. Qui, secondo l’Alpine property report di Knight Frank, nel 2024, i prezzi degli immobili alpini sono aumentati in media del 3%. In pole si trova la località di Courchevel 1850, in Francia, che ha registrato un incremento del 9%. In generale, però, sebbene un resort francese abbia occupato il primo posto, la Svizzera ha superato la Francia, con le località svizzere che hanno registrato una crescita media dei prezzi del 3,5% rispetto all’1,5% di quelle francesi. Così le località svizzere di Gstaad e St. Moritz guidano la classifica delle location con i prezzi più alti, con Gstaad a € 41.500 al mq (+ 4% nell’ultimo anno) seguita da St. Moritz (+5,6%, a € 33.250 al mq).

CROWDFUNDING IMMOBILIARE: COSA SONO LE QUOTE AUTO-ESTINGUIBILI?Crowdfunding immobiliare e quote auto-estinguibili, un bi...
19/08/2025

CROWDFUNDING IMMOBILIARE: COSA SONO LE QUOTE AUTO-ESTINGUIBILI?

Crowdfunding immobiliare e quote auto-estinguibili, un binomio sempre più stretto negli ultimi anni.

Per quote “auto-estinguibili” si intendono delle quote societarie che si estinguono automaticamente allo scadere di un certo termine o al realizzarsi di un certo evento, determinando la perdita della qualifica di socio del relativo titolare.

Attraverso l’assegnazione di detti strumenti, infatti, le imprese sono in grado di coinvolgere (temporaneamente) nuovi investitori nella compagine societaria – in genere senza attribuire loro diritti di voto – allo scopo di reperire risorse per finanziare la propria attività in particolari fasi o su specifici progetti (ad esempio, avvio di una nuova iniziativa, espansione geografica o su nuovi mercati) ovvero anche per fronteggiare una momentanea crisi finanziaria, e di assicurare al contempo all’investitore “temporaneo” un valore di uscita predefinito e ai soci founder o “di lungo termine” il controllo sull’impresa.

Tale innovativo strumento è molto diffuso nelle operazioni di equity crowdfunding immobiliare. In tale genere di operazioni, lo sponsor dell’iniziativa, tipicamente uno sviluppatore immobiliare, costituisce una società veicolo (Spv), il cui capitale è ripartito in due tipologie di quote societarie: le quote A, possedute dallo sponsor, e le quote B (cosiddette quote crowd), possedute da coloro (tipicamente Hnwi) che investono nell’iniziativa immobiliare tramite la piattaforma di equity crowdfunding.
Le quote A generalmente sono le uniche dotate di diritti amministrativi (ossia il diritto di nomina dell’organo amministrativo e il diritto di voto nell’assemblea soci), mentre le quote B hanno diritti patrimoniali senior rispetto alle quote A.

In particolare, le quote B hanno il diritto di ricevere in via privilegiata la distribuzione di qualunque genere di proventi della Spv fino a che non sia stato restituito loro tutto il capitale investito e un rendimento annuo prestabilito.

Una volta che le quote B hanno ricevuto tutto quanto loro spettante (capitale più rendimento annuo complessivo), si estinguono automaticamente, determinando la perdita della qualifica di socio da parte dei rispettivi titolari. In esito a ciò, l’intero capitale risulta posseduto dallo sponsor, titolare delle quote A, il quale pertanto percepisce tutti i proventi residui.

L’ordine dei pagamenti (cosiddetto waterfall) risulta quindi essere il seguente:

- in primo luogo, viene rimborsato l’eventuale debito bancario;
- in secondo luogo, viene restituito il capitale e pagato il rendimento annuo spettante alle quote B;
- in ultimo, è restituito il capitale (e/o eventuali finanziamenti soci) e distribuita la cassa residua allo sponsor titolare delle quote A.

Tenuto conto del predetto ordine di pagamenti (waterfall), ne deriva che il livello di rischio dell’operazione dipende in primis dall’ammontare del debito bancario (comunque senior rispetto all’equity) e dell’ammontare dell’utile previsto nel business plan, il quale, congiuntamente al capitale dello sponsor, rappresenta il cuscinetto destinato ad assorbire eventuali scostamenti rispetto al business plan.

Sul piano del diritto societario, la legittimità delle quote auto-estinguibili è stata riconosciuta da svariati ordini notarili, tra tutti il Consiglio notarile Milano nel 2020, che le ha giuridicamente assimilate a ipotesi di recesso convenzionale o di riscatto, le quali costituiscono già ipotesi contemplate dal diritto “positivo”, in cui il rapporto partecipativo si interrompe anticipatamente.

A differenza delle ipotesi predette, tuttavia, nelle quote auto-estinguibili lo scioglimento del rapporto partecipativo non deriva dall’esercizio di un potere (del socio o della società), ma avviene – seppure su base “convenzionale” – in modo automatico. Tale caratteristica conduce a costruire le partecipazioni auto-estinguibili come azioni di categoria (nelle Spa) ovvero quote speciali (nelle Srl Pmi) ovvero ancora diritti particolari del socio (nelle Srl non Pmi).

Le quote auto-estinguibili possono essere previste sia in sede di costituzione della società (inserendo apposite clausole nello statuto) sia successivamente, attraverso una modifica dello statuto e la conversione delle quote già emesse.

In generale, l’estinzione della quota può essere ricollegata o al raggiungimento di una certa data, al verificarsi di un evento futuro certo (corrispondentemente a un termine “finale”), oppure – come si riscontra più di frequente nelle operazioni di crowdfunding immobiliare – al verificarsi di un evento futuro incerto (quale la restituzione del capitale e l’attribuzione di un certo rendimento), che opera come condizione risolutiva del rapporto sociale. In ogni caso, l’evento futuro non può dipendere in via esclusiva dalla volontà del socio o della società.

Un aspetto sicuramente rilevante concerne le conseguenze dell’estinzione e in particolare eventuali effetti patrimoniali (al di là quindi del naturale scioglimento del rapporto partecipativo e della conseguente riduzione del numero delle azioni emesse e aumento del valore nominale di quelle residue/riduzione del capitale sociale). L’opinione prevalente è che non sia necessario corrispondere al socio la cui quota si estingue una liquidazione monetaria della quota, nell’assunto tuttavia che non vi sta stata una completa esclusione della partecipazione agli utili e alle perdite.

Dunque, secondo lo schema tipico del crowdfunding immobiliare, una volta che il titolare di quote B ha ricevuto indietro il capitale e il rendimento previsto nello statuto, le quote possono estinguersi senza che debba essere attribuito alcun ulteriore importo monetario.

Laddove invece si voglia prevedere una liquidazione monetaria per l’estinzione della quota in quanto tale, la flessibilità dello strumento consente di prescindere dai criteri applicabili in caso di recesso del socio, per effetto della già citata natura “convenzionale” del contenuto delle quote auto-estinguibili (accettato al momento della sottoscrizione da parte dell’investitore), fermo restando il limite delle riserve disponibili o del capitale versato disponibile (in caso si proceda tramite riduzione del capitale). D’altra parte, sembra evidente che la capacità delle quote auto-estinguibili di assolvere alla loro funzione di mezzo di finanziamento straordinario risieda proprio nella possibilità di discostarsi dai criteri “ordinari”, adattandosi alle specifiche esigenze del caso.

Sul piano fiscale, con la Risposta n. 20 del 2024 l’Agenzia delle Entrate si è espressa in relazione al trattamento applicabile alle somme spettanti a persone fisiche (non esercenti attività d’impresa) titolari di quote auto-estinguibili.

Al riguardo, l’Agenzia ha rilevato alcune caratteristiche determinanti degli strumenti ai fini del trattamento fiscale:
- la natura di strumenti di partecipazione al capitale;
- l’assenza di una remunerazione predeterminata (e la previsione di una mera priorità nelle distribuzioni di utili fino a un certo rendimento);
- l’assenza di un diritto alla liquidazione;
- l’assenza di clausole che garantiscono il rimborso del capitale, esponendo così gli investitori al rischio di perdita del capitale investito.

Sulla base di tali caratteristiche, l’Agenzia ha ritenuto di qualificare le somme corrisposte in relazione agli strumenti in esame quali redditi di capitale, ex articolo 47 del Tuir, con rilevanza reddituale delle somme ricevuta dal socio in misura eccedente il costo fiscale della partecipazione. Su tali redditi di capitale, la società applica una ritenuta alla fonte titolo d’imposta nella misura del 26%.

CON I PAGAMENTI ISTANTANEI ANCHE L'ANTI-FRODE DEVE ESSERE REAL-TIME.La possibilità, grazie alla nuova regolamentazione e...
19/08/2025

CON I PAGAMENTI ISTANTANEI ANCHE L'ANTI-FRODE DEVE ESSERE REAL-TIME.

La possibilità, grazie alla nuova regolamentazione europea in materia di pagamenti istantanei, di trasferire denaro entro 10 secondi in qualsiasi momento della giornata e verso utenti in un qualsiasi altro Stato membro dell'UE rappresenta per i fornitori di servizi di pagamento, oltre a una straordinaria opportunità, anche una nuova sfida in materia di risk management e gestione delle frodi.

Una sfida che deve necessariamente partire da un approccio alla gestione antifrode in real-time da parte degli istituti finanziari, che non può essere demandata ai consumatori-clienti (spesso, anello debole nella catena della sicurezza) e che richiede un ripensamento delle politiche strategiche, in particolare per la tracciabilità e l’analisi in tempo reale dei pagamenti.

È fondamentale che la prevenzione, la detenzione e la gestione delle frodi siano attivati in tutti i touch point, cioè per i cosiddetti “customer moments” degli utenti, che accedono o utilizzano un sistema o servizio collegato alla banca fino a quando si effettua una operazione dispositiva. Per questo, sarà sempre più critico dotarsi di sistemi di analisi in real-time, capaci di intercettare per tempo possibili frodi, senza al contempo causare disservizi e frizioni negli utenti (per esempio bloccando pagamenti validi per “eccesso di controllo”).

I sistemi SAS di Advanced Analytics sono già dotati di specifiche funzionalità che consentono, grazie all’uso di Machine Learning e Intelligenza Artificiale, di fare analisi avanzate su grandi molti di dati, anche sui comportamenti e sulle abitudini degli utenti, attraverso la correlazione degli eventi, indispensabili per intercettare comportamenti anomali nel momento esatto in cui avvengono.

Una delle principali criticità e delle sfide più ardue - per chi deve “attrezzarsi” a fare l’analisi in real-time dei dati e degli eventi - riguarda l’addestramento di modelli di analisi su ampie base dati. Una risposta a questa problematica arriva dall’uso dell’Intelligenza Artificiale generativa (Generative AI) per la creazione di dati sintetici. Nello specifico, l’impego di metodi e simulazioni per creare dati con proprietà statistiche del mondo reale, senza quindi usare dati reali degli utenti – spesso dati sensibili e protetti dalla privacy – ma creando dati anonimi che hanno però le stesse proprietà statistiche – e quindi lo stesso valore – per poter essere utilizzati dai modelli di analisi, in particolare per le fasi di training di modelli.

Oggi il quadro normativo europeo agevola e accelera l’innovazione in ambito FinTech, avendo come obiettivo quello di garantire ai consumatori servizi sempre più ampi, digitali e semplici. La complessità che c’è “dietro le quinte” non deve avere impatti sulle persone; per chi opera nel settore, questo comporta il dover affrontare sempre sfide nuove e dover innalzare sempre di più l’asticella della sicurezza, soprattutto nel campo dell’anti-frode. Di contro, la forte accelerazione dell’Intelligenza artificiale e la maturità delle tecnologie di Advanced Analytics, “innervate” con le più avanzate tecniche di Intelligenza Artificiale “enterprise grade” sono oggi la miglior risposta alle imminenti sfide come quella della gestione real-time della sicurezza dei pagamenti istantanei.

VILLE E ALTRE CASE DI LUSSO: PREZZI, CITTA' E ZONE TOP IN ITALIA.Il desidero degli acquirenti di godere di un immobile e...
18/08/2025

VILLE E ALTRE CASE DI LUSSO: PREZZI, CITTA' E ZONE TOP IN ITALIA.

Il desidero degli acquirenti di godere di un immobile esclusivo e la ricerca di massimizzare il rendimento dell’investimento. Sono questi i due principali motivi alla base dell’attrattiva crescente verso il mercato delle case di lusso in Italia, un settore che sta vivendo un’epoca d’oro.

Con una crescita costante dal 2020, questa nicchia esclusiva non attrae solo investitori nazionali, ma conquista anche i cuori degli investitori internazionali, desiderosi di possedere un angolo di paradiso a Roma, Como o Santa Margherita Ligure.

A fronte di una ricchezza mondiale che nel 2023 è salita oltre gli 86 trilioni di dollari (+4,7% sul 2022), chi sono gli acquirenti degli immobili di lusso?
Da un report, emerge che i profili degli acquirenti che si affacciano al mondo del luxury sono, nel 24% dei casi, appartenenti alla Generazione X (1965-1979), seguiti poi dagli Older Millennials (1980-1989) e dagli Younger Boomers (1955-1964), con percentuali, rispettivamente, del 21% e 19%.

In Italia, in generale, le finalità dell’acquisto restano per lo più abitative, ma aumentano le acquisizioni a fini di investimento. Più nel dettaglio, ci sono delle differenze a seconda delle città analizzate.

In particolare:

- a Milano, Genova, Firenze, Napoli e Bari, lo scopo risulta essere quello di sostituzione in ottica migliorativa della propria abitazione (mediamente 40%);
- la scelta della prima casa per nuove esigenze abitative si riscontra, invece, in città come Bologna e Torino (mediamente 40%);
- la componente di investimento prevale infine a Roma, Como e Santa Margherita Ligure (tra il 40% e il 50%).

La vista panoramica e la terrazza si confermano i due principali requisiti che contraddistinguono le richieste di residenze di pregio, seguiti – al terzo posto, pari merito, tra gli elementi più ricercati – il piano alto e il box singolo o multiplo.

I grandi progetti che interesseranno la città, come le Olimpiadi Milano-Cortina 2026, e nuove infrastrutture, come l’ampliamento della rete della metropolitana, con la conclusione della linea M4, confermano il mercato immobiliare di Milano come uno dei mercati più dinamici del Paese.

Secondo la ricerca, nel capoluogo lombardo la domanda di acquisto e i prezzi sono aumentati nel 2024 sia per il nuovo sia per il ristrutturato, soprattutto nelle zone centrali, con picchi del 15% nel quadrilatero, ma l’offerta purtroppo rimane bassa.

A Roma il mercato immobiliare in generale è rimasto stabile, con tendenze divergenti in base alle zone di riferimento. Analizzando le singole aree, la domanda di acquisto è cresciuta nel Centro Storico, a Flaminio, Pinciano, Prati e Salario-Trieste, mentre l’offerta è rinasta stabile in tutte le zone tranne in Flaminio che è diminuita. I prezzi sono saliti, ma solo in alcuni quartieri come Flaminio, Prati e Salario-Trieste.

A Genova, il mercato immobiliare ha mostrato dinamiche diverse a seconda delle zone di riferimento: la domanda è risultata in rialzo ad Albaro e Nervi, mentre sono rimaste stabili le zone del Centro, Carignano e Quarto/Quinto. Se si passa ad analizzare i prezzi, i valori a esclusione del centro e di Castelletto, sono stabili. Il divario medio fra prezzo richiesto e prezzo effettivo, a livello cittadino, si è attestato intorno al +9%, a parte nella zona di Quarto-Quinto con un +6,5%.

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