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09/11/2025
UK: PRESTITI AUTO, VITTIME DERUBATE.Le vittime dello scandalo dei prestiti auto potrebbero perdere oltre 4 miliardi di s...
09/11/2025

UK: PRESTITI AUTO, VITTIME DERUBATE.

Le vittime dello scandalo dei prestiti auto potrebbero perdere oltre 4 miliardi di sterline di risarcimento se l'ente regolatore della City andasse avanti con i piani per un tasso di interesse "offensivo" nel suo programma di risarcimento, affermano associazioni di consumatori e società di risarcimento.

La Financial Conduct Authority (FCA) è stata accusata di aver offerto un tasso di interesse ridotto che verrà aggiunto al risarcimento da parte delle banche per i mutuatari coinvolti nello scandalo delle commissioni sui prestiti auto.

Gli studi legali specializzati in reclami e le associazioni dei consumatori affermano che ai mutuatari dovrebbero essere offerte le stesse condizioni di Marcus Johnson: l'unico conducente il cui caso è stato confermato dalla Corte Suprema in una sentenza storica ad agosto.

Sebbene i termini del pagamento finale siano ancora sigillati, gli esperti del settore ritengono ampiamente che Johnson abbia ricevuto circa il 7% di interessi sul suo pacchetto di compensazione, dopo che i giudici hanno ordinato alle parti di negoziare una "tassa commerciale". Tuttavia, l'autorità di controllo ha proposto un tasso del 2,09% sul risarcimento.

La FCA ha stimato che i risarcimenti alle vittime ammonteranno in media a 700 sterline, derivanti da 14 milioni di prestiti ingiusti, con un costo complessivo per i creditori, tra cui Lloyds, Barclays, Close Brothers e le divisioni finanziarie di produttori come Ford, di 11 miliardi di sterline.

I critici affermano che queste condizioni sono "inaccettabili" e che alla fine priveranno gli automobilisti di altri 4 miliardi di sterline di risarcimento, in base ai calcoli delineati nei documenti di consultazione della FCA stessa.

L'iniziativa mira a porre fine allo scandalo, incentrato sui pagamenti ingiusti di commissioni sui prestiti pagati ai concessionari di automobili da banche e istituti di credito specializzati. La FCA ha stimato che 14 milioni di contratti di prestito auto storici potrebbero essere considerati ingiusti a causa di questi pagamenti di commissioni.

Al netto dei costi amministrativi, circa 9,7 miliardi di sterline degli 11 miliardi di sterline andranno direttamente ai consumatori. Tuttavia, tale importo si basa sul pagamento di un tasso di interesse annuo del 2,09% sui livelli di base della retribuzione.

Secondo i documenti della FCA, i consumatori avrebbero diritto a 14,3 miliardi di sterline se il tasso di interesse fosse più vicino all'8%. Quel tasso dell'8% è quello storicamente erogato in caso di successo presso i tribunali di contea e dal Financial Ombudsman Service prima che i suoi tassi venissero ridotti all'inizio di quest'anno.

Le attuali proposte prevedono che un consumatore riceverà in media circa 700 sterline di risarcimento, anziché 1.030 sterline con l'aliquota dell'8%.

Anche i difensori dei consumatori hanno espresso preoccupazione. Alex Neill, co-fondatore dell'organizzazione per i diritti dei consumatori Consumer Voice, ha dichiarato: "Il tasso di interesse proposto è inaccettabile e farebbe perdere agli automobilisti i 4 miliardi di sterline che giustamente gli spettano.

Tuttavia, la Financing and Leasing Association (FLA) ha affermato che il tasso di interesse dovrebbe riflettere le modifiche ai pagamenti di indennizzo presso la FOS, che all'inizio di quest'anno sono stati ridotti dall'8% al tasso base medio della Banca d'Inghilterra, più l'1%. "La FCA sta applicando lo stesso tasso" nel suo piano di risarcimento, ha affermato la FLA.

Un portavoce della FCA ha dichiarato: "Le nostre proposte tengono conto delle decisioni dei tribunali in materia di risarcimento. Riteniamo che un tasso di interesse collegato al tasso base della Banca d'Inghilterra sia equo, proporzionato e in linea con l'approccio pianificato dal Financial Ombudsman.

NEGLI STATI UNITI LE DONNE STANNO ABBANDONANDO IN MASSA IL LAVORO.Negli Stati Uniti le donne stanno abbandonando in mass...
09/11/2025

NEGLI STATI UNITI LE DONNE STANNO ABBANDONANDO IN MASSA IL LAVORO.

Negli Stati Uniti le donne stanno abbandonando in massa il mondo del lavoro (retribuito). Almeno 455 mila hanno smesso di lavorare fuori casa solo tra gennaio e agosto di quest'anno, secondo i dati dell'Ufficio di statistica del lavoro americano (che attualmente non vengono più aggiornati, a causa della chiusura del governo americano). Il dato è ancora più alto nel confronto con l'anno scorso: 600 mila donne in meno che lavorano. La Cnn la chiama «She-cession», un gioco di parole tra recessione e «lei» («She», in inglese). Un rapporto della società di consulenza Kpmg parla di «Grande Uscita». Si tratta di una svolta significativa, che inverte una tendenza quasi secolare.

Se i dati dei prossimi mesi confermeranno queste tendenze, si tratta di una svolta storica. Ma da cosa dipende?

L'Economist esclude che si tratti di un cambiamento nell'economia americana che abbia fatto diminuire i posti di lavoro retribuito che hanno tradizionalmente una maggiore presenza di donne. Anzi, è il contrario: i posti di lavoro statunitensi sono diminuiti in settori a maggiore presenza maschile (come l'industria manifatturiera e i trasporti) e sono aumentati in settori a maggiore presenza femminile (come l'istruzione e la sanità).

Il rapporto di Kpmg indica un fattore decisivo: le difficoltà delle giovani madri a conciliare lavoro fuori casa e lavoro di cura. «Dalla fine del 2023, le donne con figli piccoli stanno abbandonando il mondo del lavoro. Quelle con un diploma universitario o superiore stanno guidando queste perdite. Nello stesso periodo, gli uomini con figli piccoli hanno aumentato la loro partecipazione alla forza lavoro» si legge nel rapporto.

Ma perché questa regressione? I dati parlano chiaro: la crisi del lavoro retribuito delle donne è una crisi dell'assistenza all'infanzia. In altre parole, le donne americane non hanno smesso di lavorare, ma sono passate dal lavorare fuori casa con uno stipendio a lavorare a casa senza essere pagate (per risparmiare i costi per la cura dei figli). E questo dipende principalmente da due fattori:

- l'assistenza all'infanzia in America è diventata molto più cara;
- la riduzione dello smart working, il lavoro remoto, ha reso per molte donne inconciliabile l'assistenza ai figli con il lavoro retribuito.

A ottobre 2023 (la coincidenza di date è significativa) si sono esauriti molti dei fondi stanziati negli Stati Uniti per l'assistenza all'infanzia dopo la pandemia.

In generale i servizi per l'infanzia negli Stati Uniti soffrono di una perenne mancanza di personale («Il turnover è elevato a causa dei bassi salari» spiega Kpmg), acuita dalle politiche dell'amministrazione Trump contro l'immigrazione, visto che secondo le stime un quinto degli operatori dell'assistenza all'infanzia sono immigrati.

Inoltre negli ultimi due anni molte aziende americane hanno iniziato a ridurre la possibilità di lavorare in remoto introdotta con la pandemia.

Nell'insieme tutti questi fattori hanno fatto sì che in molte famiglie al genitore che guadagna meno convenga restare a casa piuttosto che pagare qualcuno per badare ai figli in modo da poter lavorare. Quel genitore, per ragioni economiche e sociali è quasi sempre la madre.

La tendenza a lasciare a casa la madre è acuita ancora di più dall'ideologia dell'amministrazione Trump. Come ha scritto Jessica Grose sul New York Times, quando il governo Trump parla di lavoro, parla praticamente solo di lavoratori uomini. Non solo, l'amministrazione Trump ha tagliato i fondi del Women's Bureau, l'agenzia del Dipartimento del Lavoro che sostiene il lavoro delle donne, definendola «un ufficio politico inefficace che è un relitto del passato».

GLI STIPENDI SONO DIVENTATI ANCORA PIU' POVERI.Gli italiani se n'erano già accorti, ma ora lo certifica anche l'Istat: s...
07/11/2025

GLI STIPENDI SONO DIVENTATI ANCORA PIU' POVERI.

Gli italiani se n'erano già accorti, ma ora lo certifica anche l'Istat: siamo diventati più poveri. O meglio, di sicuro lo sono diventati i lavoratori dipendenti. «Le retribuzioni contrattuali in termini reali a settembre 2025 restano al di sotto dell'8,8% ai livelli di gennaio 2021» afferma l'Istituto nazionale di statistica nel bollettino sulle retribuzioni contrattuali di luglio-settembre pubblicato oggi. Secondo l'Istat nel terzo trimestre 2025 la crescita nominale degli stipendi è stata ancora maggiore dell'inflazione (anche se di poco), ma ha rallentato rispetto al trimestre precedente. E intanto quella reale ha continuato a scendere.

Sono anni che gli italiani perdono potere di acquisto, cioè si impoveriscono, più della media degli europei. Già nel primo trimestre del 2025 l'Italia era il Paese dell'area euro che si è impoverito di più a causa dell'inflazione.

È un problema di lunga data: mentre dagli anni 90 al 2023 i redditi da lavoro negli Stati Uniti e nel Regno Unito sono cresciuti tra il 40% e il 50%, in Germania e nell'area euro di circa il 30%, e in Francia (un Paese che pure ha problemi simili ai nostri) sono saliti del 9%, in Italia sono diminuiti del 3,4%. A questo calo spaventoso rispetto agli altri Paesi hanno contribuito una serie di fattori: il mancato adeguamento dei salari, la stagnazione della produttività, l'aumento del part time involontario e dei contratti a termine di breve durata, la debolezza dei sindacati e la diffusione di contratti pirata, l'ingresso nel mercato del lavoro di più donne e immigrati (che mediamente guadagnano meno rispetto agli uomini), e la scarsità di retribuzioni alte.

Negli ultimi anni però, quando i prezzi hanno iniziato a salire e i salari sono rimasti al palo, la situazione è peggiorata drasticamente. Gli italiani di fatto hanno perso un quinto dello stipendio. Si tratta ovviamente di medie, che pesano in proporzione ancora di più sui salari più bassi e sulle generazioni più giovani, che quasi sempre hanno stipendi di ingresso reali più bassi di quelli delle generazioni precedenti.

Questa cessione del quinto involontaria dipende anche dai ritardi sui rinnovi contrattuali (o da rinnovi penalizzanti) dei contratti collettivi di lavoro. Come ha reso noto oggi l'Istat, a fine settembre quasi la metà dei dipendenti italiani erano ancora in attesa del rinnovo del contratto, che quindi non è stato adeguato all'aumento dei prezzi: secondo l'Istat sono 29 i contratti e 5,6 milioni i dipendenti interessati, il 43,1% del totale.

Intanto l'aumento dell'inflazione ha fatto sì che le tasse pesino di più sugli stipendi, per il cosiddetto fiscal drag. E la riduzione delle tasse fatta dai governi Draghi e Meloni non è bastata a recuperarlo.

Se il governo Meloni, in altri termini, ha ridotto le tasse per alcune fasce Irpef, ha anche tagliato le risorse per Comuni e Regioni, che hanno aumentato le loro tasse (le cosiddette addizionali). È il gioco delle tre carte. Tra coloro che sono stati penalizzati ci sono i dipendenti del ceto medio. In Italia il 75% delle tasse è pagato da chi guadagna più di 29 mila euro l'anno (nel complesso il 25% dei contribuenti) che quindi di fatto non ha beneficiato degli sconti sull'Irpef previsti dal governo Draghi e da quello Meloni. E anzi nel complesso si è visto aumentare le tasse.

Vale la pena di ripeterlo: tre quarti delle tasse sono pagati da un quarto dei contribuenti, che però di fatto hanno avuto poco o nessun vantaggio dalla riduzione dell'Irpef decisa dal governo Meloni.

Il problema è anche che nel frattempo è pure diminuito quello che gli italiani riescono a ottenere grazie alle tasse che pagano: un esempio per tutti è lo stato della sanità, che rende sempre più difficile avere visite mediche ed esami attraverso il sistema sanitario nazionale.

IL PARADOSSO DELLA CASA: BENE RIFUGIO MA SEMPRE MENO ACCESSIBILE.Per gli italiani, la casa – giovani inclusi – è molto p...
07/11/2025

IL PARADOSSO DELLA CASA: BENE RIFUGIO MA SEMPRE MENO ACCESSIBILE.

Per gli italiani, la casa – giovani inclusi – è molto più di un tetto sopra la testa. È il simbolo di sicurezza, identità e investimento, un bene rifugio al tempo stesso materiale e affettivo.

Ma dietro questa solidità apparente si nasconde una contraddizione profonda: la casa continua a essere il sogno degli italiani, ma un sogno sempre più difficile da realizzare. Prezzi elevati, accesso al credito più selettivo e perdita del potere d’acquisto frenano la mobilità abitativa, soprattutto tra i più giovani, che si trovano spesso costretti a rinunciare o a restare in affitto più a lungo.
È il nuovo paradosso della casa italiana: resta il pilastro dell’identità e del benessere familiare, ma si allontana come obiettivo concreto, diventando — per molti — un bene rifugio che non si riesce più a raggiungere.

Secondo uno studio, il 62% degli italiani associa, infatti, la parola “casa” a famiglia, il 72% dichiara che l’abitazione influenza il proprio stato d’animo e il 70% la lega a un senso di sicurezza.

La casa, insomma, non è un bene qualsiasi: è il barometro del benessere personale e familiare.

L’Italia resta uno dei Paesi europei con la più alta quota di case di proprietà: 75,9% delle famiglie, contro una media Ue del 68,4%.

Il patrimonio immobiliare costituisce il 47% della ricchezza totale delle famiglie, mentre le attività finanziarie ne rappresentano il 45%.

Il mattone rimane quindi il pilastro del patrimonio italiano, ma la solidità percepita non sempre corrisponde alla liquidità reale: molti proprietari possiedono un valore patrimoniale importante, ma difficilmente monetizzabile.

Il desiderio di possedere una casa non è affatto in crisi tra i giovani, come spesso si tende a credere.
A smentire un luogo comune, la ricerca mostra che il desiderio di casa è forte anche tra i giovani.
Tra i 25 e i 34 anni, oltre il 70% considera la proprietà un obiettivo di vita, anche se più difficile da raggiungere rispetto alle generazioni precedenti, a causa di condizioni economiche spesso precarie.

Le difficoltà principali?

- redditi medi bassi e instabili;
- criteri di credito più selettivi;
- prezzi in crescita e potere d’acquisto in calo.

Secondo i dati, nel terzo trimestre 2025 il ticket medio richiesto è di 141.500 euro, con mutui a tasso fisso che rappresentano quasi il 99% del totale — un segno della volontà di sicurezza, ma anche della cautela delle famiglie.

Il 27% degli italiani vorrebbe cambiare casa, ma sei su 10 indicano l’impossibilità economica come principale ostacolo.

Nonostante le difficoltà, il sogno abitativo evolve.
Per quasi un italiano su due (49%), la casa ideale è di nuova costruzione o ristrutturata con criteri di efficienza energetica. Tra gli under 45 la percentuale sale al 55%.

Le priorità?

- Efficienza energetica (54%);
- Maggiore sicurezza (37%);
- Minori costi di manutenzione (37%);
- Comfort abitativo (34%).

Il problema, ancora una volta, è economico: quasi 9 italiani su 10 sceglierebbero una casa nuova a parità di prezzo, ma solo il 43% sarebbe disposto a pagare fino al 10%. Il desiderio quindi c’è, ma l’accessibilità resta la vera frontiera dell’abitare moderno.

Soluzioni come affordable housing, student housing o senior living sono ancora poco conosciute: tra il 79% e il 91% degli italiani dichiara di non avere familiarità con questi modelli.
Eppure, il bisogno di flessibilità, prossimità e servizi integrati è in crescita, specie nelle grandi città.

La casa resta il cuore simbolico e finanziario del Paese, un punto fermo anche in un’epoca di incertezza.
Ma per molti italiani — e in particolare per i più giovani — il sogno della proprietà non si spegne: si fa solo più lontano da raggiungere.

In questo equilibrio fragile tra desiderio e possibilità, il “paradosso della casa” fotografa un’Italia che continua a credere nel valore del mattone, ma chiede un nuovo modo di renderlo accessibile, sostenibile e coerente con la vita di oggi.

COURMAYEUR E LA CASA DI RHEMY DE NOEL.Courmayeur è un gioiello alpino incastonato ai piedi del Monte Bianco, tra valli d...
06/11/2025

COURMAYEUR E LA CASA DI RHEMY DE NOEL.

Courmayeur è un gioiello alpino incastonato ai piedi del Monte Bianco, tra valli di straordinaria bellezza come la Val Ferret e la Val Veny, che d’inverno si trasformano in scenari ideali per chi ama sciare, ciaspolare o semplicemente respirare aria di montagna.

Il periodo natalizio si apre con Welcome Winter 2026, l’evento che inaugura la stagione con l’accensione del grande albero e l’arrivo delle prime luci che illuminano il borgo. Da quel momento, fino al nuovo anno, Courmayeur si anima di musica, mercatini e atmosfere festive.

Le vie del centro, addobbate e illuminate, restituiscono un’atmosfera elegante e autentica. Passeggiare nel centro della località significa lasciarsi conquistare dalle vetrine curate nei dettagli e dai profumi della montagna. Durante le feste, Courmayeur celebra il suo legame con la tradizione attraverso i sapori tipici della Valle d’Aosta. Sulle tavole e nelle botteghe si trovano specialità come la Fontina DOP, i salumi artigianali di montagna, il miele e le confetture di frutti di bosco. Non mancano le dolcezze a base di cioccolato e castagne, perfette da gustare con un bicchiere di genepy, il liquore alpino che racconta l’incontro tra la cultura savoiarda e quella valdostana.

Il Natale è anche l’occasione perfetta per vivere un’esperienza di shopping local, tra boutique e botteghe che uniscono gusto, design e tradizione. Passeggiare lungo Via Roma, cuore pulsante del centro, è una delle esperienze più piacevoli del periodo natalizio. Le vetrine addobbate e i profumi delle botteghe artigiane accompagnano una passeggiata tra design, moda e prodotti tipici.

Tra le tappe imperdibili, Gourmandises Mont Blanc, boutique del gusto dove si trovano eccellenze valdostane e italiane, cioccolato artigianale e raffinate confezioni regalo in stile vintage.

Poco distante, Guichardaz, storica boutique del 1949, rappresenta un’icona di eleganza alpina, con abiti e accessori che uniscono stile classico e contemporaneo.

Chi ama l’interior design non può perdere Papier Courmayeur, spazio curato da Patrizia Pometto, che propone arredi e complementi dallo stile alpino moderno.

Per chi vive la montagna a tutto tondo, Ulisse Sport è l’indirizzo di riferimento per abbigliamento tecnico e attrezzatura, con due sedi e un servizio di consulenza specializzato.

A Courmayeur la tradizione culinaria valdostana incontra la cucina d’autore. I ristoranti della zona propongono fonduta, polenta concia e carbonade, accompagnate da vini locali di qualità. Per chi cerca un’esperienza gastronomica più ricercata, ci sono chef che reinterpretano i sapori di montagna con tecniche moderne e ingredienti a chilometro zero.

Tra gli indirizzi più apprezzati la Chaumière, bistrot con terrazza panoramica a Plan Checrouit, perfetto per un pranzo tra una discesa e l’altra. La Clotze, nella Val Ferret, che unisce tradizione e creatività in un ambiente raccolto. Artst Pasticceria, nel cuore del paese, dove il giovane pastry chef Jean-Pierre Romano crea dolci originali come il Pan Suisse con gocce di fondente e lamponi a km 0. Les Jorasses, in Via Roma, per una cucina di montagna elegante e innovativa. Cadran Solaire, ristorante storico nel centro, dove l’atmosfera alpina accompagna piatti autentici e rivisitati.

Il momento più atteso del Natale a Courmayeur è la notte della Vigilia, quando ritorna Rhémy de Noël, il Babbo Natale vestito da guida alpina. La leggenda racconta che, in tempi lontani, Rhémy liberò la neve da un gigante triste e solitario, che per gratitudine fece tornare l’inverno sul paese. Da allora, Rhémy scende a valle solo la notte di Natale per portare doni ai bambini, guidato dalle lanterne che illuminano il suo cammino tra i vicoli innevati.

Il comprensorio di Courmayeur Mont Blanc riaprirà ufficialmente il 29 novembre 2025, con due nuove telecabine panoramiche e 100 chilometri di tracciati battuti. Le 33 piste offrono percorsi per tutti i livelli, dalle discese più tecniche per esperti fino a quelle pensate per famiglie e principianti.

Tra le più suggestive, la pista Brignone, dedicata alla campionessa valdostana, e la discesa dell’Arp, che porta fino a 2.755 metri di altitudine. Gli impianti di innevamento programmato garantiscono la neve per oltre l’80% del comprensorio, mentre la funivia serale di Courmayeur permette di concludere la giornata con un aperitivo o una cena in quota, ammirando il tramonto sul Monte Bianco.

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