ARGA FVG Associazione Regionale Giornalisti Agricoli Agroalimentari del FVG

22/09/2025

Giunto alla sua diciottesima edizione, torna il Premio Collio, confermando l’impegno del Consorzio Tutela Vini Collio nella promozione della ricerca, della comunicazione e della valorizzazione del territorio. Un appuntamento ormai consolidato, reso possibile grazie alla collaborazione con l’Un...

L’ENOGASTRONOMIA E L’AGROALIMENTARE FESTEGGIANO I 25 ANNI DI FVG VIA DEI SAPORIMA IL SUO IDEATORE WALTER FILIPUTTI CORON...
19/09/2025

L’ENOGASTRONOMIA E L’AGROALIMENTARE FESTEGGIANO I 25 ANNI DI FVG VIA DEI SAPORI
MA IL SUO IDEATORE WALTER FILIPUTTI CORONA UN’ATTIVITA’ INIZIATA OLTRE 45 ANNI FA
E’ UNATAPPA PER IL CONSORZIO CHE ORA PUNTA ALLA SCUOLA DI FORMAZIONE
Ho iniziato a lavorare per la presidenza della Regione, e per la Rai, quarantacinque anni fa, all’inizio dell’aprile del 1980, ed è stato quell’anno che ho conosciuto Water Filiputti, già da tempo maestro di comunicazione e promozione del territorio. L’ho conosciuto vent’anni prima che ideasse con Aldo Morassutti, poi assieme a una decina di altri ristoratori della cucina di pregio del Friuli Venezia Giulia, la ‘Via dei Sapori FVG’, ora FVG via dei sapori, un consorzio che avrebbe raggruppato ristoratori, viticoltori, produttori agroalimentari per presentare in forma collettiva con eventi in luoghi iconici e rappresentativi il meglio dell’enogastronomia e dell’agroalimentare del nostro territorio. Facendo così conoscere a un pubblico selezionato, interessato e attento non soltanto nella regione, ma anche in Italia e all’estero, quel sistema di pregio tra le realtà economiche che sarebbe diventato il biglietto da visita di eccellenza dell’area. FVG Via dei sapori avrebbe rappresentato attraverso una proposta sensoriale, ma anche con la conoscenza diretta degli operatori e i produttori l’immagine delle carature del Friuli Venezia Giulia. Affiancando ciò che con incontri conviviali stava facendo il Ducato dei vini friulani. Negli anni ’80 la redazione di Udine dell’Ufficio stampa della Regione era in via Dei Rizzani, sopra al Leon d’Oro, assieme a quella del nascente nucleo redazione della Rai, poi anche dell’ANSA. Da qui era nata la mia collaborazione con la Rai, ma, come disse il caporedattore Isi Benini, per la cronaca Giudiziaria, ‘così te impari il mestier’ mi aveva detto. Fu lì conobbi Walter, che già veniva a parlare ai microfoni della Rai e a presentare a Benini i sui progetti, e nel contempo ad acquisire preziosi suggerimenti e correttivi da quello che è stato il nostro maestro della comunicazione giornalistica, enogastronomica e non solo. Filiputti ed era parso fin da subito un grande catalizzatore di interesse, con una elevata capacità di fare rete, di creare sistema in un settore, quello enogastronomico ma anche vitivinicolo, nel quale, in Friuli e non solo, non era ancora facile mettere fianco a fianco diversi operatori. Lui, che ha riscoperto e valorizzato il vitigno autoctono Pignolo, perché, non stenta ad ammettere, riflette anche la sua personalità, c’è riuscito e ci riesce con rinnovata efficacia da 25 anni. Lo dimostra l’attrattività di Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori, capace di destare sempre nuovo interesse in ogni occasione, e suscitare l’attesa per il ripetersi di tappe iconiche, come quella al Castello di Spessa di Loreto Pali, a Capriva del Friuli (Go), o sulla spiaggia di Grado (Go), oppure sul colle del Castello di Udine, o, come per il quarantacinquennale, alla Fondazione Friuli, a Udine, presieduta da Bruno Malattia. Walter, in questi venticinque anni è sempre stato un faro nel mondo della comunicazione, capace di scegliere i cavalli da corsa vincenti per arricchire la sua scuderia, e ha sempre agevolato il lavoro di noi giornalisti enogastronomici, perché la sua selezione era ed è sempre uno spaccato realistico della qualità e delle proposte migliori del sistema enogastronomico del Friuli Venezia Giulia. Infatti, l’Associazione regionale della stampa agricola, agroalimentare, ambiente e territorio del FVG, assieme all’Associazione culturale La Riviera friulana già undici anni fa, ad Assoenologi FVG e all’Unione cuochi FVG, a Lignano alla Terrazza mare gli ha consegnato l’ambito premio Carati d’autore, un riconoscimento ideato per rendere merito ai personaggi della Regione capaci di esaltare le qualità, tipicità ed eccellenze del territorio. A Walter Filiputti era stata riconosciuta anche in questa occasione la capacità di interpretare il ruolo di leader e di guidare il settore economico dell’enogastronomia e dell’agroalimentare verso la visibilità e la crescita. Tra i personaggi che hanno ricevuto il Premio carati d’autore ci sono stati Giovanni Chiades, già autore delle pagine de Il Gazzettino Nordest a tavola, Sergio Gervasutti, direttore de Il Gazzettino e del Messaggero Veneto e sostenitore delle Pagine specializzate in Agricoltura e Gusto, Franco Collavino, Direttore generale dell’Udinese Calcio, Licio Damiani, Claudio Cojutti, Claudio Fabbro, Luciano Barile, Piero Villotta e altri ancora. Walter, autorevole docente alla Bocconi, con il suo Club di Prodotto Via dei sapori, in venticinque anni ha organizzato complessivamente un milione di assaggi di piatti e vini, emblematici dell’eccellenza e delle potenzialità del territorio, ben 185 eventi in 83 località di tutto il mondo, dei quali 111 in Friuli, 22 in Italia, 47 all’estero. Si è trattato di occasioni nelle quali assieme e attraverso al gusto, all’enogastronomia è stata promossa la cultura del territorio e le sue tradizioni consentendo agli ospiti il contatto diretto con gli operatori. Nel corso di questi eventi sono state stappate oltre 35 mila bottiglie, e per 1383 volte vignaioli, artigiani del gusto e partner agroalimentari sono apparsi nei menù delle degustazioni per offrire ai partecipanti un’esperienza unica. L’importanza del lavoro svolto da Walter Filiputti e la rappresentatività della sua capacità di coordinare le eccellenze e di scoprirle sono state riconosciute nei giorni scorsi in un evento a Udine, alla Fondazione Friuli, dall’assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, dal presidente della CCIAA Pordenone Udine, Giovanni Da Pozzo, ed esplicitate dalla presidente dell’Osservatorio nazionale del Turismo, Magda Antonioli. L’assessore Bini si è soffermato sulla figura di Filipputti, ispiratore di un settore che ha tenuto il passo alla evoluzione del gusto. Un anniversario, quello del venticinquennale, ha aggiunto l’assessore, che è anche un punto di partenza verso una nuova esperienza. Esperienza, che come ha anticipato Filiputti, sarà la scuola di formazione per il settore.
Carlo Morandini

11/09/2025
10/09/2025

BUTTRIO (UD) 22.08.25 – Un viaggio tra storia, vino e territorio, quello vissuto in via Sottomonte a Buttrio, nella suggestiva tenuta del Conte Alberto d’Attimis Maniago dove l’identità friulana si esprime in ogni pietra, in ogni filare di vite. Un sito storico, dove il tempo sembra essersi f...

10/09/2025
 : oggi a Sutrio in Carnia (Ud) ’Magia del legno’ grande festa dell’artigianato artisticoLaboratori, scultori, intagliat...
07/09/2025

: oggi a Sutrio in Carnia (Ud) ’Magia del legno’ grande festa dell’artigianato artistico

Laboratori, scultori, intagliatori, maestri artigiani all’opera per proporre la centralità del legno

Opere d’arte ma anche tradizione e cultura del territorio per richiamare le abitudini della montagna friulana

Il legno è vita in montagna, arreda l’ambiente, ne fa parte integrante, e per chi vi abita da sempre è fonte di energia, insostituibile strumento di costruzione, elemento di arredo, ma soprattutto di lavoro, nonché occasione per esprimere la vocazione artistica nelle arti figurative e dell’artigianato, l’artigianato artistico che spesso ci fa conoscere il territorio perché rappresenta immagini iconiche e identificative di luoghi e tradizioni.
A Sutrio, in Carnia (Ud), sulle rive del torrente But, da tempi remoti il legno è strumento e occasione di lavoro, traina le attività produttive, rappresenta un segmento della storia, della cultura, dell’istruzione locale.
È talmente parte integrante della tradizione e delle abitudini, che l’antico borgo di Sutrio gli dedica da tempo un evento ormai divenuto appuntamento anche di interesse turistico: è ‘Magia del Legno’ in programma oggi nelle strade del paese.
Infatti, i luoghi e i siti più caratteristici della località carnica ai piedi del Monte Zoncolan saranno animati da maestri del legno, che creeranno sul posto le loro opere d’arte ricavandole dal legno. Dall’evento saranno interessate le strade, i cortili, i porticati da artigiani che sveleranno le tecniche e i segreti del loro mestiere, proponendo sculture di alta qualità, oggetti di uso quotidiano, mobili, suppellettili, incisioni decorative, complementi d’arredo.
Attraverso le loro opere sarà possibile ammirare uno spaccato della sintesi della cultura locale e delle caratteristiche e attrattive del luogo e dei paesaggi della Carnia.
L’artigianato artistico a Sutrio, come in buona parte della montagna friulana ha radici antiche e la sua storia è parallela a quella della comunità locale.
Una delle opere iconiche in legno che meglio interpreta la storia di Sutrio e il legno è il Presepe di Teno, che si può ammirare per tutto l’anno in una delle case più antiche del paese; è stato realizzato da Gaudenzio Straulino, vissuto nel ‘900, il quale ha ambientato l’opera nella località di origine e non com’è tradizione in Terrasanta. Il suo Presepe è infatti arricchito da riproduzioni in miniatura, alcune in movimento, che rappresentano l’architettura e le attività tipiche di un tempo le case, la chiesa del paese, le botteghe, i mulini, le segherie, le malghe, le operazioni della fienagione, il lavoro in falegnameria e altro. È uno splendido diorama che ci presenta Sutrio così com’era nella seconda metà del XX secolo.
Oggi, ‘Magia del legno’ sarà animata da bancarelle che presenteranno la mostra mercato di artigianato del legno, laboratori con dimostrazioni di scultura, ma anche di intaglio con le motoseghe, chioschi enogastronomici e laboratori a tema.
In alcuni luoghi caratteristici del paese si potrà avere la sensazione di fare un salto indietro nel tempo ammirando laboratori tematici, ma anche giochi per bimbi in legno amatissimi dagli ospiti più piccini. In altri siti del paese alcune donne in costume tipico della Carnia, sedute in cerchio saranno impegnate a dare dimostrazioni di filatura, cucito, ricamo.
Nei locali della vallata sarà possibile degustare menù tipici.
Tra le opere lignee che si possono ammirare oggi, ma saranno visibili anche nelle prossime settimane, c’è il Presepe che nelle festività natalizie del 2022 è stato esposto nella Città del Vaticano, in Piazza San Pietro, realizzato da artigiani e scultori del Friuli Venezia Giulia. Riportato a Sutrio da Roma, è arricchito da diciotto statue realizzate da undici artisti e illuminate da cinquanta punti luce.

Marco Morandini

28/08/2025

Con incontro con il Conte d’Attimis Maniago e il suo progetto di genuinità
Valorizzazione dei vitigni autoctoni e sostenibilità della lavorazione dei vigneti ‘ core business aziendale

Un sito storico dove nascono vini che raggiungono i mercati internazionali oltre gli Oceani

In via Sottomonte a Buttrio (UD) con la stampa agricola per parlare di turismo del vino

Un luogo dove il tempo si è fermato, o meglio, è stato virtualmente rallentato per esaltare l’essenza della civiltà contadina, delle tradizioni friulane e locali, per cogliere gli aspetti di maggior pregio dell’identità nel mondo rurale e recuperare la validità di metodi e tecniche dimenticate dal progresso, ma non ancora superate dalla ricerca di nuovi obiettivi da offrire ai degustatori, ma soprattutto al mercato, per privilegiare i sapori e i profumi autentici del prodotto vino.

Un sito apparentemente fermo nel tempo, ma in realtà mantenuto dal proprietario alla sua antica suggestione senza rinunciare all’innovazione tecnologica.

Questo sito iconico è la tenuta del Conte Alberto d’Attimis Maniago, adagiata sul lato esposto a Mezzogiorno del colle di Buttrio, in via Sottomonte.

Il complesso di origine medioevale è stato ampliato dal rinascimento ai nostri giorni, per adeguare il complesso e le attrezzature per la viticoltura alle tecnologie più attuali.
La visita dell’ARGA FVG (Associazione regionale della stampa agricola, agroalimentare, ambiente e territorio) guidata dal conte Alberto d’Attimis Maniago ha consentito al Presidente Carlo Morandini e agli altri giornalisti di scoprire le attrattive, le curiosità, i ‘segreti’ dell’azienda che nel 1585 Lavinia Freschi di Cuccana portò in dote a Pompeo di Maniago, della famiglia dei Maniago che la guida così ormai da diciotto generazioni.

Da allora, la sostenibilità, il rispetto di un territorio collinare di alto pregio paesaggistico e ambientale qual è quello dei Colli Orientali del Friuli, delle tradizioni locali e friulane, di una produzione genuina e custode del sapore e dei profumi originali delle varietà autoctone hanno guidato il cammino della Conte D’Attimis-Maniago fino ai nostri giorni.

Lo ha spiegato Alberto d’Attimis Maniago, che da decenni è ai vertici della Doc Colli Orientali e del Movimento del turismo del vino del Friuli Venezia Giulia, del quale è socio fondatore: -“il nostro percorso aziendale prevede la valorizzazione dei vitigni autoctoni quale espressione reale del territorio; una scelta che sta nel solco del rispetto della tradizione e di questo sito iconico, del quale è stato mantenuto l’aspetto delineato con lungimiranza nei secoli scorsi. La cura con la quale sono mantenuti i vigneti sul terreno collinare, che si apprezza nelle vedute dall’alto con i filari delle viti che seguono in modo regolare e ineccepibile l’andamento dei declivi e ruotano attorno ai rilievi quasi a volerli esaltare disegnando una mappa, stanno a dimostrare che anche la lavorazione dei campi è un’arte”.

Elementi qualificanti, quelli descritti dal titolare, che sono confermati dalla visita in cantina nella quale il ruolo dell’enologo è valorizzato alla pari di quello dei cantinieri, ai quali da decenni sono riservati gli spazi più adatti per poter seguire da vicino l’evoluzione del vino dalle uve all’imbottigliamento.
Come aggiunge Alberto d’Attimis Maniago anche nei macchinari per la vinificazione, come nei contenitori per la fermentazione dei mosti e la maturazione del vino si è preferito mantenere i metodi tradizionali.
Per esempio, i grandi serbatoi verticali in cemento realizzati nel primo dopoguerra consentono ai mosti di divenire vino senza interferire sul prodotto e non sono stati interamente sostituiti dalle botti in acciaio, perché consentono un rapporto più sincero con il vino, non ne alterano l’evoluzione.
Quasi un tempio progettato dallo zio di Alberto e dedicato alla cantina storica ideale, appare la torre ottagonale che è visibile anche all’esterno, nella quale le pareti sono costituite dai serbatoi, sempre in cemento, posizionati su due piani e chiusi con i portelli antichi ma ancora perfettamente efficienti.
All’interno si apprezza la possibilità di far operare contemporaneamente due tecnici rispettivamente al pianterreno e al primo piano; sono liberi di spostarsi tutt’attorno su un comodo ballatoio, e possono dialogare tra loro per scambiarsi le valutazioni e i suggerimenti sui tempi di evoluzione e sullo stato del prodotto enologico.
Una cura attenta e personalizzata da parte dei tecnici in azienda per i vini in produzione che come ha aggiunto Alberto è importante perché per realizzare i vini Conte D’Attimis- Maniago non vengono effettuati trattamenti o l’aggiunta di sostanze pur consentite, ma non naturali.

La visita si conclude nel locale di accoglienza, la vecchia stalla dell’azienda trasformata in lussuosa reception, splendida testimonianza dell’architettura rurale d’un tempo, con il pavimento che è stato mantenuto intatto, fatto con i ciottoli originali e con gli abbeveratoi sulle due pareti laterali.
Ma… manca ancora la degustazione, che si è svolta nelle stanze nobiliari arricchite dai quadri che raffigurano gli antichi personaggi della Famiglia. Il benvenuto in compagnia di Alberto e del figlio è accompagnato dalla fresca piacevolezza di Ri-Bu-La, Ribolla Gialla al 100 per cento metodo Martinotti, che valorizza la fragranza delle uve ed esalta il gusto dei prodotti della campagna.
Con i formaggi ecco il raro Tazzelenghe, una produzione limitata per l’intrigante rosso autoctono friulano robusto e indomabile, con i tannini decisi ma freschi, che regalano l’indimenticabile sensazione di poter tagliuzzare idealmente le papille gustative.
Ed ecco uno dei vini da invecchiamento iconici della cantina di Buttrio: il Pignolo. Si presta a una conservazione ben più lunga, ma quello degustato, 2013, ovvero di dodici anni, ha evidenziato le grandi potenzialità di questo vitigno con una componente tannica che non invecchia con la maturazione del prodotto.

All’incontro, assiema al vicepresidente di ARGA FVG, Claudio Soranzo, e al Presidente onorario, Amos D’Antoni, hanno partecipato anche le Presidentesse del Club per l’UNESCO di Udine, Renata Capria D’Aronco, e dell’Associazione Romeo e Giulietta in Friuli, Laura Zanelli, che hanno dato modo ad Alberto d’Attimis Maniago di soffermarsi sul turismo culturale e ambientale nella zona collinare, ma in particolare sul turismo del vino.
Per valorizzare l’intero territorio, da diversi anni gli ospiti possono utilizzare le e-bike per spostarsi tra i filari dell’azienda e i Colli orientali del Friuli.

In chiusura, il Presidente di ARGA FVG, Carlo Morandini, ha ricordato, parlando di turismo del vino, la figura di Piero Pittaro, che come ha evidenziato il Conte Alberto aveva iniziato a introdurre elementi innovativi in quello che aveva ribattezzato ‘Un Vigneto chiamato Friuli’, come la Casa del vino, e Franco Polidori, il collega di UNARGA Presidente di ARGA Toscana, scomparso nei giorni scorsi.
Marco Morandini

  Con   incontro con il Conte d’Attimis Maniago e il suo progetto di genuinitàValorizzazione dei vitigni autoctoni e sos...
28/08/2025

Con incontro con il Conte d’Attimis Maniago e il suo progetto di genuinità
Valorizzazione dei vitigni autoctoni e sostenibilità della lavorazione dei vigneti ‘ core business aziendale

Un sito storico dove nascono vini che raggiungono i mercati internazionali oltre gli Oceani

In via Sottomonte a Buttrio (UD) con la stampa agricola per parlare di turismo del vino

Un luogo dove il tempo si è fermato, o meglio, è stato virtualmente rallentato per esaltare l’essenza della civiltà contadina, delle tradizioni friulane e locali, per cogliere gli aspetti di maggior pregio dell’identità nel mondo rurale e recuperare la validità di metodi e tecniche dimenticate dal progresso, ma non ancora superate dalla ricerca di nuovi obiettivi da offrire ai degustatori, ma soprattutto al mercato, per privilegiare i sapori e i profumi autentici del prodotto vino.

Un sito apparentemente fermo nel tempo, ma in realtà mantenuto dal proprietario alla sua antica suggestione senza rinunciare all’innovazione tecnologica.

Questo sito iconico è la tenuta del Conte Alberto d’Attimis Maniago, adagiata sul lato esposto a Mezzogiorno del colle di Buttrio, in via Sottomonte.

Il complesso di origine medioevale è stato ampliato dal rinascimento ai nostri giorni, per adeguare il complesso e le attrezzature per la viticoltura alle tecnologie più attuali.
La visita dell’ARGA FVG (Associazione regionale della stampa agricola, agroalimentare, ambiente e territorio) guidata dal conte Alberto d’Attimis Maniago ha consentito al Presidente Carlo Morandini e agli altri giornalisti di scoprire le attrattive, le curiosità, i ‘segreti’ dell’azienda che nel 1585 Lavinia Freschi di Cuccana portò in dote a Pompeo di Maniago, della famiglia dei Maniago che la guida così ormai da diciotto generazioni.

Da allora, la sostenibilità, il rispetto di un territorio collinare di alto pregio paesaggistico e ambientale qual è quello dei Colli Orientali del Friuli, delle tradizioni locali e friulane, di una produzione genuina e custode del sapore e dei profumi originali delle varietà autoctone hanno guidato il cammino della Conte D’Attimis-Maniago fino ai nostri giorni.

Lo ha spiegato Alberto d’Attimis Maniago, che da decenni è ai vertici della Doc Colli Orientali e del Movimento del turismo del vino del Friuli Venezia Giulia, del quale è socio fondatore: -“il nostro percorso aziendale prevede la valorizzazione dei vitigni autoctoni quale espressione reale del territorio; una scelta che sta nel solco del rispetto della tradizione e di questo sito iconico, del quale è stato mantenuto l’aspetto delineato con lungimiranza nei secoli scorsi. La cura con la quale sono mantenuti i vigneti sul terreno collinare, che si apprezza nelle vedute dall’alto con i filari delle viti che seguono in modo regolare e ineccepibile l’andamento dei declivi e ruotano attorno ai rilievi quasi a volerli esaltare disegnando una mappa, stanno a dimostrare che anche la lavorazione dei campi è un’arte”.

Elementi qualificanti, quelli descritti dal titolare, che sono confermati dalla visita in cantina nella quale il ruolo dell’enologo è valorizzato alla pari di quello dei cantinieri, ai quali da decenni sono riservati gli spazi più adatti per poter seguire da vicino l’evoluzione del vino dalle uve all’imbottigliamento.
Come aggiunge Alberto d’Attimis Maniago anche nei macchinari per la vinificazione, come nei contenitori per la fermentazione dei mosti e la maturazione del vino si è preferito mantenere i metodi tradizionali.
Per esempio, i grandi serbatoi verticali in cemento realizzati nel primo dopoguerra consentono ai mosti di divenire vino senza interferire sul prodotto e non sono stati interamente sostituiti dalle botti in acciaio, perché consentono un rapporto più sincero con il vino, non ne alterano l’evoluzione.
Quasi un tempio progettato dallo zio di Alberto e dedicato alla cantina storica ideale, appare la torre ottagonale che è visibile anche all’esterno, nella quale le pareti sono costituite dai serbatoi, sempre in cemento, posizionati su due piani e chiusi con i portelli antichi ma ancora perfettamente efficienti.
All’interno si apprezza la possibilità di far operare contemporaneamente due tecnici rispettivamente al pianterreno e al primo piano; sono liberi di spostarsi tutt’attorno su un comodo ballatoio, e possono dialogare tra loro per scambiarsi le valutazioni e i suggerimenti sui tempi di evoluzione e sullo stato del prodotto enologico.
Una cura attenta e personalizzata da parte dei tecnici in azienda per i vini in produzione che come ha aggiunto Alberto è importante perché per realizzare i vini Conte D’Attimis- Maniago non vengono effettuati trattamenti o l’aggiunta di sostanze pur consentite, ma non naturali.

La visita si conclude nel locale di accoglienza, la vecchia stalla dell’azienda trasformata in lussuosa reception, splendida testimonianza dell’architettura rurale d’un tempo, con il pavimento che è stato mantenuto intatto, fatto con i ciottoli originali e con gli abbeveratoi sulle due pareti laterali.
Ma… manca ancora la degustazione, che si è svolta nelle stanze nobiliari arricchite dai quadri che raffigurano gli antichi personaggi della Famiglia. Il benvenuto in compagnia di Alberto e del figlio è accompagnato dalla fresca piacevolezza di Ri-Bu-La, Ribolla Gialla al 100 per cento metodo Martinotti, che valorizza la fragranza delle uve ed esalta il gusto dei prodotti della campagna.
Con i formaggi ecco il raro Tazzelenghe, una produzione limitata per l’intrigante rosso autoctono friulano robusto e indomabile, con i tannini decisi ma freschi, che regalano l’indimenticabile sensazione di poter tagliuzzare idealmente le papille gustative.
Ed ecco uno dei vini da invecchiamento iconici della cantina di Buttrio: il Pignolo. Si presta a una conservazione ben più lunga, ma quello degustato, 2013, ovvero di dodici anni, ha evidenziato le grandi potenzialità di questo vitigno con una componente tannica che non invecchia con la maturazione del prodotto.

All’incontro, assiema al vicepresidente di ARGA FVG, Claudio Soranzo, e al Presidente onorario, Amos D’Antoni, hanno partecipato anche le Presidentesse del Club per l’UNESCO di Udine, Renata Capria D’Aronco, e dell’Associazione Romeo e Giulietta in Friuli, Laura Zanelli, che hanno dato modo ad Alberto d’Attimis Maniago di soffermarsi sul turismo culturale e ambientale nella zona collinare, ma in particolare sul turismo del vino.
Per valorizzare l’intero territorio, da diversi anni gli ospiti possono utilizzare le e-bike per spostarsi tra i filari dell’azienda e i Colli orientali del Friuli.

In chiusura, il Presidente di ARGA FVG, Carlo Morandini, ha ricordato, parlando di turismo del vino, la figura di Piero Pittaro, che come ha evidenziato il Conte Alberto aveva iniziato a introdurre elementi innovativi in quello che aveva ribattezzato ‘Un Vigneto chiamato Friuli’, come la Casa del vino, e Franco Polidori, il collega di UNARGA Presidente di ARGA Toscana, scomparso nei giorni scorsi.
Marco Morandini

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