29/10/2025
Le immagini che ci arrivano dal Sudan sono relativamente poche. E quelle che raccontano meglio la gravità degli eventi sono troppo dure per poterle mostrare in televisione o mettere in pagina sui giornali. Un esempio: la foto di una mamma e del suo bambino impiccati insieme allo stesso albero.
150 mila morti in Sudan non li riusciamo a contemplare. La più grande crisi umanitaria del mondo, la più grande crisi di sfollati e di affamati del mondo, finché è descritta soltanto a parole non buca la nostra attenzione.
La guerra in Sudan è cominciata il 15 aprile del 2023 perché il generale a capo di una grande milizia paramilitare - le Forze di supporto rapido (Rsf) - ha sfidato il capo dell’esercito regolare con l’ambizione di prendersi tutto il Paese.
I miliziani delle Rsf usano la guerra come un pretesto per uccidere e stuprare nelle aree etnicamente africane, in un Paese che oggi è a maggioranza araba.
Alcune vittime degli stupri etnici, che sono riuscite a scappare in Ciad, hanno raccontato che, durante le violenze, lo slogan degli stupratori era: “I vostri figli saranno arabi”. Oppure: “Quest’anno tutte le ragazze di qui saranno incinte dei figli dei Janjaweed”.
Janjaweed significa “I demoni a cavallo”. È il vecchio nome delle Forze di supporto rapido, che poi lo hanno cambiato per darsi un tono più serio ma senza rivedere di conseguenza i loro metodi.
Vent’anni fa i Janjaweed furono responsabili di una campagna di uccisioni di massa di persone nere che fece 300 mila morti. Ora ce n’è un’altra, che va avanti da due anni.
Due giorni fa le Rsf sono entrare nella città di al Fasher, dove si erano riversati centinaia di migliaia di persone etnicamente africane in fuga, perché era l’unica grande città della zona dove i miliziani non fossero ancora arrivati.
Nelle immagini satellitari ad alta risoluzione si vedono grandi chiazze di sangue nella sabbia che indicano i punti delle città dove, nelle ultime 48 ore, sono avvenute le uccisioni. Ma le immagini più esplicite sono quelle postate sui social network dagli stessi miliziani.
Ne parla nella nuova puntata di Stories. Si ascolta sulle principali piattaforme audio gratuite e al link in bio.