18/09/2025
Netanyahu vorrebbe convincere chi lo ascolta che l’invasione di Gaza City è la spallata definitiva a Hamas, che lo costringerà ad arrendersi, a consegnare le armi, a consegnare gli ostaggi.
Ma non gli crede più neppure il capo delle sue Forze armate, che quando il primo ministro ha ordinato la conquista della città più grande della Striscia dicendo che serviva a mettere Hamas spalle al muro e farla finita, gli ha fatto notare: lo avevi detto anche quando c’era da conquistare Rafah. Non aveva funzionato.
Ve la ricordate Rafah?
L’unica città, all’epoca, dove l’esercito israeliano non fosse ancora arrivato. L’ultima porzione di Striscia nel sud dove si erano ammassati centinaia di migliaia di palestinesi in fuga.
L’immagine generata con l’Intelligenza artificiale “All eyes on Rafah” compariva ovunque sui nostri smartphone. Il presidente Joe Biden aveva detto a Israele di non farlo, di risparmiare almeno Rafah. Poi le Forze armate israeliane l’avevo invasa comunque e non era successo niente.
La “pressione militare” contro Rafah avrebbe dovuto spaventare Hamas, spingerlo a cedere e a consegnare gli ostaggi – era la giustificazione portata. Ma gli ostaggi liberati all’epoca e con quel metodo erano stati zero.
Stando ai resoconti di canale 12 e canale 13, solitamente ben informati, alle ultime riunioni del gabinetto di guerra il capo delle Forze armate, il generale Zamir, ha perso la sua compostezza. Mentre spiegava perché non era d’accordo con l’invasione di Gaza City, ha litigato con i ministri più estremisti, Ben-Gvir e Smotrich, che non hanno mai nascosto il loro obiettivo: occupare la Striscia per sempre.
La discussione sul precedente di Rafah è cruciale: doveva essere “l’assalto finale”, definitivo, e non lo è stato. Neppure i vertici militari israeliani credono che questa volta sarà diverso.
Ne parla Cecilia Sala nella nuova puntata di Stories. Si ascolta sulle principali piattaforme audio gratuite e al link in bio.