20/10/2025
Non si rinasce togliendo una parte di sé
C’è un racconto che tante donne conoscono, quello del medico che, con voce rassicurante, dice “Vedrà, dopo l’isterectomia starà meglio. Niente più dolori, niente più mestruazioni. Sarà una liberazione.”
Ma non è una rinascita. È una perdita.
L’utero non è un fardello da cui liberarsi, è parte di noi, del nostro equilibrio, della nostra identità, del nostro sentire più profondo.
È invisibile, sì, ma non per questo irrilevante.
È come togliere il centro di gravità del corpo e dire che così si vola meglio.
Immagina se a un uomo dicessero che togliere i testicoli è una buona notizia, che così non avrà più fastidi, che “rinascerà”. Lo chiamerebbero trauma, non cura.
Allora perché, quando succede a una donna, deve diventare un modo per “semplificare la vita”?
Non serve romanticizzare una ferita per renderla accettabile.
Serve rispetto, ascolto, e la libertà di scegliere con consapevolezza, non con leggerezza.
Diamo voce a ciò che non si vede, ma che pesa, vive, e sente.