Slow News. Buona informazione. Slow News è qui per questo. Per fotografare alcuni istanti del flusso e “salvarli”.
Il flusso di informazioni in rete ha dimensioni e velocità spropositate, tanto da rendere impossibile il tentativo di cogliere tutto: essere stimolati di continuo rischia di equivalere a non essere stimolati affatto. L'antidoto al bombardamento informativo indiscriminato è ritagliarsi del tempo per letture di qualità, filtrarle, selezionarle, rallentare. E magari, per farlo, affidarsi ai consigli
di un gruppo di professionisti che lavora sul web nel mondo dell’informazione: un gruppo di “curatori personali” (così come esistono i “personal trainer”). Per offrirvi un paio d’ore di letture valide, interessanti, da non perdere, ogni settimana. Slow News è una newsletter spedita due volte la settimana, dal costo molto contenuto, che trova per voi articoli scritti bene su argomenti interessanti e ve li sottopone: una piccola e confortevole camera insonorizzata che vi preserva dal rumore di fondo.
30/11/2025
Cose che restano raccoglie i nostri consigli di lettura, visione e ascolto: un suggerimento al giorno, ciascuno raccolto in una newsletter settimanale che arriva di domenica
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23/11/2025
🌾 Cose che restano — 17 > 21 novembre
Cinque storie per guardare il mondo senza filtri e senza scorciatoie.
🚲 La lentezza non è un’ideologia
A Olbia la Città 30 ha migliorato la vita di tutti. A Roma 300 auto in corteo non sono riuscite nemmeno a muoversi. La mobilità dolce non è “di sinistra”: è buon senso.
🎥 No Other Land
Il documentario palestinese-israeliano che ha vinto l’Oscar 2025 e che molti non vogliono farci vedere. Duro, necessario. Da guardare e condividere.
🌍 Fuori i lobbisti dalle COP
Alle conferenze sul clima ci sono più lobbisti dei combustibili fossili che delegati dei paesi più vulnerabili. Un report fondamentale per capire perché non cambia mai nulla.
🌱 L’importanza degli outsider
Le innovazioni più radicali arrivano spesso dai percorsi non accademici. Eppure oggi per gli outsider c’è sempre meno spazio. Un articolo che ribalta lo sguardo.
📑 L’epoca della burocratizzazione totale
David Graeber spiegava già nel 2015 come burocrazia e potere si siano fusi, soffocando tutto il resto. Una conferenza che parla chiarissimo al nostro presente.
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20/11/2025
ᴘᴏᴠᴇʀɪ ᴘʀᴏᴘʀɪᴇᴛᴀʀɪ
Due date, due città, due scene che sembrano di guerra.
14 ottobre: tre carabinieri muoiono in un’esplosione durante uno sfratto.
23 ottobre: a Bologna famiglie, bambini, persino disabili, manganellati per lasciare le loro case.
Questi non sono episodi isolati. Sono il volto della crisi abitativa in Italia.
🔹 81.000 provvedimenti di sfratto nel 2024
🔹 21.337 eseguiti con la forza pubblica
🔹 106 famiglie cacciate ogni giorno
La casa è trattata come merce, non come diritto.
E mentre milioni di immobili restano vuoti, migliaia di famiglie vengono espulse.
La battaglia per la casa non è pietà: è giustizia.
È decidere che società vogliamo costruire: fondata sulla rendita o sulla dignità.
Questa e tutte le puntate di Slowly, il podcast di Slow News, sono su Substack, link nei commenti 👇
La cosa che resta di oggi è un film che non si dimentica.
No Other Land, Oscar 2025, racconta cinque anni di resistenza palestinese attraverso gli occhi di un collettivo israelo-palestinese.
Un’ora e mezza di distruzioni, villaggi cancellati, vite sospese.
È duro, crudo, necessario.
E non basta guardarlo: va fatto circolare, condiviso, raccontato.
Perché ci sono storie che restano solo se qualcuno sceglie di non distogliere lo sguardo
Una delle cose che restano più dure e necessarie che abbiamo scelto in questa rubrica: non solo vale la pena di essere visto, ma ha bisogno di...
18/11/2025
La lentezza non è un’ideologia.
Olbia lo ha dimostrato nel 2023, diventando la prima Città 30 in Italia: meno velocità, meno auto, più qualità della vita. Eppure, domenica a Roma, invitate a manifestare da Fratelli d’Italia, 300 macchine ferme in un ingorgo hanno protestato contro piste ciclabili e mobilità dolce, gridando al “pericolo ideologico”. Non è ideologia, è buon senso. Ridurre le auto significa città più sicure, più vivibili, più giuste. Diffondiamo anticorpi contro questa narrazione tossica: la mobilità sostenibile non è di destra o di sinistra. È semplicemente una scelta di civiltà. 🚲🌍
Dalla Repubblica Ceca alla Romania, le storie di Aneta Suchá e Maria Coré mostrano che l’inclusione non è uno slogan, ma un lavoro quotidiano: riconoscere, ascoltare, costruire alleanze tra scuole, famiglie e istituzioni.
Quando l’educazione è segregata, a pagare sono tutti.
Quando è condivisa, a crescere è un’intera comunità.
Serve coraggio, serve metodo, serve fiducia.
Ma soprattutto serve una cosa semplice e radicale: non lasciare indietro nessuno.
I tre episodi della serie "Tutti a scuola" sono realizzati con il contributo del Journalismfund Europe
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17/11/2025
📚 Cose che restano — 10 > 14 novembre
Cinque storie, cinque prospettive, cinque modi di guardare il mondo senza perdere il fiato.
⚫ Senza respiro
Mentre i giornali inseguono la libertà vigilata di Sarkozy, nelle carceri italiane si muore sempre di più: 246 morti nel 2024, quasi il doppio rispetto a trent’anni fa.
Il sovraffollamento è diventato normalità, ma la normalità non dovrebbe uccidere.
👉 La cosa che resta è il nuovo rapporto di Antigone: Senza respiro.
🎥 Verso un terzo cinema
Nel 1969 Solanas e Getino immaginavano un cinema libero: né industria né autore chiuso nella sua torre d’avorio, ma un cinema che diventa strumento politico, clandestino, collettivo.
Un cinema che non si guarda: si fa.
👉 Un manifesto che oggi parla con forza, mentre la politica prova di nuovo a mettere le mani sulla cultura.
🚲 La crociata dei bambini (contro le auto)
C’è una storia a Milano che vale più di mille polemiche: la Massa Marmocchi, bambini che da dieci anni reclamano il diritto a muoversi senza paura.
Mentre politici confondono ciclabilità e “limitazioni della libertà”, è bene ricordare chi la libertà la perde davvero: i più piccoli.
👉 Una storia a fumetti della R***e, disegnata da Giovanni Gastaldi.
📚 Oltre il p***o maschilista
L’Agcom vuole controllare l’età degli utenti dei siti p***o. Nessuno, però, si chiede che cosa ci sia dentro quel p***o.
Lo raccontava già Ovidie nel 2003: la p***ografia mainstream è maschilista, stereotipata, e non rappresenta quasi nessuno.
👉 Una cosa che resta fatta di domande scomode, libri da cercare, articoli da rileggere.
🎾 Il tie-break del secolo
Wimbledon, 5 luglio 1980. Borg contro McEnroe. 34 punti, 22 minuti, un duello che sembra arrivare da un altro pianeta.
Rivederlo oggi — con le Finals di Torino in sottofondo — fa capire quanto lo sport sia cambiato, e quanto resti potente guardare indietro.
👉 Una piccola meraviglia, tutta da vedere.
🟡 Cose che restano è un promemoria quotidiano: nel rumore del presente, ci sono ancora frammenti che vale la pena tenere stretti.
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13/11/2025
Il giornalismo in Italia è ancora un privilegio: scuole carissime, tirocini sottopagati, selezioni che premiano chi può permetterselo. Tra rette da 20mila euro, trasferimenti obbligati nelle grandi città e una gavetta fatta di precarietà, il talento non basta: serve un paracadute economico. Le conseguenze sono ovunque — nel divario di genere, nei limiti geografici, nelle reti di contatti riservate a pochi. Il risultato è un’informazione più povera, meno libera, meno coraggiosa. Finché le condizioni strutturali non cambieranno, sostenere un giornalismo diverso significa scegliere chi prova a farlo davvero.
Ascolta la nuova puntata di Slowly, il podcast di Slow News a cura di Alberto Puliafito,
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11/11/2025
a cosa che resta di oggi è un manifesto potente, scritto nel 1969 da Fernando Solanas e Octavio Getino, che rivoluziona il modo di pensare il cinema.
Hollywood intrattiene. Il cinema d’autore emoziona. Ma Solanas e Getino propongono un terzo cinema: clandestino, politico, radicale. Un cinema che esce dalle sale, sfida le censure e trasforma gli spettatori in attivisti.
In un momento in cui la politica vuole tagliare i fondi al cinema, questo manifesto ci ricorda che il cinema può essere libero, militante, necessario.
📌 Il manifesto è la cosa che resta di oggi. Perché il cinema non è solo arte: è azione
La cosa che resta di oggi parla di cinema e di politica ed è un manifesto di 23 pagine, pubblicato nel 1969 sulla rivista Tricontinental
10/11/2025
Mentre i media parlano della libertà vigilata concessa a Sarkozy dopo meno di un mese di carcere, nelle carceri italiane si continua a morire nel silenzio generale. In 30 anni, oltre 5.400 persone hanno perso la vita dietro le sbarre. Solo nel 2024, i decessi sono stati 246 — quasi il doppio rispetto al 1994.
Sovraffollamento, degrado strutturale, condizioni disumane: tutto questo accade senza fare notizia.
📌 Oggi abbiamo scelto di condividere il rapporto sulle carceri italiane di Antigone, giunto alla sua 21ª edizione. Perché la cosa che resta è la realtà che nessuno vuole guardare
Mentre Sarkozy esce di carcere dopo meno di un mese, in Italia migliaia di detenuti soffrono “senza respiro” in carcere sovraffollate e...
08/11/2025
«Non abbiamo scelto la convergenza: è la convergenza che ha scelto noi.»
Dario Salvetti, del Collettivo di Fabbrica GKN, riflette sulla ricomposizione delle lotte in un tempo in cui la guerra, il lavoro e la comunicazione si intrecciano.
Dalle piazze per la Palestina alla riconversione ecologica, fino all’urgenza di una “flotta dell’informazione dal basso”: un’intervista che parla di potere, resistenza e possibilità.
Dario Salvetti (GKN): «Serve una flotta dell’informazione del movimento». La convergenza nella lotta e nella comunicazione
06/11/2025
🌹 Una giornata storica a New York: per la prima volta, la città ha eletto un sindaco socialista. Zohran Mamdani, 34 anni, figlio di immigrati e musulmano, guiderà la metropoli per i prossimi 4 anni.
In un clima di tensione e reazioni tiepide, anche da chi si dice progressista, oggi rileggiamo Come sono diventato socialista di Jack London (1905). Un racconto che non è solo autobiografia, ma una scelta di campo: tra privilegi e individualismo, o tra gli ultimi, gli sfruttati, i dimenticati.
Per capire da che parte stare, a volte basta una storia. E questa è una di quelle. ✊
Un racconto del 1905 di Jack London, che scegliamo per festeggiare una bellissima notizia che è arrivata durante la notte da New York
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C’era una volta un mondo in cui le notizie sui giornali urlavano sempre di cose incredibili, sconvolgenti, assurde, pazzesche. Era un mondo in cui ogni giorno una nuova polemica infiammava i luoghi della socialità collettiva, dai bar ai social network, un mondo polarizzato, diviso in tifoserie, dominato dal sarcasmo, dalle reazioni istantanee, dalla polemica, dalla furia, dalla morbosità.
In quel mondo, i sentimenti primari e gli istinti più bestiali come la paura, la rabbia, l’indignazione o il terrore venivano creati dai principali giornali per attirare l’attenzione delle persone con titoli ingannevoli, urlati e shoccanti.
L’attenzione della gente, in quel mondo, era una merce di scambio. Veniva accumulata dai giornali e venduta agli inserzionisti della pubblicità, che versavano loro in cambio i soldi che servivano per tenerli a galla e farli sopravvivere.
Poi, un giorno, alcune donne e alcuni uomini che lavoravano per quei giornali, stanchi di ingannare chi li leggeva e stufi di parlare soltanto delle cose che venivano loro dettate dall’agenda di chi metteva i soldi, ovvero della pubblicità, decisero che le cose si potevano fare in modo diverso e che era il momento di provarci.
Fu così che, in tanti luoghi diversi del mondo, senza nemmeno sapere dell’esistenza gli uni degli altri, quelle donne e quegli uomini crearono dei giornali nuovi, liberi, senza pubblicità e senza padroni che decidessero al posto loro di cosa parlare, giornali che avevano al centro i propri lettori e che non urlavano più.
Attorno a loro, piano piano, si crearono delle comunità di persone che divennero sempre più grandi. Le prime lettrici e i primi lettori, finalmente coinvolti nel giornalismo che leggevano, ne parlarono ai loro amici, ai loro parenti, ai loro conoscenti e sempre più persone iniziarono a frequentare quei luoghi virtuali e fisici che si creavano intorno a quei nuovi giornali. E alla fine…
Alla fine cosa successe? Ancora non sappiamo come andrà a finire. Sappiamo solo che una di quelle lettrici o uno di quei lettori sei tu. E Slow News, dal 2014, è uno di quei giornali.
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