Fra caduche spoglie. Cara beltà.

Fra caduche spoglie. Cara beltà. Alla ricerca della Bellezza (con la B maiuscola) nella vita feriale. È una redazione culturale.

Immagini significative e pensieri utili alla nostra esistenza, correlati fra loro.

  (Palermo)13 agosto h 20.15
21/07/2025

(Palermo)
13 agosto h 20.15

♦️ Padre Francesco Ielpo  lunedì 21 luglio alle ore 14 italiane farà il suo ingresso solenne a Gerusalemme, come nuovo C...
21/07/2025

♦️ Padre Francesco Ielpo lunedì 21 luglio alle ore 14 italiane farà il suo ingresso solenne a Gerusalemme, come nuovo Custode di Terra Santa.

♦️ La cerimonia di insediamento sarà trasmessa in diretta sul sito ufficiale della Custodia: https://cdn.cmc-terrasanta.com/it/live

Da leggere!Da "il manifesto"   Appello al Papa 19 luglio 2025Santo Padre,credenti di tutte le fedi, e semplici persone s...
20/07/2025

Da leggere!

Da "il manifesto"
Appello al Papa
19 luglio 2025

Santo Padre,

credenti di tutte le fedi, e semplici persone senza altra fede che quella in ciò che è dovuto agli umani, oggi si stringono a lei nel ricordo delle parole con cui inaugurò il suo pontificato – l’augurio, rivolto ai vivi di tutta la terra, di una pace disarmata e disarmante. Lo fanno non solo guardando ai cattolici di Gaza, ma a tutti gli innocenti sterminati, menomati, privati di casa e cibo e scuola e memoria e futuro e speranza, nella striscia di Gaza dove le ruspe israeliane stanno da qualche giorno demolendo tutto quello che le bombe avevano risparmiato, e anche in Cisgiordania dove la violenza incontrollata dei coloni imperversa, assassinando impunemente chiunque, bruciando case e villaggi.

Abbiamo saputo che il Patriarca latino di Gerusalemme è entrato a Gaza con tutti gli aiuti che poteva portare. Ma molti di noi si chiedono: perché non ci va il papa, a Gaza, perché non leva la sua voce al cielo di Rafah, di Khan Yunis, di Gaza City, di Al Zaytun? Non sarebbe più grande l’aiuto che oggi ne verrebbe anche all’umanità intera sfigurata dallo sterminio inesorabile e quotidianamente documentato di un popolo già da tanto tempo privato della sua terra, della sua libertà e dignità?

Lei, Santo Padre, leverebbe la sua voce che per un miliardo e mezzo di persone in questo mondo è quella del vicario di Cristo – mite forse ma di pura fiamma: «Si addice alla Parola la temperatura del fuoco» (Mario Luzi).

Ma non solo i cattolici, non solo il mondo cristiano, non solo i fedeli di ogni religione: l’umanità intera oggi l’ascolterebbe, questa sua voce, supplicando che si levi più alta della vergogna dei potenti, che potrebbero impedire l’ecatombe e invece la sostengono, che potrebbero gridare basta e invece tacciono. Che affianchi la voce troppo flebile o violentemente tacitata dell’Onu. Che supplisca alla voce della nostra Europa, la quale oggi ha strappato le sue radici – non di sangue e terra ma di carta e ragioni universali, e tanto vilmente ha taciuto, e ancora tace. Che sopravanzi la voce delle sue Americhe, e soprattutto di quella di cui parla la lingua materna, e i cui attuali governanti corsero in San Pietro a renderle omaggio, a cercare una complicità che fu negata.

Abbiamo saputo che il premier israeliano l’ha personalmente invitata in Israele. È vero, l’uomo è oggi accusato di crimini di guerra dalla Corte Penale Internazionale, è vero, porta la responsabilità istituzionale che per la Corte Internazionale di Giustizia grava su Israele chiamato in giudizio con l’accusa di genocidio. Ma se fosse questo invito, dettato da ciniche strategie geopolitiche, la porta per entrare non in Israele ma in Gaza, lei potrebbe farsi guida delle persone, delle genti innumerevoli pronti a seguirla oltre quella soglia, a testimoniare per lei, ad accompagnare la sua voce con il nostro grido o in silenzio, come ci chiederà. Potrebbe, anche, recare conforto ai tanti giusti di Israele – e della diaspora – che non ci stanno, a questo «suicidio di Israele». Perché oggi Gaza è «porta dell’universo per i vivi» (Ibrahim Nasrallah, Maria di Gaza).

Firmato da
•Roberta De Monticelli, già docente alle Università di Ginevra e San Raffaele Milano;
•Giacomo Costa, già docente all'Università di Pisa;
•Tommaso Greco, docente all’Università di Pisa;
•Sergio Massironi, docente all’Università Cattolica.

📷 Palestinesi sfollati in attesa di un pasto a Beit Lahiya
Ap/Abdel Kareem Hana

Gaza City, 17 luglio 2025Attacco alla parrocchia della Sacra Famiglia ♡
19/07/2025

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Attacco alla parrocchia della Sacra Famiglia ♡

Un video di 4 minuti che fa capire che tutto rinvia al Tutto: al Padre che porta a compimento le cose.
19/07/2025

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RACCONTO DI UN'ESPERIENZA DI LAVORO la vetrata per il Monastero delle Clarisse di Erice.

Salvador de Bahia - Brasile
18/07/2025

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A Salvador de Bahia un gruppo di studenti insieme ad alcuni adulti incontrano l’arte di Jackson Po***ck e il jazz di Miles Davis e John Coltrane. Un percorso guidato per riscoprire il gusto delle domande profonde e cercare risposte

Messaggio di Leone XIV per la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani[27 luglio 2025]"Beato chi non ha perduto la su...
18/07/2025

Messaggio di Leone XIV per la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani
[27 luglio 2025]

"Beato chi non ha perduto la sua speranza" (Sir 14,2)

Cari fratelli e sorelle,

il Giubileo che stiamo vivendo ci aiuta a scoprire che la speranza è fonte di gioia sempre, ad ogni età. Quando, poi, essa è temprata dal fuoco di una lunga esistenza, diventa fonte di una beatitudine piena.

La Sacra Scrittura presenta diversi casi di uomini e donne già avanti negli anni, che il Signore coinvolge nei suoi disegni di salvezza. Pensiamo ad Abramo e Sara: ormai anziani, restano increduli davanti alla parola di Dio, che promette loro un figlio. L’impossibilità di generare sembrava aver chiuso il loro sguardo di speranza sul futuro.

Non diversa è la reazione di Zaccaria all’annuncio della nascita di Giovanni il Battista: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni» (Lc 1,18). Vecchiaia, sterilità, declino sembrano spegnere le speranze di vita e di fecondità di tutti questi uomini e donne. E anche la domanda che Nicodemo pone a Gesù, quando il Maestro gli parla di una “nuova nascita”, sembra puramente retorica: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?» (Gv 3,4). Eppure ogni volta, davanti a una risposta apparentemente scontata, il Signore sorprende i suoi interlocutori con un intervento di salvezza.

Gli anziani, segni di speranza

Nella Bibbia, Dio più volte mostra la sua provvidenza rivolgendosi a persone avanti negli anni. Così avviene, oltre che per Abramo, Sara, Zaccaria ed Elisabetta, pure per Mosè, chiamato a liberare il suo popolo quando aveva ben ottant’anni (cfr Es 7,7). Con queste scelte, ci insegna che ai suoi occhi la vecchiaia è un tempo di benedizione e di grazia e che gli anziani, per Lui, sono i primi testimoni di speranza. «Cos’è mai questo tempo della vecchiaia? – si domanda al riguardo Sant’Agostino – Ti risponde qui Dio: “Oh, venga meno per davvero la tua forza, affinché in te resti la forza mia e tu possa dire con l’Apostolo: Quando sono debole, allora sono forte”» (Super Ps. 70, 11). Il fatto che il numero di quelli che sono avanti negli anni sia oggi in aumento diventa allora per noi un segno dei tempi che siamo chiamati a discernere, per leggere bene la storia che viviamo.

La vita della Chiesa e del mondo, infatti, si comprende solo nel susseguirsi delle generazioni, e abbracciare un anziano ci aiuta a capire che la storia non si esaurisce nel presente, né si consuma tra incontri veloci e relazioni frammentarie, ma si snoda verso il futuro. Nel libro della Genesi troviamo il commovente episodio della benedizione data da Giacobbe, ormai vecchio, ai suoi nipoti, i figli di Giuseppe: le sue parole li spronano a guardare con speranza al futuro, come al tempo delle promesse di Dio (Gen 48,8-20). Se dunque è vero che la fragilità degli anziani necessita del vigore dei giovani, è altrettanto vero che l’inesperienza dei giovani ha bisogno della testimonianza degli anziani per progettare con saggezza l’avve**re. Quanto spesso i nostri nonni sono stati per noi esempio di fede e di devozione, di virtù civiche e impegno sociale, di memoria e di perseveranza nelle prove! Questa bella eredità, che ci hanno consegnato con speranza e amore, non sarà mai abbastanza, per noi, motivo di gratitudine e di coerenza.

Segni di speranza per gli anziani

Il Giubileo, fin dalle sue origini bibliche, ha rappresentato un tempo di liberazione: gli schiavi venivano affrancati, i debiti condonati, le terre restituite ai proprietari originari. Era un momento di restaurazione dell’ordine sociale voluto da Dio, in cui si sanavano le disuguaglianze e le oppressioni accumulate negli anni. Gesù rinnova questi eventi di liberazione quando, nella sinagoga di Nazaret, proclama il lieto annuncio ai poveri, la vista dei ciechi, la liberazione dei prigionieri e il ritorno alla libertà per gli oppressi (cfr Lc 4,16-21).

Guardando alle persone anziane in questa prospettiva giubilare, anche noi siamo chiamati a vivere con loro una liberazione, soprattutto dalla solitudine e dall’abbandono. Questo anno è il momento propizio per realizzarla: la fedeltà di Dio alle sue promesse ci insegna che c’è una beatitudine nella vecchiaia, una gioia autenticamente evangelica, che ci chiede di abbattere i muri dell’indifferenza, nella quale gli anziani sono spesso rinchiusi. Le nostre società, ad ogni latitudine, si stanno abituando troppo spesso a lasciare che una parte così importante e ricca della loro compagine venga tenuta ai margini e dimenticata.

Davanti a questa situazione, è necessario un cambio di passo, che testimoni un’assunzione di responsabilità da parte di tutta la Chiesa. Ogni parrocchia, ogni associazione, ogni gruppo ecclesiale è chiamato a diventare protagonista della “rivoluzione” della gratitudine e della cura, da realizzare facendo visita frequentemente agli anziani, creando per loro e con loro reti di sostegno e di preghiera, intessendo relazioni che possano donare speranza e dignità a chi si sente dimenticato. La speranza cristiana ci spinge sempre a osare di più, a pensare in grande, a non accontentarci dello status quo. Nella fattispecie, a lavorare per un cambiamento che restituisca agli anziani stima e affetto.

Per questo, Papa Francesco ha voluto che la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani si celebrasse anzitutto incontrando chi è solo. E per la medesima ragione, si è deciso che quanti non potranno ve**re a Roma, quest’anno, in pellegrinaggio, possano «conseguire l’Indulgenza giubilare se si recheranno a rendere visita per un congruo tempo agli anziani in solitudine, […] quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro (cfr Mt 25, 34-36)» (Penitenzieria Apostolica, Norme sulla Concessione dell’Indulgenza Giubilare, III). Visitare un anziano è un modo per incontrare Gesù, che ci libera dall’indifferenza e dalla solitudine.

Da anziani si può sperare

Il libro del Siracide afferma che la beatitudine è di coloro che non hanno perso la propria speranza (cfr 14,2), lasciando intendere che nella nostra vita – specie se lunga – possono esserci tanti motivi per volgersi con lo sguardo indietro, piuttosto che al futuro. Eppure, come scrisse Papa Francesco durante il suo ultimo ricovero in ospedale, «il nostro fisico è debole ma, anche così, niente può impedirci di amare, di pregare, di donare noi stessi, di essere l’uno per l’altro, nella fede, segni luminosi di speranza» (Angelus, 16 marzo 2025). Abbiamo una libertà che nessuna difficoltà può toglierci: quella di amare e di pregare. Tutti, sempre, possiamo amare e pregare.

Il bene che vogliamo ai nostri cari – al coniuge col quale abbiamo passato gran parte della vita, ai figli, ai nipoti che rallegrano le nostre giornate – non si spegne quando le forze svaniscono. Anzi, spesso è proprio il loro affetto a risvegliare le nostre energie, portandoci speranza e conforto.

Questi segni di vitalità dell’amore, che hanno la loro radice in Dio stesso, ci danno coraggio e ci ricordano che «se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno» (2Cor 4,16). Soprattutto da anziani, dunque, perseveriamo fiduciosi nel Signore. Lasciamoci rinnovare ogni giorno dall’incontro con Lui, nella preghiera e nella santa Messa. Trasmettiamo con amore la fede che abbiamo vissuto per tanti anni, in famiglia e negli incontri quotidiani: lodiamo sempre Dio per la sua benevolenza, coltiviamo l’unità con i nostri cari, allarghiamo il nostro cuore a chi è più lontano e, in particolare, a chi vive nel bisogno. Saremo segni di speranza, ad ogni età.

Dal Vaticano, 26 giugno 2025

LEONE PP. XIV

Vatican News - GazaCard PizzaballaThe Holy Family Church, the only Catholic church in Gaza, was struck by an Israeli she...
17/07/2025

Vatican News - Gaza
Card Pizzaballa

The Holy Family Church, the only Catholic church in Gaza, was struck by an Israeli shell on Thursday morning, resulting in several injuries, including the parish priest, Father Gabriel Romanelli.

Cardinal Pierbattista Pizzaballa, the Latin Patriarch of Jerusalem, told Vatican News that four people were seriously wounded, of whom two are facing life-threatening injuries.

"We must first understand what happened, what must be done to protect our people, seek to ensure that these things do not happen again, and then see what we should do," said Patriarch Pizzaballa. "But certainly we will never leave them on their own."

Santa RosaliaW la SantuzzaBy Creazioni d'Arte Finissima
16/07/2025

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