20/12/2025
Amici ecco il ritorno delle Storie di Vittorio 'O Senzatiempo. Stasera ci delizierà con la nascita di Napoli e l'incontro con due delle figure più importanti della storia di Napoli, ma non voglio anticiparvi altro.
Buona lettura.
6ª Puntata – L’Uovo e la Sirena
Stasera vi racconto un fatto strano, che poi ho capito solo negli anni, un'incontro che mi ha fatto diventare quello che sono, un Napoletano.
Prima che Napoli fosse Napoli, prima ancora che il Vesuvio diventasse il gigante che conosciamo oggi, c’era solo una grande montagna che scendeva dolce verso il mare.
Il golfo era una conca verde, piena di silenzi, con qualche sparuto insediamento qua e là, e un mare limpido come il vetro. Io ero lì, con la mia passione per la pesca e quella sera
mentre cambiavo il peso alla mia infallibile canna da pesca, quando il mare iniziò a muoversi in modo strano. Le acque si fecero più scure, poi si aprirono come se respirassero.
Dalle profondità emerse una figura. Non era un pesce, non era una donna. Era entrambe le cose.
Una Sirena.
La sua coda luccicava sotto la luna, ma i suoi occhi… ah, i suoi occhi avevano dentro tutto il mare e tutto il fuoco del mondo. Sembrava ferita, stanca, senza più forza.
Mi avvicinai di scatto, le tesi una mano e la issai in barca.
«Chi sei?» le chiesi, togliendole i capelli bagnati dagli occhi.
«Mi chiamo Partenope,» sussurrò con voce fioca.
«Il mio canto non incanta più. Gli uomini hanno smesso di ascoltare. Ulisse… mi ha sfidato, e il mio cuore non trova più pace.»
Restai muto. Quella creatura sembrava la malinconia fatta carne.
La guardai e dissi piano: «Cosa posso fare per te?»
Lei non rispose. Il vento le accarezzava i capelli come se volesse consolarla. Così, senza dire altro, remando piano, la portai verso la riva, alle foci del Sebeto.
L’adagiai su uno scoglio e rimasi lì, accanto a lei, finché il primo raggio dell’alba la illuminò.
Fu allora che la vidi dissolversi, come polvere nel vento. Una polvere azzurra che si posò dolcemente sullo scoglio.
E in quel momento, qualcosa cambiò per sempre.
Da quella polvere, da quel dolore e da quel amore, nacque Napoli.
Una città che profuma di mare e nostalgia, dove ogni sorriso nasconde una ferita, e ogni ferita sa ancora sorridere.
Io, da quel giorno, non me ne sono più andato. Napoli mi aveva scelto, e io avevo scelto lei.
Ma quella, amici miei, era solo la prima parte della mia storia con questo luogo incantato.
Anni dopo, proprio su quello scoglio di Megaride, vidi sorgere un castello, e con esso incontrai un uomo diverso da tutti gli altri: si chiamava Virgilio.
Era seduto accanto a una lanterna, intento a mescolare qualcosa in una piccola ciotola d’oro.
Mi avvicinai, incuriosito.
«Che fai, maestro?» chiesi.
Lui alzò lo sguardo, con un sorriso sottile.
«Creo la sorte di questa città,» rispose.
Poi prese un piccolo uovo tra le mani, lo osservò in controluce e aggiunse:
«Dentro questo uovo ho messo il destino di Napoli. Finché resterà intatto, anche la città sarà salva.»
Lo guardai perplesso, non sapendo se ridere o restare in silenzio.
«E dove lo metterai, quest’uovo?»
Virgilio rise piano, quasi come un bambino che custodisce un segreto.
«Lo nasconderò sotto le fondamenta di questo castello, che ancora deve nascere. Lo chiameranno Castel dell’Ovo. E ogni volta che Napoli tremerà, qualcuno penserà che l’uovo si sia incrinato.»
Ci fu un attimo di silenzio. Il mare respirava lento, come se anche lui ascoltasse.
Poi Virgilio mi guardò e disse:
«Tu, Vittorio, resterai qui. Napoli ha bisogno di occhi che ricordino.»
Da quella notte, ogni volta che passo sotto il Castel dell’Ovo, sento un’energia antica, un respiro che non appartiene al presente.
Forse è Partenope che veglia, o forse è l’uovo di Virgilio che ancora protegge la città.
Ma una cosa la so, amici miei: Napoli non vive nel tempo. Napoli è il tempo.
E io, Vittorio ’O Senzatiempo, sono solo il suo eco più fedele.
Il prossimo appuntamento con le storie di Vittorio, è domani alla stessa ora.
Fatemi sapere se vi è piaciuta 🤗