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😱 Lo Show che unì WWF, WCW ed ECW in piena Monday Night War! ⬇️Dopo la morte improvvisa di Brian Pillman, amici, collegh...
19/12/2025

😱 Lo Show che unì WWF, WCW ed ECW in piena Monday Night War! ⬇️

Dopo la morte improvvisa di Brian Pillman, amici, colleghi e promoter decisero di onorarlo creando un evento annuale: il Brian Pillman Memorial Show. L’evento viene organizzato dalla Northern Wrestling Federation (NWF), promotion indipendente con sede in Ohio/Kentucky, zona molto legata a Pillman (era nato a Cincinnati).

La collaborazione tra WWF, WCW ed ECW nei Brian Pillman Memorial Show è uno degli aspetti più straordinari e simbolici di questi eventi, perché andava totalmente contro la logica del wrestling degli anni ’90, dominata da rivalità ferocissime tra federazioni.

Negli anni in cui nacque il Memorial Show la WWF e la WCW erano in piena Monday Night War e la ECW si posizionava come alternativa ribelle e anti-sistema.�Normalmente, la condivisione di wrestler era impensabile. Eppure, per Brian Pillman, queste barriere caddero.
La collaborazione avvenne solo per il rispetto verso Brian Pillman. Pillman era una figura trasversale, aveva lottato in WCW (dove esplose come Flyin’ Brian), era diventato una star in WWF e incarnava perfettamente lo spirito ECW, pur non avendoci mai lottato stabilmente Era rispettato come innovativo, imprevedibile e autentico, qualità apprezzate in tutte e tre le federazioni. L’evento non era “business”. Il Brian Pillman Memorial Show non era trasmesso in TV nazionale, non faceva concorrenza diretta e aveva scopo benefico e commemorativo. Questo lo rendeva una zona neutra, dove i promoter potevano chiudere un occhio senza “perdere la faccia”. Molti wrestler parteciparono non per contratto, ma per amicizia: ex compagni di spogliatoio, rivali storici e wrestlers che Pillman aveva aiutato agli inizi.

Nel wrestling, i rapporti personali spesso contano più dei loghi.

Nei Memorial Show si videro wrestler sotto contratto con WWF, WCW o legati all’orbita ECW. Si videro match “impossibili” altrove e con nessun riferimento diretto agli angle delle grandi federazioni. Era una sorta di territorio indipendente condiviso, cosa rarissima all’epoca.

Questa collaborazione mandava un messaggio chiaro: Prima delle guerre di potere, viene il rispetto per chi ha cambiato il wrestling. In un certo senso, il Brian Pillman Memorial Show anticipò le collaborazioni moderne tra federazioni e la fine delle barriere rigide tra “mondi” diversi del wrestling

Il fatto che WWF, WCW ed ECW abbiano tutte, direttamente o indirettamente, contribuito a questi show rafforza il mito di Pillman, dimostra quanto fosse unico come figura e rende il Memorial Show un caso quasi irripetibile nella storia del wrestling ’smemorial

🏆 Quando i wrestler diventavano campioni… senza saperlo ⬇️Negli anni ’60 e ’70 il wrestling era un mondo molto diverso d...
18/12/2025

🏆 Quando i wrestler diventavano campioni… senza saperlo ⬇️

Negli anni ’60 e ’70 il wrestling era un mondo molto diverso da quello che conosciamo oggi. Non esistevano archivi digitali, risultati ufficiali consultabili da chiunque o cinture sempre presenti a bordo ring. Il sistema era quello dei territori: ogni città aveva il proprio promotore, le proprie rivalità e, spesso, i propri titoli locali, validi solo lì. Ed è proprio in questo contesto che nasce una delle stranezze più incredibili della storia del wrestling: wrestler diventati campioni senza saperlo.

Succedeva così. Un match si svolgeva come tanti altri, senza annunci di titoli in palio e senza che i lottatori sapessero di stare combattendo per qualcosa di speciale. Dopo lo show, però, il promotore decideva che quell’incontro era stato, a tutti gli effetti, un match titolato. Se la reazione del pubblico era stata forte, se la storia aveva funzionato, quel titolo veniva riconosciuto retroattivamente. Se invece non aveva convinto, semplicemente non se ne parlava più, come se non fosse mai esistito.

Il risultato è che alcuni wrestler scoprirono anni dopo, attraverso interviste o ricerche storiche, di essere stati campioni in determinate città. Non avevano mai portato una cintura, non avevano mai annunciato una difesa del titolo e, in certi casi, nemmeno il pubblico quella sera sapeva che stava assistendo a un match titolato. Eppure, nei registri dei territori o negli almanac successivi, quel regno esiste davvero.

Questo accadeva per diversi motivi. Mantenere la kayfabe era fondamentale e meno informazioni aveva il wrestler, più il match risultava “vero”. Inoltre i promotori volevano massima libertà: poter creare, modificare o cancellare un titolo in base alla risposta del pubblico. A tutto questo si aggiungeva un caos organizzativo reale, fatto di appunti su quaderni personali, archivi incompleti e documenti andati persi nel tempo.

Il paradosso finale è affascinante: nella storia del wrestling esistono campioni che lo sono stati ufficialmente, ma senza averne mai avuto consapevolezza. Un titolo deciso dopo il match, una cintura mai vista, un regno nato a tavolino. In quel periodo, la realtà del wrestling non veniva stabilita prima di salire sul ring, ma solo dopo che il pubblico aveva deciso cosa meritava di essere ricordato.

🎭Non è un costume. La maschera come identità nella lucha libre messicana ⬇️Nella lucha libre messicana la maschera non è...
17/12/2025

🎭Non è un costume. La maschera come identità nella lucha libre messicana ⬇️

Nella lucha libre messicana la maschera non è un accessorio scenico ma una vera e propria identità riconosciuta culturalmente e anche legalmente. Un luchador mascherato costruisce tutta la propria carriera su quel volto nascosto al punto che il pubblico spesso non conosce e non conoscerà mai il suo nome reale. La maschera rappresenta il suo nome d’arte la sua reputazione e il suo valore economico ed è protetta come un marchio attraverso diritti d’immagine e contratti professionali.

Quando un wrestler perde un match con la maschera in palio non subisce una semplice sconfitta narrativa ma una perdita definitiva. È obbligato a togliere la maschera sul ring, a rivelare il proprio nome civile davanti al pubblico e a rinunciare per sempre al diritto di utilizzare quell’identità. Da quel momento il suo volto e il suo vero nome entrano nella storia ufficiale della federazione e diventano pubblici in modo irreversibile, senza possibilità di tornare indietro.
Per questo motivo, molti luchador, mantengono una segretezza estrema per tutta la vita professionale evitando di mostrarsi senza maschera anche ai colleghi e vivendo una doppia identità lontano dai riflettori. In Messico togliere la maschera non equivale a cambiare personaggio ma a perdere chi si è stati per anni.

Alcuni luchador, come il leggendario El Santo (riconosciuto come uno dei padri fondatori della Lucha Libre) hanno scelto di essere sepolti indossando la propria maschera.

È per questo che nella lucha libre la maschera è considerata più simile a un’identità civile che a un semplice costume da wrestling.

🪦 The Undertaker: il personaggio nato per durare pochi mesi e diventato immortale ⬇️Quando The Undertaker fece il suo de...
16/12/2025

🪦 The Undertaker: il personaggio nato per durare pochi mesi e diventato immortale ⬇️

Quando The Undertaker fece il suo debutto in WWE nel novembre del 1990, nessuno nemmeno Vince McMahon immaginava che quel personaggio sarebbe diventato uno dei più longevi e iconici della storia dello sport-entertainment. Anzi, l’idea iniziale era tutt’altro che ambiziosa: The Undertaker doveva essere una gimmick temporanea, un esperimento horror destinato a esaurirsi nel giro di pochi mesi.

All’inizio degli anni ’90 la WWE era nel pieno della cosiddetta New Generation, un periodo in cui i personaggi erano spesso caricature estreme: dentisti malvagi, spazzini ribelli, guerrieri tribali e clown psicopatici. In quel contesto, un becchino non-morto accompagnato da un manager funebre non sembrava poi così diverso dalle altre gimmick destinate a bruciarsi rapidamente.

Il wrestler scelto per interpretare il personaggio, Mark Calaway, aveva già avuto esperienze non memorabili con gimmick fallimentari come Mean Mark Callous in WCW. Nessuno si aspettava che questa sarebbe stata la sua consacrazione.

The Undertaker debuttò a Survivor Series 1990 come membro a sorpresa del team di Ted DiBiase. Il suo ruolo era semplice: incutere timore, apparire inarrestabile, creare un impatto visivo forte. L’idea era sfruttare l’effetto sorpresa e poi, una volta svanito il fascino dell’horror, riciclare o eliminare il personaggio.
All’epoca, gimmick soprannaturali avevano una vita breve perché rischiavano di diventare ridicoli o ripetitivi. La WWE stessa temeva che il pubblico si stancasse presto di un personaggio così distante dalla realtà.

Ciò che cambiò tutto fu la dedizione assoluta di Mark Calaway al personaggio. A differenza di molti colleghi, Calaway rimase in kayfabe quasi totale per anni: non rilasciava interviste fuori personaggio, non appariva in pubblico come “se stesso” e costruì una presenza credibile, silenziosa e minacciosa.

The Undertaker non parlava quasi mai, non aveva bisogno di spiegazioni. Ogni gesto, ogni sguardo, ogni entrata sul ring contribuiva a rafforzare l’aura mistica. Questo livello di coerenza era rarissimo e rese il personaggio sorprendentemente longevo.

Col passare degli anni, la WWE comprese che The Undertaker non era solo un personaggio horror, ma una figura mitologica del wrestling. La gimmick venne lentamente adattata. Meno elementi soprannaturali espliciti, più profondità psicologica. Nasceva così una leggenda capace di attraversare epoche diverse, dalla Golden Era all’Attitude Era fino all’era moderna.

La creazione della streak di WrestleMania, inizialmente non pianificata, trasformò ulteriormente The Undertaker in un’icona intoccabile, quasi immortale.

Il caso di The Undertaker è uno dei più clamorosi esempi di errore di valutazione creativo nella storia del wrestling. Un personaggio pensato per durare pochi mesi si è trasformato in una carriera di oltre 30 anni, mantenendo credibilità e rispetto come pochissimi altri.
In un mondo dove molte gimmick nascono e muoiono rapidamente, The Undertaker ha dimostrato che, con il giusto interprete e una visione a lungo termine, anche l’idea più rischiosa può diventare eterna.

Non era destinato a essere immortale.Lo è diventato.

Abraham Lincoln: il presidente Wrestler imbattuto per 300 incontri.Non avete le allucinazioni, é tutto vero!Prima di div...
15/12/2025

Abraham Lincoln: il presidente Wrestler imbattuto per 300 incontri.

Non avete le allucinazioni, é tutto vero!

Prima di diventare il sedicesimo presidente degli Stati Uniti e una delle figure più importanti della storia americana, Abraham Lincoln fu un uomo temprato dalla dura vita della frontiera. In quel contesto rude e competitivo, Lincoln si distinse non solo per la sua intelligenza e integrità morale, ma anche per una sorprendente abilità fisica: durante la sua giovinezza fu un wrestler di notevole talento, praticante dello stile noto come catch-as-catch-can.

Nato nel 1809 e cresciuto nelle regioni di confine dell’Illinois e dell’Indiana, Lincoln visse in un’epoca in cui la forza fisica era una qualità fondamentale per guadagnarsi rispetto e sopravvivere. Il wrestling, in particolare, non era uno sport organizzato come oggi, ma una forma di competizione popolare tra gli uomini della frontiera, spesso svolta durante fiere, raduni o sfide improvvisate. Lo stile catch-as-catch-can, caratterizzato da prese libere, proiezioni e grande inventiva tecnica, premiava forza, equilibrio e intelligenza tattica: tutte qualità in cui Lincoln eccelleva.

Alto circa 193 cm, con braccia lunghe e una forza fuori dal comune, Lincoln era un avversario temuto. Secondo numerose testimonianze dell’epoca, prese parte a circa 300 incontri nell’arco di 12 anni, subendo una sola sconfitta ufficialmente registrata. Anche se questi numeri hanno un’aura leggendaria, sono ampiamente accettati dalla tradizione storica e contribuiscono alla sua fama di combattente quasi imbattibile.
L’episodio più celebre della sua carriera da wrestler è la leggendaria vittoria contro Jack Armstrong, leader dei “Clary’s Grove Boys”, una banda di giovani noti per la loro aggressività e per il bullismo nei confronti dei nuovi arrivati. Armstrong, considerato imbattibile, sfidò Lincoln in un incontro pubblico. Dopo una lotta intensa, Lincoln riuscì a prevalere, dimostrando non solo superiorità fisica ma anche autocontrollo: quando gli amici di Armstrong tentarono di intervenire, Lincoln li affrontò con fermezza, guadagnandosi il rispetto dell’intera comunità. Paradossalmente, proprio Armstrong divenne in seguito uno dei suoi sostenitori più leali.

Questa reputazione di uomo forte ma giusto ebbe un impatto duraturo sulla sua vita pubblica. Nella società della frontiera, la credibilità personale era essenziale, e la fama di Lincoln come wrestler onesto e imbattibile contribuì a costruire la sua immagine di leader affidabile. La sua forza fisica, unita alla capacità di evitare l’umiliazione degli avversari sconfitti, rafforzò la percezione di un uomo dotato di autorità naturale e senso morale.
Il legame tra il giovane wrestler e il futuro presidente non è solo aneddotico. La disciplina, la resilienza e il rispetto guadagnato sul ring trovarono eco nella sua carriera politica, aiutandolo a emergere in un mondo competitivo e spesso spietato. Non a caso, Lincoln amava raccontare episodi delle sue lotte durante i dibattiti politici, usando la propria esperienza come metafora di determinazione e fermezza.

Il riconoscimento di questa singolare parte della sua vita arrivò ufficialmente nel 1992, quando Abraham Lincoln fu inserito nella National Wrestling Hall of Fame come Outstanding American, un onore riservato a figure che hanno dato un contributo eccezionale alla società pur non essendo atleti professionisti.

La storia di Abraham Lincoln wrestler arricchisce l’immagine tradizionale del presidente statista e liberatore degli schiavi, mostrando un uomo completo: forte nel corpo quanto nella mente, capace di imporsi con i muscoli nella giovinezza e con le idee nella maturità.

⬇️ Bruno Sammartino ⬇️
14/12/2025

⬇️ Bruno Sammartino ⬇️

Per tutti gli anni '60 e '70 uno degli uomini più famosi di tutta New York, ovviamente molto noto anche nel resto degli Stati Uniti, era questo signore qui, Bruno Sammartino, italiano al 100%, nato a Pizzoferrato in provincia di Chieti il 6 ottobre 1935 ed emigrato a Pittsburgh a quindici anni, nel 1950. Fu uno dei lottatori di wrestling più famosi della storia, i veri appassionati lo conoscono bene e negli ultimi anni della sua esistenza (morì nel 2018) tornò più volte in Italia, al suo paese, dove c'è una bellissima statua dedicata a lui, oltre che memorabilia di vario genere tra cui la sua cintura di campione del mondo dell'allora WWWF.
La cosa che colpisce di più, però, è quanto fosse famoso negli States e quanto non lo fosse nel nostro paese, a eccezione forse di qualche abruzzese. Alla sua epoca i suoi incontri non venivano trasmessi qui da noi, ma normalmente qualunque persona sia molto nota lì da loro lo diventa anche, in qualche modo, qui da noi, soprattutto se nostro connazionale. Credo non esistano esempi di simile portata, nessun altro italiano diventò mai così importante rimanendo nel contempo nell'anonimato dalle nostre parti. Ora con internet è tutto diverso ma, tanti anni fa, esisteva solo quello che andava in TV. E Bruno, da noi, in TV, purtroppo non ci andava mai.

Il Drago fa ricerche sul wrestling in Italia

19/11/2025

Negli ultimi anni della gestione di Antonio Inoki, la NJPW entra nell’era dell’”Inoki-ism”: lottatori di wrestling messi in veri match contro fighter di MMA. L’idea? Rinnovare lo show.
Il risultato? Sconfitte pesanti, credibilità a picco e
identità della compagnia completamente confusa.

19/11/2025

🎥 Negli anni 2000 la New Japan Pro-Wrestling vive uno dei suoi momenti più bui: crisi economica, scelte dirigenziali sbagliate e calo d’interesse del pubblico mettono in ginocchio la storica compagnia. Arene vuote, vendite in crollo e TV in perdita segnano un’epoca critica per il puroresu.

18/11/2025

🎥 Jushin Thunder Liger fa esplodere la divisione junior heavyweight: maschera iconica, stile velocissimo e innovativo. Porta nel wrestling mosse rivoluzionarie come la shooting star press e la Liger Bomb, diventando un’ispirazione mondiale per generazioni di lottatori. Una vera leggenda che ha cambiato il gioco.🔥

18/11/2025

🎥Masahiro Chono è lo stratega glaciale del trio: maestro di ring psychology, si trasforma negli anni in un “cool heel” dal look total black, influenzato dall’nWo. Il suo stile diventa metodico, fatto di sottomissioni e controllo del ritmo. È la mente fredda e calcolatrice del puroresu anni ’90. 🔥

17/11/2025

🎥Shinya Hashimoto è la forza brutale del trio: ex artista marziale, stile stiff, colpi veri e presenza imponente. Incarna la serietà e l’intensità del puroresu, diventando uno dei campioni IWGP più dominanti degli anni ’90. Autentico, duro, indimenticabile. 🔥

17/11/2025

🎥 Keiji Mutoh, conosciuto come “The Great Muta”, è uno dei wrestler più carismatici di sempre. Con il suo look iconico, la leggendaria green mist e mosse spettacolari come il moonsault e la shining wizard, ha unito la tradizione giapponese allo stile americano, diventando un vero ponte tra Oriente e Occidente e un pioniere del wrestling moderno.

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