03/08/2025
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IMPALCATURE E TRENI STRUMENTI DI MORTE? NO, L’ASSASSINO È IL PROFITTO DEI CAPITALISTI
Ciro Pierro, 62 anni - Luigi Romano, 67 anni e Vincenzo Del Grosso, 54 anni sono morti tre giorni fa a Napoli quando il cestello elevatore usato per la ristrutturazione di un palazzo a Napoli si è rovesciato facendoli precipitare da 20 mt. di altezza.. I giornali scrivono che, a quanto pare uno dei bulloni che sorreggevano il cestello ha ceduto. Ma ... nessuno di loro era agganciato al cestello, nessuno di loro indossava il casco, due di loro lavoravano in nero.
Nel solo mese di luglio, nel settore dell’edilizia, sono morti ben 15 operai, alla faccia della “patente a punti” introdotta dalla ministra Calderone, che fa finta di non sapere che gli ispettori del lavoro sono pochissimi e che le “ispezioni” devono essere notificate in anticipo agli imprenditori.
Anche in questo caso, al termine dell’ennesima inchiesta della magistratura, “scopriremo” che le misure di sicurezza più elementari mancavano e che i rapporti di lavoro erano illegali.
Niente di nuovo: persino i giornalisti probabilmente devono ormai fare sforzi sovrumani per scrivere quattro righe ad ogni nuovo morto di lavoro. Non possono certo dire che il vero colpevole è il sistema capitalista, il profitto dei padroni che viene sempre e comunque prima della vita degli operai; che una serie di leggi come il Job Act (governo Renzi, PD), la riforma Fornero (allungamento dell’età pensionabile, per cui tra i lavoratori che cadono dai tetti o dalle impalcature troviamo i settantenni, governo Monti, coalizione di PD, Popolo della Libertà oggi Forza Italia), la legge Salvini (che esclude la responsabilità del primo appaltatore, Lega), hanno via via spianato la strada negli anni allo sfruttamento più selvaggio dei lavoratori perché, come solo ribadito dalla Meloni, da sempre e in modo bi-partisan non si devono mettere bastoni tra le ruote a chi produce... profitti per sé e morte per i lavoratori.
E quello che più colpisce è il silenzio, davvero .. di tomba, dei presunti difensori dei lavoratori, i sindacati confederali CGIL/CISL/UIL (che poi vengono premiati come Luigi Sbarra, passato direttamente dalla direzione CISL a sottosegretario per il Sud).
La magistratura, organo dello stato borghese, si adegua: in un paese dove le carceri scoppiano e più di 1.500 lavoratori muoiono ogni anno non c’è un solo padrone in galera. Per condannare Mauro Moretti, ex amministratore delegato delle Ferrovie per la strage di Viareggio (32 morti) il processo è durato 12 anni.
Qualche giorno fa un’altra strage è arrivata in tribunale: la strage di Brandizzo, luglio 2023, 5 operai (Michael Zanera, 34 anni; Giuseppe Sorvillo, 43 anni; Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni; Giuseppe Aversa, 49 anni; Kevin Laganà, 22 anni) travolti da un treno che viaggiava a 150 km. all’ora mentre lavoravano sui binari. Ci sono 23 indagati ma il reato - prima ancora che cominci il processo - è già stato derubricato: non più omicidio volontario ma omicidio colposo (meno grave perché è “atto involontario”, come se il far lavorare degli operai su binari dove passano i treni e avvisarli con un colpo di fischietto sia normale): così tra prescrizioni e patteggiamenti nessuno pagherà (come è avvenuto con l’omicidio di Luana D’Orazio, stritolata da una macchina a cui era stato messo volontariamente fuori uso il meccanismo d’arresto: la padrona della fabbrica ha patteggiato due anni con la condizionale). E la chiamano giustizia!
Da anni gridiamo ogni giorno che a condizioni di morte non si deve lavorare. Ma questo presuppone che noi lavoratori ci uniamo e ci organizziamo per combattere un sistema che ci considera solo una merce da sfruttare e buttare; che smettiamo di delegare a qualcun altro la nostra sicurezza e la nostra vita...
Nessuno ci ha mai difeso né lo farà se non saremo noi proletari a farlo in prima persona.
Comitato per la Difesa della Salute sui Luoghi di lavoro e nel Territorio