Michele Carelli Photography

Michele Carelli Photography Uno spazio creativo dove fotografia, arte, musica, libri e AI si incontrano. Ogni scatto nasce da ciò che mi ispira e mi emoziona.
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Qui condivido visioni, passioni e storie che parlano con la luce.

Questo post è dedicato a una persona che soffre molto la domenica sera.A chi sente l’ombra scendere sul cuore quando il ...
12/10/2025

Questo post è dedicato a una persona che soffre molto la domenica sera.
A chi sente l’ombra scendere sul cuore quando il giorno finisce,
a chi prova quella malinconia silenziosa che nessuno capisce,
a chi vorrebbe solo un po’ di pace dentro di sé.

Voglio parlarvi di una scena di un film che ha segnato intere generazioni: La Storia Infinita.
È una scena che, se la si guarda con il cuore, rivela una delle verità più profonde sulla vita e sulla fede.

Nel film, il giovane Atreyu attraversa le Paludi della Tristezza insieme al suo cavallo, Artax.
Più avanzano, più il terreno diventa fangoso e pesante.
La nebbia è f***a, e la tristezza sembra penetrare nelle ossa.
All’improvviso, Artax inizia ad affondare.
Atreyu si accorge che il suo amico sta cedendo, e allora grida disperato:

“Ti stai lasciando sopraffare dalla tristezza! Fai uno sforzo… cerca di reagire!
Fallo per me… Sei mio amico… Ti voglio bene!
Oh Artax! Stupido cavallo! Morirai se non esci!
Sforzati ti prego!! Artaaaax!”

Ma Artax non ce la fa.
Si arrende al fango, al peso invisibile della tristezza… e lentamente scompare.
Atreyu resta solo, in ginocchio, gridando il nome dell’amico che non c’è più.
È una scena che lacera, perché tutti noi, almeno una volta, siamo stati Artax.

Ci sono momenti in cui nulla ci solleva:
la domenica sera, la mente pesante, il cuore oppresso,
il pensiero che domani tornerà la stessa fatica.
E come Artax, ci lasciamo inghiottire piano piano da un pantano interiore.

Ma è proprio lì che si gioca la battaglia più grande: quella di disobbedire alla tristezza.
Disobbedire alla mente che mente.
Disobbedire all’emozione che ti dice che non c’è via d’uscita.
I santi lo sapevano bene: non si lasciavano guidare dai sentimenti, ma dalla fede.
Hanno imparato a dire “no” al buio, anche quando il cuore diceva “basta”.
È in quella disobbedienza santa che nasce la libertà.

Gesù ci ha detto:

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli”

I poveri in spirito sono quelli che sanno di non avere più forza,
ma si affidano.
Sono coloro che, pur affondando nel fango, continuano a dire:
“Signore, credo. Anche se non vedo la riva, mi fido di Te.”

La domenica sera è un piccolo pantano della tristezza per molti.
Ma ricordalo: non sei solo.
Ogni stella che brilla nel cielo è un’anima che ha scelto di resistere.
Ogni respiro è un atto di coraggio invisibile.
Ogni volta che disobbedisci al dolore e scegli di credere,
l’universo intero si inchina silenziosamente alla tua fede.

Tu sei nato per un motivo che ancora non conosci.
Il tuo cammino ha senso, anche quando non lo vedi.
E se oggi senti che stai affondando, ricorda:
la Tristezza non è più forte di te.
Perché dentro di te, anche se sembra spento, vive Dio.

Domani sarà solo un giorno come un altro.
E anche se la nebbia non si dirada subito, la Luce non ha mai smesso di brillare.

💫 “Disobbedisci alla tristezza, affidati all’Amore.
Perché la mente mente, ma Dio no.” 💫

🍁Oggi un po’ di macrofotografia! 📸L’hai mai vista così da vicino?Amanita pantherina: elegante, misteriosa e… meglio non ...
11/10/2025

🍁Oggi un po’ di macrofotografia! 📸
L’hai mai vista così da vicino?
Amanita pantherina: elegante, misteriosa e… meglio non invitarla a cena! 🍄😂
Fotografarla sì, assaggiarla no!

09/10/2025
Oggi riflettevo su un passaggio della Bibbia che mi ha sempre affascinato.Quello in cui Gesù dorme sulla barca, mentre i...
05/10/2025

Oggi riflettevo su un passaggio della Bibbia che mi ha sempre affascinato.
Quello in cui Gesù dorme sulla barca, mentre i discepoli, impauriti, lottano contro una tempesta che sembra volerli inghiottire.
Ho deciso di raccontarla come se la vivessi io, in prima persona.
Perché quella barca, in fondo, è la vita di ciascuno di noi.
Ed è un’esperienza insieme terribile e sacra.

Immagina la scena.
Il cielo che si fa nero, l’odore salato del mare che brucia la gola, il legno che geme sotto i piedi.
L’acqua sale, la paura cresce, e il cuore batte come un tamburo impazzito.
Remi che scivolano, grida che si perdono nel vento.
E in quell’angolo, nel fragore delle onde, Gesù dorme.

È lì, immobile.
Sembra distante, come se il rumore della tua disperazione non potesse raggiungerlo.
E allora lo urli dentro:

“Ma come puoi dormire, Signore? Non ti importa che sto affondando?”

Questa è la nostra voce, quella di chi prega tra le lacrime e non riceve risposta.
Di chi, pur sapendo che Dio esiste, a volte lo sente silenzioso.
Eppure, proprio lì, si nasconde il mistero della fede.

Noi pensiamo che la presenza di Gesù nella barca significhi una vita senza tempeste.
Ma non è così.
Gesù non è un amuleto che ci protegge dal dolore.
È la Presenza che ci accompagna attraverso il dolore.
Non toglie la tempesta, ma ci insegna a non temerla.

E allora sì:

possiamo permetterci una tempesta proprio perché c’è Gesù sulla barca.
Perché se Gesù non ci fosse, saremmo i più disperati di tutti.

La sua calma, quel sonno apparentemente inspiegabile, è il segno di una fiducia profonda.
Gesù dorme perché sa.
Sa che la barca non affonderà, sa che il mare non ha l’ultima parola.
Il suo silenzio non è disinteresse, è invito:

“Fidati, anche quando dormo.”

Psicologicamente, questa pagina del Vangelo è una radiografia dell’anima.
Descrive il conflitto tra controllo e fiducia, tra paura e abbandono.
Quando la vita ci travolge, la mente cerca disperatamente di gestire ogni cosa, ma il cuore della fede è un’altra arte:
lasciare andare, accettare, respirare dentro il mistero.

Gli psicologi parlano di “attaccamento sicuro a Dio”:
quando senti che, anche se il mare è in tempesta, non sei solo nella barca.
È un’esperienza che stabilizza, che riduce l’angoscia, che restituisce senso anche al dolore.
E chi vive la fede così, scopre che il caos esterno può convivere con una pace interiore che nessuna onda può sommergere.

Gesù si alza, guarda il mare, e dice:

“Taci. Calmati.”
E tutto si ferma.
Poi ci guarda negli occhi, occhi pieni di paura, e chiede:
“Perché hai paura? Non hai ancora fede?”

Quella domanda non è rimprovero, è carezza.
È come se dicesse: “Non voglio toglierti la paura, voglio insegnarti a non esserne schiavo.”

E così, poco a poco, impariamo che la fede non è la certezza che tutto andrà bene,
ma la certezza che non saremo soli anche quando andrà male.
È la pace che nasce non dal controllo, ma dall’abbandono fiducioso.
È la calma che nasce quando smetti di chiedere “perché” e inizi a sussurrare “sia fatta la Tua volontà”.

La vita è quella barca.
Le onde sono le ansie, le ferite, i fallimenti.
Ma se Gesù è nella tua barca, puoi permetterti la tempesta.
Perché la tempesta non viene per distruggerti, ma per rivelarti Chi è con te.

E quando tutto si placa, quando il mare torna quieto e senti solo il respiro del vento,
capisci che la tempesta più grande non era fuori,
ma dentro di te.
E che Gesù, anche mentre dormiva,
non ha mai smesso di guidare la tua barca.

“Noi siamo tutto quello che proviamo o no?”E da questa domanda si sprigiona il miracolo: la distinzione tra l’essere e l...
30/09/2025

“Noi siamo tutto quello che proviamo o no?”

E da questa domanda si sprigiona il miracolo: la distinzione tra l’essere e l’avere.

Perché tu non sei la tua tristezza.
La tristezza ti attraversa, ti abita per un momento, ti bagna come pioggia, ma non sei fatto d’acqua.
Tu non sei la tua rabbia.
La rabbia ti brucia dentro, ti consuma per un istante, ma tu non sei la fiamma.
Tu non sei la tua angoscia.
L’angoscia ti stringe, ti avvolge come catene invisibili, ma tu non sei il ferro che ti imprigiona.

Tu hai queste emozioni.
Le porti con te, come un viaggiatore porta un bagaglio.
Ma tu sei infinitamente di più del tuo bagaglio.
Il giorno in cui confondi ciò che porti con ciò che sei, ti perdi.

La libertà è tutta qui:
nel ricordarsi che il cuore non è la bocca dello stomaco, che il sentire non è il decidere.
Tu puoi avere la paura più feroce e scegliere comunque il coraggio.
Puoi avere la nostalgia più lancinante e scegliere comunque di avanzare.
Puoi avere la ferita più profonda e scegliere comunque di amare.

La vera maturità non è smettere di provare.
Chi è sensibile resterà sensibile fino all’ultimo respiro, chi sente il peso del giudizio lo porterà con sé come un’ombra fedele.
La vera maturità è imparare a disobbedire.
Disobbedire alla voce che ti dice: “Sei solo questo”.
Perché non sei mai solo ciò che provi: sei sempre un passo più avanti, una scelta più in alto.

E allora la domanda diventa un’altra:
Vuoi essere libero nonostante ciò che senti?
Vuoi camminare anche quando la terra sotto i piedi trema?
Vuoi alzare lo sguardo al cielo anche se dentro ti piove?

La grandezza dell’uomo è proprio questa:
che in lui convivono il temporale e il sole, il baratro e la vetta, la notte e la resurrezione.
L’anima non è la somma delle sue emozioni, è il punto da cui si sceglie.
È la sorgente che dice “sì” anche nel buio, che dice “ancora” anche nella sconf***a, che dice “amore” anche quando il mondo ti spinge all’odio.

Perché la libertà non è non provare dolore, ma decidere che quel dolore non sarà mai l’ultima parola.

Ecco la rivoluzione:
Noi non siamo il nostro sentire.
Noi siamo la possibilità infinita che ci rimane al di là di quello che proviamo.
Siamo la scelta che nessuna tempesta può strapparci.
Siamo l’eco di una libertà che non muore.
Siamo l’anima che, pur attraversata da tutte le notti, custodisce già la sua alba.

Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme c...
29/09/2025

Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalse e non ci fu più posto per loro in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e satana, colui che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.

L'immagine è stata creata con l'intelligenza artificiale e modificata in post produzione.

“Lo spirito è pronto, ma la carne è debole.” – Matteo 26:41La notte era calata sull’orto degli Ulivi come un velo di sil...
27/09/2025

“Lo spirito è pronto, ma la carne è debole.” – Matteo 26:41

La notte era calata sull’orto degli Ulivi come un velo di silenzio denso e immobile. Gesù camminava tra le ombre, il cuore gravato dal peso della Passione. Ogni passo era un respiro spezzato, un lamento muto che saliva verso il cielo. Sentiva la solitudine stringergli l’anima, la paura della sofferenza che lo attendeva, eppure non si fermava. Aveva bisogno di dialogare con il Padre, di cercare forza nella preghiera, di trovare sostegno nell’invisibile, in ciò che trascende il dolore umano.

Accanto a lui, i discepoli dormivano. Lo spirito voleva vegliare, ma la carne li tradiva: stanchi, sopraffatti dal sonno, incapaci di reggere la tensione di quella notte. Gesù li osservava con occhi che mescolavano amore e dolore. Voleva che stessero svegli, ma comprendeva la profondità della fragilità umana. La carne cede, la mente vacilla, il cuore si smarrisce. Anche chi desidera fare il bene, anche chi ama ardentemente, può soccombere sotto il peso della stanchezza e della paura.

Quella notte echeggia oggi nella nostra vita. Ogni mattina ci svegliamo con il cuore teso, la mente che corre senza sosta, le responsabilità che schiacciano, le ferite invisibili dell’anima. E a tutto questo si aggiunge il peso del mondo: guerre che straziano terre vicine e lontane, bambini che soffrono e muoiono, povere persone che lottano per sopravvivere, echi di conflitti globali, instabilità politica, paura del futuro. È un carico insopportabile che grava sulle nostre spalle già fragili.

Eppure, anche qui, lo spirito può resistere. Non per negare il dolore, non per fuggire dalla stanchezza, ma per affrontarlo con occhi aperti. Vegliare significa guardare la verità senza distogliere lo sguardo, riconoscerla, accoglierla e affidarsi a ciò che ci trascende. Respirare quando il corpo cede, trovare silenzio nella mente che urla, aprire il cuore a una luce invisibile ma reale, come un fuoco segreto che brucia nell’oscurità.

In questa epoca storica, avere una vita spirituale è il primo passo verso la salvezza. È ciò che ci permette di non essere vittime del dolore, ma di attraversarlo con vigilanza e consapevolezza. La fede diventa la bussola che guida i nostri passi tra le ombre, la forza che ci fa rialzare quando la carne cede, la luce che trasforma fragilità e disperazione in coraggio e speranza.

Gesù ci mostra la carne fragile, i discepoli smarriti, ma ci indica anche la forza dello spirito. Ci insegna che la sofferenza non è inutile: può diventare forza, il dolore può trasformarsi in coraggio, la fragilità in resilienza, la disperazione in luce.

Ogni giorno, nel tumulto del mondo e nelle sfide della vita moderna, possiamo sentire quella notte nel Getsemani vibrare dentro di noi: la carne può cedere, il cuore può tremare, la mente può vacillare. Ma lo spirito, fedele e pronto, può rialzarsi. Può trasformare il dolore in coraggio, la fatica in vigore, la fragilità in luce. E così, anche nella notte più buia, la speranza può illuminare il cuore e guidarci verso la vita, passo dopo passo, vigilanti e consapevoli, forti nella fede e nella preghiera.

Quando Dio vuole farti diventare re, non ti mette semplicemente una corona sul capo.Permette che tu incontri un Golia.Ti...
22/09/2025

Quando Dio vuole farti diventare re, non ti mette semplicemente una corona sul capo.
Permette che tu incontri un Golia.

Ti trovi davanti una battaglia impari, un nemico troppo grande, una paura che sembra schiacciarti.
Perché solo lì, quando ogni sicurezza crolla, nasce il coraggio che non sapevi di avere.

Nella vita vorremmo evitare l’attrito, scappare dalla sofferenza, chiudere gli occhi davanti alle prove.
Ma è proprio lì, nel punto più doloroso, che Dio ci plasma.
Per uscire, dobbiamo entrare.
Non possiamo fuggire dal gigante: dobbiamo affrontarlo.

Golia è l’ansia che ci paralizza, il lutto che ci lacera, la delusione che ci spegne il cuore.
È la voce che ci sussurra: “Non ce la farai.”

E Davide sei tu.
La parte di te che ancora crede, che nonostante tutto alza lo sguardo al cielo e dice:
“Signore, io sono piccolo, ma Tu sei grande.”

Psicologicamente, questo è il momento di trasformazione: l’incontro con ciò che temiamo, che ci costringe a crescere e a scoprire risorse nascoste.
Teologicamente, è il mistero della grazia: Dio non manda il male, ma lo permette e lo trasforma in occasione di fede matura.

Davide non vince perché è più forte del gigante.
Vince perché ha il coraggio di entrare nella battaglia, non di scappare.
Perché rifiuta l’armatura degli altri e combatte con ciò che ha: un sasso e una fionda, la sua fede e la sua autenticità.

Questa storia ci dice che le prove che oggi ci schiacciano sono il terreno dove Dio sta forgiando la nostra corona.
Che il gigante, per quanto spaventoso, è il passaggio verso la nostra crescita.

Non temere Golia.
È il segno che Dio sta preparando la tua incoronazione.

Non fuggire dall’attrito: è la frizione che trasforma il carbone in diamante.
Entra nella battaglia.
E quando cadrà, tu non sarai più lo stesso.
Sarai re.

Questo è ciò che resta di quel maestoso pino che avevo fotografato anni fa nella pineta di Castel Fusano: tutto intorno ...
22/09/2025

Questo è ciò che resta di quel maestoso pino che avevo fotografato anni fa nella pineta di Castel Fusano: tutto intorno sembra un deserto esploso. Le responsabilità sono passate come pacchi troppo pesanti da portare, e nessuno le ha mai sostenute davvero. Colpi di motosega hanno tagliato secoli di vita come se fossero foglie morte, e dietro ogni tronco abbattuto qualcuno ha contato profitti rapidi, sorridendo alla propria piccolezza. Non c’è cura, non c’è memoria, solo mani che spostano colpe e occhi che guardano altrove. La giustizia appare un sogno lontano, ma il silenzio dei giganti caduti è una verità che urla: la grandezza può essere distrutta, l’avidità rimane, e la responsabilità, quella vera, si dissolve come cenere nel vento. Che chi ha seminato indifferenza sappia almeno che ogni colpo di motosega porta con sé il peso di ciò che non potrà mai essere restituito.

07/09/2025

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Ostia Lido
00122

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