
23/07/2025
*Il silenzio di Mattarella: quando la neutralità diventa complicità*
Durante l’incontro con la delegazione NATO, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ribadito la condanna contro la Russia per la guerra in Ucraina. È un messaggio chiaro e coerente con la posizione occidentale. Ma a colpire è la totale assenza di riferimenti a un’altra tragedia contemporanea: il genocidio in corso a Gaza.
Un silenzio grave. Grave perché istituzionale, e dunque pesante come un macigno. Grave perché, mentre Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per i territori palestinesi, è sotto attacco per aver denunciato apertamente i crimini di guerra israeliani, nessuna parola è arrivata in sua difesa. La voce della Repubblica, che dovrebbe essere guida morale e garante dei diritti umani, ha scelto di non parlare. E quando lo Stato tace dove dovrebbe condannare, il vuoto diventa messaggio.
*Neutralità apparente o disinteresse calcolato?*
Ignorare ciò che accade a Gaza non significa restare equidistanti: significa voltarsi dall’altra parte. Significa negare dignità a migliaia di vite straziate, a una popolazione priva di difese, a chi osa denunciare con coraggio gli abusi del potere. Le relazioni internazionali impongono equilibri, ma l’etica non ammette compromessi. La difesa dei diritti umani non è una valuta da spendere secondo convenienza geopolitica.
*Responsabilità istituzionale e peso del silenzio*
Il silenzio del Quirinale non è solo una delusione civile—è una responsabilità morale. In un Paese che si professa democratico, i rappresentanti devono avere il coraggio di parlare anche quando è scomodo, anche quando le parole possono infrangere il fragile vetro della diplomazia.
Quando la massima carica dello Stato ignora deliberatamente uno degli scenari più drammatici del nostro tempo, si assume la responsabilità di contribuire alla rimozione, all'indifferenza, alla normalizzazione della violenza...