Il Tirreno - Elba

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Capo della cronaca: Giulio Corsi
Direttore responsabile: Cristiano Marcacci Il "Tirreno" ha più di 140 anni di vita.

La sua nascita, infatti, con la testata “Il Telegrafo”, porta la data del 29 aprile 1877 e avviene su impulso e volontà di un fervente garibaldino, Giuseppe Bandi, che alla “Gazzetta livornese” di cui era direttore voleva affiancare un quotidiano del pomeriggio, più brioso e aggiornato. Bandi morirà nel 1894 sotto le pugnalate di un anarchico. Perché “Il Telegrafo” acquisti nuova forza e vitalità,

bisognerà attendere il 1923 quando, finito sotto il controllo della famiglia Ciano e poi affidato alla direzione di Giovanni Ansaldo, diventerà l’organo politico di Galeazzo Ciano, potente ministro degli esteri e genero di Mussolini. Chiuso dagli alleati nel 1944, riappare il 28 gennaio 1945 rifondato da Athos Gastone Banti con una nuova proprietà e una nuova testata diventando per la prima volta, "Il Tirreno". Nel 1961, però, il quotidiano torna a chiamarsi “Il Telegrafo” per volontà di Lucio De Caro, il direttore dell’epoca. Ma è tra gli anni sessanta e settanta che si consuma la sua stagione più difficile: nel 1963 la testata viene ceduta alla famiglia Busi e nel 1967 al gruppo Monti che dopo soli nove anni, nel 1976, chiude il giornale e liquida l’impresa. Dopo un anno e mezzo di autogestione, infine, il quotidiano passa all’Editoriale L’Espresso che ne recupera la testata «Il Tirreno», ne cambia il formato in tabloid e ne affida il rilancio a Mario Lenzi e a Pier Augusto Macchi. Negli anni successivi, e soprattutto con le direzioni di Luigi Bianchi, dal 1983, e di Sandra Bonsanti, dal maggio 1996, «Il Tirreno» cresce in copie e autorevolezza spingendosi dalla naturale area di diffusione della costa tirrenica (Grosseto, Livorno, Pisa, Versilia, Lucca) alla Lunigiana, fino a Empoli, Pistoia, Montecatini e Prato. Oggi «Il Tirreno» è diffuso in otto province della Toscana nella maggior parte delle quali ha da tempo conquistato la leadership. Dal maggio 2003 la direzione è affidata a Bruno Manfellotto che ne ha rafforzato il radicamento in tutta l’area di diffusione. A giugno 2009 il testimone della direzione è passato a Roberto Bernabò che ha dato un forte impulso allo sviluppo digitale del giornale, facendone una delle testate più innovative del panorama nazionale. A ottobre 2014 la guida del giornale è passata a Omar Monestier, che imprime una forte accelerazione allo sviluppo digitale. A luglio 2016 è tornata (ad interim) a Roberto Bernabò, direttore editoriale dei giornali locali del Gruppo, ed è stata affidata a ottobre dello stesso anno a Luigi Vicinanza. A maggio 2019 gli subentra Fabrizio Brancoli. Da dicembre 2020 Il Tirreno ha un nuovo editore: il gruppo Gruppo SAE (Sapere Aude Editori) che pubblica anche Gazzetta di Modena, la Nuova Ferrara, Gazzetta di Reggio. Il direttore responsabile del Tirreno è stato Stefano Tamburini, anche direttore editoriale del Gruppo, fino al 3 novembre 2021. Dal 4 novembre il direttore responsabile è Luciano Tancredi. [email protected], [email protected]
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Il direttore responsabile è Luciano Tancredi

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La nostra storia

Il «Tirreno» nel 2017 ha compiuto 140 anni di vita. La sua nascita, infatti, con la testata “Il Telegrafo”, porta la data del 29 aprile 1877 e avviene su impulso e volontà di un fervente garibaldino, Giuseppe Bandi, che alla “Gazzetta livornese” di cui era direttore voleva affiancare un quotidiano del pomeriggio, più brioso e aggiornato. Bandi morirà nel 1894 sotto le pugnalate di un anarchico.

Perché “Il Telegrafo” acquisti nuova forza e vitalità, bisognerà attendere il 1923 quando, finito sotto il controllo della famiglia Ciano e poi affidato alla direzione di Giovanni Ansaldo, diventerà l’organo politico di Galeazzo Ciano, potente ministro degli esteri e genero di Mussolini. Chiuso dagli alleati nel 1944, riappare il 28 gennaio 1945 rifondato da Athos Gastone Banti con una nuova proprietà e una nuova testata diventando per la prima volta, «Il Tirreno». Nel 1961, però, il quotidiano torna a chiamarsi “Il Telegrafo” per volontà di Lucio De Caro, il direttore dell’epoca. Ma è tra gli anni sessanta e settanta che si consuma la sua stagione più difficile: nel 1963 la testata viene ceduta alla famiglia Busi e nel 1967 al gruppo Monti che dopo soli nove anni, nel 1976, chiude il giornale e liquida l’impresa. Dopo un anno e mezzo di autogestione, infine, il quotidiano passa all’Editoriale L’Espresso che ne recupera la testata «Il Tirreno», ne cambia il formato in tabloid e ne affida il rilancio a Mario Lenzi e a Pier Augusto Macchi. Negli anni successivi, e soprattutto con le direzioni di Luigi Bianchi, dal 1983, e di Sandra Bonsanti, dal maggio 1996, «Il Tirreno» cresce in copie e autorevolezza spingendosi dalla naturale area di diffusione della costa tirrenica (Grosseto, Livorno, Pisa, Versilia, Lucca) alla Lunigiana, fino a Empoli, Pistoia, Montecatini e Prato. Oggi «Il Tirreno» è diffuso in otto province della Toscana nella maggior parte delle quali ha da tempo conquistato la leadership.

Dal maggio 2003 la direzione è affidata a Bruno Manfellotto che ne ha rinnovato la veste grafica e rafforzato il radicamento in tutta l’area di diffusione. A giugno 2009 il testimone della direzione è passato a Roberto Bernabò che ha dato un forte impulso allo sviluppo digitale del giornale, facendone una delle testate più innovative del panorama nazionale. A ottobre 2014 la guida del giornale è passata a Omar Monestier, che imprime una forte accelerazione allo sviluppo digitale. A luglio 2016 è tornata (ad interim) a Roberto Bernabò, direttore editoriale dei giornali locali del Gruppo, ed è stata infine affidata a ottobre dello stesso anno a Luigi Vicinanza. [email protected], [email protected] Twitter e Instagram: @iltirreno Il direttore responsabile è Luigi Vicinanza