Sapori di Puglia

Sapori di Puglia 🇮🇹 La guida alla Puglia: cibo, luoghi, tradizioni
🇬🇧 Your guide to Puglia: food, places, culture

Olive alla Conza: il rito contadino che sfidava la calce vivaIn Puglia, quando l’autunno accorciava le giornate e i rami...
22/08/2025

Olive alla Conza: il rito contadino che sfidava la calce viva

In Puglia, quando l’autunno accorciava le giornate e i rami degli ulivi si piegavano sotto il peso dei frutti, iniziava un rituale antico che univa necessità, ingegno e un pizzico di rischio. Era il tempo delle “Olive alla Conza”, chiamate anche olive alla calce: un metodo arcaico di trasformazione che oggi sopravvive quasi come memoria orale, tramandato di nonno in nipote, ma che un tempo rappresentava la normalità.

La pratica affonda le sue radici nella civiltà contadina, quando nulla andava sprecato e l’esperienza quotidiana valeva più di qualsiasi manuale. I contadini conoscevano bene l’amaro e la durezza delle olive appena raccolte: per renderle edibili, bisognava domare la loro naturale resistenza. E così ricorrevano a un alleato insolito e potente: la calce viva, mescolata alla cenere di quercia.

Il procedimento aveva quasi il sapore di un rito alchemico. Per ogni chilo di olive servivano 450 grammi di calce viva e 750 grammi di cenere, sciolti in grandi tinozze di legno ricolme d’acqua. Le olive vi restavano immerse per un giorno intero, assorbendo la forza corrosiva della miscela. Non mancava una dose di attenzione, perché la calce non perdonava: bastava un contatto maldestro per procurare ustioni. Ma la saggezza contadina sapeva come maneggiare anche il pericolo.

L’indomani, il gesto si ripeteva: via il liquido, lavaggi continui, cambi d’acqua ripetuti per due o tre giorni, quasi fosse una purificazione. Solo allora arrivava la fase più rassicurante: la salamoia, preparata con 100 grammi di sale per ogni chilo di olive. A completare l’opera, un velo di foglie di fi*****io selvatico, capace di donare quella nota balsamica che faceva da contrappunto alla sapidità.

Ne nasceva una conserva unica, croccante e saporita, che portava in tavola l’essenza della civiltà agricola pugliese. Non era soltanto un modo per prolungare la vita del raccolto, ma un atto culturale, un tassello della dieta quotidiana nelle masserie.

Molti anziani ricordano ancora le giornate passate ad aiutare i genitori o i nonni attorno alle tinozze. C’era chi raccontava di mani arrossate, chi della pazienza infinita nel cambiare l’acqua, chi di quell’odore acre che restava nell’aria. E c’era l’attesa: le olive alla Conza non erano immediate, chiedevano tempo e cura, ma regalavano un piacere che valeva ogni sforzo.

Oggi, sebbene il metodo sia in gran parte abbandonato – sia per la pericolosità della calce viva, sia per l’arrivo di tecniche più sicure – resiste in qualche casa di campagna, come testimonianza di un sapere che appartiene più alla memoria che alla quotidianità. Per chi ha avuto la fortuna di assaggiarle, restano un piccolo miracolo della tradizione pugliese: una storia di resilienza, ingegno e sapori che rischiano di perdersi.

22/08/2025

Ad Altamura il pane non è solo cibo, ma un rito quotidiano che scandisce i ritmi della città.
Al Forno Petronella il lavoro inizia prima che sorga il sole: il fuoco viene acceso all’alba e la città si risveglia con il profumo del pane caldo e della focaccia appena sfornata.

Le prime a bussare sono le voci dei bambini, che stringono in mano poche monete per la colazione: un pezzo di focaccia con i pomodorini, ancora bollente, da gustare camminando verso scuola. Poco dopo arrivano le nonne, attente custodi del tempo giusto per portare a casa il pane con la crosta croccante, fragrante e profumato.

All’interno del forno, la pala di legno scivola con gesti antichi e precisi, spingendo pani e focacce in quella bocca nera che fuma da generazioni. Un forno che non si limita a cuocere: custodisce ricordi, abitudini e tradizioni, come una memoria viva della comunità.

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Tronchi scolpiti dal tempo, contorti come vene di pietra. Ulivi che hanno visto sorgere e cadere imperi, attraversato il...
21/08/2025

Tronchi scolpiti dal tempo, contorti come vene di pietra. Ulivi che hanno visto sorgere e cadere imperi, attraversato il Medioevo e resistito a due guerre mondiali. Alcuni hanno più di mille anni, eppure, stagione dopo stagione, continuano a regalare il loro frutto: piccole drupe da cui sgorga un olio che sa di eternità.

In Puglia questi patriarchi verdi non sono reliquie, ma protagonisti. La regione, con oltre 330.000 ettari coltivati, produce circa il 40% dell’olio d’oliva italiano. Un paesaggio che alterna monumenti vegetali secolari a filari moderni, disegnando una continuità produttiva che non ha eguali in Europa.

Basta attraversare le campagne tra Fasano, Ostuni, Monopoli e Carovigno per capire di trovarsi in un museo a cielo aperto: migliaia di ulivi certificati come patrimonio vivente, dalle forme scultoree che sembrano opere di un artista invisibile.

Le radici di questa civiltà affondano nella Magna Grecia, quando i coloni portarono dall’Oriente i primi innesti. Da allora gli ulivi pugliesi hanno resistito a siccità, gelate, malattie e persino all’incubo recente della Xylella, continuando a custodire una memoria che appartiene non solo alla terra, ma anche all’uomo.

Assaporare l’olio nuovo, ancora verde e pungente, significa quindi molto più che gustare un prodotto agricolo: è un atto culturale. È entrare in dialogo con alberi che, da millenni, sono i custodi silenziosi della nostra storia.

𝗚𝗶𝗼𝗿𝗴𝗶𝗮 𝗠𝗲𝗹𝗼𝗻𝗶 𝘀𝗰𝗲𝗴𝗹𝗶𝗲 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝗹𝗮 𝗣𝘂𝗴𝗹𝗶𝗮: 𝘂𝗻 𝗿𝗶𝗳𝘂𝗴𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗴𝘂𝘀𝘁𝗼, 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗲 𝗿𝗶𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲Per il terzo anno consecutivo, la ...
20/08/2025

𝗚𝗶𝗼𝗿𝗴𝗶𝗮 𝗠𝗲𝗹𝗼𝗻𝗶 𝘀𝗰𝗲𝗴𝗹𝗶𝗲 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝗹𝗮 𝗣𝘂𝗴𝗹𝗶𝗮: 𝘂𝗻 𝗿𝗶𝗳𝘂𝗴𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗴𝘂𝘀𝘁𝗼, 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗲 𝗿𝗶𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲

Per il terzo anno consecutivo, la premier Giorgia Meloni ha scelto la Puglia come meta per le sue vacanze estive. Un ritorno che testimonia non solo un legame affettivo con la regione, ma anche la consapevolezza di quanto questo territorio sappia coniugare natura, cultura e benessere.

Atterrata ieri pomeriggio, 19 agosto, la presidente del Consiglio si è diretta con la famiglia verso un resort esclusivo tra Brindisi e Lecce, in una zona dove il silenzio degli ulivi secolari incontra l’ospitalità raffinata delle masserie. Se lo scorso anno la scelta era ricaduta su una struttura nelle campagne di Ceglie Messapica, quest’estate le indiscrezioni parlano di una masseria nella Valle d’Itria, tra Locorotondo e Fasano, cuore pulsante della Puglia rurale ed enogastronomica.

Una decisione che ha un valore simbolico: la Puglia, con il suo ritmo lento, i paesaggi incontaminati e una cucina capace di raccontare identità e memoria, rappresenta oggi uno dei luoghi più desiderati non solo dal turismo internazionale, ma anche da chi cerca un rifugio autentico dopo mesi di impegni istituzionali e diplomatici, come il recente vertice di Washington con Trump, Zelensky e i leader europei.

Accogliere la premier tra le campagne pugliesi significa ancora una volta riconoscere a questa terra il potere di rigenerare chiunque la scelga. Perché in Puglia, tra mare, masserie e piatti che sanno di tradizione, ogni viaggio diventa un ritorno all’essenza.

Benvenuta in Puglia, presidente Meloni: tra ulivi, pietra bianca e sapori senza tempo.

A Taranto la biodiversità ha il sapore della dolcezza antica. Qui, tra masserie bianche e campagne assolate, prosperano ...
20/08/2025

A Taranto la biodiversità ha il sapore della dolcezza antica. Qui, tra masserie bianche e campagne assolate, prosperano varietà di fichi che non hanno eguali nel resto del mondo. Un patrimonio discreto, tramandato di generazione in generazione, che fa di questa terra un giardino unico del Mediterraneo.

Ogni frutto custodisce un’identità. Il Fico Marangiana, carnoso e zuccherino, era riservato dai nonni alle grandi occasioni, “il fico da festa” che annunciava l’abbondanza. Il Fico Natalino è invece una rarità: matura quando l’anno volge al termine, portando dolcezza nel cuore dell’inverno.

Il Fico Troiano seduce con il profumo prima ancora che con il gusto, mentre il Fico Dottato, dalla polpa compatta e scura, si presta a essere essiccato, racchiudendo in sé il sole di agosto. Più fragile e delicato è il Fico Verdino, da cogliere all’istante e gustare senza attese. Il Fico Turco, minuto e discreto, sorprende per la concentrazione zuccherina che custodisce.

E poi c’è il Fico della Madonna, che sboccia a giugno, quasi in dialogo con le celebrazioni religiose, come se la natura si facesse partecipe del rito collettivo.

Questi fichi non sono semplicemente frutti: sono pagine viventi della storia contadina. Parlano di mani che hanno saputo innestare, proteggere, scegliere; di famiglie che hanno trasformato il gesto agricolo in cultura. Assaggiarne uno significa entrare in contatto con una memoria profonda, fatta di sudore, pazienza e rispetto per la terra.

La ricchezza dei fichi tarantini è molto più di una curiosità agricola: è un patrimonio culturale che appartiene a tutti. Difenderlo significa proteggere la nostra identità, riconoscendo in quei piccoli frutti l’anima più autentica della Puglia.

Uva Pizzutella: l’oro bianco di Puglia che racconta storia e identitàCi sono frutti che incarnano un territorio più di m...
19/08/2025

Uva Pizzutella: l’oro bianco di Puglia che racconta storia e identità

Ci sono frutti che incarnano un territorio più di mille parole. In Puglia, tra i filari che affondano le radici nelle terre rosse baciate dal sole, l’uva Pizzutella è molto più di un semplice prodotto agricolo: è memoria, cultura contadina e identità collettiva.

Conosciuta anche come “uva corna” per la forma allungata e appuntita degli acini – da cui il nome “pizzuto” – la Pizzutella è considerata da sempre un piccolo tesoro, al punto da essere soprannominata l’“oro bianco” delle campagne pugliesi. La raccolta, che si concentra tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, è un rito che scandisce la fine dell’estate e l’ingresso nell’autunno.

Croccantezza e dolcezza: l’identità nel gusto

La Pizzutella è un’uva da tavola che si riconosce immediatamente al primo morso: croccante, succosa e con una dolcezza zuccherina che l’ha resa simbolo della convivialità pugliese. La varietà più diffusa è la bianca, oggi tutelata dal marchio IGP, che certifica qualità e origine. Esiste anche la meno comune Pizzutella nera, una nicchia di produzione che ne custodisce la rarità e la valorizza tra gli intenditori.

Se oggi la Pizzutella è protagonista delle tavole e delle esportazioni, non bisogna dimenticare il suo uso più antico: un tempo, nelle case di campagna, i grappoli venivano messi sotto spirito e anice per poter godere di quel sapore anche in inverno, quando la terra riposava. Era una forma di conservazione ma anche un gesto di saggezza contadina, che trasformava l’effimero in ricordo duraturo.

Un patrimonio da custodire

In Puglia si concentra la maggiore produzione nazionale di questa uva rispetto al resto del Meridione: un primato che non è soltanto statistico, ma che conferma la vocazione della regione a essere culla di biodiversità e qualità enogastronomica. La Pizzutella rappresenta il legame intimo fra paesaggio e coltura: i filari ordinati, il sole che matura lentamente gli acini, la mano dei contadini che ancora oggi ne custodiscono la raccolta.

Non è un caso che la Puglia stia puntando sempre più sulla valorizzazione di questo prodotto, anche in chiave enoturistica. Degustazioni, visite nei vigneti e percorsi esperienziali stanno riportando la Pizzutella al centro di un racconto identitario che intreccia gastronomia, cultura e memoria.

L’uva che racconta il Sud

Croccantezza, dolcezza, versatilità: la Pizzutella è un frutto che parla direttamente al cuore. Non è soltanto un’uva da tavola, ma un simbolo della capacità pugliese di trasformare la semplicità in eccellenza. Nel suo chicco allungato e pizzuto c’è la storia di generazioni, c’è il gusto di una terra che ha fatto dell’accoglienza e della generosità la sua cifra distintiva.

Un frutto che, più che mangiato, va raccontato.

📣59^ Sagra della Zampina del Bocconcino e del Buon Vino 🇮🇹📌26-27-28 settembreRitorna a Sammichele di Bari l'appuntamento...
19/08/2025

📣59^ Sagra della Zampina del Bocconcino e del Buon Vino 🇮🇹

📌26-27-28 settembre

Ritorna a Sammichele di Bari l'appuntamento che unisce gusto, divertimento e tradizione.

✅Ingresso Libero

Buon giorno e buona colazione 😍
18/08/2025

Buon giorno e buona colazione 😍

La raccolta delle mandorle rappresenta da sempre un momento cruciale per l’agricoltura pugliese. È in questo periodo che...
17/08/2025

La raccolta delle mandorle rappresenta da sempre un momento cruciale per l’agricoltura pugliese. È in questo periodo che si porta a compimento il lavoro di un intero anno, fatto di cura degli alberi, rispetto dei cicli naturali e attesa dei frutti migliori.

Tra le varietà più pregiate spicca la Filippo Cea, autentico simbolo del territorio di Toritto. Questa mandorla, presidio Slow Food, si distingue per le sue caratteristiche uniche: la forma tondeggiante, l’elevato contenuto di oli essenziali, il sapore delicato ma persistente e la straordinaria versatilità in cucina.

Non a caso è molto ricercata da pasticcerie e gelaterie di alto livello, oltre a essere l’ingrediente d’elezione per la preparazione del tradizionale latte di mandorla. Ogni raccolta rinnova così un legame antico tra la comunità agricola e un prodotto che è diventato ambasciatore della Puglia nel mondo.

Un saluto da Toritto, terra di origine di questa eccellenza che continua a raccontare la sua storia attraverso la passione e il lavoro dei suoi agricoltori. ❤️

Una serata speciale in compagnia di Chiara Spalluto e  Perrucci di Cantine Felline, cucina giapponese e gelato gastronom...
16/08/2025

Una serata speciale in compagnia di Chiara Spalluto e Perrucci di Cantine Felline, cucina giapponese e gelato gastronomico? Buona la prima....
Grazie a Sapori di Puglia
photo credits: Francesco Liuzzi Fotografo

Buon Ferragosto a tutti 💙
15/08/2025

Buon Ferragosto a tutti 💙

Tra le Pasticcerie più antiche del Mondo c’è  dal 1597.Una delle esperienze più belle e importanti che abbiamo mai vissu...
14/08/2025

Tra le Pasticcerie più antiche del Mondo c’è dal 1597.

Una delle esperienze più belle e importanti che abbiamo mai vissuto: vedere delle monache di clausura realizzare un prodotto del genere è stato veramente emozionante.

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