02/11/2025
CREDO NELLA RESURREZIONE DELLA CARNE.
Quattro anni fa, la notte tra il 31 e il primo novembre, Chicco, nel dormiveglia della mattina, si appoggiò sul mio seno.
Che lo rimbalzò.
Quattro giorni dopo avrei scoperto che a farlo rimbalzare era un cancro invasivo duttale infiltrante, Blablabla.
Ma il due novembre di quattro anni fa, quando ancora non c’era alcuna diagnosi, mio figlio Michele, il grande — allora di tre anni — raccogliendo in macchina un santino di Chiara Corbella, mi domandò chi fosse.
E dopo il racconto:
“Mamma tu non vai in Cielo, resti qui, con me?”
“Sì, amore, resto. Non abbiamo fretta, ora non vado in Cielo, sono qui con te! Vieni qui in braccio!”
“Tu rimani giù! Ma in Cielo si va da soli?”
“Con Maria e Gesù!”
“Piccolo o grande?”
“Possiamo scegliere. Ma ora sono qui con te!”
Da quando sono diventata mamma, la paura di morire è anche la paura di lasciare loro.
Con il tumore è diventata la tentazione madre.
Ma anche prima, ogni volta che, fuori dalla scuola o prima di uscire di casa, gli dicevo “la mamma torna sempre”, mi pizzicava la gola.
Speriamo, sospiravo in silenzio.
Ogni volta che questa paura vorrebbe togliermi il fiato — e a volte lo fa — poso lo sguardo su Chiara Corbella, sul suo “far allattare Francesco da altri per abituarlo alla sua assenza”, e penso che l’impossibile diventa possibile.
Con Lui.
Non facile, ma pieno.
A piccoli passi.
E quattro anni fa, e ogni giorno da allora, è lì accanto a me quella frase, lanciata con semplicità dai miei figli, che a giro mi interrogano - oggi sul purgatorio - perché io mi accorga della Sapienza.
Ecco perché la festa di Tutti i Santi ieri!
Così vicina.
Per permettermi di guardare alla ricorrenza di oggi con un Senso.
Senza (troppa) paura.
Anzi, affidando la mia paura. Alla Luce. A ieri.
E aggiungo — leggo in molti post che non si muore finché si vive nella memoria di chi resta.
Perché sopravvive l’amore.
Tutto bello e romantico. Ma non è vero.
O meglio, non solo.
Questo nostro desiderio di eternità si compirà pienamente anche nella carne.
Risorgeremo tutti, con la nostra ciccia.
Perché non abbiamo un corpo: siamo anche il nostro corpo.
Per questo Cristo si è incarnato.
Per questo, fra pochi giorni, riempiremo le case di luci.
Per questo Stefano è già al lavoro a costruire l’impalcatura del presepe, per portarci questo mistero in casa.
Perché l’Incarnazione porta la nostra carne nel Cielo.
Fragile, imperfetta, da custodire — benedetta castità — troppo spesso bisognosa del Purgatorio, ma lanciata verso il Cielo.
Credo nella resurrezione della Carne. Nella Vita Eterna.