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I Rolling Stones e l'importanza del rhythm & bluesHo letto, nei giorni successivi al concerto di Milano, le consuete "me...
09/07/2022

I Rolling Stones e l'importanza del rhythm & blues

Ho letto, nei giorni successivi al concerto di Milano, le consuete "menate", per dirla in gergo lumbard, dei boomers, sul confronto fra la musica "suonata" e quella "fatta con le basi" o "coi computers" e mi sono venuti i consueti bruciori di stomaco, dovuti alla manifesta incapacità di molti nel comprendere la musica pop.

Affermare che gli Stones rappresentino il baluardo della "vecchia musica" contro "la musica di oggi" e paragonarli a dinosauri estinti quali Led Zeppelin, Pink Floyd e Deep Purple è una sonora ed enorme cavolata. I Rolling Stones sono grandi proprio perché, al contrario delle band sopra citate, non hanno mai rinunciato nel loro suono a quelle che sono le radici del rock'n'roll, ovvero il soul e il rhythm & blues. Per dirla con le parole dello stesso Keith Richards, al "roll". I sopravvissuti agli anni '60, a un certo punto, hanno iniziato a fare altro, ovvero musica rock da stadio, che col rock'n'roll c'entra zero. Un tipo di musica dove il concerto diventa essenzialmente una rappresentazione pseudo-religiosa, atta a esaltare le doti del chitarrista o del cantante di turno. Una celebrazione dove la musica, seppur pompata da un'amplificazione spettacolare, conta come il 2 di briscola. Dove non si va per muovere il c**o, ma per mettersi in fila come dal prete a mangiare l'ostia.

I Rolling Stones no! Loro suonano in uno stadio perché devono farlo, perché il loro pubblico è giustamente sterminato. Ma la loro musica scorre fluida come una compilation di pezzi di northern soul, arriva dritta alle chiappe, tanto che risulta impossibile non muoversi, seppure negli angusti spazi fa un seggiolino e l'altro del "distinto sudovest" dello stadio Meazza. A una certa si, c'è Mick sulla passerella che vola come se avesse 40 anni di meno, c'è un Ronny ispiratissimo, c'è Keith che è sempre Keith, il ricordo di Charlie prima del concerto, l'amplificazione più moderna e potente che si possa immaginare. Ma quando partono le coriste e il sax ci si dimentica tutto, e ci si ritrova catapultati in un localaccio della Chicago anni '60 a ballare sulle note di una band di neri, che suonano il soul.

Gli Stones non sono di questo tempo, la loro proposta musicale è fondamentalmente legata al passato, ma in loro non c'è nostalgia, né rimpianto, non sono dinosauri incartapecoriti che rimpiangono il "rUock", anche perché non c'è proprio un c***o da rimpiangere. Non appartengono a nessuna epoca, sono oltre. Out of time, come il terzo pezzo in scaletta. Heil heil rock'n'roll!

Mortimer Duke
https://www.youtube.com/watch?v=lUZgErcBr5w&ab_channel=MattLee

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Rome

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