08/10/2025
346 parrocchie, delle quali solo 81 con un parroco esclusivo: è questa la situazione della diocesi di Torino e Susa dopo una massiccia operazione di accorpamento delle comunità portata avanti dall'arcivescovo, il card. Roberto Repole. Una “cura” massiccia per un territorio alle prese con una cronica mancanza di preti, che negli ultimi mesi ha visto trasferimenti e avvicendamenti, spesso non indolori. A riferirne è Francesco Antonioli sull'edizione torinese di Repubblica (28/9).
La politica di fusione delle parrocchie, che Repole porta avanti da quando è arcivescovo, non è conclusa: carenza di vocazioni e alta età media dei preti, ben oltre i 60 anni, hanno reso necessario una terapia d'urto che ha creato non poche tensioni su diversi fronti: quello dei preti, alcuni dei quali si oppongono al trasferimento, rifiutandosi di lasciare il loro incarico, ma anche quello di gruppi laicali che protestano contro le misure del cardinale. «Ci sentiamo presi in giro e cavie di una sperimentazione socioreligiosa», scrivono in una lettera dai toni furibondi di cui Repubblica è entrata in possesso, puntando il dito contro un atteggiamento presuntamente autoritario di Repole.
Ma le cose, scrive Antonioli, non stanno proprio così. Lo esprime bene don Mario Aversano, vicario per la pastorale del territorio, che riferisce, sconsolato, di «consigli parrocchiali durissimi». «Cerco di ascoltare e verbalizzare la frustrazione, di cui teniamo conto. Tutti ritengono di essere una situazione a sé stante. Però, non c’è alternativa alla corresponsabilità e dunque all'unione delle parrocchie. Al cambiamento si arriva o perché si traccia una rotta o perché si è vittime di naufragio. Ecco, noi stiamo cercando di progettare, giocando d'anticipo». .....
42387 TORINO-ADISTA. 346 parrocchie, delle quali solo 81 con un parroco esclusivo: è questa la situazione della diocesi di Torino e Susa dopo una massiccia operazione di accorpamento delle comu(...)