13/08/2025
Cecilia De Astis, 71 anni, travolta e uccisa da un’auto rubata nel quartiere Gratosoglio a Milano. Proprio dove nel 1986 la signora, di origini pugliesi, si era trasferita con suo marito per ricominciare una nuova vita al Nord. Quest’estate sarebbe dovuta tornare nella sua Ruvo di Puglia, la sua terra d’origine. Ma alla fine aveva declinato l’invito dei parenti, per restare a Milano, la città che da decenni era diventata casa.
I figli Gaetano e Filippo, insieme agli altri familiari, hanno recuperato gli ultimi ricordi della 71enne, rimasti sull’asfalto nel punto dell’incidente. Cecilia è morta quasi sul colpo. Dall’auto, una Citroen Ds4 bianca, sono scesi fuggiti quattro bambini. La macchina era stata rubata domenica sera a quattro turisti francesi «Eravamo tornati da un giro in centro, erano le 20. L’auto era scomparsa. Era ancora piena di bagagli. Siamo sotto choc, increduli» hanno detto.
A Milano, la 71enne si dedicava a una vita da pensionata. Quando s’era trasferita, quasi quarant’anni fa, aveva trovato lavoro in un cotonificio del Gratosoglio, la «Cederna». Lo storico stabilimento tessile, fondato negli anni Trenta. aveva poi chiuso nel 2020, pochi mesi prima della pandemia, e lei aveva appena fatto in tempo ad andare in pensione.
La cultura dell’ago e del filo, del «tenere insieme», l’aveva però accompagnata anche una volta terminato il tempo lavorativo. «Una persona disponibile, apprezzata, stimata», raccontano le voci di chi l’ha incrociata, sottolineando che la signora Cecilia era sempre presente per il quartiere, pronta a dare una mano per gli altri. Negli ultimi mesi frequentava la mensa a pochi metri da casa, luogo di socialità del quartiere. E proprio ieri, pochi istanti prima dell’incidente, stava uscendo dalla «Casa della solidarietà» dei fratelli di San Francesco, dove era stata invitata a pranzo. All’uscita, sul lato opposto della strada rispetto all’ingresso della fondazione, è stata centrata dalla Citroen.
I bambini sono stati rintracciati poche ore dopo. La madre di uno dei quattro ragazzini dell’incidente mortale di via Saponaro ha risposto ad alcune domande «Mio figlio... ha undici anni...È da stamattina all’alba che piango. Per mio figlio. E per la signora che è morta. Cosa posso dire... non so davvero. Sono sotto choc. Vediamo cosa gli fanno... ha solo undici anni. Quello che hanno fatto... sono bambini, non sono adulti, che capiscono».
«Quello che è successo mio figlio me l’ha raccontato stanotte. Erano usciti al mattino insieme, a piedi. E sono tornati tardi. Eravamo preoccupati, vedevamo la polizia passare tante volte nella strada: non capivamo, non sapevamo cosa pensare. Ma all’inizio lui e gli altri non hanno detto niente. Poi stanotte si sono messi a piangere. Ci hanno raccontato di questa tragedia, dell’incidente, di quello che era successo. Non so cosa pensare. L’auto l'hanno trovata abbandonata con le chiavi dentro, o l’avranno rubata, ma non ci hanno detto niente». Giura: «Li avessimo visti in macchina, li avremmo fermati, avremmo detto qualcosa».
Dopo essere stati ascoltati dalla polizia i bambini sono tornati tutti in via Selvanesco, nel campo nomadi da dove erano venuti. La loro roulotte è una di quelle che con furgoni e camper - in totale nove mezzi - sono accampati da anni su una spianata di terra.
«La mia famiglia è a Milano da sette-otto mesi - racconta la donna -. Veniamo da Roma, da Bologna, ci spostiamo spesso. Al campo, oltre ai bambini, siamo tutte donne». I mariti, dice, sono tutti in galera, «anche il mio, per vecchi reati». E ora? «La bimba ha mangiato, devo rientrare, vediamo che succede».