25/07/2025
La metà degli italiani non vota più. E no, non è protesta. È che non gliene frega un c***o. E peggio ancora, non se ne vergognano.
Vivono nel proprio piccolo regno di abitudini, dove nulla entra e nulla esce, dove tutto si tiene purché nessuno chieda loro di alzare la testa, di leggere, di capire, di prendere parte. Non è solo apatia. È ignavia. È l’assenza di qualsiasi senso del dovere. È il rifiuto anche solo di guardare in faccia la realtà, purché la domenica ci sia la Serie A e il sabato la spesa all’outlet.
Ignavi. Quelli che non scelgono non per paura, non per delusione, ma perché non gli interessa niente e nessuno.
Non scelgono perché non sentono più il bisogno di distinguere il giusto dallo sbagliato, purché la bolletta non dia fastidio e il cellulare abbia campo.
E allora meglio niente. Meglio il silenzio. Meglio il divano.
Meglio far finta che la politica sia lontana.
Ma la politica non è lontana.
La politica vi ha già tolto la sanità, la scuola, i contratti stabili, le pensioni dignitose.
Vi ha svuotato il frigo e riempito le strade di precari.
Vi ha regalato Santanché, La Russa, Rampelli, Lollobrigida, Valditara.
Vi ha tolto i diritti e vi ha venduto la retorica del decoro, della sicurezza, della famiglia come giustificazione per ogni porcata.
E voi?
Zitti.
Fermi.
A guardare.
Parlate di rivoluzione, qualcuno. Ma quale rivoluzione?
Voi non fate nemmeno il gesto più semplice, più minimo, più gratuito: andare a votare.
Parlate di sistema corrotto, ma non vi prendete nemmeno il disturbo di scegliere chi prova a cambiarlo.
Avete scambiato la critica per cinismo, e il cinismo per intelligenza.
Ma è solo codardia.
È solo disimpegno.
È indifferenza mascherata da profondità.
E mentre voi vi fate i cazzi vostri, le destre si organizzano, si mobilitano, si spartiscono tutto.
Dalla RAI al CSM.
Dai fondi del PNRR agli incarichi negli enti pubblici.
Le poltrone, le aziende, i media, perfino i manuali scolastici.
Prendono tutto.
Perché voi non ci siete. Perché non vi interessa esserci.
E non dite che non si può fare nulla.
Non dite che “tanto sono tutti uguali”.
Chi non va a votare è colpevole quanto chi vota fascista.
Anzi no, peggio. Perché chi vota ha almeno scelto, ha almeno combattuto, anche se dalla parte sbagliata.
Voi no. Voi non avete lasciato il campo: non ci siete mai entrati.
Avete spento la luce e vi siete chiusi in camera, a guardare i TikTok dei balletti.
E lo capisco, in parte.
Lo capisco perché anche io, a volte, ho pensato che fosse tutto inutile.
Ma la differenza è che io ci torno, in cabina.
Perché mollare vuol dire consegnarsi.
E consegnarsi, oggi, vuol dire mettere il proprio silenzio al servizio del potere.
Il fascismo non ha più bisogno di fare paura.
Non gli serve più. Gli basta aspettare che ve ne freghiate.
Non è la politica che vi ha abbandonato.
È che voi, della politica, non avete mai voluto sapere nulla.
E ora vi fa comodo dire che non serve.
La democrazia non muore con un colpo di Stato.
Muore a forza di “tanto non cambia niente”.
Muore di ignavia, di menefreghismo, di diserzione civile.
Muore mentre vi distraete.
Così muore un Paese.
Non tra le bombe. Ma nel vuoto lasciato da chi non c’è.
[Timostene]