07/07/2025
In questi giorni, a Sciacca, l’attenzione pubblica è inevitabilmente catalizzata dall’emergenza idrica e dalle polemiche che coinvolgono Aica e l’Amministrazione comunale. Prima di affrontare il tema che ci sta a cuore, sentiamo tuttavia il dovere di fare un richiamo storico: il problema dell’acqua nella nostra città non nasce oggi. È una piaga che risale ai tempi di Carlo di Borbone e da oltre 300 anni rimane irrisolta. Se davvero si volesse puntare il dito, bisognerebbe scavare tra secoli di cattiva gestione.
Nel frattempo, per la prima volta da decenni, si sta manifestando una concreta possibilità di realizzare i capannoni per il Carnevale. Una struttura che rappresenterebbe non solo una conquista per i carristi, ma un bene collettivo per tutta la città.
È fondamentale ribadire che l’acqua resta un’esigenza primaria e irrinunciabile. Ma ciò non deve impedire di affrontare anche altri temi, che riguardano l’identità culturale e lo sviluppo turistico ed economico del territorio. Carnevale, festa di San Pietro, Natale ed eventi estivi fanno parte di un tessuto vitale che, se ben valorizzato, può contribuire alla rinascita di Sciacca.
Oggi c’è la possibilità reale che i carristi non debbano più lavorare in condizioni anguste e ignobili. I capannoni possono essere – finalmente – una casa vera, che garantisca spazi dignitosi, sicuri e adatti a un lavoro tanto prezioso quanto delicato.
Fino al 2020, il Carnevale di Sciacca era diventato quasi un peso, qualcosa da organizzare per forza, con poca convinzione e scarsi risultati. Dopo la tragica notte del 21 febbraio, il dolore ha spento ogni entusiasmo. Nessuno ha più avuto la forza, la speranza e, forse, nemmeno la voglia di riprendere in mano un evento che per decenni era stato il cuore pulsante del folklore e dell’attrattiva turistica saccense.
Eppure, grazie al coraggio, alla tenacia e a una visione lungimirante – libera da logiche di mero consenso – l’amministrazione ha avuto il merito di riaccendere quella scintilla. Contro ogni scetticismo, è riuscita a far rinascere la manifestazione in una nuova veste, in un altro periodo dell’anno, con una nuova formula organizzativa e d’accesso.
L’esperimento, partito nel 2023 tra mille dubbi, ha mostrato segni concreti di successo negli ultimi due anni. E ciò è stato possibile anche – e soprattutto – grazie all’impegno e alla professionalità della Futuris, società incaricata di gestire i servizi dell’evento.
Il Comune di Sciacca ha incassato oltre 206.864,97 euro dall’edizione 2025 del Carnevale, grazie alla quota del 43% degli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti versata dalla società organizzatrice, Futuris. Se a questa cifra si aggiungono i 150.000 euro versati per l’edizione 2024, il contributo complessivo versato da Futuris nelle casse comunali negli ultimi due anni supera i 350.000 euro.
Un dato che parla chiaro: dopo anni di incertezze e polemiche, oggi abbiamo la certezza che il Carnevale non solo è tornato a vivere, ma è anche diventato una fonte concreta di entrate per il Comune di Sciacca – un risultato che, fino a pochi anni fa, sembrava irrealizzabile.
Ma la cosa più importante è che il Carnevale ha ritrovato linfa vitale. Ha riacceso l’entusiasmo popolare. Ha ricostruito un senso di appartenenza e coinvolgimento collettivo, restituendo a una generazione di giovani saccensi un’esperienza che rischiavano di non conoscere mai.
E ora guardiamo al futuro: i capannoni possono diventare una risorsa strategica tutto l’anno. Non solo luoghi di lavoro per i carristi, ma spazi vivi e fruibili: un museo permanente del Carnevale, un centro culturale per turisti e cittadini, un laboratorio di creatività e formazione. In altre parole, un punto di riferimento stabile per la cultura e l’identità di Sciacca.
E allora ci chiediamo: Sciacca può permettersi il lusso di perdere, ancora una volta, un treno così importante? La risposta dovrebbe essere scontata. Eppure, anche tra i carristi stessi, non tutti sembrano crederci fino in fondo. Manca quell’unità e quello spirito collettivo che sono indispensabili per trasformare questa speranza in realtà.
Se nemmeno di fronte a un’opportunità concreta si riesce a fare fronte comune, il rischio è chiaro: come accaduto a Termini Imerese, potrebbe non esserci alcun ricambio generazionale. Nessuna nuova leva pronta a raccogliere il testimone. E forse solo allora, quando sarà troppo tardi, si troveranno i fondi e gli spazi per i capannoni. Ma non serviranno più a nessuno.
Dire “no” è facile. Collaborare per il bene della città lo sarebbe ancora di più.
In questi giorni, a Sciacca, l’attenzione pubblica è inevitabilmente catalizzata dall’emergenza idrica e dalle polemiche che coinvolgono Aica e l’Amministrazione comunale. Prima di affrontare il tema che ci sta a cuore, sentiamo tuttavia il dovere di fare un richiamo storico: il problema dell...