Maxazzurro “Calcio in Costume”

Maxazzurro “Calcio in Costume” Viva Fiorenza 💙💚⚜️🤍❤️
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Un grande ringraziamento ai miei nuovi follower! Sono felice di avervi tra noi!Fedele Lauria, Luigi Castiglia, Matteo Ma...
24/12/2025

Un grande ringraziamento ai miei nuovi follower! Sono felice di avervi tra noi!

Fedele Lauria, Luigi Castiglia, Matteo Mariti, Astrit Kopshti, Andrea Calderone, Gionni Viti, Alessandro Oleandro, Stefano Mai, Marketplacez Orlando, Alain Rigamonti, Loreno Cillo Staccioli, Claudio Viola, Leonardo Luzzi, Yuri Falleri, Guerrando Bellesi, Giacomo Legname

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23/12/2025

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Storie, Aneddoti e Miti di Fiorenza ⚜️ Il Ponte alla Vittoria di Firenze nasce come un racconto che attraversa il tempo ...
22/12/2025

Storie, Aneddoti e Miti di Fiorenza ⚜️


Il Ponte alla Vittoria di Firenze nasce come un racconto che attraversa il tempo e l’Arno, perché nel 1835, per volontà del Granduca Leopoldo II, venne edificato il Ponte San Leopoldo: una struttura sospesa in ferro, elegante e ardita, sorvegliata da quattro leoni di marmo posti ai vertici come sentinelle silenziose, capace di unire le vie regie Pisana e Livornese con la Pistoiese e di aprire un passaggio vitale verso il Pignone, la Leopolda e il cuore produttivo della città.

Un ponte dove, per anni, si pagò il pedaggio e dove i fiorentini insorsero, ottenendo di passare a piedi gratuitamente, mentre il resto continuava a pagare. Così, pecore e maiali costavano un centesimo a capo, cavalli e mucche cinque centesimi e le prime vetture automobili quaranta centesimi: segno concreto di una città che cambiava sotto il peso delle merci e dei nuovi motori.

Con la fine dei Lorena, quel ponte divenne semplicemente il Sospeso, memoria di un’epoca che scivolava via. Poi la Grande Guerra fermò i progetti di rinnovamento e solo dopo la vittoria di Vittorio Veneto il ponte rinacque in cemento, più solido e più largo, prendendo nel 1932 il nome di Ponte alla Vittoria, mentre i leoni venivano spostati a guardia di altri luoghi della città, come frammenti di una storia dispersa ma ancora viva.

La pace, però, durò poco, perché nell’agosto del 1944 la ritirata tedesca lo fece saltare nell’Arno, aprendo una ferita profonda nel corpo di Firenze. E proprio per la sua importanza strategica, il ponte fu ricostruito quasi subito e, nel 1946, venne inaugurata la struttura che ancora oggi conosciamo: a tre arcate in cemento armato, con parapetti in bronzo, continuando a collegare il centro con l’occidente della città, come se ogni attraversamento fosse ancora un gesto di fiducia nel futuro e nella capacità di Firenze di rinascere, ogni volta, dalle proprie rovine.

La storia di Alessandro “Spara” SparacinoAlessandro Sparacino, per tutti “Spara”, nasce a Firenze il 18 Marzo 1978, con ...
18/12/2025

La storia di Alessandro “Spara” Sparacino

Alessandro Sparacino, per tutti “Spara”, nasce a Firenze il 18 Marzo 1978, con radici siciliane che affondano a Sambuca di Sicilia. Cresce a Sesto Fiorentino, alla Zambra, e da bambino sogna tra i campi del Doccia, dove gioca a calcio come libero. Ma un giorno abbandona il pallone per salire sul ring: sotto la guida del grande maestro Giorgio Luminati, più che un allenatore, un vero mentore, scopre la disciplina del pugilato e la forza del sacrificio.

Fin da piccolo il cuore batte per gli Azzurri. Va in curva azzurra a sostenere la squadra, sognando il giorno in cui potrà indossare quei colori. Tutti gli dicono che sarà dura, che la squadra è troppo forte, ma per lui l’unico obiettivo è sentirsi Azzurro, o restare tifoso in curva a incoraggiare i suoi eroi.

Nel 1999, su invito di Marcello Trotta e Ivano Biagi, Alessandro comincia ad allenarsi all’Africo. Da lì, passo dopo passo, in punta di piedi, si fa strada fino a vestire l’azzurro: prima al Torneo di Carnevale, poi nella Piazza. Ricorda ancora con emozione il grande Mantovelli, che dopo la semifinale vinta contro i Bianchi nel 2003 gli dice con orgoglio: “Bravo Spara, sono fiero di te.” Erano gli anni del gruppo: Sesto, Biagi, Trotta, i fratelli Schiavoni e lui. Con loro Alessandro calca la Piazza, condividendo gioie, sfide e un legame indissolubile con il colore azzurro.

Giura che il 2019 sarà l’ultimo anno, qualunque cosa accada. La sconfitta alla Golden Caccia lascia l’amaro in bocca, ma sa di aver dato tutto insieme ai compagni. Tre anni dopo, nel 2022, riceve una chiamata inattesa: giocare la finale con i Rossi, a pochi giorni dalla partita e senza allenamento. Il cuore, però, e l’azzurro che scorre nelle vene, prevalgono su tutto. Finisce come aveva sempre sognato: in campo, insieme ai compagni, con la vittoria nel cuore e il trionfo degli Azzurri. 💙

Fonte: Alessandro Sparacino

📜 Nota di responsabilità

Tutto ciò che viene riportato in queste pagine è frutto di testimonianze personali fornite direttamente dai protagonisti.
Il mio lavoro si limita esclusivamente a raccogliere, rielaborare e dare forma scritta a ciò che gli interessati hanno deciso liberamente di condividere.

Pertanto, ogni informazione, aneddoto o ricordo appartiene unicamente alla voce e alla responsabilità di chi ha scelto di raccontare la propria storia.
Io non aggiungo, non invento e non modifico il contenuto sostanziale: mi limito a trasformare in narrazione ciò che mi viene consegnato.

Questo garantisce rispetto della verità personale di ciascun protagonista, tutela la loro identità e assicura che il testo finale sia fedele a quanto espresso dai diretti interessati.

Storie, Aneddoti e Miti di Fiorenza ⚜️  Nel 1565 Giorgio Vasari riceve l’ordine di costruire un corridoio sospeso che co...
15/12/2025

Storie, Aneddoti e Miti di Fiorenza ⚜️


Nel 1565 Giorgio Vasari riceve l’ordine di costruire un corridoio sospeso che colleghi Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti in occasione delle nozze di Francesco de’ Medici con Giovanna d’Austria. In soli cinque mesi egli realizza una via segreta lunga più di un chilometro, un gesto politico che attraversa Firenze dall’alto e mostra agli ospiti la potenza della famiglia. Il passaggio è pensato come via di fuga, ma anche come simbolo di controllo: chi lo percorre domina le attività economiche che si svolgono lungo il suo tracciato.

Sotto le sue finestrelle si estende il mercato delle carni. Gli odori e il brulicare del quartiere contribuiscono a un cambiamento: le botteghe dei macellai vengono progressivamente allontanate e al loro posto arrivano gli orafi, creando un ambiente più adatto alla corte e alle sue esigenze. Nel corridoio, intanto, guardie discrete osservano e ascoltano, trasformando questo luogo in un sistema di sorveglianza che anticipa possibili disordini.

Quando Vasari progetta il percorso, incontra la Torre dei Mannelli, che non può essere abbattuta. È costretto a deviare e a creare una struttura che la aggiri grazie a mensole di pietra serena. Poco oltre si stende Borgo Pitiglioso, un quartiere povero e insalubre che viene rapidamente bonificato durante la costruzione, con l’intento di proteggere la città e la corte dai rischi di contagio.

Con il Settecento il corridoio cambia ancora. Anna Maria Luisa de’ Medici firma il Patto di Famiglia e garantisce a Firenze l’inalienabilità delle collezioni artistiche. Le pareti del passaggio diventano un luogo privilegiato per una collezione di autoritratti che cresce di secolo in secolo. I ritratti dei grandi maestri antichi convivono con Delacroix, Chagall, Rembrandt, Velázquez, Ligabue, De Chirico. Alcuni sono commissionati con intenti pratici, come quelli delle tre figlie del duca in cerca di marito; altri portano sulla tela ferite reali, come il primo quadro della pinacoteca, segnato dalle schegge dell’attentato dei Georgofili del 1993.

Nel cuore del percorso si apre un palco affacciato sulla Chiesa di Santa Felicita. Da lì i Medici possono assistere alle funzioni religiose senza essere visti. Quando una messa è in corso, il corridoio sembra riempirsi di voci e canti che dialogano con i volti dei dipinti.

Nel 1938, durante un periodo storico segnato da dittature e tensioni internazionali, vengono aperte grandi finestre panoramiche sul Ponte Vecchio per una visita ufficiale. Il loro ampliamento, avvenuto in un clima politico cupo, avrà tuttavia un effetto inatteso: durante la Seconda guerra mondiale, nel 1944, quelle aperture contribuiscono a evitare la distruzione del tratto del ponte su cui si affaccia il corridoio, risparmiandolo dai bombardamenti che colpiscono altre zone della città.

Nei decenni successivi il corridoio continua ad alimentare racconti e ipotesi. C’è chi sostiene che sia stato utilizzato come collegamento durante l’alluvione di Firenze, chi parla del ruolo avuto in alcune operazioni belliche e chi ne sottolinea il valore simbolico come luogo sospeso tra storia e leggenda.

Dopo anni di chiusura e importanti lavori di adeguamento antisismico, riapre al pubblico il 21 dicembre 2024. Chi lo percorre oggi cammina sopra secoli di potere, paure, trasformazioni e meraviglia, attraversando uno dei passaggi più enigmatici e affascinanti che Firenze abbia mai custodito.

Oggi premiazioni!!!Nigi Massimo!! Premio Luigi BoniCalciante per SempreAssociazione 50’ 🔵🟢⚜️⚪️🔴Grazie “Ube”!! per sempre
13/12/2025

Oggi premiazioni!!!
Nigi Massimo!! Premio Luigi Boni
Calciante per Sempre

Associazione 50’ 🔵🟢⚜️⚪️🔴
Grazie “Ube”!! per sempre

La Storia di Marino Vieri Marino Vieri nasce a Firenze il primo maggio del 1976.Il destino lo porta, nel 2000, a calcare...
11/12/2025

La Storia di Marino Vieri

Marino Vieri nasce a Firenze il primo maggio del 1976.
Il destino lo porta, nel 2000, a calcare per la prima volta la sabbia di Santa Croce nella sfida tra Bianchi e Rossi, fino all’ultima battaglia nel 2014, quando affronta gli Azzurri. Da lì il percorso si compie: diventa capitano, e infine, nel 2023, presidente dei Bianchi.

Il suo legame con il Calcio Storico nasce grazie a un incontro fortuito ma decisivo: quello con David Cappelletti, detto Rocky. Lo conosce in palestra, al Boxing Club, dove Marino muove i primi passi nel pugilato agonistico. Da tempo osservava con curiosità i calcianti, li ammirava da lontano, ma mai avrebbe pensato di far parte di quel mondo. Non si credeva pronto, né mentalmente né fisicamente, e soprattutto non conosceva nessuno di quell’ambiente chiuso e fiero.
All’epoca abitava a Bellariva e, con un vicino di casa, andava in curva azzurra a tifare la squadra che sembrava imbattibile: gli Azzurri, la formazione da ba***re.

Poi l’amicizia con David cambia tutto. Condividono sudore e fatica in palestra, le passioni crescono, e a Natale Rocky lo invita a una cena dei Bianchi, ai Quattro Leoni. È lì che Marino conosce i ragazzi che diventeranno i suoi compagni, la sua nuova famiglia.

Inizia con gli allenamenti degli esordienti, nel torneo di primavera. Sono le prime vere prove: ci si misura contro gli altri colori, si mette alla prova il fisico, ma soprattutto il carattere. È lì che si stringono le prime amicizie e che Marino capisce di poter davvero diventare un calciante.
Gli anni iniziali sono duri: allenamenti massacranti, infortuni, il peso dei veterani che provano a piegarti per misurare la tua tempra. Ma tutto questo non abbatte: al contrario, forgia. Dentro quel gruppo si respira il senso di una famiglia, unita nel dolore come nella gioia.

I Bianchi, allora, vivevano un periodo di transizione: da tempo non assaporavano la vittoria e i vecchi non smettevano di ricordarlo, pur offrendo poco aiuto. Ma proprio da quelle delusioni e dalle tante botte nasceva una fame nuova, un desiderio di riscatto. Marino lo sente sulla pelle: imparare a sognare la Vitella significa accettare il sacrificio, rialzarsi ogni volta più forte.

Con il tempo, insieme ai suoi compagni, riesce a costruire un gruppo capace di togliersi soddisfazioni importanti. Ma più della vittoria, ciò che Marino porta nei Bianchi è la voglia di migliorarsi, di custodire una tradizione secolare e di rappresentare con orgoglio il colore e il quartiere.

Calciante-> Capitano->Presidente

Fonte: Marino Vieri


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Il mio lavoro si limita esclusivamente a raccogliere, rielaborare e dare forma scritta a ciò che gli interessati hanno deciso liberamente di condividere.

Pertanto, ogni informazione, aneddoto o ricordo appartiene unicamente alla voce e alla responsabilità di chi ha scelto di raccontare la propria storia.
Io non aggiungo, non invento e non modifico il contenuto sostanziale: mi limito a trasformare in narrazione ciò che mi viene consegnato.

Questo garantisce rispetto della verità personale di ciascun protagonista, tutela la loro identità e assicura che il testo finale sia fedele a quanto espresso dai diretti interessati.

Indirizzo

Sesto Fiorentino

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