
30/04/2025
📘 Scuola, l’acqua calda e la pedagogia superata
Il ministro Valditara ha sottolineato più volte le “derive pedagogiste” e la “libertà didattica” considerata come un ostacolo alla qualità dell’insegnamento. Una visione che lascia perplessi , soprattutto se si guarda a cosa viene presentato come innovazione nel suo piano di riforma: il ritorno al diario personale per scrivere i compiti, la raccomandazione di non assegnare verifiche tutte nello stesso giorno , l’invito a non caricare gli studenti di esercizi la sera prima
Misure sacrosante? Certo. Ma davvero c’era bisogno di una circolare ministeriale per proporre l’acqua calda? In qualunque scuola attenta, già oggi, la distribuzione dei carichi di studio è tema di discussione nei consigli di classe , e il diario cartaceo non ha mai smesso di essere uno strumento utile per chi vuole responsabilizzare lo studente e non solo comunicare con la famiglia attraverso il registro elettronico.
Il paradosso è che, mentre si critica una presunta egemonia pedagogica, si rilancia un modello che si presenta come riformista ma ha il sapore di un conservatorismo travestito: si riscoprono le “buone maniere” scolastiche spacciandole per rivoluzioni. Il latino alle medie, lo studio della Bibbia come “testo culturale” , l’epica come strumento di educazione civica... In sé, proposte non prive di valore, ma scollegate da una riflessione pedagogica profonda.
Una scuola davvero innovativa – o, meglio, davvero umanistica – non ha bisogno di negare la pedagogia, ma di interpretarla nella sua dimensione più radicale: come arte dell’ascolto, della relazione, dell’inclusione. Una scuola dove le “buone pratiche” non si impongono dall’alto, ma si coltivano dal basso, ogni giorno, tra banchi, lavagne e parole. Quelle che restano.