ETICA Associazione Culturale

ETICA Associazione Culturale Pubblicazioni di libri ed opere editoriali, editing, ghostwriting, traduzioni, eventi
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Le esperienze presso differenti civiltà le cui culture appartengono al mondo delle professioni liberali, delle religioni, delle arti, delle scienze, ci hanno insegnato a costruire un aiuto reciproco ed un dialogo comune tra individui, nel rispetto di un’Etica tesa a valorizzare ogni singola preziosa differenza e diversità. Con tale motivazione promuoviamo le attività culturali volte allo studio pe

r lo sviluppo di una società che si prefiguri un’Etica comune nel rispetto delle varie libertà di pensiero, credo politici, sesso, razza, religione. Seguiamo tale obiettivo mediante la consulenza all’editoria e mediante l’organizzazione di convegni e dibattiti sul piano nazionale ed internazionale, anche attraverso l’Ufficio Stampa del sito ufficiale di Etica Associazione Culturale. Il Logo racchiude il nostro principio ispiratore: il simbolo della Croce del Sud ricorda i grandi navigatori che si ispirarono nella contemplazione notturna delle cinque stelle, situate nella parte più bella del cielo, incidendo i cuori di navigatori, sacerdoti, soldati, contadini e costruttori, che la vissero come ispirazione di Uomini tesi a cercare la propria costellazione interiore per illuminare il cammino.

Se creo qualcosa usando il cuore, molto facilmente funzionerà; se invece uso la testa, sarà molto difficile.Marc Chagall
07/07/2024

Se creo
qualcosa
usando
il cuore,
molto facilmente
funzionerà;
se invece
uso
la testa,
sarà molto difficile.

Marc Chagall

Marcello Kalowski, Domenica 7 luglio, ore 21:00, in collegamento Zoom.Qui di seguito, la Prefazione di Barbara de Munari...
05/07/2024

Marcello Kalowski, Domenica 7 luglio, ore 21:00, in collegamento Zoom.
Qui di seguito, la Prefazione di Barbara de Munari al libro di Marcello Kalowski: 'EBREI ALLA DERIVA - Uno Shtetl nella giungla'.

"C'era come la sensazione che mentre gli uomini vanno e vengono, nascono e muoiono, i libri invece godessero di eternità...
03/07/2024

"C'era come la sensazione che mentre gli uomini vanno e vengono, nascono e muoiono, i libri invece godessero di eternità.
Quand'ero piccolo, da grande volevo diventare un libro.
Non uno scrittore, un libro: perché le persone le si può uccidere come formiche.
Anche uno scrittore, non è difficile ucciderlo.
Mentre un libro, quand'anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi e preservi la sua vita di scaffale, una vita eterna, muta, su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca a Reykjavik, Valladolid, Vancouver".

... “Ciao, bambino! Mi chiamo David Spielman e vivo al numero 6 di via Stefana Jaracza, nell’affollata Litzmannstadt. St...
03/07/2024

... “Ciao, bambino! Mi chiamo David Spielman e vivo al numero 6 di via Stefana Jaracza, nell’affollata Litzmannstadt. Stiamo imparando a parlare e scrivere in ebraico. Impariamo anche a cantare in ebraico. Domani è Hanukkah, e noi cantiamo canzoni di Hanukkah” scriveva il piccolo David dal ghetto Łódź, indirizzando la sua missiva ad un “bambino nella Terra di Israele”.

Insieme alla lettera, anche un disegno di come il bambino immaginava la mappa della Terra d’Israele, il tutto datato 23 dicembre 1940.

Questo raro manoscritto proviene dal ghetto di Łódź e rappresenta un importante oggetto storico. Non è chiaro cosa sia successo a David Spielman e se sia sopravvissuto o meno alla Shoah. Il suo nome non è stato trovato, sollevando timori che possa essere stato assassinato dai nazisti.
.. “Ti ho fatto una bella mappa della Terra d’Israele. Come vanno le cose nella Terra d’Israele? Come stai? Sto aspettando che tu mi scriva e ricevere una tua lettera mi renderà felice. Inoltre, dimmi da quale città o insediamento vieni e com’è il tempo in Israele, e il tuo nome. Qui fa molto freddo e la strada è affollata. Presto arriveremo nella Terra d’Israele, e ci sarà abbastanza spazio per tutti. Ti prego di scrivermi qualcosa sia sulla Terra di Israele che su Hanukkah. Ci vediamo nella Terra d’Israele, David Spielman” prosegue la lettera del bambino polacco.

"Ciao, bambino! Mi chiamo David Spielman e vivo al numero 6 di via Stefana Jaracza, nell'affollata Litzmannstadt. Stiamo imparando a parlare e scrivere in ebraico. Impariamo anche a cantare in ebraico. Domani è Hanukkah, e noi cantiamo canzoni di Hanukkah" scriveva il piccolo David dal ghetto Łód...

C’è in noi un obbligo verso ogni essere umano per il solo fatto che è un essere umano... Quest’obbligo non si fonda su n...
03/07/2024

C’è in noi un obbligo verso ogni essere umano
per il solo fatto che è un essere umano...
Quest’obbligo non si fonda su nessuna situazione di fatto...
su alcuna convenzione...
Quest’obbligo è eterno.
Risponde al destino eterno dell’essere umano.

(Simone Weil)

STORIA POLITICA DELL'ANTISEMITISMO IN FRANCIA: DAL 1967 AI GIORNI NOSTRI.
02/07/2024

STORIA POLITICA DELL'ANTISEMITISMO IN FRANCIA: DAL 1967 AI GIORNI NOSTRI.

Histoire politique de l’antisémitisme en France-De 1967 à nos jours est une œuvre collective dirigée par Alexandre Bande, Pierre-Jérôme Biscarat et Rudy Reichstadt, qui propose une analyse approfondie et transversale de l’antisémitisme dans la sphère politique française. Ce livre interv...

02/07/2024

Nel momento più buio per noi Ebrei dopo la seconda guerra mondiale, sentiamo la necessità, più di prima, di “aggrapparci” a Israele - abbracciando questo piccolo Stato in pericolo per la sua esistenza.

02/07/2024

Domenica 7 luglio su zoom

SILENZIO INTERIORE Una pagina di Hannah Arendt di strettissima attualità, e che, pur risalendo al 1954, sembra scritta o...
01/07/2024

SILENZIO INTERIORE

Una pagina di Hannah Arendt di strettissima attualità, e che, pur risalendo al 1954, sembra scritta oggi:

“Noi che abbiamo fatto esperienza delle organizzazioni totalitarie di massa sappiamo che il loro primo interesse è eliminare qualunque possibilità di solitudine.
Così noi possiamo facilmente testimoniare come non solo le forme secolari di coscienza, ma anche quelle religiose, vengano eliminate quando non è più garantito lo stare un po’ da soli con se stessi [...]. In certe condizioni di organizzazione politica la coscienza non funziona più [...]
Un essere umano non può mantenere intatta la propria coscienza se non può mettere in atto il dialogo con se stesso, cioè se perde la possibilità della solitudine, che è necessaria per ogni forma di pensiero”.
(Hannah Arendt, Socrate, tr. di Ilaria Possenti, Raffaello Cortina, Milano 2015, pp. 46-47).

Oggi la condizione necessaria per la coscienza pensante, cioè la solitudine, è ampiamente minacciata.
Con solitudine non si intende l’isolamento e il ritrovarsi privi di ogni vitale legame relazionale, condizione per nulla positiva e purtroppo molto diffusa.
Si intende piuttosto il silenzio interiore: il silenzio della mente che, proprio perché silente, diviene in grado di ascoltare, di pensare e quindi di elaborare liberamente il suo punto di vista e la sua presa di posizione nel mondo.
Grazie al silenzio interiore la mente diviene in grado di proporsi come agente libero, nel senso di consapevole, creativo, responsabile; senza silenzio interiore, invece, non c’è la possibilità di agire, ma solo di reagire.

Silenzio e audio ad alto volume.Pioggia dolce nella foresta pluviale della Costa RicaArtista: George VladParco Nazionale...
30/06/2024

Silenzio e audio ad alto volume.
Pioggia dolce nella foresta pluviale della Costa Rica
Artista: George Vlad
Parco Nazionale Braulio Carrillo, Costa Rica
https://earth.fm/.../reassuring-soft-rain-in-the.../...
Earth.fm è un servizio di streaming completamente gratuito di oltre 800 suoni della natura provenienti da tutto il mondo, che offre paesaggi sonori naturali e meditazioni guidate per le persone che desiderano ascoltare la natura, rilassarsi e connettersi di più.

The sound of soft rain in the rainforest at dawn is bliss. The soundscape is comforting, relaxing, reassuring. It’s the perfect ambience for slowing down and immersing yourself into the jungle landscape. Birds are taking it easy today. The dawn chorus is almost non-existent, with one or two indivi...

27/06/2024

    Iniziativa dell’Associazione WomenWagePeace.org.il Siamo entusiasti di invitarvi a partecipare all’evento della Grande Pace il 1° luglio, alle 18:00, presso la Yad Eliyahu Menorah Hall di Tel Aviv. L’evento, intitolato “It’s Time”, ha l’obiettivo di riportare Israele sulla via d...

L’UTOPIA PER LA PACE di ABRAHAM B. YEHOSHUA: IL TERZO TEMPIOUna giovane donna francese, Esther Azoulay, si presenta al T...
25/06/2024

L’UTOPIA PER LA PACE di ABRAHAM B. YEHOSHUA:
IL TERZO TEMPIO

Una giovane donna francese, Esther Azoulay, si presenta al Tribunale rabbinico di Tel Aviv per denunciare colui che l'ha ingannata impedendole di unirsi in matrimonio con l'uomo che ama.
Una storia intima e dolorosa che diventa l'occasione per trasmettere un nuovo, inaspettato messaggio di pace, e che trasforma l'ultima opera di Yehoshua in un estremo testamento civile e politico.
Ingannando la giovane Esther Azoulay, guidandola verso una conversione non necessaria, il rabbino Eliahu Modiano ha sabotato il suo progetto di matrimonio con David Mashiah.
Secondo le norme del diritto ebraico, proprio a causa di questa conversione, la loro unione è proibita e i loro figli non sarebbero ammessi con il padre al servizio sacerdotale nel Terzo Tempio.
Benché la tradizione ebraica ortodossa preveda che il Terzo Tempio sorga in corrispondenza di quello precedente distrutto dai Romani nel 70 d.C., ovvero sull’attuale spianata delle moschee, Esther, donna, straniera e convertita, sottopone al Tribunale un’idea sorprendente che potrebbe cambiare le sorti d’Israele prima ancora delle proprie: «Fuori dalle mura della città vecchia, modesto, umile, tra la Tomba di Assalonne e la valle della Geenna.
Un Tempio che non interferisce né minaccia con la sua architettura nessun altro luogo santo. Seppur modesto, questo Tempio assumerà un ruolo drammatico e rivoluzionario».
Una proposta che salverebbe il suo matrimonio, e che nasconde un profondo messaggio di pace per uscire dalla spirale di violenza che insanguina quella terra.

Fino alla fine Abraham Yehoshua ha sognato che arrivasse quel momento, il momento della pace: una pace attesa e desiderata come la venuta di un nuovo Messia.
Quest’opera è un breve dramma, dove Esther Azoulay, un’ebrea francese dal passato famigliare complicato, va al rabbinato di Tel Aviv per denunciare un rabbino francese chiamato Modiano.
Rav Modiano ha costretto Esther ad assumere lo statuto di convertita per impedire il suo matrimonio con un cohen, secondo l’interdizione formulata in Levitico 21:7: “Non prenderanno in moglie una pr******ta o già disonorata; né una donna ripudiata dal marito, perché sono santi per il loro Dio”.
Da questo versetto il Talmud ha esteso il concetto delle unioni matrimoniali vietate ai cohanim alla categoria delle donne convertite.

Il rabbino francese ha preso questa decisione di giurisprudenza religiosa con il pretesto che la conversione della madre di Esther non era valida per un presunto problema intorno al bagno rituale.
Questo rigorismo da parte del rabbino francese non è dettato da un’intenzione pura, bensì dalla concupiscenza.
Attratto dalla giovane Esther, Rav Modiano vuole annullare il progetto di matrimonio fra Esther e il suo fidanzato di stirpe sacerdotale.
David Mashiah è anche un cohen.
Perciò lo statuto di convertita ingiustamente imposto ad Esther, rende impossibile il matrimonio religioso della giovane.
Se la coppia avesse figli, i loro discendenti, pure essendo dei cohanim, non potrebbero ufficiare nel Tempio ricostruito e non sarebbero ammessi alla celebrazione dei sacrifici.
E da qui che Esther concepisce l’idea di un Terzo Tempio alternativo, dove i sacrifici di sangue sarebbero stati sostituiti dalla preghiera, dai cantici e dai salmi.
In questo Yehoshua si riconnette con l’ideale espresso in Osea 14:2: “Prendete con voi delle parole e tornate all’Eterno. Ditegli: ‘Togli via ogni iniquità e accetta ciò che è buono, e noi ti offriremo i sacrifici delle nostre labbra’”.

Ognuno di noi contiene uno spazio vuoto paragonabile a una misteriosa polvere esplosiva che, a seconda di come viene trattata, determina la sua consistenza e il suo destino.
La polvere può esplodere, rovinando la propria e l’altrui vita.
Può rimanere inutilizzata, ba****si e trasformarsi in fanghiglia. Oppure può essere trattata in modo tale da divenire fonte permanente di energia e generare calore vitale per sé e per gli altri…

TORINO, 2 luglio 2024, ore 20:30 (21:30 ISRAELE)INCONTRO ON-LINE SU PIATTAFORMA ZOOM
25/06/2024

TORINO, 2 luglio 2024, ore 20:30 (21:30 ISRAELE)
INCONTRO ON-LINE SU PIATTAFORMA ZOOM

23/06/2024
21/06/2024

Siamo probabilmente nel momento più difficile e pericoloso di questa lunga guerra; più difficile, perché i recenti caduti tra le forze armate israeliane hanno demoralizzato un'opinione pubblica già provata dalla durata del conflitto.

https://www.youtube.com/watch?v=8Af372EQLckFULL OF LIFE è costruito intorno al CANONE di Johann Pachelbel.
18/06/2024

https://www.youtube.com/watch?v=8Af372EQLck

FULL OF LIFE è costruito intorno al CANONE di Johann Pachelbel.

Pachelbel Canon, Classical music.Johann Pachelbel - Canon in D Major from "London Symphony Orchestra Plays Great Classics"Johann Pachelbel Canon or Kanon bar...

ILMESSAGGERO.IT-L'ANALISI / LE FUGHE IN AVANTI CHE NON AIUTANOCome gettare un fiammifero acceso in una Santabarbara. Al ...
18/06/2024

ILMESSAGGERO.IT-L'ANALISI / LE FUGHE IN AVANTI CHE NON AIUTANO
Come gettare un fiammifero acceso in una Santabarbara.
Al di là delle intenzioni, è purtroppo questo il deflagrante effetto provocato dall'annuncio di , e di lo .
Ma quale Stato? E con quali confini? Guidato da chi? Bastano queste tre sole domande per capire come la sacrosanta, ma complessa, strategia di raggiungere il traguardo di "due popoli, due Stati" (cuore delle attuali discussioni tra Stati Uniti, Israele e Paesi arabi) di tutto ha bisogno meno che di unilaterali fughe in avanti, come quella proposta dalle tre nazioni europee.
Come dar torto al ministro degli esteri di Parigi Stéphane Séjourné, quando ha reagito lapidariamente: «Ora non è il momento giusto». Ancora più lucida la risposta di Antonio Tajani: «L'Italia è favorevole a condizione che non sia guidato da Hamas che è un'organizzazione terroristica. Finché c'è Hamas non se ne può discutere». Non a caso, mentre Israele richiama i tre ambasciatori, l'unica reazione entusiasta è arrivata dal gruppo terrorista.
Ma da dove nasce questa improvvida iniziativa? Perché si è scelto di alimentare ancor di più il fuoco della Santabarbara mediorientale?
È molto probabile che il sentimento di fondo nasca dalla volontà di mettere in campo una sorta di "equidistanza politica e morale" tra le parti nel conflitto in corso a Gaza.
Già il procuratore della Corte dell'Aia si era cimentato in tale esercizio geopolitico chiedendo un contemporaneo mandato di arresto per Netanyahu e i capi di Hamas. Ebbene, come si è visto, il risultato è stato solo quello di rendere meno autorevole e forte la pressione americana su Tel Aviv contro il temuto ingresso a Rafah.
Ora non è difficile immaginare che l'iniziativa dei tre Paesi europei sortisca un analogo effetto negativo. Perché non è mai una buona idea diplomatica "isolare" Israele.
Il fatto è che, sul piano storico-politico, non è né possibile né giusto proclamare alcuna pilatesca equidistanza tra Hamas e Israele.
Non a caso Biden e i Paesi arabi premono, in primis su Israele, ma anche sul vecchio Abu Mazen, perché in luogo dei terroristi di Hamas torni in campo l'Autorità palestinese.
Ma fino a che ciò non sarà avvenuto, e finché durerà la guerra di Gaza, riconoscere sulla carta un astratto Stato palestinese significa "legittimare" Hamas e metterla sullo stesso piano di Israele. Cosa che, evidentemente, non è né storicamente né politicamente accettabile. Peraltro, l'orrenda strage del 7 ottobre non era affatto motivata dall'obiettivo di conquistare uno Stato palestinese, ma dalla inveterata ed esplicita volontà di distruggere il popolo
ebraico.
Si potrebbe obiettare che, viceversa, sul piano morale, un'equidistanza è possibile, viste le infinite tracce di dolore causate dall'esercito israeliano a Gaza. Intendiamoci: nessuna nazione occidentale (e Israele lo è) può permettersi, per nessun motivo, di avere sulla propria coscienza trentamila morti. E Netanyahu dovrà certo, prima o poi, rispondere delle proprie scelte, errate nella strategia e poco accorte nella tattica. Ma attenzione, anche qui, a non commettere un grave errore di analisi. La violenza di Israele, fin dal '48, è sempre nata "in risposta" ad aggressioni subite. Essa nasce dalla paura dell'annullamento, ripetutamente provata nel corso della sua storia: e, si badi, la violenza di chi ha paura può essere davvero cieca. Viceversa, la violenza di Hamas nasce dalla volontà di distruggere: e la violenza di chi vuole distruggere non è affatto cieca. È mirata. È determinata a cacciare gli ebrei "dal fiume al mare". Come dal dopoguerra molti pensavano di fare e come, purtroppo, oggi si ripete nelle piazze occidentali.
Israele può sbagliare ma non ha mai avuto l'intenzione di distruggere il popolo palestinese. Hamas, al contrario, sogna davvero il genocidio. Perciò, anche sul piano morale, ogni equidistanza suona fuori luogo.
In ogni caso, Irlanda, Spagna e Norvegia non sono un "tribunale morale". Sono tre nazioni europee e la loro iniziativa non può che rivelarsi un boomerang per chi ha davvero a cuore la soluzione "due Stati, due popoli". E anche per l'Europa. Infatti: data la presa di posizione trilaterale di Dublino, Oslo e Madrid, c'è da chiedersi cosa resta dell'Unione europea. Chi si ricorda dell'acronimo Pesc? Era l'idea, consolidata dal trattato di Amsterdam, di un'Europa protagonista di una comune politica estera e di sicurezza. Era un sogno, e negli ultimi tempi si era cominciato persino a ragionare di un esercito comune. Oggi si rovescia su questo percorso una tempesta di acqua gelida.
Cosa può determinare, infatti, questa fuga "a tre" su una questione così importante per la geopolitica mondiale? Che credibilità può avere nel mondo un'Unione che si divide in modo così dissennato e imprevisto? La risposta a tali inquietanti interrogativi non può tardare ad arrivare. Perché, dopo le elezioni europee e in attesa di quelle americane, non si esagera a dire che è davvero in gioco il nostro futuro.

    ARTE:     VINCE PROCESSO PER CONSERVARE     SEQUESTRATO DA  La proprietà è stata al centro di una disputa tra il Mus...
18/06/2024



ARTE: VINCE PROCESSO PER CONSERVARE SEQUESTRATO DA
La proprietà è stata al centro di una disputa tra il Museum of Fine Arts di Houston e gli eredi del proprietario nata da un errore di trascrizione nel 1945.
, 5 giu. - (Adnkronos) - Il Museum of Fine Arts di Houston ha vinto un processo per conservare un dipinto del pittore veneto Bernardo Bellotto (Venezia, 1721 - Varsavia, 1780) sequestrato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
La decisione della Corte d'Appello Federale degli Stati Uniti pone probabilmente fine a una complessa vicenda innescata da un errore di trascrizione commesso dai 'Monuments Men' quando recuperarono il dipinto e altre opere da una miniera di sale austriaca nel 1945.
La contestazione della proprietà del dipinto "Il mercato di Pirna" (1764 circa) da parte del museo è stata "definitivamente risolta", ha dichiarato il Museum of Fine Arts di Houston in un comunicato.
L'ultima sentenza della Corte d'appello è la terza che respinge la richiesta degli eredi.
Gli eredi del collezionista d'arte ebreo Max Emden hanno intentato una causa contro il museo americano nel 2021, sostenendo che il dipinto era stato venduto dal magnate dei grandi magazzini sotto costrizione.
Sebbene Emden si fosse trasferito su un'isola privata in Svizzera nel 1927, possedeva ancora la sua società di commercio di tessuti a Berlino e aveva conti bancari tedeschi. I suoi beni tedeschi furono congelati e infine liquidati dai nazisti. Assunse la commerciante ebrea Anna Caspari, che fu poi uccisa dai nazisti nella Lituania occupata dai tedeschi, per vendere tre opere. Le tre opere, che includevano "Il mercato di Pirna", furono vendute a un mercante d'arte tedesco di nome Karl Haberstock che le rivendette lo stesso giorno alla Reichskanzlei per il progettato Führermuseum. Gli eredi di Emden hanno sostenuto che le opere furono vendute al di sotto del valore di mercato.
Il Museum of Fine Arts di Houston "aveva già studiato la fondatezza delle rivendicazioni e aveva condiviso l'indagine internazionale indipendente sulla provenienza, che ha dimostrato che le rivendicazioni di una vendita forzata, o di una vendita a un valore inferiore a quello di mercato, non erano valide", ha dichiarato il museo nel suo comunicato. "Non sono emerse nuove informazioni che possano modificare la nostra conclusione che la vendita del 1938 iniziata da Emden sia stata volontaria".
Ma il caso giudiziario non è stato deciso nel merito di quella vendita. Piuttosto, le tre opere furono separate dopo la guerra a causa di un disguido amministrativo. Due di esse sono andate in Germania e sono state restituite alla famiglia nel 2019, dopo che una sentenza della Commissione consultiva tedesca ha stabilito che la vendita "non era stata intrapresa volontariamente, ma era interamente dovuta al peggioramento delle difficoltà economiche".
Il dipinto custodito a Houston è stato accidentalmente etichettato dai 'Monuments Men' per andare nei Paesi Bassi al posto di una copia della stessa opera che era di proprietà di un altro collezionista ebreo di nome Hugo Moser. La copia era stata acquistata da Maria Almas-Dietrich, uno dei più importanti fornitori d'arte di Adolf Hi**er, per il Führermuseum quando quest'ultimo era fuggito da Amsterdam.
I 'Monuments Men' avevano confiscato la collezione di Almas-Dietrich, compresa la copia "Il mercato di Pirna", nel 1945 e l'avevano conservata presso il Munich Central Collecting Point, lo stesso luogo in cui furono poi conservate le opere di Emden. Mentre le nazioni cercavano di restituire le opere d'arte nel dopoguerra, il governo olandese chiese di restituire a Moser "Il mercato di Pirna", senza sapere che l'opera da restituire era una copia. Quando nel 1949 i 'Monuments Men' si accorsero dell'errore, Moser aveva già ricevuto il dipinto originale.
Moser creò una nuova provenienza per il dipinto e lo vendette nel 1952 al collezionista americano Samuel H. Kress che lo donò al museo di Houston nel 1961. Gli eredi di Emden sostengono che il dipinto originale dovrebbe essere restituito loro perché Moser non ha mai ricevuto un titolo valido per il possesso.
La decisione della Corte d'appello segna la terza volta che il caso di restituzione degli Emden viene respinto. In precedenza, un tribunale distrettuale federale aveva respinto la causa senza pregiudizio, consentendo agli eredi di ripresentare la loro richiesta. La Corte distrettuale aveva stabilito che la dottrina dell'atto di Stato si sarebbe dovuta applicare al caso perché gli eredi avevano attribuito gli errori al governo olandese. Secondo la dottrina dell'atto di Stato, gli atti compiuti da una nazione straniera nel proprio territorio non possono essere impugnati nei tribunali americani.
Gli eredi ripresentarono il ricorso, spostando parte della colpa dal governo olandese alla Fondazione olandese per la proprietà artistica, istituita dal governo olandese per gestire tali questioni, ma la Corte distrettuale si schierò comunque dalla parte del museo e respinse la causa, questa volta con pregiudizio. Gli eredi hanno fatto appello e la Corte d'appello ha confermato la decisione della Corte di primo grado in base al principio della dottrina dell'atto di Stato.

    EBRAISMO:   DI     DA RECORD ALL'ASTA CON UNA STIMA DI 7 MILIONI DI DOLLARIUno dei più significativi manoscritti ebr...
18/06/2024



EBRAISMO: DI DA RECORD ALL'ASTA CON UNA STIMA DI 7 MILIONI DI DOLLARI
Uno dei più significativi manoscritti ebraici miniati medievali sarà in vendita da Sotheby's a New York.
, 6 giu. - (Adnkronos) - La Bibbia di ShemTov, uno dei più significativi manoscritti ebraici miniati medievali, andrà all'asta da Sotheby's a New York nel prossimo settembre con una stima record di 5-7 milioni di dollari. Scritta dallo studioso Rabbi ShemTov Ibn Gaon nel 1312 a Soria, in Castiglia, la Bibbia di ShemTov è un capolavoro dell'arte scribale del Secolo d'Oro spagnolo, in cui sono evidenti le influenze delle tradizioni artistiche ebraica, cristiana e islamica.
"La Bibbia di Shem Tov è stata a lungo riconosciuta come un tour de force dell'erudizione biblica e cabalistica e costituisce un monumento alla tradizione sp****la medievale della miniatura della Bibbia ebraica - ha dichiarato Shaul Sedler-Feller, specialista di Sotheby's - Questo manoscritto ha un fascino irresistibile, che deriva non solo dalla sua storia e dalla sua bellezza, ma anche dai misteri cabalistici conservati al suo interno".
Quello che andrà all'asta è uno degli unici testimoni sopravvissuti del leggendario Codex Hilleli, un manoscritto ora perduto che si ritiene sia stato creato intorno al 600 e che era ampiamente venerato come la trasmissione più accurata del testo della Bibbia ebraica in circolazione. Con numerosi riferimenti a questa mitica Bibbia, la Bibbia di ShemTov è un collegamento diretto a questo leggendario manoscritto e alla continua conservazione del Codex Hilleli, poiché il testo accurato di questa Bibbia è stato consultato per numerose edizioni della Bibbia ebraica da allora.
Il testo della Bibbia ShemTov è anche intriso di un significato mistico, poiché Rabbi ShemTov ha aggiunto una dimensione cabalistica alle lettere ebraiche della Bibbia. All'interno delle pagine della Bibbia, Rabbi ShemTov ha inciso il testo del SeferTagei (letteralmente "Libro delle coroncine") un testo medievale considerato tra le prime opere autorevoli che specifica esattamente come gli scribi ebrei dovrebbero scrivere le lettere sacre della Bibbia.
Le 'tagei' (coroncine sulle lettere ebraiche) e le lettere scritte in forme insolite erano ritenute contenere molti profondi segreti cabalistici, e la Bibbia di ShemTov contiene una delle sole quattro copie superstiti conosciute del 'SeferTagei' completo. Il significato cabalistico di queste lettere dalle forme insolite rimane ancora oggi un mistero.
Nato come Bibbia personale del rabbino ShemTov - la struttura del testo suggerisce che fosse destinato principalmente allo studio e non all'uso liturgico - il libro passò poi al Nasi (letteralmente principe, leader della comunità ebraica) Sar Shalom ben Pinhas, che visse in Egitto e poi a Baghdad. Il luogo in cui si trovava la Bibbia non è stato chiarito per secoli, finché nel XIX secolo è stata registrata nella collezione della famiglia Seror, un'importante famiglia ebraica di Tripoli, oggi parte della Libia.
Fu acquistata da David Sassoon, il più importante collezionista di manoscritti ebraici al mondo, dalla famiglia Seror nel 1909.
Oltre al significato testuale e spirituale di questa Bibbia, è anche un capolavoro di arte scribale.
In tutto il manoscritto di 768 pagine ci sono numerose pagine di intricata illuminazione, che fondono elementi delle tradizioni artistiche ebraiche, cristiane e islamiche.

    A   C'È CHI LOTTA CONTRO OGNI  (DIRE) Gerusalemme, 14 giu. – Ysca Harani indossa gli occhiali non solo per vederci b...
18/06/2024



A C'È CHI LOTTA CONTRO OGNI
(DIRE) Gerusalemme, 14 giu. – Ysca Harani indossa gli occhiali non solo per vederci bene: i suoi sono dotati di una telecamera per riprendere gli atti di intolleranza verso i cristiani di Gerusalemme. Ad esempio, gli sputi ("o peggio"). Lei stessa, pochi giorni fa, li ha subiti. Con gli attivisti volontari del centro che ha creato nel cuore di Gerusalemme (una linea dedicata per raccogliere segnalazioni di atti di intolleranza) aveva allestito un banchetto lungo una delle strade più frequentate per andare al Muro del pianto.
Una zona armena. "Ci siamo messi lì per spiegare con testi biblici scritti in ebraico ed armeno perché è sbagliato sputare sugli armeni. Mentre parlavo con alcuni di loro, hanno sputato a me: i miei occhiali hanno ripreso tutto e ho fatto denuncia alla Polizia". Poi ha anche trovato un passante che ha accettato di leggere una delle tre lettere di rabbini che spiegano perché sputare è una blasfemia. Lui allora non le ha sputato e lei non lo ha denunciato: ha trovato qualcuno disposto a guardare le cose anche da una prospettiva diversa. E non è poco. Lo racconta ai pellegrini giunti da Bologna e da altre città d'Italia al seguito del Cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei.
Ysca è ebrea praticante, storica delle religioni e impegnata nel dialogo con il cristianesimo che insegna a israeliani ed ebrei ("Perché la conoscenza reciproca è importante"); forma le guide per i turisti; e documenta le "cattiverie profonde contro i cristiani". Come le urla che una signora lancia contro un gruppo di 'suore' ucraine: le avvista nelle loro uniformi bianche con un cappello con la croce rossa sulla testa e grida loro di andarsene dal mercato ebraico di frutta e verdura; un gruppo di volontari le accompagna in incognito.
"È importante esserci, la prima cosa è essere lì raccogliere immagini". Certo, continua Ysca, "ci sono tanti problemi, anche più grandi, c'è Gaza, ma se nessuno interviene questa diventa la normalità. Questo è un esempio, uno dei tanti della settimana scorsa". Del resto il clima di "radicalizzazione è cresciuto di 10 volte" negli ultimi tempi: si vandalizzano i cartelli stradali che indirizzano alle chiese.
"C'è più accanimento": se non per Hamas, per altre confessioni.
"Ma ci sono anche persone che combattono perché prevalga l'inclusività, io starò qui fino all'ultimo respiro. In questa Sodoma ci sono almeno 10 'giusti", dice citando il passo biblico in cui ci si appella a Dio perché non distrugga la città purché sia abitata da almeno pochi 'giusti'. Con la tensione crescente "molte comunità cristiane sono più esitanti, più timide. Ripeto: si dice che succedono cose più gravi, ma se davanti alle cose più piccole chiudi gli occhi, domani si dovrà affrontare un mostro più grande. I piccoli gesti sono paradigmatici dei più grandi, e questo è quello che è successo il 7 ottobre". Un "giorno di pura crudeltà, sto ancora cercando di metabolizzare lo choc, dopo non sono uscita ad alzarmi per due settimane". Sua nipote è stata gravemente ferita: è salva perché protetta dai corpi di due soldati caduti su di lei.
Come si sta in questo 'dopo'? "Smettendo di dire siate 'side 1' o 'side 2'. Non sono una posizione, ho un nome", eppure sono tanti contatti che si sono interrotti dopo quel giorno solo per il meccanismo delle appartenenze. Che è fortissimo, racconta Sarah Parenzo, intellettuale, pubblicista e ricercatrice.
I giorni del pellegrinaggio seguono la gioia per la recente liberazione di quattro ostaggi ("La gente piangeva per la gioia in strada, in Sinagoga, in spiaggia"), che si accompagna al rilancio della narrazione 'militare', dell'eroe, "anche se l'ebraismo nasce come religione di vita". Le letture qui si sovrappongono, spiega: "Ogni empatia verso i civili di Gaza viene vista come tradimento e si rischia di essere perseguitati". Come capitato ad un paio di docenti universitarie, casi e nomi sono ormai fatti di cronaca (la professoressa palestinese protagonista di una delle due vicende è già anche stata reintegrata), ma Parenzo cita il mondo degli Atenei perché mentre in giro per il mondo gli studenti manifestano pro Palestina, in Israele lo fanno contro i docenti accusati di simpatizzare; i nomi di alcuni prof e le loro frasi vissute come più che sgradite sono comparsi su cartelloni lungo le autostrade fuori Tel Aviv e Haifa.
Ma qui, continua Parenzo, "si percepisce poco cosa succede a Gaza", e se passa qualcosa la 'colpa' è di Hamas o dell'antisemitismo che si propaga nel mondo. "In un popolo che da sempre ha la percezione di sentirsi vittima oggi ogni israeliano si sente che vive e che soffre. C'è l'idea di essere sempre minacciati". Questo 'approccio' ha pesato nella "capacità di leggere il contesto" del 7 ottobre.
Parenzo vede risvolti anche sul piano della salute mentale nel paese (ci sono stati suicidi tra i giovani sopravvissuti al rave, i soldati tornano feriti). Ma soprattutto prova a cercare modi che gettino ponti al posto dei muri.
"Valorizzare gli ebrei provenienti dai paesi arabi. A prescindere dalla soluzione politico-istituzionale definitiva che è lontanissima, e se vogliamo uscire dall'uso della forza, che non ha funzionato, gli ebrei arabi e lo studio della lingua araba sono elementi importanti e i cristiani possono fare da ponte".
Poi sarebbe bello passare dalla narrazione dall'essere "i capi di casa a essere i figli di casa, tutti insieme nella stessa casa, israeliani e palestinesi. La Cabala dice che la creazione è avvenuta per contrazione di Dio che le ha fatto spazio. Se lo ha fatto lui dovremmo farlo anche noi".

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