29/10/2025
LO SAPEVI CHE...
Dopo Halloween, una riflessione sulla Caccia alle Streghe
Sarà stato il periodo di Halloween, tra zucche, ragnatele e maschere di streghe, ma ancora una volta mi sono ritrovato a discutere con qualcuno della caccia alle streghe e di quante migliaia di donne, si dice, gli inquisitori avrebbero bruciato “in nome di Dio”.
Ogni volta però, finisco per fare la stessa domanda: la caccia alle streghe fu davvero colpa della Chiesa cattolica?
Di solito il mio interlocutore mi guarda basito, come se osassi contraddire un’ovvietà.
Tuttavia, storicamente la caccia alle streghe è stata un fenomeno più tipico dei paesi protestanti.
Germania, Inghilterra, Svizzera, Danimarca… dove le condanne furono decine di migliaia.
Bastava una voce, una lite tra vicine, un sospetto di malocchio e una donna poteva essere sospettata di stregoneria.
Come mai?! Perché lì non esisteva l’Inquisizione.
Nei territori cattolici i tribunali ecclesiastici tendevano a frenare la caccia.
Richiedevano prove, testimoni, e spesso concludevano con l’ammonimento o la prigione più che con il fuoco.
Non a caso il “processo inquisitorio” si chiama così perché fu inventato da questa macchina della giustizia cattolica.
L’Inquisizione cercava l’eresia, non la superstizione.
Nonostante ciò, anche il Bresciano visse le sue paure.
In Valcamonica, nei primi anni del cinquecento, decine di donne furono arse vive, accusate di evocare tempeste dal monte Tonale. Famoso è anche il caso della strega di Nave, Benvegnuda Pincinella, arsa sulla piazza a Brescia negli stessi anni.
Eppure, gli esiti conclusi con un rogo sono talmente pochi che, tutte le volte in cui si tratta questo argomento, si finisce sempre per raccontare i due aneddoti che avete appena letto.
Perciò, per farvi comprendere quanto fosse reale la situazione, vi riporto un altro processo famoso: quello che nel 1593 subì tale Cornelia Quintiliani di Salò.
Il suo processo è una finestra aperta su un mondo ossessionato dal male invisibile.
Cornelia era conosciuta come guaritrice: usava unguenti, polveri, parole e segni misteriosi.
Veniva chiamata dal vicinato anche quando alcuni uomini e bambini si ammalavano. Siccome in diverse occasioni i malati morirono, i parenti dei defunti videro in lei la colpevole.
I giudici la interrogarono e la minacciarono per farle confessare i malefici. Infine, la sottoposero ai “tormenti”.
Lei negò sempre, anche quando con la corda la sollevarono per le braccia così in alto che la gola le si gonfiò “come furia infernale”, tanto da essere ritenuta una manifestazione evidente del Diavolo.
Per tre giorni la sottoposero alle torture, ma lei negò anche quando le misero i piedi sul fuoco.
La ritennero colpevole, perché i suoi inquisitori scrivono che era evidentemente “favorita et aiutata da Satanasso, vedendo quanto poco temeva li tormenti”.
Ritenevano impossibile che una donna resistesse a tali supplizi senza un aiuto soprannaturale… quindi era sicuramente stata lei ad uccidere quei malati, ad aver diffuso tempeste ed aver fabbricato filtri d’amore. La condannarono al carcere a vita.
Un destino certo crudele, ma meno spettacolare di un rogo, come molti di voi si sarebbero aspettati.
Se aggiungiamo che Venezia fu ancora più scettica della stessa Inquisizione, possiamo capire perché nel nostro territorio sono poche le persone bruciate sulla pira per stregoneria.
Alla fine era la gente comune a volere le fiamme, mentre la Chiesa e la Serenissima contenevano questa insaziabile ricerca di capri espiatori.
Come scrive lo storico Gabriele Rosa: “mentre Venezia sospendeva i processi, il popolo chiedeva che continuassero”.
Prima di essere una follia religiosa, la caccia alle streghe è stata una follia popolare: un modo per dare un volto umano alle disgrazie, alle malattie, ai raccolti perduti, ai mariti fedifraghi, ai parti andati male.
Per un quadro più completo esiste su Youtube un mio vecchio filmato: “Inquisizione e Stregoneria: la caccia alle streghe a Brescia”.
Forse vale la pena ricordarlo: dietro la maschera della strega non c’è solo una figura fantastica, ma anche il volto reale di tante persone - come Cornelia - travolte dalla paura di un mondo che non sapeva ancora distinguere la magia dalla miseria.
È il mistero della paura. E noi… siamo capaci di accettare un dramma? O siamo ancora inclini a trovare necessariamente un colpevole?
Alberto Fossadri