30/10/2025
La lettera di Rula Jebreal al giornalista del Corriere della Sera Tommaso Labate
Gentile Direttore,
il vostro giornalista Tommaso Labate mi ha collocata tra coloro che, a suo dire, «non si sono accorti del cessate il fuoco» in Palestina. Vorrei rivelargli che a «non accorgersi» della tregua, siglata meno di due settimane fa, sono proprio il governo e l’esercito israeliano, che la scorsa notte hanno ripreso a bombardare Gaza, uccidendo 60 civili, tra cui 24 bambini palestinesi.
Se vogliamo davvero fare bene il nostro mestiere di giornalisti, forse dovremmo raccontare questo: la stampa israeliana ha rivelato che, da quando la cosiddetta tregua è entrata in vigore, Israele ha violato 120 (centoventi!) volte il cessate il fuoco, aggiungendo altre 100 vittime civili alle decine di migliaia di morti di questo genocidio che ormai perdura da due anni.
E non è tutto. In Cisgiordania occupata assistiamo a una vera e propria escalation di violenze da parte dei coloni israeliani contro civili palestinesi inermi. Solo ieri tre di loro sono stati uccisi, proprio nelle stesse ore in cui Netanyahu ordinava alle IDF nuovi e potenti attacchi su Gaza.
No, caro Tommaso, non sono stata distratta dal barlume di pace.
Ho sperato, con tutta me stessa, che la parola pace potesse davvero volare sopra le poche case rimaste a Gaza, tra le tende, le macerie e l’odore acre dei corpi ancora nascosti sotto i calcinacci.
Ho perfino gioito al pensiero che, per un momento, i bambini di Gaza non dovessero ascoltare il rumore dei droni e il sibilo terribile delle bombe intorno a loro.
Ho solo detto che quella speranza di pace, quella tregua dell’eccidio, sarebbe durata poco, e i bombardamenti di ieri notte lo dimostrano. Lo ripeto con il dolore dei bambini massacrati nel cuore, sapendo che non saranno gli ultimi, che altri ancora continueranno a essere sterminati.
Preoccuparsi per chi continua a morire sotto le bombe, in tempo di guerra o di “tregua”, non ha nulla a che vedere con l’essere “pro Pal”. Ha a che fare con il senso dell’umanità. A meno che tu, caro Tommaso, non usi “pro Pal” come sinonimo di pro umanità, pro diritto internazionale, pro giustizia e pro dignità.
Nel qual caso, chiamami pure “pro Pal”.
Grazie per l’ospitalità.