17/03/2023
Una menzione particolare va a Don Dorino Conte di cui forniamo qui di seguito una breve biografia ed il suo testamento spirituale :
Don DORINO CONTE nacque a Enego (Vicenza) il 9 gennaio 1915, secondo di 10 tra fratelli e sorelle. Due sorelle diventeranno suore.
Ordinato sacerdote il 12 aprile 1941, nel 1946 mons. Beniamino Socche, nuovo vescovo di Reggio Emilia, lo volle come suo segretario.
Nel suo incarico ebbe l’opportunità di vedere e di interessarsi delle varie realtà della Diocesi, soprattutto del mondo del lavoro che in quel periodo portò alla chiusura delle Officine Meccaniche Reggiane con migliaia di disoccupati.
Inviato dal suo vescovo a Sassuolo, nel quartiere Borgo Venezia e Ancora, aprì una chiesa in un capannone offerto dal comm. Marazzi, con lo scopo di creare una parrocchia.
Contemporaneamente ebbe l’incarico dell’assistenza religiosa agli operai della ceramica Marazzi, impegno che mantenne fino al 1956 quando gli subentrò don Ercole Magnani.
Don Dorino mostrò subito una forte sensibilità nei confronti dei tanti ragazzi che, abbandonati precocemente gli studi, trascorrevano le giornate per strada senza un avvenire.
E’ a questi ragazzi che dedicò le energie del suo carattere irruento, creando per loro un lavoro e una scuola con lungimiranza da profeta.
Egli fu il primo ad immaginare l’enorme sviluppo che l’industria delle piastrelle di ceramica avrebbe avuto nei successivi anni e a capire l’importanza della tecnologia in questo specifico settore.
In quegli anni occorreva dotare il tessuto produttivo di tecnici specializzati capaci non solo di fare manutenzione agli impianti ma di attuare continue innovazioni nei processi produttivi con grande capacità inventiva.
La scuola ACAL, da lui fondata nel 1952, divenne un punto di riferimento al quale le industrie che cominciavano ad insediarsi nel distretto di Sassuolo si rivolgevano per trovare operai specializzati.
All’interno dei laboratori della scuola furono realizzati piccoli macchinari capaci di meccanizzare e di automatizzare lavorazioni che nell’industria ceramica erano eseguite ancora manualmente.
Grazie alla Fiat di Torino, si procurò diverse macchine utensili, a prezzi di favore, che collocò in un capannone, per la parte pratica.
Il percorso formativo era composto di tre cicli di lezioni della durata di sei mesi ciascuno, intervallati da un mese di tirocinio.
Il successo della scuola, che realizzava il concetto di rendere complementari il mondo del lavoro e quello della scuola, fu immediato perché i ragazzi trovavano subito un impiego.
Testamento spirituale di don Dorino
SASSUOLO 12-2 1962
Io sottoscritto DON DORINO CONTE, proprietario unico dei beni che costituiscono la SCUOLA di AVVIAMENTO e il CENTRO di ADDESTRAMENTO.
Lascio in testamento questi miei beni frutto solo di dono di Provvidenza Divina al Vescovo Protempore affinché sia continuato lo scopo per cui l’Opera è sorta.
LA MIA CONFESSIONE
Sono un povero peccatore e per questo invoco la misericordia di DIO e mi sia propizia da vivo e da morto. Ho sempre voluto far del bene a tutti.
Ai miei fedeli devo chiedere perdono tanto perché essendomi troppo interessato della scuola ho molto trascurato loro nella pastorale.
So che diversi mi consideravano un prete industriale, ricco od altro. Sappiano costoro che non ho mai goduto un quattrino per mio piacere, né mi sono preso un solo giorno di sollievo esclusivamente per me.
Sono vissuto in casa altrui sempre, su letto in prestito, mantenuto come un mendicante e di quanto la Provvidenza mi mise tra mano è stato tutto utilizzato a bene altrui non pensando affatto per me, anche la macchina l’ho usata solo per necessità dell’organizzazione, assolutamente mai neppure una sola volta per me, tranne quella di andar a visitare i miei vecchietti genitori ogni 2 -3 mesi.
Sento di morire povero, di non aver mai cercato gli onori.
A questo proposito ringrazio il mio Vescovo della bontà con cui volle farmi avere un titolo.
Sappia il "MIO" Ecc.mo Vescovo che resta quella onorificenza "Vergine e Martire": Vergine, perché nulla ha prodotto, perché rimase così sulla carta come il primo giorno, per sempre; Martire, perché se da qualcuno veniva usato era per me la più grande confusione.
Mai ebbi ad adoperare quel titolo, mai lo usai come segno di mia persona.
Ho dedicato la mia vita ai giovani, avrei voluto far molto per essi, ma gli impegni quotidiani, e le grandi sofferenze e preoccupazioni causatemi dal di fuori della Scuola mi impedirono di stare con i giovani e di dare a loro il mio animo e le mie cure.
Lascio a tutti coloro che mi conobbero e che avrebbero dovuto ricevere edificazione e stimolo al bene, la mia supplica, se può valere, salvatevi l’Anima perché se la salvate avete fatto tutto, se la perdete, avete perduto tutto.
Parole che il frastuono del mondo e le sue insidie di ubriaco piacere continuamente impediscono a tutti di considerarle, e quando si vorrebbe farlo è già troppo tardi e molti si dannano presi in questo tranello.
Il mio ultimo saluto a quei miei fedeli che non conobbero la Chiesa, la parola del Signore i Sacramenti: a costoro l’estremo sospiro della mia vita che si spegne.
Miei cari, uno di voi, sul letto del fratello morente disse: "Adesso non è più il caso di dire che DIO non c’è, adesso si sta per fare i conti con Lui, ritorniamo a come hanno fatto i nostri vecchi genitori morti col segno di DIO e col suo perdono".
Un fratello non lo si inganna sul letto di morte, gli si dice la verità: questa verità conoscetela, vi prego, anche prima di giungere sul letto di morte, perché essa c’è già; DIO esiste, DIO vi aspetta, egli vi ama.
Rinunciare adesso può venir troppo tardi, l’incontro con DIO potrebbe non venir più: questo è l’inferno eterno.
Ai miei successori dico: siate più santi di me e vivete di gran fede: salvate le Anime, siete preti solo per questo e chi perde di mira questo anche se prete, può dannarsi.