John Sheen Fulton Arcivescovo

John Sheen Fulton Arcivescovo Un uomo del XX secolo, un pastore della Chiesa Cattolica, veramente illuminato dallo Spirito Santo

02/07/2024

Buongiorno a tutti, ... è un pò di tempo che non intervengo nella pagina de Le Sentinelle dell' Aurora e di Monsignor Fulton Sheen.
E sinceramente non avrei voluto farlo per il motivo seguente: mi chiamo Leopoldo e sono l'amministratore della pagina.
Purtroppo per me, circa un mese fa, la mia situazione personale è precipitata ed al momento, non avendo un alloggio, vivo in auto.
Volevo chiederVi di inserire un Like (un Mi Piace) sul link di seguito evidenziato dove sto cercando di sensibilizzare l'opinione pubblica circa un problema che considero molto serio e cioè sui "Senza Tetto", categoria a cui a tutti gli effetti ormai faccio parte.
Ho bisogno di visibilità e pertanto vi chiedo di condividere il più possibile il link.
Con l'occasione sono a chiederVi preghiera, perchè la prova a cui sono sottoposto in questi giorni è veramente ardua e difficile da sopportare.
Ricordatemi.
Che il Signore vi benedica e che la Santissima Vergine, Vi custodisca e vi protegga.
Un cordiale saluto.
In fede Leopoldo Socche
Eccovi il link : https://www.facebook.com/profile.php?id=61561398800514

Organizzazione per la salvaguardia dei diritti dei cittadini Italiani

18/03/2023
18/03/2023
PER RISANARE UN PECCATORE SERVONO LA CONFESSIONE E IL DOLORE.“Il perfetto dolore proviene dalla consapevolezza di avere ...
18/03/2023

PER RISANARE UN PECCATORE SERVONO LA CONFESSIONE E IL DOLORE.

“Il perfetto dolore proviene dalla consapevolezza di avere offeso Dio, il quale merita tutto il nostro amore”.

Per risanare un peccatore servono dunque la confessione e il dolore.

E il dolore deve avere in sé l’appello alla misericordia di Dio, per distinguersi dal rimorso.

San Paolo fa questa distinzione scrivendo ai Corinti: “Perché la tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte” (2Cor 7,10).

Il rimorso o “dolore del mondo” si risolve in tormento, gelosia, invidia, indignazione; ma il dolore che ha rapporto con Dio si risolve in espiazione e speranza.

Il perfetto dolore proviene dalla consapevolezza di avere offeso Dio, il quale merita tutto il nostro amore; questo dolore, o contrizione, che si prova nella confessione, non è mai una tristezza stizzosa, irritante, deprimente, ma una tristezza da cui viene consolazione.

Ha detto Sant’Agostino: “Il penitente dovrebbe sempre addolorarsi e godere del proprio dolore”.

L’esperienza di un peccatore pentito che riceve il sacramento del perdono è stata molto ben descritta dalla Beata Angela da Foligno.

Essa ci racconta del tempo in cui ebbe per la prima volta cognizione dei propri peccati:

“Risolsi di confessarmi a lui.

Confessai i miei peccati completamente.

Ricevetti l’assoluzione.

Non sentivo amore, ma soltanto amarezza, vergogna e dolore.

Poi per la prima volta volsi lo sguardo alla Divina Misericordia; conobbi quella Pietà che mi ha tratta dall’inferno e che mi ha dato la grazia.

Fui illuminata e pertanto conobbi la misura dei miei peccati.

Compresi così che avendo offeso il Creatore avevo offeso tutte le creature…

Per mezzo della Beata Vergine Maria e di tutti i Santi invocai la pietà di Dio e, inginocchiata, pregai per avere la vita.

Subitamente credetti di sentire la pietà di tutte le creature e di tutti i santi.

E allora ricevetti un dono: un gran fuoco d’amore e la forza di pregare come non avevo mai pregato…

Iddio scrisse il Pater Noster nel mio cuore con un tale accento della Sua bontà e della mia indegnità che mi mancano le parole per esprimerlo”.

È difficilissimo che il mondo comprenda un dolore come quello; ma ciò dipende dal non sentire un amore come quello.

Più uno ama, più indietreggia all’idea di ferire l’oggetto amato e più soffre quando gli succede di farlo.
Ma questo dolore non dovrebbe renderci aridi e disperati come quelli che dicono: “Non mi perdonerò mai di aver fatto questo”.

È un vero inferno per l’anima che rifiuta di accettare il perdono che gli viene concesso perché ha ferito l’Amore Divino.

(Fulton J. Sheen, da “La Pace dell’Anima” edizioni Fede e Cultura)

18/03/2023

Le anime sono condotte al pentimento unicamente attraverso «la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio» (Ef 6,17).

Le prediche sulle fiamme dell’inferno suscitano la paura, ma se lo Spirito Santo non è con il predicatore sarà una paura servile, non filiale.

Le anime sono condotte al pentimento unicamente attraverso «la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio» (Ef 6, 17).

Ebbene, che cosa fa nelle anime questa spada dello Spirito?

Intensifica il conflitto tra il corpo e l’anima, tra lo spirito del mondo e lo spirito di Cristo.

“Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4, 12).

I peccatori si liberano nella contrizione per mezzo dello Spirito; scorgono la guerra civile che si combatte nella loro anima mediante lo Spirito; lo Spirito rivela loro i peccati più reconditi, che speravano nessuno avrebbe mai scoperto; lo Spirito mostra che l’uomo è una creatura caduta, bisognosa di aiuto dall’alto.

Lo Spirito farà sì che gli atei si ricredano del loro scetticismo.

Nessun male si può crocifiggere prima che sia stato riconosciuto, diagnosticato e messo in luce.

L’«io» si camuffa in tante e così diverse maniere che solo lo Spirito può costringerlo a rivelare il suo vero carattere peccaminoso.

Un Sacerdote in possesso dello Spirito di Cristo porterà un peccatore alla confessione laddove un Sacerdote che ne sia privo fallirebbe.

Rimproverare un peccatore nel confessionale può voler dire allontanarlo per sempre, mentre sollevandolo nello Spirito di Cristo si farà di lui un vero penitente.

Anche un Sacerdote poco dotato di eloquenza può, per mezzo dello Spirito di Cristo, dare alle sue parole un’efficacia che va oltre la sua scarsa oratoria.

(Fulton J. Sheen, da “Il Sacerdote non si appartiene”)

DUBITARE DEL PERDONO DI DIO È FARE IL PRIMO PASSO VERSO L’INFERNO!Il peccato che non emerge in modo dovuto nella confess...
18/03/2023

DUBITARE DEL PERDONO DI DIO È FARE IL PRIMO PASSO VERSO L’INFERNO!

Il peccato che non emerge in modo dovuto nella confessione, e che quindi non può essere debitamente lavato dalla contrizione e dall’assoluzione, emerge spesso anormalmente in complessi, come la mania di persecuzione, l’ipercritica, il bisogno di evadere attraverso i piaceri.

Una siffatta condizione può facilmente condurre alla disperazione.

Allora il diavolo, giubilante, piomba sulla sua preda.

L’Apocalisse (12, 10) chiama il demonio «l’accusatore dei fratelli».

Prima che commettiamo il peccato, Satana ci assicura che è una cosa da niente; dopo, ci persuade che è una cosa imperdonabile.

Prima del peccato, si presenta come l’amico che spinge l’uomo alla rivolta; dopo, opprime l’anima con la falsa convinzione che la liberazione è impossibile. Dubitare del perdono è fare il primo passo verso l’inferno.

Le Scritture ci narrano che Esaù non trovò un luogo di pentimento, pur avendolo cercato piangendo.

Le lacrime di rimorso, anziché di contrizione, sono inutili come lo furono quelle versate da Saul sulla perdita della regalità, da Giuda sulla perdita dell’apostolato, da Esaù sulla perdita del diritto di primogenitura.

Ma lo Spirito Santo vede la colpa in relazione al Calvario per spingerci a sperare e perdonarci, perché su quel monte noi udiamo il grido di Cristo: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34).

(Fulton J. Sheen, da “Il Sacerdote non si appartiene”)

18/03/2023

NON È LA CONOSCENZA CHE CI SALVA, MA L’IGNORANZA!

«Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».

Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». (Lc. 23,33-34)

Perdonarli ? Perché ?

Perché se non fossero stati ignari di quanto terribile fosse quell’azione che stavano commettendo, crocifiggendo
Cristo, sarebbero stati dannati eternamente!

È solo grazie alla loro inconsapevolezza della gravità del crimine che stavano commettendo che poterono rientrare nell’ambito di coloro che udirono quel grido dalla croce.

Non è la conoscenza che salva, ma l’ignoranza!

Non vi è redenzione per gli angeli caduti; quei grandi spiriti capeggiati dal «Portatore della luce», Lucifero, dotato di un’intelligenza tale che la nostra, comparata alla sua, sembrerebbe quella di un bambino, conoscevano così chiaramente le conseguenze di ogni loro decisione, quanto noi sappiamo che due più due fa quattro.

Il prendere una decisione era per loro una cosa irrevocabile; non vi era nessuna possibilità di tornare indietro, per questo per gli angeli non vi può essere redenzione.

Poiché sapevano ciò che facevano furono esclusi dal numero di coloro che ascoltarono il grido di perdono che veniva dalla croce.

Non è la conoscenza che salva, ma l’ignoranza!
Allo stesso modo, se noi sapessimo che cosa terribile sia il peccato e, malgrado ciò, continuassimo a peccare; se sapessimo quanto amore vi è nell’incarnazione e, malgrado ciò, continuassimo a rifiutarci di nutrirci del Pane di Vita; se sapessimo quanto amore espiatorio ci sia stato nel sacrificio sulla croce e, malgrado ciò, continuassimo a rifiutare di riempire il calice del nostro cuore con il suo amore; se sapessimo quanta misericordia vi sia nel sacramento della penitenza e, malgrado ciò, continuassimo a rifiutarci di piegare il ginocchio davanti alla mano che ha il potere di sciogliere i nostri peccati sia in cielo che in terra; se sapessimo quanta vita ci sia nell’Eucaristia e, malgrado ciò, continuassimo a rifiutare di mangiare il Pane che dà la vita eterna e rifiutassimo di bere il Vino che genera e alimenta i vergini; se conoscessimo tutta la verità che si trova nella Chiesa, il Corpo Mistico di Cristo e, malgrado ciò, le voltassimo le spalle come fece Pilato; se fossimo consapevoli di tutte queste cose e tuttavia rimanessimo lontani da Cristo e dalla sua Chiesa, saremmo perduti!

Non è la conoscenza che ci salva, ma l’ignoranza!

L’unica cosa che può giustificarci di non essere dei santi è la nostra inconsapevolezza di quanto Buono sia Dio!

(Fulton J. Sheen, da “Le Ultime Sette Parole”)

18/03/2023

IL TEMPO DELLA VITA CI È DATO PERCHÉ POSSIAMO FARE PENITENZA:

“Se non facciamo ammenda del nostro passato, posponiamo e aumentiamo le nostre pene eterne”.

La penitenza è il riconoscimento del nostro “passato”.

Riconoscere il passato non è un fatto morboso: lo è piuttosto negarne l’esistenza.

Questo passato influisce sul nostro futuro.

Noi non siamo soltanto ciò che mangiamo: siamo ciò che i nostri peccati ci hanno fatto.

Se non facciamo ammenda del nostro passato, posponiamo e aumentiamo le nostre pene eterne.

Il tempo ci è dato solo perché possiamo fare penitenza.

Chi ama veramente Dio, conscio di aver ferito l’Amore, rinuncerà volentieri ai suoi privilegi e si comporterà in modo da identificarsi in Cristo che ha cinque orrende piaghe alle mani, ai piedi e al costato.

In questo mondo la maggior parte di noi si preoccupa più della pena che del peccato, perché crede che il dolore fisico sia il più grande dei mali.

La penitenza ci aiuta a rimettere queste idee false nella loro giusta prospettiva; chi trova gioia nella penitenza capisce che nessun male può nuocergli più del peccato.

Se non c’è amore, la penitenza e il sacrificio saranno sentiti come un male; non così quando c’è amore.

Noi comprendiamo, quando accettiamo la penitenza, che è proprio l’egoismo che ha causato il nostro peccato a rendere necessario un qualche sacrificio, senza il quale non si possono domare gli impulsi incontrollati che hanno generato il male.

E quando la piena luce dell’amore di Cristo brilla in un’anima, questa comincia a incorporare non soltanto le penitenze imposte dalla Chiesa, ma tutte le amarezze della vita, nella grande opera della Redenzione.

Invece di esplodere in tristi lamenti contro i rovesci della fortuna e le amarezze della vita, essa li accetta con spirito di rassegnazione, come sconto del peccato: con la paziente rassegnazione vengono espiati molti peccati.

Le penitenze non sono fatte solo da noi; il penitente è aiutato dagli altri membri del Corpo Mistico di Cristo.

Ciò non potrebbe succedere se fossimo individui isolati, ma può succedere in quanto apparteniamo a un unico Corpo Mistico, dove tutti sono uno, perché governati da una sola Testa, vivificati da una sola Anima e professanti la stessa fede.

Com’è possibile innestare la pelle di una parte del corpo in un’altra, o trasfondere il sangue di un membro della società in un altro, così nell’organismo spirituale della Chiesa è possibile innestare preghiere e trasfondere sacrifici.

Questa verità cristiana è conosciuta, nella sua interezza, come la “Comunione dei Santi”.

Come siamo tutti uniti nel compimento della colpa dovuta agli errori di un singolo (il che è ampiamente provato dalle guerre moderne), così possiamo essere tutti uniti nella riparazione della colpa di un singolo.

Questo miracolo si verifica nella reversibilità dei meriti e nella reciprocità dei vantaggi.
Perciò chiediamo ai nostri amici di pregare per noi, perciò preghiamo nel contesto del “Padre Nostro”, perciò preghiamo, al termine delle Messe che si celebrano in tutto il mondo, per la conversione della Russia.

Siamo spiritualmente bisognosi gli uni degli altri.

“Non può l’occhio dire alla mano: ‘Non ho bisogno di te’; oppure la testa ai piedi: ‘Non ho bisogno di voi’.

Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie” (1Cor 12,21-22).

Poche consolazioni sono più grandi di quella di sapere che siamo uniti in una grande associazione di preghiere e sacrifici.

La Comunione dei Santi è la grande scoperta di quelli che trovano, da adulti, la perfezione della fede.

Essi scoprono che, per anni, dozzine o centinaia di anime hanno pregato specialmente per loro, supplicando il cielo che un piccolo atto di umiltà da parte del convertito aprisse nella sua corazza uno spiraglio da cui potessero penetrare la grazia e la verità di Dio.

Ogni anima ha da pagare un prezzo; e poiché molti non possono o non vogliono pagarlo, altri devono farlo per loro.

Probabilmente non c’è altro mezzo per spiegare la conversione di certe anime, se non il fatto che in questo mondo – come nell’altro – i loro parenti e amici hanno interceduto presso Dio, acquistando per loro il premio della vita eterna.

(Fulton J. Sheen, da “La Pace dell’Anima” -

edizioni Fede e Cultura)

No! Il mondo non si può privare del Cristo inchiodato alla Croce!No! Il mondo non si può privare del Cristo inchiodato a...
18/03/2023

No! Il mondo non si può privare del Cristo inchiodato alla Croce!

No!

Il mondo non si può privare del Cristo inchiodato alla Croce!

Ecco perché il mondo è triste.

Avendo dimenticato il Signore, si trova nella sofferenza.

Quanto spreco di sofferenza nel mondo!

Quante fronti dolenti che non si sono mai avvicinate a una Fronte coronata di spine per la Redenzione del mondo; quanti piedi zoppicanti, le cui sofferenze non sono mai addolcite dall’amore per i Passi di Colui che ascese al monte Calvario; quanti corpi tormentati che, ignorando l’Amore che porta loro il Cristo, non hanno amore per addolcire le proprie sofferenze; quanti cuori sanguinanti che soffrono la mancanza d’un amore grande come quello del Sacro Cuore; quante anime guardano la croce invece di guardare il Crocifisso e sono oppresse dalla sofferenza senza avere il sacrificio, incapaci di comprendere che se la sofferenza nasce da mancanza d’amore, è attraverso questa stessa mancanza che l’inferno spalanca le sue porte; quante anime perdono la gioia del sacrificio per non avere mai amato!

Oh, com’è dolce il sacrificio di coloro che soffrono per aver amato l’Amore sacrificatosi per loro su una Croce.

Solo ad esse è dato comprendere gli scopi santi di Dio…

(Beato Fulton J. Sheen da “L’Uomo di Galilea”)

LA CATECHESI PROFETICA DI FULTON SHEEN: L’ANTICRISTO; L’AZIONE DEL DIAVOLO NELLA CHIESA E SULLE ANIME; IL CONCILIO VATIC...
18/03/2023

LA CATECHESI PROFETICA DI FULTON SHEEN: L’ANTICRISTO; L’AZIONE DEL DIAVOLO NELLA CHIESA E SULLE ANIME; IL CONCILIO VATICANO; LE DIVISIONI ALL’INTERNO DELLA CHIESA

Vi proponiamo la traduzione di una splendida e profetica catechesi di Fulton Sheen, “The Devil”, tenutasi verso il 1975.

Il testo è stato tradotto da un video in inglese, qui disponibile per chi volesse vederlo con i sottotitoli in italiano:

https://youtu.be/NYRTNvPni_s

La catechesi inizia con lo humor americano di Fulton…

Buona lettura!

Ho un bel pubblico giovane qui davanti a me.

E ho richiamato l’attenzione dei più giovani di loro solo pochi minuti fa, dicendo: «Se vi stancate, potete andare a dormire».

Questo vale anche per tutti gli altri.

Una volta stavo parlando in chiesa.

Un bambino ha cominciato a piangere e la madre lo ha preso per portarlo fuori.

Quando era già lungo la navata, le ho detto: «Signora, il bambino non mi dà fastidio».

Lei mi ha risposto: «No, è lei che dà fastidio al bambino».

Una donna compra un abito costoso, lo porta a casa dal marito, gli mostra il conto e lui le dice: «Quando l’hai provato, perché non gli hai detto: “va dietro a me, Satana?”».

Lei risponde: «L’ho fatto, e lui mi ha detto: “Ti sta benissimo, a guardarlo da dietro”».

C’era un uomo che andò in cielo e pensò che forse gli sarebbe piaciuto andare all’inferno per vedere com’era.

Chiese a san Pietro se poteva andare giù.

Così andò e si divertì abbastanza nel fine settimana.

Tornato in cielo, il fine settimana successivo disse a Pietro: «Non mi è dispiaciuto stare laggiù, posso andarci di nuovo?».

«Sì», rispose Pietro.

Così tornò giù una seconda volta e riferì di nuovo di essersi divertito.

Alla terza volta che chiese di andare giù, Pietro disse: «Questa è l’ultima volta».

Arrivato giù, il diavolo lo mise in uno degli angoli più roventi dell’inferno, così disse al diavolo: «Sono già stato qui, in precedenza mi hai trattato con gentilezza».

«Sì», rispose il demonio, «prima eri un turista, ora sei un residente».

Quindi, ricordate: il diavolo ci tratta bene adesso, ma quando siamo suoi residenti non ci tratta alla stessa maniera.

C’è questo sacerdote missionario, che è stato mio intimo amico per oltre 35 anni.

È stato missionario in Cina, Corea, Vietnam.

È stato in prigione in Russia.

L’ultima volta che l’ho visto, mi ha detto che era andato in una delle chiese del Vietnam e che i bambini si radunavano attorno a una ragazza di circa 10 o 12 anni.

Gliel’hanno fatta subito notare.

La ragazza aveva un velo sul volto.

Lui allora le toglie il velo: era il volto più brutto che avesse mai visto.

Non tanto per il volto in sé, fisicamente parlando, quanto per i tratti orribili dei suoi lineamenti.

Il sacerdote le prestò poca attenzione, ma i bambini gliela portarono anche il giorno dopo e lui iniziò a provare paura nei confronti di quella ragazza.

Le chiese se avesse vissuto nel villaggio.

E lei rispose di sì, ma solo per un breve periodo della sua vita.

Allora lui le parlò in francese e lei rispose in perfetto francese.

Le parlò in italiano e latino, lei rispose correttamente, nonostante non avesse alcuna formazione in nessuna di queste lingue.

Il missionario pensò che fosse posseduta.

Così prese una reliquia di santa Teresa di Lisieux, il fiorellino di Dio, e gliela portò.

La bimba reagì violentemente.

Allora estrasse la reliquia e tornò con la sola cornice, ma lei gli rise in faccia.

Per dirla in breve, le fece un esorcismo e la ragazza tornò perfettamente normale.

Poiché prendiamo per buona molta di quella teologia che ci presentano i media, ho pensato che forse potrebbe interessarvi ascoltare qualcosa sul diavolo da un punto di vista filosofico e teologico.

Vi descriverò il diavolo prima dal punto di vista psichiatrico e poi dal punto di vista biblico.

È interessante notare che da quando abbiamo lasciato cadere in disuso certe cose nella Chiesa, il mondo ha cominciato a farle proprie e a distorcerle.

Ad esempio, le suore hanno abbandonato gli abiti lunghi e le ragazze in Messico hanno iniziato a metterli.

Abbiamo smesso di dire il rosario e gli hippies se lo sono messo attorno al collo.

E non appena i teologi hanno abbandonato la sfera del demoniaco, ecco che la psichiatria se n’è fatta carico.

Il dott. Rollo May, psichiatra del Rockefeller Institute, ha scritto diversi capitoli nel suo lavoro sulla psichiatria del diabolico.

Rollo May ha analizzato la parola diavolo.

Deriva dalle parole greche διά e βάλλειν.

Διαβάλλειν significa lacerare, fare a pezzi.

Indica qualsiasi cosa che rompa gli schemi, distrugga l’unità, corrompa le proprie origini, produca discordia.

In questo senso il diabolico ha avuto un’enorme crescita nella nostra società.

Prendete, per esempio, la discordia nella Chiesa, la discordia nelle comunità religiose, la discordia dei laici nei confronti della Chiesa, la discordia nel clero.

Tutte queste sono manifestazioni dello spirito diabolico che ci circonda.

Lo psichiatra ha inoltre analizzato in che modo il diabolico lavora e menziona tre modalità in cui si realizza.

In primo luogo, l’amore per la nudità.

In secondo luogo, la violenza e l’aggressività.

In terzo luogo, la scissione della personalità.

Non c’è più pace interiore, le menti sono disconnesse.

Quindi, come primo aspetto abbiamo l’amore per la nudità.

Una volta chiesi a un cappellano di un istituto se avessero mai avuto delle manifestazioni diaboliche.

Mi rispose: «Sì, a volte quando porto il Santissimo Sacramento tra il popolo qualcuno si spoglia».

Ma tralasciamo questo, che non è importante.

Preferisco piuttosto rifarmi al Vangelo.

Una volta nostro Signore andò nella terra dei Geraseni o dei Gadareni, dipende dalla traduzione delle Scritture.

Lì trovò un giovane posseduto dal diavolo.

Il Vangelo menziona tre caratteristiche di questo giovane:

prima fra tutte quella di essere n**o; poi, il suo essere violento e aggressivo, tanto da non poterlo tenere nemmeno in catene; infine, la sua mente scissa, in stato di schizofrenia.

Nostro Signore gli domandò: «Qual è il tuo nome?».

Il giovane rispose: «Il mio nome è Legione».

Ora a quel tempo legione voleva dire seimila soldati dell’esercito romano.

Si tratta di una persona sola, e allo stesso tempo di una legione con altri seimila.

«Il mio nome è Legione, perché siamo molti».

La personalità non è più unificata.

Io, Legione.

Noi, molti.

Ora lo psichiatra non mette mai in correlazione le tre manifestazioni del diabolico da lui individuate con il giovane del Vangelo.

Lo faccio io, perché non ho potuto fare a meno di notare la somiglianza tra queste due condizioni.

Quindi, già solo da un punto di vista superficiale, l’elemento diabolico produce sconvolgimento.

Di più, ogni volta che abbiamo una grande manifestazione dello Spirito, ecco che il diavolo inizia a fare il suo lavoro.

Per esempio, quando nell’Antico Testamento Mosè opera miracoli contro il faraone, i maghi del faraone simulano alcuni di questi miracoli.
Oppure, quando a Pentecoste lo Spirito Santo scende sulla prima Chiesa, ecco la persecuzione di Stefano.

Abbiamo avuto anche un Concilio (Vaticano II), benedizione dello Spirito Santo sulla Chiesa, e immediatamente abbiamo avuto anche la manifestazione dello spirito maligno: divisione nelle famiglie, nelle corporazioni, nelle comunità religiose, divisione nell’unico corpo di Cristo!

Questa è solo un’analisi del diabolico dal punto di vista psichiatrico.

La seconda analisi è di tipo biblico.

Vi porto dunque nel sedicesimo capitolo del Vangelo di Matteo.

Nostro Signore pone la domanda più importante che si potesse mai porre: «Chi dicono che io sia?».

Pietro dà la risposta giusta: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

Allora il Signore preannuncia che sarebbe salito a Gerusalemme, che sarebbe stato consegnato ai Gentili per ricevere sputi ed essere crocifisso, e che alla fine sarebbe risorto dai morti.

Pietro era disposto ad avere un Cristo divino, ma non era disposto ad averne uno sofferente.

Non appena nostro Signore disse che si sarebbe fatto vittima per i nostri peccati, Pietro protesta: «Questo non accadrà mai».

Noi non vogliamo questo tipo di Cristo.
Allora Cristo gli dice: «Va dietro a me, Satana.

Non lottare contro di me. Io ti comando, Satana!»

Pietro è Satana in persona. Rifletteteci.

Chi avrebbe potuto pensare che nel giro di un minuto e mezzo Pietro sarebbe potuto diventare Satana?

Perché nostro Signore lo chiama Satana?

Dobbiamo tornare al principio della vita pubblica di nostro Signore, ancora una volta alle tre tentazioni che gli furono rivolte da Satana.

E alla fine di questa meditazione impareremo che l’essenza del diabolico è l’odio per la croce di Cristo.

È questo il maligno da un punto di vista biblico.

Il disprezzo per la croce.

Il diabolico è l’anticroce.

Sulla montagna Satana offre a nostro Signore tre scorciatoie per fuggire dalla Croce.

Lo ripete anche con noi, si presenta come salvatore dal peccato per l’umanità.

Ci spiega che non abbiamo bisogno della Croce e anche a noi presenta tre scorciatoie.

La prima.

«Vedi quelle pietre laggiù? Sembrano piccole pagnotte di pane, no? Non mangi da 40 giorni, non senti l’istinto della fame?».

Altri hanno altri istinti.

L’istinto del potere.

L’istinto del sesso.

Lasciati andare, soddisfa i loro appetiti come ogni uomo, ma dimentica la Croce.

Prima scorciatoia, la permissività.

Fa’ qualsiasi cosa ti vada di fare.

La seconda.

La Croce non riuscirà mai a conquistare l’umanità, perché l’umanità ama i prodigi, le sorprese, gli splendori, tutto quello che fa sospirare: oh, che meraviglia!

Poi, in una settimana, l’umanità dimentica quella meraviglia e ne cerca un’altra.

Vola fino alla luna! Lanciati dal pinnacolo del tempio e resta illeso!

Questa è una meraviglia.

Fallo, e la folla ti seguirà.

Tu non hai bisogno di croce.

La tentazione finale sarà la stessa per la Chiesa dei prossimi cento anni, una tentazione di cui già scorgiamo gli albori.

Satana dice che la teologia è politica.

Perché preoccuparsi di Dio e del mistero della redenzione?

L’unica cosa che conta è la politica!

Con il globo scintillante del mondo nella sua mano, Satana dice: «Tutti questi regni sono miei e li darò a te se, prostrandoti, mi adorerai».

Forse che Satana per una volta nella sua vita abbia detto la verità?

La terza tentazione di nostro Signore fu dunque di non interessarsi all’ordine divino, ma di interessarsi solo a un ordine sociale e politico.

Ora torniamo al momento in cui Cristo chiama Pietro «Satana».

Lo chiama così perché Satana ha tentato nostro Signore proprio rispetto alla Croce, esattamente come Pietro ha cercato di fare dicendogli: «Questo non accadrà mai».

Saremo cioè disposti a riconoscere la tua divinità, ma non la tua croce.

Questa è l’essenza biblica del demonio.

Lo spirito di Satana è anche nella Chiesa.

Abbiamo smesso le mortificazioni, il rinnegamento di sé, la disciplina nelle scuole e nei seminari.

Crescono di numero i tentativi di corruzione, circolano libri che descrivono solo il male, reale o immaginario, della gente: sono già in alcune delle nostre scuole, come ben sapete.

Questo è l’elemento corruttivo del diabolico, ma il declino dello spirito di disciplina è odio della croce.

Il carattere ascetico e di disciplina della vita cristiana è passato agli stati totalitari, come Cina e Russia.
Lì c’è disciplina, rinnegamento di sé, dedizione a una causa comune, ma senza la croce, e pertanto vi si assiste a una completa distruzione della libertà umana.

Per quanto tempo questo satanico disprezzo per la Croce continuerà a manifestarsi?

Ebbene, non abbiamo la certezza di trovarci nell’era del demonio, ma c’è un passaggio in san Paolo che a prima vista sembra piuttosto difficile.

Permettetemi di leggervelo, poi lo spiegherò.

Si trova nella seconda Lettera ai Tessalonicesi, capitolo 2, versetto 7.

San Paolo sta scrivendo nei primi sessanta anni di cristianesimo: «Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene».

In altre parole, non possiamo vedere la manifestazione del male e del demonio.

Rimane segreto solamente per il presente, finché chi lo trattiene sparirà dalla scena.

Non sappiamo precisamente chi sia colui che lo trattiene, forse Cristo, forse lo Spirito Santo, forse un influsso della grazia, forse la santità della Chiesa.

In ogni caso il male è segreto finché Dio non dirà: «Spirito del male, ecco la tua ora!».

Dio ha il suo giorno, il male la sua ora.

Continua San Paolo: «Solo allora sarà rivelato l’empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all’apparire della sua venuta, l’iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi».

Persino dall’ultimo libro della Scrittura possiamo trarre un indizio.

Quando l’anticristo verrà, vi sarà una simulazione di morte e resurrezione per indurre in errore.

Dunque nel momento presente non possiamo vedere il demonio al lavoro, ma permettete che vi dia un indizio su come Cristo e Satana agiscono rispettivamente.

Se capite ciò che sto per dirvi, vi sarà di grande aiuto nel combattere lo spirito del male e nel superare le prove.

Vi descriverò come ci appaiono Cristo e Satana prima che pecchiamo.

Quindi vi descriverò come ci appaiono dopo che abbiamo peccato.

Prima di peccare, Cristo ci appare come il Signore sulla Croce.

Egli ci sbarra la strada e ci dice: «Come la mia carne è stata crocifissa, così deve esserlo la tua carne.

Non percorrere questa strada!».

Lui ci sta di fronte.

Non siamo liberi, non possiamo fare tutto quello che vogliamo.

Cristo è là.

Invece Satana, quando siamo in procinto di peccare, ci dice:
«Non essere stupido, non crederai ancora a certe cose!

I tempi sono cambiati! Sei ancora vergine?

Veramente non ti sei fatto ancora uno spinello?

Tutti lo fanno.

Non ascoltare questi dottori che dicono che può farti male al cervello.

Devi vivere, devi essere te stesso!

Non hai mai commesso adulterio?

Oggi lo fanno tutti.

Questi rigidi criteri di moralità valevano 100 o 500 anni fa, ma questo è il nuovo mondo».

Devo essere me stesso, devo essere libero!

Satana è dalla nostra parte prima che pecchiamo.

Cristo sembra l’accusa, il demonio è la nostra difesa.

È dalla nostra parte, dalla parte delle nostre libertà sessuali, del nostro orgoglio, della nostra avidità.

Ma dopo che pecchiamo i ruoli si invertono.

Allora Cristo diventa la nostra difesa e il demonio la nostra accusa.

Il demonio dirà: «Bene, l’hai fatto.

Hai avuto la tua canna.

Adesso sei dipendente dalle droghe.

Non ve**re da me, non posso aiutarti.

Può darsi che tu smetta da solo così come hai cominciato.

Hai perso la tua verginità?

Che differenza vuoi che faccia, continua pure!

La mia giustizia farà il suo corso.

Hai rubato e non ti hanno preso?

Ti prenderanno da un momento all’altro!».

Così il diavolo ci riempie di disperazione come riempì il cuore di Giuda.

Giuda sarebbe potuto andare dal Salvatore e Lui l’avrebbe perdonato.

Ma Giuda prese una corda.

Avanzò sul suolo gelido, davanti a sé alberi ghiacciati.

Ed ogni nodo di quegli alberi gli sembrava un occhio che lo scrutava, ogni ramo gli sembrava un dito puntato…

Traditore!

Nella sua disperazione non pensava vi fosse per lui altro da fare se non suicidarsi.

Questa è la ragione per cui oggi i suicidi sono in aumento nella nostra civiltà.

È la disperazione che viene dal demonio.

In uno dei romanzi di Dostoevskij, “Raskò’lnikov”, un uomo veramente malvagio, dice alla donna che ama: «Sonia, sai come andrà a finire per te?

Ti butterai giù da un ponte o diventerai pazza, oppure ti taglierai la gola».

Ma non andò in questa maniera, perché Sonia prese il Vangelo di Giovanni e iniziò a leggere la risurrezione di Lazzaro.

E pensò: «Posso trovare una nuova vita in Cristo».

Questo pensiero di Sonia m’induce a parlarvi di come nostro Signore si comporti dopo che abbiamo peccato.

È Lui ora la nostra difesa.

Ha detto: «Venite a me, voi affaticati.

Se i vostri peccati fossero rossi come scarlatto, saranno resi bianchi come neve e se sono rossi come cremisi, diverranno bianchi come lana».

Rialzati, stringi la mia mano, e vieni.

Questo è il linguaggio del Salvatore dopo che abbiamo peccato.

Ecco dunque lo spirito diabolico.

La distruzione dell’unità, il disprezzo della mortificazione e del rinnegamento di sé sulla croce.

In una parola, il disprezzo di Cristo stesso.

Centinaia di migliaia sono le strade che ciascuno di voi si troverà a percorrere durante la vita, ma alla fine di tutte queste strade, due saranno i volti che vi troverete di fronte: da un lato quello misericordioso di Cristo, dall’altro quello orribile di Satana.

E uno di loro vi dirà: «Sei mio!».

Perciò badate di non scherzare con quello malvagio, altrimenti siete in trappola.

Prima di concludere, vi lascio con tre potenti armi contro Satana.

La prima, il Santo Nome di Gesù.

È un nome che Satana non sopporta perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sottoterra.

La seconda arma è il Sangue di Cristo.

L’invocazione del sangue di Cristo.

Potrei farvi tutta una catechesi sul preziosissimo sangue di Cristo, mediante il quale siamo salvati!

Perciò, durante la tentazione, invocate su di voi il sangue di Cristo.

Poiché senza effusione di sangue non vi è remissione dei peccati.

Terza arma, la devozione alla Madre benedetta.

Poiché in principio, nel libro della Genesi, si dice che la stirpe di una donna avrebbe distrutto la stirpe di Satana.

Siamo dunque difesi da queste tre armi: il Santo Nome, il Sangue di Cristo e la Vergine Maria.

D’ora in poi, quando penserete a Satana, non fatevi sviare da ciò che i mezzi di comunicazione vi raccontano.

Il demonio è semplicemente l’anticroce, l’antidisciplina, l’anticristo.

Questo è satanico, nient’altro, non potete sbagliare.

Una volta capito ciò, a poco a poco amerete quella croce.

Un lamento mi sbigottisce.

La prima volta che l’ho udito proveniva dalla croce.

Andai fuori, cercai e trovai l’Uomo negli spasmi della crocifissione.

Gli dissi che l’avrei portato giù, così cercai di togliergli i chiodi dai piedi.

Ma Lui mi disse: «Lasciali lì. Perché non posso essere tolto dalla croce finché ogni uomo, donna e bambino non si saranno uniti a te per tirarmi giù».

Gli risposi: «Cosa posso fare? Non posso sopportare il tuo lamento!».

Mi rispose: «Va’ nel mondo e annuncia a ogni uomo che incontrerai che c’è un Uomo sulla croce».

(Fulton J. Sheen)

P.S. Si ringrazia il sito “Filodiritto” per la segnalazione del video e per la loro traduzione che qui è stata rivista e modificata.

(https://www.filodiritto.com/fulton-sheen-devil)

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