18/09/2025
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A marzo di quest’anno Patrizia Mirigliani ha urlato su Netflix che Miss Italia non doveva morire, e lo ha fatto con la stessa passione e la stessa foga con la quale la Annie Wilkes di Stephen King diceva al suo scrittore preferito che Misery, il personaggio letterario che le aveva fatto ba***re il cuore, doveva restare in vita, anche a costo di rompere le gambe al suddetto scrittore e di segregarlo in casa affinché non scrivesse della sua risurrezione. Certo, Patrizia Mirigliani non ha tenuto in ostaggio nessuno, ma la domanda è lecita: perché Miss Italia non deve morire? E, soprattutto: ha ancora senso assistere a un concorso di bellezza nel 2025, ovvero nel periodo storico in cui tutti ci dicono che la bellezza è sopravvalutata e che siamo tutti bellissimi a modo nostro? Tralasciando il fatto che la bellezza la continuiamo a inseguire seppur attraverso canali diversi come Instagram e le chat di incontri, sempre più simili a delle macellerie con i profili degli utenti esposti come pezzi di carne al di là di una vetrina, premiarla con uno scettro e una corona suona anacronistico esattamente come suona anacronistico pensare di doverla giustificare su un palco. Se me lo chiedessero, direi che Miss Italia è morta per due motivi: per aver cercato di dimostrare che le concorrenti avessero per forza degli altri talenti a parte l’avvenenza e per non essersi dimostrato al passo coi tempi. Vietare la partecipazione di tutte le donne non nate biologicamente donne e imporre il veto a tutte le ragazze iscritte a OnlyFans dimostra, infatti, tutti i limiti di un concorso che ha dato prova di essere fermo a 50 anni fa. Magari Miss Italia non deve morire come Misery ma può, quantomeno, provare a sopravvivere aggrappandosi a qualcosa di più stabile di uno stereotipo della donna superato fortunatamente da anni di progresso e conquiste.
Di Mario Manca