Ticino7

Ticino7 Settimanale distribuito il sabato con il quotidiano laRegione.

Ticino 7 tratta tematiche e racconta storie legate al territorio della Svizzera italiana, ma non solo!

«Ero al seguito di Piero Menucelli, allora capocolonna, e Geo Weit, due esperti alpinisti del Club Alpino Svizzero sezio...
23/07/2025

«Ero al seguito di Piero Menucelli, allora capocolonna, e Geo Weit, due esperti alpinisti del Club Alpino Svizzero sezione Bellinzona e Valli – premette Bognuda, responsabile dell’istruzione tecnica dei giovani in seno a Cas e Utoe Bellinzona ed esperto GS (Gioventù e Sport) nella formazione dei monitori –. Io, invece, avevo 17 anni. Ricordo che abbiamo aperto una via sul versante nord-est del Poncione di Piotta, che a tutt’oggi resta meno gettonato rispetto alle vie più classiche, anche perché la valle di Lodrino è più discosta rispetto ad altre falesie (tipo quelle del San Gottardo o della Val Bedretto). Quella prima volta è stata davvero speciale per me: ho potuto vedere come si tracciava una nuova via».

A chi si inerpica per passione e sport per le rocce del nostro cantone, il suo nome sarà già capitato di sentirlo. Perché dopo quella sua ‘prima volta’ in compagnia di alpinisti più esperti, Massimo Bognuda di vie ne ha tracciate diverse altre, in prima persona.

Articolo di Moreno Invernizzi

L'alpinista racconta il suo amore per la montagna e l'arrampicata, che oggi significa anche confrontarsi con le conseguenze del cambiamento climatico

Il terrore arriva sempre prima dell’ago. È un attimo sospeso in cui il mio corpo si irrigidisce e ogni fibra si prepara ...
21/07/2025

Il terrore arriva sempre prima dell’ago. È un attimo sospeso in cui il mio corpo si irrigidisce e ogni fibra si prepara a scappare. Il cuore martella, la gola si chiude, la pelle si accappona come se sapesse già cosa sta per succedere. È una paura che non posso spiegare razionalmente: primordiale, viscerale, incontrollabile. Agofobia. Non ha nulla a che fare con il dolore, quello lo conosco, lo gestisco. È qualcosa di più profondo, un istinto di sopravvivenza che mi urla di fermarmi, di allontanarmi, di non farlo. Eppure sono qui. Distesa su una stuoia di paglia intrecciata, dentro una longhouse che ospita diciotto famiglie della tribù di cacciatori di teste Iban, nel cuore del Borneo.

Intorno a me, la vita scorre come se il mio tatuaggio fosse solo un dettaglio della giornata. So che la paura passerà dopo il primo colpo d’ago, quando il corpo accetterà l’inevitabile, ma finché quel momento non arriva, il terrore è reale.

Ma come sono arrivata fin qui? Bisogna tornare indietro.

Articolo e fotografie di Luisa Ravasi

Home / Ticino7 / I segni della tribù dei cacciatori di testeI segni della tribù dei cacciatori di teste DiLuisa Ravasi 20/07/202520/07/2025 Nel cuore del Borneo, con gli Iban alla scoperta dei loro tatuaggi tradizionali che, oltre a proteggere, traghettano le anime nel mondo degli spiriti Di Luisa...

Andrea Pedrazzini è organista, pianista, direttore e docente ticinese. Diplomatosi in pianoforte presso il Conservatorio...
16/07/2025

Andrea Pedrazzini è organista, pianista, direttore e docente ticinese. Diplomatosi in pianoforte presso il Conservatorio di Brescia a 19 anni, ha conseguito il Master in Performance in organo nel 2019 e studiato direzione alla Zürcher Hochschule der Künste di Zurigo con Markus Utz e Daniel Schmid.
Si esibisce come solista in importanti festival in Svizzera e in Europa.
Ha registrato opere di Franck, Widor, Duruflé e Max Reger, trasmesse anche dalla RSI. È direttore di Luceat, coro e orchestra da lui fondati nel 2022 con oltre la metà dei musicisti sotto i 25 anni. Pedrazzini insegna musica al Liceo cantonale di Lugano 2, è direttore artistico dell’Associazione degli Amici dell’Organo del Locarnese (AOL) e contabile federale diplomato.

Articolo di Gino Driussi

Home / Ticino7 / Andrea Pedrazzini: ‘La musica come esperienza condivisa’Andrea Pedrazzini: ‘La musica come esperienza condivisa’ DiGino Driussi 13/07/202513/07/2025 È organista, pianista, direttore e docente; soprattutto è convinto che una sensibilizzazione profonda alla musica faccia ben...

Nata l’8 luglio 1953, Madeleine Boll è stata la prima calciatrice svizzera a ottenere una regolare licenza per poter gio...
14/07/2025

Nata l’8 luglio 1953, Madeleine Boll è stata la prima calciatrice svizzera a ottenere una regolare licenza per poter giocare. Grazie a un errore. Tesserata la prima volta nel Sion che era una bambina, la centrocampista fin da allora, con determinazione, ha coltivato la passione per il calcio, infrangendo non pochi tabù di una società che, a quell’epoca, non era pronta ad accogliere le donne sul campo di pallone. Ecco la sua storia.

Articolo di Giorgia Mossi

Home / Ticino7 / Ma quale Pelé! Io sono MadeleineMa quale Pelé! Io sono Madeleine DiGiorgia Mossi 13/07/202513/07/2025 Madeleine Boll è la pioniera del calcio svizzero femminile. Tesserata sin da bambina nel Sion (grazie a una falla burocratica), ci racconta la sua storia Di Giorgia Mossi Pubblic...

Era tardi per chiamarla; ancora notte. Mi dovevo arrendere. Ero sveglio da circa tre ore ormai, fissavo la penombra unif...
07/07/2025

Era tardi per chiamarla; ancora notte. Mi dovevo arrendere. Ero sveglio da circa tre ore ormai, fissavo la penombra uniforme e azzurra di quell’alba minacciosa d’aborto. Sentivo lo stomaco acido e vuoto. Eppure la mente chiedeva caffè, sempre altro caffè. Ristretto, buttato giù con qualche biscotto dolciastro. Tentavo, con una premura molto intima, di sperare che la sveglia suonasse prima del pianificato. La mia testa stava già lavorando a regime alterato, producendo saette d’idee e progetti, dandomi falso entusiasmo ad ogni nuovo desiderio. Era un’energia chimica, dovuta al mancato riposo.

Ero agitato perché quel giorno lo avrei dedicato alla ricerca di una cosa molto importante, lo avevo deciso la sera prima. Facevo il cuoco. Mi ero dato malato dal lavoro, lo chef mi aveva supplicato ma io avevo retto il teatrino. La corda era tesa e pensavo di cambiare lavoro. Quel giorno lo avrei dedicato alla ricerca della calma perduta. Mormorai un insulto indirizzato alla sveglia e la disattivai prima del tempo.

Racconto di Matteo Beltrami

Home / Ticino7 / Non cercarlaNon cercarla DiMatteo Beltrami 06/07/202506/07/2025 ‘Ero agitato perché quel giorno lo avrei dedicato alla ricerca di una cosa molto importante, lo avevo deciso la sera prima’ Di Matteo Beltrami Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione Err...

“Se le mie mani sono più importanti del resto dell’umanità, allora smetto di suonare”. Lo dice, senza troppi giri di par...
06/07/2025

“Se le mie mani sono più importanti del resto dell’umanità, allora smetto di suonare”. Lo dice, senza troppi giri di parole, Lisetta Carmi ad Alfredo They, suo maestro di pianoforte. Siamo nel 1960 e They non vuole che la sua allieva partecipi – schierandosi con ex partigiani e operai – alla manifestazione antifascista e di protesta contro il raduno nazionale del Movimento Sociale Italiano a Genova, in calendario il 30 giugno dello stesso anno. Con quelle parole di cesura, Lisetta dà un calcio al suo presente: ha 36 anni suonati ed è una pianista e concertista.

Si dice che Carmi abbia vissuto cinque di vite, almeno quelle terrene. Per raccontarle tutte non basterebbe un libro, cerco di concentrarmi allora sulla fotografia – a cui ha dedicato 18 anni – che è stata sì un mestiere, ma soprattutto uno strumento conoscitivo dell’altro; per far emergere la verità e dare voce a chi non ne ha.

Articolo di Clara Storti

Morta pochi anni fa in Puglia, la storia e il lavoro della fotografa genovese raccontano impegno civile e amore per l'umanità, il suo manifesto

Quando ho chiesto a Yaël quale messaggio desiderasse veicolare attraverso la sua testimonianza mi ha piacevolmente sorpr...
02/07/2025

Quando ho chiesto a Yaël quale messaggio desiderasse veicolare attraverso la sua testimonianza mi ha piacevolmente sorpresa il suo essere diretta, semplice e soprattutto è riuscita ad andare oltre alle apparenze: “Secondo me tante persone credono che in una famiglia LGBTQ+ ci siano sfumature diaboliche appartenenti a sette che fanno cose orribili. Per me è importante far comprendere a chi vuole sapere che una famiglia come la mia è normale, come una realtà omogenitoriale, eterogenitoriale, monoparentale o adottiva”.
Yaël ha un delizioso accento francese quando parla, ma ciò che mi colpisce di più è la sua adultità nell’esprimere le sue idee: “Nonostante si navighi nel Ventunesimo secolo, oggi è ancora necessario normalizzare una famiglia come la mia. Bisogna far capire a chi vive nel pregiudizio e nella paura che non c’è l’intenzione di cambiare i codici tradizionali o sradicare altri ‘credo’”.

Articolo di Natascia Bandecchi

Home / Ticino7 / Interno familiare. Oltre la norma e i suoi pregiudiziInterno familiare. Oltre la norma e i suoi pregiudizi DiNatascia Bandecchi 29/06/202529/06/2025 Yaël Femminis ha due mamme e dice: ‘Nonostante si navighi nel Ventunesimo secolo, è ancora necessario normalizzare una famiglia co...

Ouro Preto è davvero lontana, non solo in termini chilometrici, da Rio, San Paolo e Salvador. Le sue case coloniali, le ...
01/07/2025

Ouro Preto è davvero lontana, non solo in termini chilometrici, da Rio, San Paolo e Salvador. Le sue case coloniali, le sue chiese barocche, i suoi saliscendi, le sue strade acciottolate, le sue piazze – che la gente usa ancora per fare ciò per cui sono nate, incontrarsi – ti restituiscono subito il sapore di un piccolo mondo antico preservato dal disinteresse dell’uomo, che Ouro Preto l’ha creata, quando è iniziata la caccia all’oro (Ouro Preto vuol dire oro nero, dal colore delle pietre che ricoprivano il metallo prezioso), per poi dimenticarsene abbastanza da non rovinarla.

Articolo e fotografie di Roberto Scarcella

Home / Ticino7 / Disavventure latine. Ouro Preto: incanto e libertàDisavventure latine. Ouro Preto: incanto e libertà DiRoberto Scarcella 29/06/202529/06/2025 La cittadina conta poco più di 70mila abitanti e conserva quell’aria sonnacchiosa che hanno certe città già belle di loro che non hann...

Tatuarsi è diventato comune, è quasi raro trovare qualcuno senza almeno un piccolo segno sulla pelle. Un nome, una data,...
23/06/2025

Tatuarsi è diventato comune, è quasi raro trovare qualcuno senza almeno un piccolo segno sulla pelle. Un nome, una data, un simbolo, un disegno.

Ma perché lo facciamo? È solo estetica, un gesto di ribellione? Oppure c’è qualcosa di più profondo? Anni fa ho cominciato anch’io a tatuare, ma a un certo punto mi sono fermata. Mi sono chiesta: perché lo sto facendo? Sembrava che tutto si riducesse a immagini appoggiate sulla pelle. E se il tatuaggio fosse qualcosa di più di un’illustrazione permanente? Un legame con qualcosa di antico? Ho deciso di partire per scoprirlo.

Un viaggio durato sette mesi, raccontato al presente perché ancora vivo è il ricordo. Un viaggio che parte con il popolo Mentawai.

Articolo e foto di Luisa Ravasi

Home / Ticino7 / Mentawai. Il proprio mondo inciso sulla pelle Mentawai. Il proprio mondo inciso sulla pelle DiLuisa Ravasi 22/06/202522/06/2025 Il primo reportage di Luisa Ravasi dall’Indocina ci porta in Indonesia, sull’isola di Siberut, alla scoperta del tatuaggio mentawai Di Luisa Ravasi Pub...

Essere nata in Argentina nel 1975 significa già di per sé avere una cicatrice. E Victoria Diaz Saravia, che mi ha stupit...
16/06/2025

Essere nata in Argentina nel 1975 significa già di per sé avere una cicatrice. E Victoria Diaz Saravia, che mi ha stupita per la sua bellezza calda e solare, con i capelli selvaggi e il sorriso dolcissimo, accetta di raccontarmi la sua storia.

Davanti a un tè e dei biscotti. Parla, parla, come se non ci fosse più dolore: «L’amore è stato più forte», dice. Lo ha attraversato e adesso, quella storia, lei è in grado di appoggiarla lì, accanto al vassoio dei pasticcini, delicatamente. Perché ormai fa parte di lei, del suo Paese, di quello che hanno vissuto.

Articolo di Sara Rossi Guidicelli

Home / Ticino7 / Mani che trasformano Mani che trasformano DiSara Rossi Guidicelli 15/06/202515/06/2025 Intervista all’architetta e artista tessile Victoria Diaz Saravia, che racconta la sua storia, fra Argentina e Ticino Di Sara Rossi Guidicelli Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, alle...

Quando in Ticino si parla di montagna, i nomi di Giuseppe e Chiara Brenna sono fra i primi che vengono in mente.Di origi...
12/06/2025

Quando in Ticino si parla di montagna, i nomi di Giuseppe e Chiara Brenna sono fra i primi che vengono in mente.

Di origini italiane l’uno e verzaschesi l’altra, entrambi, in modi e con apporti diversi, hanno dedicato una parte più che sostanziale delle proprie vite all’esplorazione dei colossi che ci circondano.
A partire dagli anni 80, infatti, numerose sono state le loro pubblicazioni a tema, dalla ‘Guida delle Alpi ticinesi e mesolcinesi’, edita in cinque tomi dal Club Alpino Svizzero, al più recente ‘Alpi di Val Verzasca’ (Salvioni, 2024), nuovo volume apparso nella collana ‘Sui sentieri dei padri’ presso l’editore bellinzonese.

Da tempo residenti a Brione, dove per anni hanno gestito un’azienda agricola che è arrivata a contare fino a cinquanta capre, mi accolgono un sabato pomeriggio per discorrere, appunto, di montagne, sentieri, pascoli e vette.

Articolo di Daniele Bernardi

Home / Ticino7 / Casa Brenna, dove memoria e tradizione si mescolano con la montagna Casa Brenna, dove memoria e tradizione si mescolano con la montagna DiDaniele Bernardi 08/06/202508/06/2025 ‘Quello che facciamo, nel nostro piccolo, è lotta all’oblio in una società che ha confuso il benesser...

Ammetto: fatico a parlare di quello di cui tutti parlano, a seconda dell’epoca. Esistono però diatribe colossali che pre...
10/06/2025

Ammetto: fatico a parlare di quello di cui tutti parlano, a seconda dell’epoca. Esistono però diatribe colossali che prescindono dalle etnie, dagli schieramenti, dalle tendenze delle testate giornalistiche, dai logaritmi che influenzano i nostri pensieri. L’importante poi, quando si prova a parlare di qualcosa, è farlo partendo da ciò che è più organico per sé, senza trastullarsi con le visioni di altri.

La pioggia e il sangue si trovano in diversi miei racconti. Spesso mescolati. Oggi mi chiedo: fra i vari elementi naturali che hanno lambito il suolo del pianeta che ci ospita, a partire dalla notte dei tempi, sarà maggiore la quantità della pioggia oppure quella del sangue? Mi pongo spesso certi quesiti, impossibili da risolvere in modo logico-deduttivo. Cerco di vedere il mondo come un unico organismo vivente, una cellula in fondo simile a quelle che ci compongono, un embrione di pensieri in costante evoluzione, del quale non è dato carpire la scintilla che lo muove simbolicamente. Ma non ci possiamo dimenticare dei simboli, né delle metafore.

Articolo di Matteo Beltrami
Foto di copertina di Nicole Pedrini

Home / Ticino7 / Non bastano mai… il sangue e la pioggia Non bastano mai… il sangue e la pioggia DiMatteo Beltrami 08/06/202508/06/2025 Forse rimarremo con un solo granello di brace accesa fra le mani, a soffiare perché scotta, ma anche perché è rimasto acceso Di Matteo Beltrami Pubblichiamo ...

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