
08/08/2025
Caro papà, alias “papa”,
Quando ho scoperto di essere incinta a 18 anni, non avevo paura di dirlo a nessuno. Tranne che a te.
Non avevo paura di dirlo agli amici, alla famiglia o persino su internet. Avevo paura di dirlo a te.
Ricordo ancora quando ero seduta sul mio letto con la mamma, e tu sei entrato chiedendo perché stessi piangendo.
Riuscii a malapena a sussurrare le parole: “Sono incinta, papà…” prima che tu abbassassi la testa deluso, e scendessi di corsa le scale.
La mamma mi abbracciò e mi disse che ti saresti ripreso, che ti sarebbe passata.
Ti lasciai qualche minuto, poi scesi.
Eri seduto sul divano. Sembravi così arrabbiato.
Non trovavo le parole per dirti nulla, quindi mi sono semplicemente seduta accanto a te e ho appoggiato la testa sulla tua spalla, mentre sentivo le lacrime scendermi sul viso.
Tra tutte le persone a cui dovevo dirlo, che ero incinta, tu eri quella che più mi faceva paura.
E sei stato sicuramente il più deluso.
Ma il giorno dopo, quando sono tornata a casa e ti ho visto svuotare la stanza degli ospiti per quella che sarebbe diventata tua nipote, ho capito che tutto sarebbe andato bene.
Sei mesi dopo, mi hai accompagnato a ogni visita medica, quando il mio ragazzo era al lavoro.
Sette mesi dopo, mi hai aiutata a scegliere l’outfit per portare a casa la bambina.
Otto mesi dopo, eri lì durante il travaglio, a ricordarmi che ce l’avrei fatta.
Quando è nata, non volevi più lasciarla andare.
È diventata il tuo mondo, insieme a me.
Sei anni dopo, tu, papà, sei il mondo di mia figlia.
Vuole chiamarti ogni volta che ne ha la possibilità.
Vuole vederti ogni volta che usciamo.
So che, tra tutti, tu sei stato il più deluso quando ho annunciato di essere incinta a 18 anni…
Ma io e mia figlia non riusciamo nemmeno a immaginare la vita senza di te.
E so che neanche tu riesci a immaginare la tua vita senza di lei.
Avevate bisogno l’uno dell’altra, anche se allora non lo sapevate.
(Credito al legittimo proprietario del contenuto)