Aurora Radio

Aurora Radio Aurora Radio nasce dalla passione per la disco music. Ascolta il meglio della dance su Aurora Radio!

Anche Milano vieta gli smartphone in pistaLa nightlife milanese sperimenta il ritorno al passato senza nostalgia: musica...
17/11/2025

Anche Milano vieta gli smartphone in pista

La nightlife milanese sperimenta il ritorno al passato senza nostalgia: musica analogica, tecnica pura e zero schermi accesi

Il primo novembre è il giorno dei morti. E della fine in una certa nightlife dell’uso smodato degli smartphone perché segna un punto di svolta nella scena clubbing milanese. Allo Spazio_Diaz, in pieno centro storico, debutta 12 Inch, un progetto che non si limita a celebrare il vinile come feticcio vintage ma ne rivendica la centralità estetica e tecnica in un panorama dominato da automazioni digitali e performance algoritmiche.

Otto ore e mezza di musica, dalle 23:30 alle 08:00, costruite esclusivamente su dischi a 33 e 45 giri, senza alcun supporto elettronico di sincronizzazione. Una scelta radicale che interroga il presente della cultura dance e rimette in discussione cosa significhi davvero suonare in un club.

Dietro l’iniziativa ci sono tre nomi che hanno attraversato decenni di club culture italiana ed europea. Ricky Montanari, pioniere della house romagnola cresciuto tra le consolle del Peter Pan di Riccione, dell’Echoes di Misano Adriatico e del Matis di Bologna, con un curriculum che include Tokyo, Miami, Barcellona e Amsterdam. Simon T, dj e producer milanese con oltre dieci anni di attività tra Berlino, Ibiza, Londra e Kiev, co-fondatore della label Dub Musik e riconosciuto per una cifra stilistica che fonde groove ipnotici e ricerca sonora. E poi Flavio Vecchi, icona storica della scena italiana, protagonista dell’Ethos Mama Club e dell’Echoes, ideatore degli after-hour leggendari come Diabolika e Vae Victis, figura che ha contribuito a definire l’identità della house music nel nostro paese.

Il manifesto di 12 Inch non è solo musicale ma anche politico, nel senso più ampio del termine. La rigorosa no phones policy non è un vezzo retrò ma una presa di posizione netta contro la spettacolarizzazione del clubbing contemporaneo, dove la documentazione social prevale sull’esperienza fisica. All’ingresso vengono consegnati bollini sigillanti da applicare sugli smartphone, un gesto simbolico che delimita uno spazio di sottrazione volontaria, un territorio in cui il corpo, il suono e la luce tornano a essere i protagonisti assoluti. Niente Instagram stories, niente riprese, niente distrazioni luminose: solo immersione totale nel flusso musicale.

La scelta del vinile come unico supporto non è nostalgica ma tecnica. Il disco impone tempi di reazione, obbliga alla lettura fisica del solco, costringe a una selezione ponderata e irreversibile. Ogni cambio è un gesto pubblico, ogni mix un equilibrio fragile che si gioca in tempo reale. Non c’è possibilità di correzione automatica, non esistono safety net digitali: il dj è “nudo” di fronte al dancefloor, esposto al rischio dell’errore ma anche alla possibilità dell’irripetibile. È una condizione di vulnerabilità che ribalta completamente il paradigma delle performance contemporanee, dove il controller e il laptop garantiscono controllo assoluto e prevedibilità.

12 Inch si inserisce in un momento storico particolare per la nightlife italiana. Dopo anni di chiusure forzate, restrizioni sanitarie e una progressiva omogeneizzazione dei format, il clubbing sembra cercare nuove strade per recuperare autenticità e senso critico. Questo progetto non propone un semplice ritorno indietro ma una riflessione sul rapporto tra tecnologia, tecnica e narrazione musicale. Il vinile diventa qui uno strumento di resistenza culturale, un modo per riaffermare il valore della competenza, della selezione musicale come arte narrativa e della connessione diretta tra chi suona e chi balla.

I prezzi sono volutamente accessibili: da 10 a 15 euro in prevendita su Ticket Nation, venti euro alla porta. Una scelta che vuole mantenere aperta la serata a un pubblico ampio, non solo ai feticisti del vinile ma a chiunque sia curioso di sperimentare una dimensione del clubbing ormai quasi scomparsa. Resta da capire se 12 Inch sarà un episodio isolato o l’inizio di una tendenza più ampia. Il rischio del feticismo è sempre dietro l’angolo, così come la tentazione di trasformare l’analogico in un marchio di purezza elitaria. Ma se il progetto riuscirà a mantenere fede alle sue premesse, potrebbe davvero rappresentare un punto di riferimento per chi cerca alternative alla standardizzazione della nightlife contemporanea.

Armin van Buuren abbandona la consolle per il pianoIl dj e producer olandese presenta il suo primo album acustico compos...
14/11/2025

Armin van Buuren abbandona la consolle per il piano

Il dj e producer olandese presenta il suo primo album acustico composto interamente al pianoforte. E musica classica sia

Il 31 ottobre 2025 arriverà ‘Piano’, il primo album completamente acustico di Armin van Buuren, una raccolta di quindici composizioni originali eseguite al pianoforte che svela un lato inedito dell’artista olandese dopo oltre due decenni trascorsi ai vertici della musica elettronica globale. L’annuncio è stato celebrato con una performance a sorpresa nell’Apple Store di Leidseplein ad Amsterdam, seguita da un panel e un ascolto in Dolby Atmos House durante l’Amsterdam Dance Event. Il progetto, in uscita su Armada Music, sarà disponibile in esclusiva su Apple Music e Apple Music Classical per una settimana prima della distribuzione generale su tutte le piattaforme di streaming prevista per il 7 novembre. Se invece utilizzate la piattaforma Apple Music, Armin van Buuren ha avviato una collaborazione con Apple Music Classical per offrire un accesso esclusivo dal 31 ottobre per una settimana.

Lungi dall’essere un abbandono delle radici elettroniche, ‘Piano’ enfatizza le influenze classiche che hanno sempre modellato il suono di van Buuren, profondamente radicato in una connessione con la tradizione coltivata da un padre pianista e da un’immersione precoce nei grandi compositori. Quello che era iniziato come un percorso decennale per imparare a suonare il pianoforte, originariamente concepito per arricchire il suo lavoro elettronico e sostenere il suo benessere mentale, si è evoluto in un viaggio creativo autonomo. Annoiato dall’esecuzione di spartiti esistenti, l’artista ha iniziato a comporre melodie proprie che si sono sviluppate in pezzi compiuti sotto la guida del compositore classico Geronimo Snijtsheuvel.

Ogni composizione dell’album trae ispirazione da sentimenti, emozioni, momenti o persone profondamente importanti per van Buuren, inclusa la sua famiglia, sua moglie Erika, suo padre, suo fratello, oltre al mondo naturale. Il primo brano composto per il progetto, ‘Fathers & Sons’, ha stabilito il tono emotivo dell’intero lavoro. Registrato e filmato al ConcertLab di Utrecht nei primi mesi del 2025, mixato in Dolby Atmos, ‘Piano’ è stato catturato in sette giorni con ogni performance registrata in una singola ripresa.

L’album presenta van Buuren al pianoforte sia in solo che accompagnato da altri musicisti, tra cui un violoncellista, un’orchestra da camera e la rinomata violinista Lisa Jacobs. Oltre alle composizioni originali, il dj olandese reinterpreta uno dei classici trance più amati, ‘Children’ di Robert Miles, in una nuova versione pianistica che collega le sue radici elettroniche alle sensibilità classiche. Dopo nove album da studio, cinque primi posti nella DJ MAG Top 100 Djs, una nomination ai Grammy e residenze a Ibiza e Las Vegas, van Buuren dimostra che la ricerca artistica può evolversi senza rinnegare il proprio passato.

Kappa FuturFestival: in vendita i biglietti per il 2026In attesa della line up, sono in vendita i biglietti per la pross...
12/11/2025

Kappa FuturFestival: in vendita i biglietti per il 2026

In attesa della line up, sono in vendita i biglietti per la prossima edizione di Kappa FuturFestival

Kappa FuturFestival non è solo un festival: è diventato un punto di riferimento della scena musicale elettronica in tutto il mondo. Capace di consolidare il proprio posizionamento tra gli eventi più importanti del panorama musciale, e in grado di migliorarsi sempre, quest’anno ha raggiunto la posizione #6 della DJ MAG Top 100 Festivals 2025. Lo scorsa edizione ha ospitato oltre 130 artisti distribuiti su 6 palchi, e oltre 120.000 persone provenienti da più di 150 paesi.

L’entusiasmo e la fiducia che il pubblico ha nei confronti del festival ha fatto sì che i tickets early bird per il 2026 sono andati sold out in sole 48 ore lo scorso luglio. In attesa dei primi nomi che comporranno la line up della XIII edizione e che verrano presto svelati, l’evento ha ufficialmente annunciato il lancio dei biglietti per il 2026.

Kappa FuturFestival tornerà dal 3 al 5 luglio 2026 nell’iconica location post-industriale del Parco Dora di Torino. Le info e i biglietti sono disponibili sul sito del festival.

My Own Shadow, il nuovo alias di Marcel DettmannIl dj e producer tedesco sempre più alla ricerca di nuove dimensioni art...
10/11/2025

My Own Shadow, il nuovo alias di Marcel Dettmann

Il dj e producer tedesco sempre più alla ricerca di nuove dimensioni artistiche, che coinvolagano musica, cinema e fotografie

Si ispira a Depeche Mode, The Cure e Front 242 e anche al post-punk il nuovo progetto discografico di Marcel Dettmann, per il quale il dj e producer tedesco ha scelto il nuovo alias My Own Shadow.

Tutto questo si traduce nell’EP ‘Approaching’, in uscita venerdì 7 novembre su !K7, un EP composto da 5 tracce. ‘DMT’ è il singolo che anticipa l’EP novembrino.

“Mi trovo in una fase della mia vita nella quale non voglio soltanto pubblicare tracce o suonare nei club – spiega Marcel Dettmann – voglio creare una dimensione nella quale tutte le mie modalità artistiche si incontrino: musica, cinema, fotografia ed altro ancora”.

E per quanto riguarda in particolare le foto, Dettmann va decisamente sul sicuro. Il ritratto che accompagna questa notizia è stato scattato da Sven Marquardt, che prima di diventare celebre come selezionatore degli ingressi al Berghain di Berlino, si dilettava come fotografo: un’attività che non ha mai abbandonato e che negli anni lo ha portato ad editare libri e a tenere mostre un po’ ovunque.

Alexia e Ale De Tuglie, la strana coppia. Che si raccontaQuando la dance storica e italiana incontra la nuova generazion...
07/11/2025

Alexia e Ale De Tuglie, la strana coppia. Che si racconta

Quando la dance storica e italiana incontra la nuova generazione grazie a un remix
La dance italiana ha sempre avuto il dono di reinventarsi senza mai perdere la propria anima. E quando un’icona come Alexia decide di collaborare con un producer della nuova generazione come Ale De Tuglie, il risultato non è solo un remix ma un manifesto generazionale che parla di autenticità in un’epoca dominata dalle apparenze.

‘Follow’ nasce proprio da questo bisogno di ribellione contro una realtà parallela, quella dei social media, per riportare l’attenzione su emozioni pure e connessioni reali. La pista da ballo diventa così l’ultimo baluardo di verità, uno spazio dove le maschere cadono e restano solo corpi che si muovono all’unisono.

Il 26 marzo 2026 al Fabrique di Milano tutto questo prenderà forma in uno show che promette di essere una sfida importante per Alexia, mentre Ale De Tuglie continua a portare il made in Italy sui dancefloor di tutto il mondo, da Ibiza a Dubai, dal roster di Music On fino alle collaborazioni che ridefiniscono il concetto stesso di dance italiana. Due artisti, due visioni, un’unica missione: far ballare il mondo rimanendo fedeli alla propria identità.

Alexia, ‘Follow’ parla di andare oltre la superficie in un’epoca dominata dai social. Come si traduce questo messaggio quando il brano arriva nei festival o nei club? Credi che la pista sia ancora uno spazio di autenticità e connessione reale rispetto al mondo virtuale?
Alexia: Nei festival e nei live si concretizza davvero il ruolo delle canzoni. È lì che si manifesta la volontà di ribellarsi contro una realtà parallela e di vivere emozioni pure e autentiche. ‘Follow’ nasce proprio da questo bisogno, e quando lo porto sul palco sento che arriva dritto alle persone. Prima di eseguirlo mi piace introdurre il significato del brano, spiegare cosa rappresenta per me: ogni volta il pubblico lo accoglie con entusiasmo, anche quando lo ascolta per la prima volta.

Hai collaborato con alcuni dei più grandi nomi della dance negli anni ’90 e continui a reinventarti oggi con producer della nuova generazione come Ale De Tuglie. Cosa cerchi in una collaborazione nel 2025 e come è cambiato il tuo approccio alla musica dance rispetto agli esordi?
Alexia: Con Ale cerco sperimentazione, freschezza e quella voglia di mettersi in gioco che appartiene alle nuove generazioni. Mi piace collaborare con artisti giovani che sanno interpretare le nuove tendenze del dancefloor, perché mi permettono di guardare avanti e di evolvermi. Il mio approccio alla dance resta legato alla melodia e alla cassa in quattro, ma oggi le strade sono infinite. Grazie a queste collaborazioni riesco a trovare una nuova direzione per la musica che mi ha dato popolarità e successo, ma che continua a rinnovarsi insieme a me.

Il 26 marzo 2026 ti aspetta la serata al Fabrique di Milano. Sarà un viaggio attraverso i tuoi successi dance o possiamo aspettarci anche sorprese e reinterpretazioni dei classici? Come stai immaginando questo show evento?
Alexia: Sono molto emozionata per questo evento. Ci sto lavorando con grande entusiasmo e attenzione ai dettagli, perché sarà qualcosa che non ho mai fatto prima. Non posso ancora svelare troppo, ma sarà una sfida importante e un modo per raccontare tutta la mia storia musicale in una dimensione nuova.

Da Ibiza alla Finlandia fino al Palacio de los Deportes di Città del Messico: la tua musica continua a riempire spazi in tutto il mondo. Qual è la differenza tra suonare per un pubblico europeo, che ti ha vista crescere, e conquistare nuove generazioni di clubber in mercati come quello latinoamericano?
Alexia: Il pubblico latinoamericano aspetta da anni un mio ritorno, e sapere che c’è tanta attesa mi emoziona e mi mette anche un po’ d’agitazione, nonostante l’esperienza, non ci si abitua mai a certe sensazioni. So che mi accoglieranno con grande calore, come solo loro sanno fare. Non vedo l’ora di sentire quel loro abbraccio collettivo e di condividere con loro un momento che sarà davvero speciale.

Ale, hai preso ‘Follow’ di Alexia e l’hai reinterpretato con influenze che richiamano club. Quali elementi del brano originale volevi preservare e dove invece hai voluto portare la tua firma? Ci sono stati momenti in studio in cui hai pensato “questo è il sound di Music On”?
Ale De Tuglie: Fin dal primo ascolto del brano mi sono concentrato sulla voce: era l’elemento che mi colpiva di più e ho deciso di mantenerla come unico punto di partenza per il remix, ricreando tutto il resto da zero. Volevo dare al pezzo un’impronta che richiamasse le sonorità dance degli anni ’90, un periodo che per me ha segnato profondamente la musica. Fin da subito ho lavorato con questa idea in mente. Non ho pensato di allinearlo al sound di Music On: ho preferito fare qualcosa di diverso, lasciando spazio alla mia libertà espressiva e seguendo il mio istinto.

Lavorare con un’icona della dance italiana come Alexia significa confrontarsi con una storia e un’eredità enormi. Come hai approcciato questo remix? Sentivi la responsabilità di rendere omaggio alla tradizione dance italiana pur mantenendo un sound contemporaneo e da club?
Ale De Tuglie: Accettare di lavorare su un brano di Alexia significava confrontarsi con un’eredità musicale enorme. Fin da subito ho sentito la responsabilità di creare qualcosa che celebrasse i suoni iconici e intramontabili della dance italiana, ma allo stesso tempo fosse attuale e in linea con i club di oggi. Il mio obiettivo era proprio quello di unire la storia della dance con i suoni della mia generazione. Penso di esserci riuscito, ed è anche per questo che ero così curioso e motivato a intraprendere questa collaborazione.

Nel 2025 hai suonato praticamente ovunque: da Ibiza agli Stati Uniti, da Dubai alla Romania. Ogni scena ha la sua energia e il suo modo di vivere il suono. Quali sono le differenze più marcate che hai notato tra questi paesi e come adatti i tuoi set a pubblici lontani, diversi?
Ale De Tuglie: Ogni paese, ogni scena, ha la propria cultura e il proprio modo di vivere la musica. Questa per me è una delle sfide più belle e importanti del nostro lavoro. Credo che la bravura di un dj stia nel saper rimanere fedele al proprio stile, senza snaturarsi, ma riuscendo comunque a creare una connessione con il pubblico locale. Ogni pubblico è diverso, assolutamente sì. Per questo dedico molto tempo alla ricerca di musica con sfumature differenti, così da poter affrontare ogni dancefloor in modo autentico ma sempre coerente con il mio sound. L’obiettivo è uno solo: far ballare la gente, ovunque, mantenendo la mia identità.

Sei entrato nel roster di Music On e hai condiviso il tour con Marco Carola toccando venue leggendarie come Pacha e Soho Garden. Come sta evolvendo la tua identità artistica attraverso queste esperienze e cosa significa per te ridefinire il made in Italy nella scena elettronica mondiale?
Ale De Tuglie: Viaggiare e confrontarsi con nuove realtà è fondamentale per un dj, sia quando si è semplici clubber sia quando si diventa ospiti sui grandi palchi. Fin da ragazzo ho sempre cercato di vivere i party, i festival, le notti nei club: esperienze che mi hanno formato e mi hanno aiutato a capire chi volevo essere artisticamente. Entrare nel roster di Music On e condividere il tour con Marco Carola è stata un’opportunità enorme: ho scoperto tante sfumature di questo mondo che non conoscevo e ne ho fatto tesoro per crescere ancora di più. Di Marco stimo tantissimo la professionalità, oltre alla musica: è una qualità che mi ha ispirato e che voglio portare anche nella mia identità artistica. Oggi il mio obiettivo è farmi conoscere sempre di più per quello che sono e per ciò che propongo. Non voglio essere uguale a nessuno: in ogni cosa che faccio, dalla musica alle scelte personali, cerco di proporre qualcosa di autentico e riconoscibile. Voglio che il pubblico mi identifichi per la mia unicità.

Meduza³: il nuovo tour mondiale arriva anche a MilanoL'hybrid show dei Meduza approderà al Fabrique di Milano il 7 marzo...
05/11/2025

Meduza³: il nuovo tour mondiale arriva anche a Milano

L'hybrid show dei Meduza approderà al Fabrique di Milano il 7 marzo 2026
Il 2025 è stato l’ennesimo anno ricco di soddisfazioni per i Meduza. Tra i tanti traguardi raggiunti, il loro nuovo show, Meduza³ è sicuramente quello che emerge maggiormente. La loro idea di hybrid set in cui Mattia alla consolle, è affiancato da Simone al piano e Luca ai sintetizzatori punta a fondere l’esperienza di dj set con quella di un live. Un concept che ha permesso al trio italiano di fare emergere l’anima più clubbing che li caratterizza, di reinterpretare le proprie hit, e di proporre remix e mashup diventati instant classics nelle loro esibizioni come quello tra ‘Bad Momories’ e ‘Yumi’.

Dopo il debutto dello scorso anno all’Amnesia Milano, Meduza³ è stato il protagonista della main room dei lunedì del club numero uno al mondo, l’Hï Ibiza, da giugno a settembre, oltre ad essere tra gli show più attesi anche in festival come Tomorrowland e Kappa FuturFestival. La prima lunga lista di date è giunta al termine pochi giorni fa al The Edge di New York con la prima esibizione dello show fuori dall’Europa. Dopo poche ore è stata però annunciata quella che i Meduza hanno definito come “seconda stagione” di Meduza³: un nuovo tour mondiale. Tra le città scelte c’è anche Milano. Il trio suonerà il prossimo 7 marzo 2026 al Fabrique.

La leggendaria Blacktronic di Bruno Bolla festeggia i 20 anni.Un nome leggendario e un dj tra i più importanti del clubb...
31/10/2025

La leggendaria Blacktronic di Bruno Bolla festeggia i 20 anni.
Un nome leggendario e un dj tra i più importanti del clubbing italiano: Bruno Bolla racconta Blacktronic.
Blacktronic è una storia lunga, che parte oltre 20 anni fa e che è l’espressione artistica più intrinseca di Bruno Bolla, uno dei nomi più storici della consolla italiana. Bolla è stato uno dei grandi protagonisti di quella stagione creativa, fervida, elegante e “alta” del nu jazz, della felicissima promiscuità di house, funk, techno, jazz e di tantissimi altri pianeti sonori che hanno orbitato e danzato, in modo gioioso e unico, insieme in un periodo storico straordinario. Tutto sotto il cappello della black music.
Bruno Bolla è diventato uno dei simboli di quel momento, e nella sua lunga carriera è riuscito a mantenere la sua identità musicale senza renderla obsoleta, al contrario evolvendosi e restando sempre attento alle novità. Questo non gli ha tolto la voglia di celebrare la sua creatura più felice e nota, Blacktronic, che ritorna in una maniera tutta nuova. Ci siamo fatti raccontare tutto dal protagonista di questa storia, ovviamente Bruno Bolla.
Blacktronic compie 20 anni: ci racconti come è iniziato questo viaggio?
Blacktronic inizia la sua storia nel 2003 con una compilation divisa in 2 cd, uno più soft, una selecta da warm up anche nello stile del mix impostato su un soffice fade out, l’altro più diretto al dancefloor e con mix a volte molto lunghi dove viene piu fuori la mia tecnica da dj. Tutto fatto con i giradischi live e senza tagli e cuci tecnici… un mix vecchia maniera per intenderci. Nel 2005 con gli stessi criteri esce il volume 2 e sull’onda di un certo successo di critica e vendite viene abbinato un tour promozionale in Giappone, Honk Kong e Singapore che coincide anche con le prime gig e la trasformazione in serate d’intrattenimento. Da qui la celebrazione del ventesimo anniversario nel 2025.
Che cos’è oggi Blacktronic e perché il tuo, chiamiamolo, “personal brand” è ancora così importante per te?
Blacktronic si è chiaramente evoluto negli anni. È stato un precursore di quello che oggi viene definito afro-house portando alla ribalta artisti che non erano molto popolari nei primi 2000; gente come Osunlade e Joe Claussell per esempio. Il suono di Blacktronic è sempre stato una specie di ponte tra tradizioni ed i suoni degli originatori della black music, artisti come Fela Kuti, James Brown, Manu Dibango, Curtis Mayfield, Marvin Gaye, giusto per citarne qualcuno dei più conosciuti ma anche eroi della musica brasiliana ed in generale del latin jazz o della musica afrocubana come Milton Nascimento , Gilberto Gil, Azymuth o Tito Puente, Mongo Santamaria, Irakere e molti altri. Un insieme di stili ed umori ancestrali che si fonde con le sfumature più contemporanee della musica elettronica. È diventato per me un marchio di fabbrica importante perche ha caratterizzato molto del mio lavoro degli ultimi 20 anni. Per me dopo un certo periodo da dj “classicamente” house è stato una specie di ritorno alle origini ma senza nostalgie e facili revival. Nella sostanza Miles Davis che incontra, che so, Flying Lotus o Kendrick Lamar o le realtà elettroniche nate sull’ispirazione delle band di Sun Ra.
Sei un dj di lungo corso e la tua carriera è un manifesto di come si possa far ballare tanta gente con stili e generi innovativi. Come hai cominciato? Cosa ti appassionava da ragazzo e cosa ti ha spinto a dire “nella vita voglio essere un dj”?
Ho iniziato come molti quasi per gioco. Un hobby. Mi piaceva l’idea di fare qualcosa con la musica ma mi è venuto piu facile armeggiare con dei giradischi piuttosto che imparare uno strumento. Poi con il tempo ho addirittura iniziato a vivere di questo lavoro e mi sento molto fortunato per questo. Sono quindi grato al destino che mi ha fatto questo regalo. In realtà non so come e quando è scattata la voglia di fare il dj, ricordo che inizialmente mi inccuriosiva di più la figura dello speaker radiofonico ma poi, per una serie di circostanze, mi sono ritrovato catapultato nel mondo dei club e da lì non sono più uscito.

🌀 Kode9: 60 secondi per esplorare un universo sonoroIn un solo minuto, Kode9 riesce a condensare un mondo fatto di spazi...
29/10/2025

🌀 Kode9: 60 secondi per esplorare un universo sonoro

In un solo minuto, Kode9 riesce a condensare un mondo fatto di spazio, ritmo e respiro. “60 Seconds” non è semplicemente un’intervista o una rubrica: è una finestra che si apre su un artista visionario che abita le frontiere della musica.

🔍 Dentro il pensiero di Kode9

In sessanta secondi, spiega come il suono possa essere spazio fisico, memoria ed esperienza emotiva.

Mostra come la tecnologia e l’anima possano fondersi, trasformando i beat in narrazioni che vanno oltre il tempo.

Rivela un pezzo del suo processo creativo, la tensione tra caos e ordine, tra impulso sonoro e controllo estetico.

🎶 Perché vale la pena ascoltare

Questo piccolo ritaglio di tempo diventa un mosaico di concetti:

come la bass music non sia solo genere, ma linguaggio evolutivo;

come l’immaginazione sia strumento essenziale per rompere le barriere convenzionali;

come ogni suono racchiuda un legame con comunità, storia e futuro.

✨ “60 Seconds: Kode9” ci invita ad ascoltare non solo con le orecchie, ma anche con la mente.
A ricordarci che un artista non crea solo musica: plasma spazi interiori, sfida confini e ci consegna nuove mappe per orientarsi nella scena sonora globale.

❤️ L’Aperyshow fa il bene: 151.500 euro donati!L’Aperyshow si conferma non solo come evento di musica e spettacolo, ma a...
27/10/2025

❤️ L’Aperyshow fa il bene: 151.500 euro donati!

L’Aperyshow si conferma non solo come evento di musica e spettacolo, ma anche come gesto concreto di solidarietà e comunità. In questa edizione, è riuscito a raccogliere 151.500 euro che verranno destinati a cause benefiche, dando un significato profondo a ciò che è stato più di un semplice spettacolo.

💡 Più della musica: un impegno sociale

Dietro le luci, i DJ, gli applausi, c’è una scelta precisa: trasformare l’energia della festa in un atto concreto. Con questi fondi si potranno sostenere progetti che impattano vite, offrendo opportunità, supporto e speranza a chi ne ha bisogno.

🤝 Cittadini, artisti e organizzatori insieme

Il risultato è la sintesi di un lavoro collettivo. Organizzatori instancabili, sponsor lungimiranti, pubblico generoso: tutti hanno contribuito a rendere questo evento qualcosa di unico, dove la cultura si sposa con l’altruismo.

🌱 Un modello che ispira

L’Aperyshow dimostra che un evento può essere più di intrattenimento: può essere motore di cambiamento. Può trasformarsi in piattaforma per azioni concrete, mostrando che il mondo musicale ha una responsabilità nei confronti della società.

🎯 Questo gesto lascia un segno: 151.500 euro non sono solo una cifra, ma mille storie che potranno incontrare un aiuto, un futuro che può essere migliore grazie all’impegno collettivo.

🌌 Tame Impala cambia pelle: DEADBEAT, il rave interiore di Kevin ParkerIl 17 ottobre segnerà un nuovo capitolo nella sto...
24/10/2025

🌌 Tame Impala cambia pelle: DEADBEAT, il rave interiore di Kevin Parker

Il 17 ottobre segnerà un nuovo capitolo nella storia della musica: DEADBEAT sarà il quinto album ufficiale di Tame Impala e rappresenterà una vera rivoluzione sonora.
Kevin Parker abbandona le atmosfere psichedeliche che lo hanno reso celebre per tuffarsi in un universo fatto di rave, minimalismo ed energia pura, ispirato alla cultura bush doof australiana.

🔄 Una rinascita artistica

L’album nasce dal desiderio di lasciarsi alle spalle quanto fatto finora e di sperimentare una dimensione completamente nuova.
Le tracce parlano di delusione, cicli interiori che si ripetono, negatività che ostacolano la rinascita. La musica diventa un rituale, un atto psicologico ed emotivo, capace di trasformare la festa in introspezione.

🎶 I singoli che anticipano il cambiamento

“End of Summer” ha aperto le danze con un sound sospeso tra nostalgia e acid house.

“Loser” ha confermato la rottura con il passato, mescolando fragilità e potenza ritmica.

“Dracula” ha portato atmosfere notturne e pulsazioni minimali, evolvendosi in una traccia pop dal respiro ipnotico.

🔍 Perché è un album speciale

DEADBEAT ridefinisce il concetto stesso di Tame Impala: non un semplice passo avanti, ma una vera rinascita musicale.

Unisce il linguaggio dei club alla sensibilità interiore, creando un ponte tra corpo ed emozione.

È un progetto che vuole scuotere, sorprendere e segnare un punto di svolta non solo per Kevin Parker, ma per chiunque viva la musica come esperienza totale.

🎧 “DEADBEAT” non è soltanto un album. È un viaggio, un atto di coraggio artistico e un rave interiore che promette di lasciare il segno.

🎧 “BISTRO!” di Sick Budd: un’esplosione di visione, suono e animaSick Budd, classe 1992, ha pubblicato il suo primo albu...
22/10/2025

🎧 “BISTRO!” di Sick Budd: un’esplosione di visione, suono e anima

Sick Budd, classe 1992, ha pubblicato il suo primo album da producer, “BISTRO!”.
Un progetto che non è solo una raccolta di tracce, ma un manifesto: un omaggio alle radici dell’hip hop, al concetto di “gusto” e alla voglia di creare un ponte tra generazioni.

🛤 Radici e visione

Lavorato e curato a partire dal 2023, l’album rappresenta la visione personale di Sick Budd.

Il sound pesca da soul e jazz, con forti influenze black e riferimenti a Madvillainy di Madlib & MF DOOM e al cinema di Quentin Tarantino.

Grande attenzione al supporto fisico: chi acquista il disco ottiene due tracce aggiuntive e una bonus con Johnny Marsiglia e Sayf.

🎵 Brani e collaborazioni

“Finché Morirò” apre il disco con Silent Bob, un inno per chi combatte battaglie interiori invisibili.

“Guardie e Ladri” con Massimo Pericolo, un ritorno insieme dopo cinque anni.

“Provincia Policy” con Speranza e 22simba.

“Pochi Amici” con Pessimo 17.

“Come Te Lo Spiego” con PRACI e Mondo Marcio, che dialoga con emergenti come Mezzosangue e Kuremino.

Tra i singoli già usciti: “OG” (con Jake La Furia e Il Ghost) e “Hyundai” (con Nitro e Vegas Jones).

Non mancano momenti strumentali con “Michael Madsen” e “Steve Buscemi”.

A chiudere il progetto, “Player” con Joshua.

✨ Perché è speciale

“BISTRO!” è un album che unisce passato e presente, artisti affermati e nuove voci, tecnica e sentimento.
È un lavoro che restituisce dignità al supporto fisico e mette in primo piano la cura del dettaglio, il valore del suono e l’importanza della visione artistica.

🎶 “BISTRO!” non è solo un disco. È un’esperienza, un viaggio e una dichiarazione d’intenti. Il biglietto da visita di Sick Budd come produttore e come artista a tutto tondo.

Indirizzo

Via Balbo 4
Acerra
80011

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Aurora Radio pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta L'azienda

Invia un messaggio a Aurora Radio:

Condividi

Digitare