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Questa è una delle storie più affascinanti dietro le quinte di School of Rock.Il brano che il regista Richard Linklater ...
21/11/2025

Questa è una delle storie più affascinanti dietro le quinte di School of Rock.
Il brano che il regista Richard Linklater e Jack Black volevano disperatamente per la scena chiave del viaggio della band era "Immigrant Song" dei Led Zeppelin. Il problema era che i Led Zeppelin, noti per essere estremamente selettivi, non avevano quasi mai concesso l'uso della loro musica nei film.
Inizialmente, la richiesta della produzione per i diritti era stata respinta.
Fu a questo punto che Linklater ebbe l'idea geniale:
* L'Idea: Suggerì a Jack Black, un grandissimo fan della band, di registrare un appello video personale e accorato, sperando di toccare il cuore e il senso dell'umorismo di Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones.
L'appello fu girato sul set, sfruttando una folla di 1.000 comparse (che erano lì per la scena del "Battle of the Bands" o una simile) come sfondo rumoroso.
Nel video, Jack Black si mise in ginocchio, implorando i membri della band e chiamandoli gli "dei del rock". Disse che il film era sul rock e, senza "Immigrant Song", "sarebbe crollato in mille pezzi". Chiese alla folla di urlare: "Lords of Rock, Led Zeppelin, grace us with your mighty love!" (Signori del Rock, Led Zeppelin, graziateci con il vostro possente amore!).
Contro ogni previsione, l'appello funzionò!
* Si dice che i membri dei Led Zeppelin abbiano trovato il video così divertente e l'entusiasmo di Black così contagioso che decisero, per la prima volta nella loro carriera, di concedere i diritti della canzone per un film.
* In particolare, il frontman Robert Plant in seguito commentò che adorava il film e che pensava che Jack Black avesse fatto un "lavoro geniale per le nuove generazioni" introducendo la canzone.
Così, grazie all'umiltà (o forse alla sfacciataggine) e alla passione di Jack Black, il momento culminante del viaggio in furgone del film, con Dewey Finn che canta a squarciagola "Immigrant Song", è diventato una delle scene più iconiche della storia delle commedie rock.

Quella dei Nirvana per MTV Unplugged in New York non è stata solo un'esibizione; è stata un'esperienza spartiacque e, tr...
19/11/2025

Quella dei Nirvana per MTV Unplugged in New York non è stata solo un'esibizione; è stata un'esperienza spartiacque e, tragicamente, l'ultima testimonianza del genio di Kurt Cobain.
🕯️ L'Atmosfera da Funerale e le Resistenze Iniziali
L'esibizione fu registrata il 18 novembre 1993 a New York, circa cinque mesi prima della morte di Kurt Cobain.
* Il Contrasto: Il concetto della serie MTV Unplugged era solitamente quello di presentare i musicisti in una veste intima. Tuttavia, Cobain e la band, noti per il loro sound distruttivo e pieno di feedback, inizialmente temevano di non essere all'altezza.
* La Scenografia macabra: Cobain stesso insistette affinché il palco fosse decorato in un modo insolito per un concerto rock. Volle candele nere e gigli bianchi, una scenografia che il regista del programma descrisse come "simile a un funerale". Questa scelta, con il senno di poi, aggiunse un'aura cupa e profetica all'intero evento.
* Tensione e Preparazione: Le prove furono difficili e tese, con Cobain che spesso litigava con il regista dello show e che sembrava profondamente a disagio per la richiesta di suonare le canzoni più famose del gruppo.
🚫 La Rottura con le Regole dell'Unplugged
I Nirvana decisero deliberatamente di ignorare molte delle convenzioni del format Unplugged, trasformando l'evento in qualcosa di unico:
* Niente Hit (o quasi): Contrariamente alle aspettative, i Nirvana si rifiutarono di suonare la loro hit più grande, "Smells Like Teen Spirit", e ridussero al minimo le altre canzoni di successo. Al suo posto, si concentrarono su brani meno noti come "Pennyroyal Tea" e "Something in the Way", conferendo all'esibizione un tono intimo e riflessivo.
* Le Cover Insolite: Invece di riempire la scaletta con i loro brani più famosi, il gruppo scelse di eseguire ben sei cover, molte delle quali di artisti di culto e inaspettati per il loro pubblico mainstream:
* "The Man Who Sold the World" (di David Bowie).
* Tre brani della band punk-rock Meat Puppets (che Cobain invitò a salire sul palco per suonare con loro).
* "Where Did You Sleep Last Night" (un tradizionale folk reso famoso dal bluesman Lead Belly).
💔 L'Intensità Vocale e il Finale Sconvolgente
Il culmine emotivo dello show fu la cover di "Where Did You Sleep Last Night".
* Cobain si immersi in un'interpretazione straziante e viscerale del brano.
* Al momento dell'ultima strofa, urlò l'ultimo verso con una ferocia e un dolore così palpabili da far fermare il fiato al pubblico.
* Il silenzio che seguì quel verso e lo sguardo intenso di Cobain alla fine dell'esibizione sono diventati uno dei momenti più iconici e indimenticabili della storia della musica.
💿 L'Eredità
L'album, intitolato "MTV Unplugged in New York", fu pubblicato postumo nel novembre 1994, sette mesi dopo la morte di Cobain.
* Debuttò al numero uno in classifica, dimostrando la profondità dell'impatto dei Nirvana.
* L'album è spesso citato come il testamento emotivo e artistico di Cobain, catturando il musicista nel suo momento più vulnerabile e puro, lontano dalla distorsione del grunge.
Se vuoi, posso concentrarmi sulle curiosità (mai menzionate) sulla chitarra iconica usata da Kurt Cobain per questo concerto acustico.

"Sono nato il 18 febbraio 1947 a Novellara di Reggio Emilia, nel cuore della notte mentre freddo e brina duellavano con ...
17/11/2025

"Sono nato il 18 febbraio 1947 a Novellara di Reggio Emilia, nel cuore della notte mentre freddo e brina duellavano con rami secchi di pioppi e tigli. Sono nato al caldo e mi hanno chiamato Augusto come un nonno che non ho mai conosciuto. Il cognome Daolio mi è stato dato da un uomo semplice e a suo modo dolce e complice. Dall'età di sedici anni canto in un gruppo che si chiama Nomadi, scrivo canzoni e giro il mondo. C'è un altro mondo dentro di me che racconto con il disegno e la pittura, lo faccio da parecchi anni e alberi, rocce, cieli, lune, ombre e altro popolano questi miei racconti. Ho esposto in giro per l'Italia, ho illustrato dischi, libri, cartoline. Manifesti. Non disegno per riempire un vuoto ma per vuotare un pieno che è dentro di me e preme“
Augusto Daolio

Molto prima che Elvis iniziasse a muovere i fianchi, una donna afroamericana stava già elettrizzando il pubblico con la ...
14/11/2025

Molto prima che Elvis iniziasse a muovere i fianchi, una donna afroamericana stava già elettrizzando il pubblico con la sua chitarra: Sister Rosetta Tharpe, conosciuta anche come "la madre del rock and roll".
Fin da bambina suonava musica gospel nelle chiese, ma negli anni '30 osò fare qualcosa di impensabile: fondere la fede con i ritmi del blues e del jazz. Nacque così un sound nuovo e potente che avrebbe poi ispirato leggende come Elvis, Johnny Cash, Little Richard e molti altri.
Una delle sue prime canzoni, Rock Me (1938), catturava già l'essenza del rock: energia, soul e una chitarra che ruggiva di potenza. E la cosa più incredibile? Fu una delle prime donne a suonare la chitarra elettrica in pubblico, con uno stile che ancora oggi stupisce.
Oggi, Sister Rosetta è riconosciuta come una delle grandi pioniere del genere, ma per decenni il suo nome è stato quasi dimenticato.

Orbit Orbit” è il nuovo album di Caparezza, il nono della sua carriera, e arriva insieme a un fumetto che porta lo stess...
12/11/2025

Orbit Orbit” è il nuovo album di Caparezza, il nono della sua carriera, e arriva insieme a un fumetto che porta lo stesso titolo. Il progetto nasce come una vera esplorazione personale: Caparezza lo definisce il concept album più completo che abbia mai realizzato. Racconta di come abbia superato una crisi profonda, accettato il passare degli anni e ritrovato la voglia di stare sul palco, dopo aver pensato di non poter più fare musica.
Il fumetto è stato il suo punto di partenza, una boccata d’aria quando tutto sembrava troppo pesante. “L’acufene è ormai il mio compagno di vita a cui si è aggiunta ipoacusia. ‘Stai perdendo l’udito’, mi ha detto tempo fa l’otorino. Dopo l’acufene è arrivata anche questa. Un altro stop, doloroso. Non mi rendeva più felice ascoltare e fare musica perché pensavo: ‘posso peggiorare’. Dopo ‘Exuvia’ mi sono sentito totalmente perso. Ma la compassione non mi interessa”, confessa Caparezza. Ha iniziato a scrivere una sceneggiatura e si è buttato nel mondo delle nuvole parlanti, la sua passione di sempre. Da lì è nata l’idea del disco, che si è riempito di riferimenti a fumetti, un modo per ringraziare una passione che lo ha aiutato a risalire la corrente. “Questo è il mio primo disco con apparecchi acustici. E li consiglierei a tutti quelli che fanno musica e hanno il mio problema, ma non lo vogliono affrontare. Gli occhiali sono accettati, gli apparecchi acustici no, ma portarli non vuol dire essere sordi, come portare gli occhiali non significa essere ciechi. Ho fatto pace con tutto questo”.
“Orbit Orbit” si muove tra fantasia e realtà, ma nonostante parli di difficoltà e tempeste personali, lascia spazio anche alla speranza. Caparezza parla di libertà vera, quella dell’immaginazione, e di come nessuno possa portarcela via. Il disco parte da dove finiva “Exuvia”: lui che esce dal bosco e si trova in una situazione surreale, tra backstage e camerini, dove tutti sanno chi è tranne lui. Da qui si intrecciano due storie: una realistica e una che lo vede astronauta e viaggiatore nello spazio.
Ogni brano è collegato a un capitolo del fumetto e segue un percorso preciso, tra temi come il disincanto adulto e il trascorrere del tempo. Nel viaggio incontra idee e fantasmi, attraversa mondi e pianeti, fino a ritrovare la scintilla per creare e la voglia di fare. Alla fine, si riappropria della libertà e trova un nuovo equilibrio.
Sul piano musicale, l’album si ispira fortemente alla musica elettronica e spaziale degli anni ’70: Kraftwerk, Rockets, Ganymed, Space, sono i punti di riferimento principali. Caparezza ha scelto di dare al disco una coerenza sonora, cosa che non era mai successa così in modo netto nei suoi lavori precedenti. C’è anche un omaggio a Moroder, mentre in alcuni pezzi si sentono influenze drum and bass e rap, ma questa volta con uno stile adulto, senza imitare i giovani. “Sì, c’è il rap, ma non volevo fare il giovanilista, volevo fare il rap da cinquantenne, non da ragazzino. Quando ascoltavo Battiato da giovane lui mi parlava dall’alto della sua età, non faceva il ragazzino. Qui io ho messo più in luce un’intimità che per tanti anni è stata nascosta da una coltre di giochi di parole, giochi che non ho più voluto utilizzare”.
Tra i brani spicca “Comic book saved my life”, che racconta come i fumetti lo abbiano salvato in più fasi della vita, e “Il banditore”, la prima cover ufficiale di Caparezza, in omaggio a Enzo Del Re e al suo modo unico di fare musica. In “Gli occhi della mente” c’è un campionamento di Morandi e il tema ruota attorno al confine sottile tra fantasia e realtà.
La realtà non manca: Caparezza riflette su un mondo segnato dalla violenza e dalla perdita di empatia. “Pathosfera” sottolinea l’importanza di riscoprire l’empatia, di vedere sia il bello sia il brutto. Il disco però non si chiude con toni cupi, anzi: il messaggio finale è che l’umanità ha dentro di sé sia il male che il bene, e la creatività è una via per salvarsi. L’ultima canzone, “Perlificat”, è un invito a creare, a non fermarsi.
Sul rapporto con lo streaming, Caparezza tiene il punto: “Il piano della fruizione è un altro campo, campo in cui non gioco. Osservo. La spiegazione dà più valore alle cose, è vero. Ma io sono vecchio, la fruizione non riesco a capirla oggi. Vengo da un mondo in cui i dischi si compravano senza sapere nulla di prima. Quando acquistai il disco dei Run DMC a Molfetta lo ascoltai con i miei amici e condividemmo qualche cosa, un’esperienza. La fruizione scattante non mi rappresenta, io vado per la mia strada. Chi mi ascolta vuole il disco fisico, vuole l’approfondimento. Le piattaforme di streaming dovevano darci la possibilità di trovare tutto, darci ‘la libertà’, ma oggi sono le playlist preconfezionate il faro. Preferisco essere fuori da queste dinamiche”.

"Il giorno prima Amy mi ha detto che non voleva salire su quel palco, non voleva esibirsi. Preferiva sedersi sul divano ...
10/11/2025

"Il giorno prima Amy mi ha detto che non voleva salire su quel palco, non voleva esibirsi. Preferiva sedersi sul divano casa e leggere un libro. Ho pregato Mitch di non farla esibire, ma non mi ha ascoltato.". Queste le parole di un amica stretta di Amy Winehouse
il giorno prima del concerto Amy si è presa una sbronza e mezz'ora prima l'inizio del concerto.
Dopo alcuni giorni da quel 18 giugno 2011 ha cancellato l'intero tour europeo e dopo più di un mese avremmo saputo della sua ingiusta morte
Piango quando la vedo descritta così perché non se lo merita 💔
Amy voleva essere una donna normale, tranquilla
e spensierata senza la pressione che da
fine 2007 ha preso il sopravvento su una piccola
donna fragile
ULTIMO CONCERTO DELLA STRAORDINARIA AMY
WINEHOUSE A BELGRADO IL 18 GIUGNO
2011

Michael J. Fox con la sua Gibson "1955" ES-345 edizione Ritorno al Futuro, una replica rosso ciliegia della chitarra del...
07/11/2025

Michael J. Fox con la sua Gibson "1955" ES-345 edizione Ritorno al Futuro, una replica rosso ciliegia della chitarra del film.
Uscito all'inizio di questo mese, il 21 ottobre 2025, per celebrare il 40° anniversario di Ritorno al Futuro, il Custom Shop di Gibson ha prodotto solo 88 esemplari della "1955" ES-345 Collector's Edition e Epiphone ne ha rilasciati 1.985 in tutto il mondo.
L'originale ES-345 rosso ciliegia utilizzata nell'iconica scena di ballo di Incantesimo sotto il mare, dove Marty McFly (Fox) improvvisa su "Johnny B. Goode" di Chuck Berry, è scomparsa dalla fine delle riprese e la ricerca globale di "Lost to the Future" di Gibson è ancora attiva.

13 Maggio 1991, Freddie Mercury registra la sua ultima  toccante canzone 'Mother Love'. Attraverso la passione e la dete...
05/11/2025

13 Maggio 1991, Freddie Mercury registra la sua ultima toccante canzone 'Mother Love'. Attraverso la passione e la determinazione di Freddie, supportato da Brian, questa canzone diventa un tributo emozionante al suo spirito indomito e al suo amore per la musica.
Freddie inizia a registrare 'Mother Love' il 13 maggio 1991 presso gli Mountain Studios, Montreux, Svizzera. Brian e Freddie lavorano insieme per catturare un nuovo 'stile introspettivo' di Freddie, sapendo che il tempo è limitato.
Durante la registrazione, Freddie dimostra una straordinaria forza e volontà, spinto anche dall'aiuto di un paio di vodka. Ogni linea della canzone viene cantata con intensità, con Freddie che supera se stesso nonostante la sua condizione fisica.
Tuttavia, Freddie non riesce a completare la canzone e lascia il lavoro a Brian, con la promessa di tornare, che purtroppo non mantiene mai. L'emozione è palpabile mentre Brian e gli altri membri della band completano il brano, preservando la sua cruda sincerità.
La canzone si conclude con un campione della prima registrazione di Freddie, simboleggiando un commovente addio. È un tributo straordinario a un uomo e a un'artista coraggioso che ha lasciato un'eredità musicale senza tempo."
Freddie Mercury

Anthony Kiedis è vegetariano dagli anni '80, influenzato dalla sua relazione con Ione Skye. Nel suo libro di memorie "Sa...
03/11/2025

Anthony Kiedis è vegetariano dagli anni '80, influenzato dalla sua relazione con Ione Skye. Nel suo libro di memorie "Say Everything", Skye rivela che Kiedis ha adottato il vegetarianismo durante il loro periodo insieme, motivato dalle sue convinzioni e dal suo stile di vita.
Lei scrive: "Ero vegetariana, e penso di averlo influenzato a diventarlo anche lui. Era molto aperto all'idea."
Kiedis è diventato vegano nel 2008 dopo aver visto un documentario sull'allevamento intensivo, ma è tornato al vegetarianismo nel 2016 per motivi di salute. Il suo impegno per il vegetarianismo durante la loro relazione riflette l'influenza che avevano l'uno sull'altra.

"C'è un Freddie dentro di me ogni volta che salgo sul palco. Non c'è un altro. Il che non vuol dire che io debba misurar...
31/10/2025

"C'è un Freddie dentro di me ogni volta che salgo sul palco. Non c'è un altro. Il che non vuol dire che io debba misurarmi con un fuoriclasse come lui, però il mio palco è anche il palco di Freddie, è una continuazione con ciò che mi ha illuminato il volto quando avevo 11, 12 anni"
Cesare Cremonini

Sapevi che Caparezza, il geniale artista pugliese noto per il suo stile unico che fonde rap, rock e pop, e per i suoi te...
29/10/2025

Sapevi che Caparezza, il geniale artista pugliese noto per il suo stile unico che fonde rap, rock e pop, e per i suoi testi ricchi di citazioni e satira, è famoso per la sua capacità di creare **concept album estremamente elaborati**? Non si tratta solo di una collezione di canzoni, ma ogni suo disco è un vero e proprio **progetto tematico unitario**, con una narrativa o un'idea centrale che lega tutti i brani.

Ad esempio, *Habemus Capa* esplora il tema della morte e della rinascita artistica, *Museica* è un viaggio attraverso diverse forme d'arte, e *Prisoner 709* affronta la prigionia mentale e le ansie esistenziali. Questa sua meticolosità nel costruire mondi concettuali coerenti rende ogni suo album un'esperienza di ascolto profonda e stratificata, ben oltre la semplice fruizione musicale.

Una curiosità: oltre alla sua incredibile abilità nel songwriting, Caparezza è noto anche per la **densità lirica** delle sue canzoni. I suoi testi sono spesso veri e propri fiumi di parole, ricchi di rime complesse, giochi di parole, riferimenti culturali e doppi sensi, tanto che per seguirli a fondo è quasi necessario leggerli mentre si ascolta. Questa sua capacità di condensare così tante informazioni e significati in pochi minuti lo rende un paroliere unico nel panorama musicale italiano.

Piero Pelù, prima di diventare una rockstar, aveva intrapreso seriamente gli studi artistici. Frequentò l'Accademia di B...
27/10/2025

Piero Pelù, prima di diventare una rockstar, aveva intrapreso seriamente gli studi artistici. Frequentò l'Accademia di Belle Arti di Firenze, con l'intenzione di dedicarsi alla pittura o alla scultura. Questa formazione non fu un semplice passatempo, ma una vera e propria influenza sulla sua visione artistica complessiva.

Si racconta che, fin dai primi anni dei Litfiba, Pelù portasse la sua conoscenza dell'arte e dell'estetica all'interno della band.

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