Tipheret Editore

Tipheret Editore Il progetto è veicolare un messaggio sulla Tradizione, la via iniziatica e il Sacro, cercando di c

La Tipheret è nata nel 2009 come marchio indipendente all'interno del Gruppo Editoriale Bonanno Srl. Partendo dal nome che indica la Sefira centrale della Cabala, quella dell'equilibrio, l'unica dalla quale è possibile raggiungere Daat (la conoscenza), si è pensato di nominare le varie collane coi nomi delle altre Sefirot: Malkhut (il regno) è la collana di narrativa; Yesod (il fondamento) quella

sulle basi della conoscenza (ritualistica, simbologia, etc.); Hod (la gloria) raccoglie le storie di vita e le esperienze; Netzach (La vittoria) contiene le tavole e i percorsi di crescita; Gevurah (la forza) è la collana di storia; Binah (la comprensione) quella di esoterismo; Hochmah (il sapere) è la collana sul Mito e la Tradizione; Kether (la corona) raccoglie i profili di grandi maestri; Aleph (corridoio di collegamento tra Hochmah e Kether) accoglie le descrizioni di luoghi sacri o esoterici; infine Gimel (la bellezza) presenta profili di grandi iniziati.

Per chi fosse interessato a vedere la presentazione del libro di Fulvio Canetti a Gerusalemme il 27 ottobre 2025 presso ...
28/10/2025

Per chi fosse interessato a vedere la presentazione del libro di Fulvio Canetti a Gerusalemme il 27 ottobre 2025 presso la sala Schwarz. Ecco i link dei quattro video in sequenza: https://youtu.be/GfyqsqmKppU
https://youtu.be/E9dfe_B5hcI
https://youtu.be/6NUi_gQzl_A
https://youtu.be/TIJbvC75R-c
Il libro, in libreria da gennaio, è già disponibile in anteprima sul sito della Tipheret

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Anche il catalogo per la fiera della piccola e media editoria è pronto (veniteci a trovare allo stand)
26/10/2025

Anche il catalogo per la fiera della piccola e media editoria è pronto (veniteci a trovare allo stand)

26/10/2025

Artista geniale e interprete del linguaggio ermetico animava le grandi corti europee, specie la grande Fucina alchemica dei Medici. La sua fama giunse anche in Sicilia

24/10/2025

L’assedio e l’espugnazione di Lisbona nell'ottobre 1147

L’assedio della fortezza musulmana di Al-Lixbȗna (l’odierna Lisbona) da parte delle truppe portoghesi, cavalieri Templari e crociati inglesi, fiamminghi, frisoni, normanni, scozzesi e franchi, durò dal 1° luglio al 20 ottobre 1147. Il 16 ottobre i crociati fiamminghi avevano scavato una galleria sotto le mura orientali della città, e quattro giorni dopo i governanti moreschi accettarono di arrendersi, soprattutto per via della carestia che stava mettendo in ginocchio la città. La maggior parte dei crociati decise di stabilirsi a Lisbona ma altri proseguirono verso la Terra Santa.

Il sacrificio del cavaliere Martim Moniz

A proposito dell’assedio della fortezza, si narra di una leggenda riguardante l’eroico cavaliere Martim Moniz: quando questi notò che una delle porte del castello (il Castello di Sao Jorge) era rimasta socchiusa, sacrificò la propria vita interponendo il proprio corpo nella fessura, impedendone la chiusura da parte dei Mori e consentendo l’accesso e la successiva vittoria dei compagni.

Così descrive l’episodio Antonio Brandao: “Durante la battaglia, durata sei ore continuate, in cui si combatteva con furia insolita, Martim Moniz morì, all’ingresso della porta che ancora porta il suo nome, la parte più rischiosa da dove entrarono i portoghesi. Si dice che essendo i nostri entrati in città e venendo respinti dai Mori che volevano richiudere quella porta, il capitano – ormai provato – combatté con tanto coraggio finché, morendo, fece del suo corpo un ponte per il passaggio dei nostri, e impedì ai Mori di farlo (di chiudere la porta). Altri affermano che, pur ferito da un colpo mortale nell’entrare da questa porta, continuò miracolosamente ad attaccare i Mori con la testa gravemente lacerata fino a quando non morì dall’altra parte del castello, dove si trova la Chiesa dell’Apostolo Santiago.
In ogni caso il suo sacrificio fu straordinario, e in una nicchia sopra la stessa porta fu posta una testa di pietra, che si conserva ancora oggi in sua memoria.”

Re Afonso Henriques e la questione della popolazione musulmana di Lisbona

Dopo la resa della città, il re Afonso Henriques permise alla popolazione musulmana residente di poter abbandonare la città. L’episodio viene narrato nel manoscritto De expugnatione Lyxbonensi:
“I nemici, depredati in città, lasciarono la città attraverso tre porte ininterrottamente dal sabato mattina fino al mercoledì successivo. C’era una tale moltitudine di persone che sembrava che tutta la Spagna si fosse mescolata alla folla.”

C’è da dire che l’abbandono di Lisbona da parte dei musulmani si riferiva all’élite al potere e ai cittadini, ma non contemplava il problema della ricollocazione dei musulmani che abitavano nelle campagne.
Come scrive la Prof. Eva-Maria von Kemnitz:
“(…) Bisogna ammettere che le élite musulmane abbandonarono questi territori grazie alla loro maggiore mobilità e contatti e quindi maggiore facilita di integrazione in altri luoghi islamici. Ma, per quanto riguardo il resto della popolazione musulmana, almeno in relazione alla parte che poteva liberamente decidere per sé, cioè la parte che non era stata ridotta in schiavitù e che viveva coltivando le proprie terre o svolgendo un mestiere, si poneva un dilemma: emigrare, come comanderebbe la coscienza di un credente, o rimanere?
Per il re, l’espulsione di una così numerosa popolazione musulmana, pratica abbastanza comune nelle fasi precedenti della riconquista, avrebbe pregiudicato chiaramente il successo della conquista, poiché avrebbe lasciato il territorio spopolato, privando la corona del reddito dell’opera di questa forza lavoro qualificata e rendendo ancora più difficile, in termini militari, il mantenimento delle terre appena conquistate.
Dopo l’occupazione di Lisbona, i musulmani, privati della cittadinanza, furono sfrattati dalla città, rimanendo ad abitare le periferie e dintorni e molti non poterono emigrare nelle terre dell’Islam.
Furono coloro che rimasero, i muddayyanun, da cui il termine portoghese mudejar, che contribuirono alla conservazione delle tradizioni, delle conoscenze e dei costumi islamici nel Portogallo cristiano e la cui eredità è ben evidente, ancora oggi, in diverse aree nonostante la distanza di diversi secoli.
Ventitré anni dopo la presa di Lisbona e dell’area adiacente, precisamente nel marzo del 1170 a Coimbra, Re Afonso Henriques concesse una Carta ai cittadini musulmani liberati, noti come “Morros forros de Lisboa” ("Mori liberati di Lisbona") ed estesa a quelli di Almada, Palmela e Alcacer do Sal e che curiosamente precedette di nove anni la concessione di uno statuto alla città di Lisbona.
Precisiamo che i musulmani erano l’unica minoranza contemplata dalla legislazione regia dell’epoca. Questa Carta conteneva disposizioni legali che definivano lo status della comunità musulmana all’interno della società cristiana, garantendo loro la libertà di religione e la conservazione delle loro proprietà dietro pagamento delle tasse e adempimento di determinati obblighi, in breve, un quadro specifico dei loro doveri e diritti.
Confermata nel 1217 a Santarem, già sotto il regno di re Afonso II e con l’aggiunta dell’inviolabilità del domicilio, questa Carta costituì il modello di tutta la legislazione successiva concernente questa minoranza, ad esempio, a Tavira, Loule, Silves e Faro datata 1269, e concessa dopo il completamento della riconquista.”

Da Douglas Swannie: "I Templari in Portogallo, storia dell’Ordine del Tempio e del successore Ordine di Cristo" Tipheret Editore (2022). Pag. 59 - 61).

Ulteriore bibliografia

• Brandão, António: "Monarchia Lusitana, 3° partes". Lisbona (1632).
• Raol (o Osbern?): "De expugnatione Lyxbonensi" (“La conquista di Lisbona”), un racconto di un testimone oculare dell’assedio di Lisbona all’inizio della seconda crociata e che copre la spedizione dalla partenza del contingente inglese il 23 maggio 1147 fino alla caduta di Lisbona il successivo 25 ottobre.
Fu scritto in latino da un cappellano anglo-fiammingo di nome Raol o forse Osbern.
• Von Kemnitz, Eva-Maria: "A construção de uma nova sociedade — o caso específico da minoria Moura." Secondo Congresso Storico di Guimarães, Atti del Congresso, Vol. 4 (1996, pp. 85-86).

Immagini

• In alto: una composizione di azulejos che ricorda il sacrificio di Martim Moniz.
• A sinistra: La copertina del mio libro: "I Templari in Portogallo, storia dell’Ordine del Tempio e del successore Ordine di Cristo" Edizioni Tipheret 2022.
• A destra: Il castello di São Jorge a Lisbona.

Segnaliamo, con sofddisfazione, il riconoscimento formale della nostra Rivista "Mondi" da parte dell’Agenzia Nazionale d...
23/10/2025

Segnaliamo, con sofddisfazione, il riconoscimento formale della nostra Rivista "Mondi" da parte dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) come pubblicazione scientifica per l’Area 11 (Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche) e per l’Area 14 (Scienze politiche e sociali). Tale classificazione, pur di natura amministrativa, riflette un impegno costante nei confronti del rigore concettuale, della chiarezza metodologica e di una forma di ricerca che non mira a un impatto immediato, ma all’elaborazione lenta di problemi rilevanti. Da questo riconoscimento esce rafforzato il nostro impegno per dare maggior impulso alla rivista, allargando il numero dei collaboratori e rendendola più presente nel dibattito internazionale.
Segui Mondi sul suo sito dedicato https://mondiacademy.it/index.php

Mondi: Movimenti simbolici e sociali dell'Uomo

In un’Italia attraversata da guerre, ideologie e rovine, Arturo Reghini fu l’architetto invisibile di un pensiero incomp...
15/10/2025

In un’Italia attraversata da guerre, ideologie e rovine, Arturo Reghini fu l’architetto invisibile di un pensiero incompreso. Matematico, massone, esoterista, iniziato: ma anche eretico del Novecento, ultimo àugure di una Roma interiore che ancora vibra sotto la crosta della modernità. Questo libro – scritto come un viaggio attraverso specchi oscurati, logge sepolte, riviste dimenticate – restituisce a Reghini il suo posto nella Biblioteca Segreta dell’Occidente. Non una biografia, ma una costellazione. Non un saggio, ma una carta rituale. Non una ricostruzione storica, ma un’operazione teurgica di ascolto e restauro. Da Mazzini a Pitagora, da Guénon a Evola, da Sibilla Aleramo alle trincee del Piave, Il Logaritmo dell’Invisibile esplora il cuore simbolico della Tradizione italica, laddove il numero è più reale della storia e Roma non è città ma forma. Chi era davvero Arturo Reghini? Un pensatore isolato o il codice sorgente di una spiritualità dimenticata? Questo libro non dà risposte: insegna a formulare la domanda giusta.

Chi erano davvero i Florio? Capitani d’industria, simboli della Belle Époque siciliana... ma anche custodi di un sapere ...
13/10/2025

Chi erano davvero i Florio? Capitani d’industria, simboli della Belle Époque siciliana... ma anche custodi di un sapere ermetico che impregnò le loro dimore di simboli e significati nascosti. Lucia Vincenti svela, attraverso uno studio appassionato e rigoroso, il volto segreto di una delle più potenti dinastie italiane. Dalle torri simboliche al Villino dei Quattro Pizzi all’Arenella fino agli affreschi criptici di Villa Igiea, dalle geometrie iniziatiche del Teatro Massimo agli influssi della massoneria e dei Rosacroce, emerge un mosaico di significati che collega architettura, esoterismo e storia. Le fortezze alchemiche dei Florio è un viaggio tra codici nascosti, antiche sapienze e una Palermo che ancora oggi cela, tra pietre e decorazioni, il sogno iniziatico di una famiglia divenuta leggenda.

Pietraluce è una città che respira silenzio e simboli, dove il potere si nasconde tra confessionali e logge segrete, e o...
11/10/2025

Pietraluce è una città che respira silenzio e simboli, dove il potere si nasconde tra confessionali e logge segrete, e ogni pietra racconta una superstizione. Quando un imprenditore viene ritrovato morto accanto a una carta dei Tarocchi antichi, il commissario Silvano Marrà comprende subito che non si tratta di un omicidio qualunque. Mente lucida e spirito solitario, Marrà si ritrova a indagare tra simboli esoterici, verità celate e legami invisibili che uniscono massoneria, Chiesa e poteri occulti. Ogni carta svelata è un passo in un rituale più grande, ogni incontro un tassello che ridefinisce il confine tra luce e ombra, tra giustizia e rivelazione. Con una scrittura evocativa e un’atmosfera densa di mistero, Arcani di luce e ombra è molto più di un noir: è un viaggio iniziatico nella memoria, nei segreti che la città custodisce e nei silenzi che parlano più delle parole. Un’indagine che scava nel cuore simbolico del potere, dove ogni verità è un rischio. E ogni carta, un destino.

Cosa accade quando una civiltà smette di interrogarsi sull’Essere e si appassiona solo ai risultati? Quando la spiritual...
10/10/2025

Cosa accade quando una civiltà smette di interrogarsi sull’Essere e si appassiona solo ai risultati? Quando la spiritualità diventa turismo e la saggezza si misura in click? René Guénon, con la precisione di un chirurgo metafisico e lo sguardo implacabile di chi ha conosciuto l’Assoluto, offre in Oriente e Occidente una diagnosi impietosa dell'uomo moderno: smarrito, iperattivo, disconnesso da ogni principio. Ma non tutto è perduto. Pubblicato nel 1924, e oggi più attuale che mai, questo saggio è un grido silenzioso contro l’illusione del progresso, un invito alla riscoperta della Tradizione come centro immobile in un mondo in rotazione frenetica. Lontano sia dalla nostalgia folklorica sia dalla moda del mistico prêt-à-porter, Guénon non propone un ritorno al passato, ma un ritorno al Principio. Con una lucidità che taglia più di mille polemiche, questo libro ci consegna una bussola per ri-orientarci, spiritualmente e culturalmente. Un classico scomodo, scritto per pochi – ma indispensabile per tutti.

05/10/2025

La battaglia di North Inch ovvero come si risolvevano le faide in Scozia nel medioevo

Il 28 settembre 1396, il Clan Chattan (compresi i Macpherson) e il Clan Quhele (probabilmente il Clan Cameron assieme al Clan Davidson) si sfidarono a North Inch (oggi il parco di North Inch a Perth) in un processo per combattimento in pubblico, e alla presenza del re di Scozia Roberto III, nel tentativo di risolvere un’annosa e sanguinosa faida. Questo fu uno degli ultimi cosiddetti duelli giudiziari, o processi per combattimento, ad essere combattuti in Scozia.

Il campo di battaglia

Il campo scelto per il duello Il campo scelto fu un terreno a North Inch, dove si scontrarono 30 guerrieri per parte. Furono erette delle barriere per impedire agli spettatori di farsi coinvolgere nel campo di battaglia e lo stesso re Roberto III di Scozia prese posizione su una piattaforma da cui poteva facilmente vedere il combattimento. I guerrieri erano armati di spade, scudi, archi e frecce, coltelli e asce da battaglia.

La sostituzione di un guerriero

Mentre il combattimento stava per iniziare, uno dei Macpherson del Clan Chattan si ammalò e fu proposto che il loro nemico lasciasse fuori un uomo in modo che i numeri da ciascuna parte rimanessero pari. Tuttavia, un volontario di nome Henry Wynd (o Smith) - o, secondo un'altra versione, Seath Mòr - accettò di combattere per il Clan Chattan, facendosi pagare se fosse sopravvissuto.

Svolgimento della battaglia

Cominciò allora la battaglia (immortalata da Walter Scott nel suo poema The Fair Maid of Perth) e il Clan Chattan uccise tutti tranne uno dei suoi avversari, al costo però di 19 morti dalla propria parte, e ottenne la vittoria.
La maggior parte dei resoconti, infatti, concorda sul fatto che solo undici membri del Clan Chattan (inclusi Henry Wynd Smith/Seath Mòr) e uno dei Cameron sopravvissero alla battaglia. Quest’ultimo, rendendosi conto che la sua era una causa persa, si tuffò nel f iume Tay e nuotò in salvo.
Il volontario, lo spadaccino Henry Wynd Smith (o Seath Mòr), sopravvissuto alla battaglia e che contribuì notevolmente al successo della sua fazione, fu invitato a unirsi al clan Chattan e da lui discende il clan Gow o Shaw.
A lui è legata la leggenda della maledizione che colpisce chiunque profani la sua tomba, di cui ho parlato in un post a febbraio: https://www.facebook.com/share/p/1FVLA8Ghog/

E non fu neanche l’ultima volta che si fronteggiavano questi acerrimi nemici: infatti il Clan Cameron e il Clan Chattan si scontrarono di nuovo nella battaglia della Domenica delle Palme nel 1429, anche qui con un risultato disastroso per i Cameron, che furono quasi tutti uccisi.

Tratto da Douglas Swannie: "Miti e leggende della Scozia. Storie di eroi e antieroi". Tipheret Editore (2025) pag. 169-170.

Immagini

• A sinistra in alto: La battaglia di North Inch
• A sinistra in basso: La tomba maledetta di Seath Mor (Sgorfhiaclach).
• A destra in alto: Un guerriero scozzese del 14° secolo.
• A destra in basso: La copertina del mio libro "Miti e leggende della Scozia. Eroi e antieroi"

Indirizzo

Corso Sicilia 33
Acireale
95024

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