24/10/2025                                                                            
                                    
                                    
                                                                        
                                        L’assedio e l’espugnazione di Lisbona nell'ottobre 1147
L’assedio della fortezza musulmana di Al-Lixbȗna (l’odierna Lisbona) da parte delle truppe portoghesi, cavalieri Templari e crociati inglesi, fiamminghi, frisoni, normanni, scozzesi e franchi, durò dal 1° luglio al 20 ottobre 1147. Il 16 ottobre i crociati fiamminghi avevano scavato una galleria sotto le mura orientali della città, e quattro giorni dopo i governanti moreschi accettarono di arrendersi, soprattutto per via della carestia che stava mettendo in ginocchio la città. La maggior parte dei crociati decise di stabilirsi a Lisbona ma altri proseguirono verso la Terra Santa.
Il sacrificio del cavaliere Martim Moniz
A proposito dell’assedio della fortezza, si narra di una leggenda riguardante l’eroico cavaliere Martim Moniz: quando questi notò che una delle porte del castello (il Castello di Sao Jorge) era rimasta socchiusa, sacrificò la propria vita interponendo il proprio corpo nella fessura, impedendone la chiusura da parte dei Mori e consentendo l’accesso e la successiva vittoria dei compagni.
Così descrive l’episodio Antonio Brandao: “Durante la battaglia, durata sei ore continuate, in cui si combatteva con furia insolita, Martim Moniz morì, all’ingresso della porta che ancora porta il suo nome, la parte più rischiosa da dove entrarono i portoghesi. Si dice che essendo i nostri entrati in città e venendo respinti dai Mori che volevano richiudere quella porta, il capitano – ormai provato – combatté con tanto coraggio finché, morendo, fece del suo corpo un ponte per il passaggio dei nostri, e impedì ai Mori di farlo (di chiudere la porta). Altri affermano che, pur ferito da un colpo mortale nell’entrare da questa porta, continuò miracolosamente ad attaccare i Mori con la testa gravemente lacerata fino a quando non morì dall’altra parte del castello, dove si trova la Chiesa dell’Apostolo Santiago. 
In ogni caso il suo sacrificio fu straordinario, e in una nicchia sopra la stessa porta fu posta una testa di pietra, che si conserva ancora oggi in sua memoria.”
Re Afonso Henriques e la questione della popolazione musulmana di Lisbona
Dopo la resa della città, il re Afonso Henriques permise alla popolazione musulmana residente di poter abbandonare la città. L’episodio viene narrato nel manoscritto De expugnatione Lyxbonensi:
“I nemici, depredati in città, lasciarono la città attraverso tre porte ininterrottamente dal sabato mattina fino al mercoledì successivo. C’era una tale moltitudine di persone che sembrava che tutta la Spagna si fosse mescolata alla folla.” 
C’è da dire che l’abbandono di Lisbona da parte dei musulmani si riferiva all’élite al potere e ai cittadini, ma non contemplava il problema della ricollocazione dei musulmani che abitavano nelle campagne. 
Come scrive la Prof. Eva-Maria von Kemnitz:
“(…) Bisogna ammettere che le élite musulmane abbandonarono questi territori grazie alla loro maggiore mobilità e contatti e quindi maggiore facilita di integrazione in altri luoghi islamici. Ma, per quanto riguardo il resto della popolazione musulmana, almeno in relazione alla parte che poteva liberamente decidere per sé, cioè la parte che non era stata ridotta in schiavitù e che viveva coltivando le proprie terre o svolgendo un mestiere, si poneva un dilemma: emigrare, come comanderebbe la coscienza di un credente, o rimanere?
Per il re, l’espulsione di una così numerosa popolazione musulmana, pratica abbastanza comune nelle fasi precedenti della riconquista, avrebbe pregiudicato chiaramente il successo della conquista, poiché avrebbe lasciato il territorio spopolato, privando la corona del reddito dell’opera di questa forza lavoro qualificata e rendendo ancora più difficile, in termini militari, il mantenimento delle terre appena conquistate.
Dopo l’occupazione di Lisbona, i musulmani, privati della cittadinanza, furono sfrattati dalla città, rimanendo ad abitare le periferie e dintorni e molti non poterono emigrare nelle terre dell’Islam.
Furono coloro che rimasero, i muddayyanun, da cui il termine portoghese mudejar, che contribuirono alla conservazione delle tradizioni, delle conoscenze e dei costumi islamici nel Portogallo cristiano e la cui eredità è ben evidente, ancora oggi, in diverse aree nonostante la distanza di diversi secoli.
Ventitré anni dopo la presa di Lisbona e dell’area adiacente, precisamente nel marzo del 1170 a Coimbra, Re Afonso Henriques concesse una Carta ai cittadini musulmani liberati, noti come “Morros forros de Lisboa” ("Mori liberati di Lisbona") ed estesa a quelli di Almada, Palmela e Alcacer do Sal e che curiosamente precedette di nove anni la concessione di uno statuto alla città di Lisbona.
Precisiamo che i musulmani erano l’unica minoranza contemplata dalla legislazione regia dell’epoca. Questa Carta conteneva disposizioni legali che definivano lo status della comunità musulmana all’interno della società cristiana, garantendo loro la libertà di religione e la conservazione delle loro proprietà dietro pagamento delle tasse e adempimento di determinati obblighi, in breve, un quadro specifico dei loro doveri e diritti. 
Confermata nel 1217 a Santarem, già sotto il regno di re Afonso II e con l’aggiunta dell’inviolabilità del domicilio, questa Carta costituì il modello di tutta la legislazione successiva concernente questa minoranza, ad esempio, a Tavira, Loule, Silves e Faro datata 1269, e concessa dopo il completamento della riconquista.”
Da Douglas Swannie: "I Templari in Portogallo, storia dell’Ordine del Tempio e del successore Ordine di Cristo" Tipheret Editore  (2022). Pag. 59 - 61).
Ulteriore bibliografia
• Brandão, António: "Monarchia Lusitana, 3° partes". Lisbona (1632).
• Raol (o Osbern?): "De expugnatione Lyxbonensi" (“La conquista di Lisbona”), un racconto di un testimone oculare dell’assedio di Lisbona all’inizio della seconda crociata e che copre la spedizione dalla partenza del contingente inglese il 23 maggio 1147 fino alla caduta di Lisbona il successivo 25 ottobre. 
Fu scritto in latino da un cappellano anglo-fiammingo di nome Raol o forse Osbern.
• Von Kemnitz, Eva-Maria: "A construção de uma nova sociedade — o caso específico da minoria Moura." Secondo Congresso Storico di Guimarães, Atti del Congresso, Vol. 4 (1996, pp. 85-86).
Immagini
• In alto: una composizione di azulejos che ricorda il sacrificio di Martim Moniz.
• A sinistra: La copertina del mio libro: "I Templari in Portogallo, storia dell’Ordine del Tempio e del successore Ordine di Cristo" Edizioni Tipheret 2022.
• A destra: Il castello di São Jorge a Lisbona.