29/09/2025
𝗜𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶 𝗵𝗼 𝗮𝘀𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗶 𝗺𝗶𝗲𝗶 𝘀𝗲𝗴𝗻𝗮𝗹𝗶
tempo di lettura stimato: 10 minuti
Ci sono giorni che sembrano uguali a tanti altri, eppure dentro di noi succede qualcosa che ci spinge a fermarci.
Non sono le notizie, non sono le scadenze, non sono nemmeno gli eventi esterni a fare la differenza: è il corpo che decide di bussare.
A volte bussa piano, con un leggero mal di testa o un’insonnia improvvisa. Altre volte diventa più insistente: tensione alle spalle, respiro corto, senso di vuoto allo stomaco. Non lo fa per punirci, ma per salvarci.
Io l’ho capito quel giorno, il giorno in cui ho smesso di scappare da me stessa e ho deciso di ascoltare i miei segnali.
Ma cosa vuol dire?
🌿 Il linguaggio silenzioso del corpo
Il corpo non usa le parole: parla per immagini, sensazioni, simboli.
Quando ci sentiamo stanchi senza motivo, quando il pensiero gira in tondo, quando la vita sembra una corsa senza meta, il corpo sta raccontando una verità che la mente non vuole vedere.
Ogni sintomo è una lettera di un alfabeto antico che dimentichiamo troppo spesso. Ci hanno insegnato a pensare, analizzare, risolvere. Ma non ci hanno insegnato ad ascoltare. Così finiamo per vivere disconnessi: da una parte la testa che corre, dall’altra il corpo che trattiene, rallenta, protesta.
Quel giorno i segnali erano troppo evidenti per ignorarli.
🌿 Il giorno della resa
Mi sentivo svuotata. Non era stanchezza fisica, era una stanchezza dell’anima.
Ero agitata, piena di pensieri che non portavano da nessuna parte. Dentro di me risuonava un senso di smarrimento, come se stessi correndo senza direzione.
Poi è accaduta una cosa semplice: mi sono fermata.
Non per scelta illuminata, ma perché non ce la facevo più.
Ho chiuso gli occhi, ho inspirato e ho lasciato che l’aria entrasse, senza controllarla.
Ho ascoltato il mio cuore che batteva, i miei muscoli tesi, il nodo in gola.
E in quel silenzio ho sussurrato: “Ok, ti ascolto.”
🌿 Il significato psicosomatico dei segnali
Da quel momento ho capito una cosa fondamentale: i sintomi non sono nemici, ma messaggi.
Ogni tensione racconta un eccesso di controllo.
Ogni respiro corto parla della paura di lasciar andare.
Ogni dolore senza causa apparente è il corpo che ti dice: “Ti stai dimenticando di me.”
Nella visione psicosomatica, il sintomo è un alleato che ci obbliga a tornare nel presente. È un campanello che ci richiama al corpo, quando la mente vuole scappare nel passato o nel futuro.
Il corpo è un maestro che non giudica: ci segnala solo dove stiamo andando fuori strada.
🌿 La trasformazione silenziosa
Da fuori, non è cambiato nulla quel giorno. Il mondo intorno a me era lo stesso: lavoro, impegni, persone, responsabilità.
Eppure dentro era cambiato tutto.
Il respiro era diventato più lento. I pensieri avevano smesso di inseguirsi. Sentivo di non essere più in guerra con me stessa. Non avevo trovato soluzioni, ma avevo trovato una presenza nuova.
La consapevolezza non è un atto di volontà. Non è sforzo.
È accorgersi, finalmente, di ciò che c’è.
Quando ci fermiamo ad ascoltare, scopriamo che non c’è nulla da “combattere”: c’è solo da accogliere, e da lì lasciar fiorire un cambiamento che non nasce dalla forza, ma dall’abbandono.
🌿 Il corpo come bussola
La verità è che il corpo non mente mai.
Se impariamo ad ascoltarlo, diventa la nostra bussola interiore.
Quando ci perdiamo, è lui che ci riporta a casa.
Ogni sintomo, ogni tensione, ogni respiro affannoso è un invito a tornare presenti.
Non si tratta di guarire subito o di eliminare i problemi, ma di riscoprire la strada verso di sé.
🌱 Il corpo è come una radice: affonda, sente, percepisce. Non ha bisogno di giudicare. Solo di vivere.
🌿 Un esercizio per te
Oggi prova questo:
Trova un luogo tranquillo e siediti comodo.
Chiudi gli occhi e appoggia una mano sul petto.
Respira piano, senza forzare, per due minuti.
Poi chiediti: “Cosa mi sta dicendo il mio corpo in questo momento?”
Scrivi la prima parola o immagine che ti viene.
Non serve capire tutto subito. Basta iniziare ad ascoltare.
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✒️ Caterina Giordano, psicologa e scrittrice