Insieme nella Messa

Insieme nella Messa I testi della Messa giorno per giorno Vengono riportate, inoltre, le intenzioni mensili dell’Apostolato della Preghiera.

INSIEME NELLA MESSA è un sussidio semplice e immediato per seguire le letture e le preghiere della celebrazione eucaristica. È pensato sia per chi partecipa quotidianamente alla Messa sia per coloro i quali, non potendovi partecipare, desiderano, tuttavia, accostarsi alla parola di Dio proclamata in quel giorno nelle assemblee liturgiche. Oltre alle letture, la pubblicazione contiene l’Ordinario d

ella Messa, un'introduzione liturgico-spirituale alle domeniche e alle feste e un sommario delle domeniche, feste e commemorazioni liturgiche del mese corredate da sobrie ed essenziali notazioni agiografiche. Il formato tascabile e maneggevole consente un impiego agile e alla portata. Particolarmente indicato per quelle comunità parrocchiali dov'è attivo il gruppo dei lettori ministeriali, all’interno dei quali può essere utilizzato negli incontri formativi preparatori alle celebrazioni feriali e festive. La veste tipografica con la copertina a colori rende questo sussidio gradevole e moderno.

13/12/2025

domenica 14 dicembre
III Domenica di Avvento - A (viola)

Il Signore è vicino, viene a guarire le nostre ferite

Questa domenica, detta anche “domenica Gaudete”, cioè “Rallegratevi!”, ci chiama alla gioia, non perché tutto sia già compiuto, ma perché il Signore è vicino, e il suo arrivo dà senso alla nostra attesa.
La prima lettura, dal profeta Isaia, ci presenta un’immagine straordinaria: il deserto che fiorisce, gli occhi dei ciechi che si aprono, gli zoppi che danzano, i muti che cantano. È la visione di un mondo rinnovato, trasformato dalla presenza di Dio. Il Vangelo ci mostra Giovanni il Battista che, dalla prigione, manda a chiedere a Gesù: “Sei tu colui che deve venire?”. La risposta di Gesù è semplice: “I ciechi riacquistano la vista, i paralitici camminano… ai poveri è annunciato il Vangelo”. È la conferma che il tempo messianico è iniziato, anche se con modalità inattese. San Giacomo, nella seconda lettura, ci invita alla pazienza: come il contadino che aspetta il frutto della terra, anche noi siamo chiamati a resistere nella speranza, certi che il Signore non è lontano. In questa domenica della gioia, siamo invitati a riscoprire la vera sorgente della letizia cristiana: la presenza del Signore in mezzo a noi, che già opera nel silenzio e nella piccolezza. Non una gioia superficiale, ma profonda, che nasce dalla certezza che Dio non ci abbandona. Rallegratevi, allora, perché il Signore è vicino, viene a salvarci, viene a guarire le nostre ferite, a darci occhi nuovi, e a far fiorire anche i deserti della nostra vita.

don Guido Colombo, ssp

07/12/2025

lunedì 8 dicembre
Immacolata concezione della Beata Vergine Maria
Solennità (bianco)

Vivere in pienezza la nostra vocazione battesimale

Oggi la Chiesa celebra una delle feste più luminose del cammino di Avvento: l’immacolata concezione della beata Vergine Maria. In lei contempliamo l’inizio della nuova umanità: una creatura preservata dal peccato originale fin dal primo istante della sua esistenza, non per merito proprio, ma per grazia. Maria è il primo frutto della salvezza portata da Cristo, la primizia dell’umanità redenta. Nel Vangelo, l’angelo Gabriele chiama Maria “piena di grazia”: è questo il suo vero nome davanti a Dio. In lei non c’è ombra di peccato, perché il suo cuore è completamente libero, totalmente aperto alla volontà del Signore. Nella Genesi vediamo l’origine della ferita: il peccato che rompe la comunione tra l’uomo e Dio. San Paolo, nella Lettera agli Efesini, ci ricorda che anche noi siamo stati scelti in Cristo “prima della creazione del mondo” per essere santi e immacolati nell’amore. L’immacolata non è solo un privilegio di Maria, ma una chiamata anche per noi: essere santi, vivere in pienezza la nostra vocazione battesimale, rispondere con generosità al disegno di Dio sulla nostra vita.
Chiediamo a lei, Madre immacolata, di aiutarci a dire il nostro “eccomi” quotidiano, a custodire il Vangelo nel cuore, e a camminare con passo umile e fiducioso verso il Natale, verso Cristo, nostra luce e nostra pace.

don Guido Colombo, ssp

06/12/2025

domenica 7 dicembre
II Domenica di Avvento - A (viola)

La seconda domenica di Avvento ci pone davanti una figura forte e profetica: Giovanni il Battista, voce che grida nel deserto, richiamandoci alla conversione vera, urgente, profonda. Il suo grido non è lontano da noi, ma ci riguarda oggi, deve scuoterci dal torpore e risvegliare in noi il desiderio di cambiamento. Nella prima lettura, il profeta Isaia ci presenta la speranza di un mondo rinnovato: dal tronco ormai secco di Iesse, Dio fa nascere un germoglio, un Re giusto, sul quale riposa lo Spirito del Signore. È un’immagine di rinascita, di novità che viene da Dio quando tutto sembra perduto. Quel germoglio è Cristo, la pace fatta persona, che trasforma le relazioni e rinnova l’umanità. San Paolo, nella seconda lettura, ci invita a guardare alla Scrittura per alimentare la nostra speranza, e ci esorta a vivere nell’unità e nell’accoglienza reciproca, sull’esempio di Cristo. L’Avvento è anche tempo di riconciliazione: con Dio, con gli altri, con noi stessi. Nel Vangelo, il Battista smaschera ogni illusione di salvezza automatica. Non basta “dire” di appartenere al popolo di Dio: occorre portare frutti degni della conversione. E ci ricorda che il Messia viene con fuoco, per purificare, per separare ciò che è autentico da ciò che è vuoto.
In questo Avvento, chiediamo a Dio il coraggio di cambiare, la grazia di desiderare una vita nuova e la forza di diventare anche noi voce che prepara la via del Signore.

don Guido Colombo, ssp

29/11/2025

domenica 30 novembre
I Domenica di Avvento - A (viola)

Vigilanti nella fede, operosi nella ca**tà, saldi nella speranza

Iniziamo un nuovo anno liturgico con il tempo dell’Avvento, tempo di attesa, di speranza e di vigilanza. Ma non è un’attesa vuota, né una speranza passiva: è l’attesa di un Dio che viene, che vuole entrare nella nostra storia, che desidera trovare in noi una casa accogliente.
Nel Vangelo di oggi (Mt 24,37-44), Gesù ci invita alla vigilanza: “Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”. Non ci chiede di avere paura, ma di essere destati dal torpore, di vivere con cuore desto e occhi aperti. Il tempo scorre veloce, e spesso ci assorbe nelle sue occupazioni, ma l’Avvento ci richiama a ciò che conta davvero: incontrare il Signore che viene, ogni giorno, nelle persone, nelle scelte, nella preghiera. Vigilare, allora, non è stare fermi, ma vivere intensamente il presente alla luce del futuro, sapendo che ogni gesto di amore, ogni atto di giustizia, ogni perdono sincero prepara la strada al Signore. In questo tempo di attesa, chiediamo a Dio di renderci vigilanti nella fede, operosi nella ca**tà, saldi nella speranza. E, come sentinelle del mattino, continuiamo a camminare incontro a Cristo, luce che vince ogni notte.
L’Avvento è la nostra sveglia spirituale: non dormiamo sul senso della vita, ma alziamoci e camminiamo, perché il Signore è vicino.

don Guido Colombo, ssp

22/11/2025

domenica 23 novembre
###IV Domenica del Tempo ordinario - C (bianco)
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo - Solennità

Una vita segno del Regno che viene

Con la solennità di Cristo Re, si conclude l’anno liturgico. Lo facciamo alzando lo sguardo verso colui che regna non con la forza, ma con l’amore, non dal trono di un palazzo, ma dalla croce, luogo di dono totale e di misericordia infinita.
Il Vangelo di Luca (23,35-43) ci presenta un’immagine sorprendente del Re: è un uomo crocifisso tra due malfattori, deriso, apparentemente sconfitto. Ma proprio lì, nel punto più basso, Cristo manifesta il suo vero potere: quello di perdonare, di salvare, di aprire il paradiso. A chi gli dice: “Ricordati di me”, Egli risponde: “Oggi sarai con me in paradiso”. Questa è la regalità di Gesù: un amore che non esclude nessuno, che salva nel momento stesso in cui tutto sembra perduto. Celebrare Cristo Re dell’universo è lasciare che la sua logica – la logica del servizio, della mitezza, del perdono – trasformi il nostro modo di essere nel mondo. Se davvero lui è il nostro Re, allora la nostra vita deve parlare di lui, deve diventare segno del suo Regno che viene.
Chiediamo oggi al Signore un cuore docile al suo regno d’amore, perché regni in noi, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità e, attraverso di noi, nel mondo. Perché Cristo è Re, e il suo Regno non avrà fine.

don Guido Colombo, ssp

25/10/2025

domenica 26 ottobre
### domenica del Tempo ordinario - C (verde)

Dio guarda il cuore che si lascia guardare

Oggi siamo condotti nel cuore della preghiera autentica, che nasce non dalla perfezione, ma dall’umiltà. È il cuore che si riconosce bisognoso di misericordia a incontrare davvero Dio.
Il libro del Siracide apre la liturgia con una proclamazione forte: “Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone”. Non si lascia ingannare dalle apparenze, non si lascia corrompere da offerte vuote. Ascolta chi è umile, chi soffre, chi lo invoca con sincerità, chi si affida senza pretese. Nella seconda lettura, Paolo si rivolge a Timoteo con uno sguardo grato sulla propria vita: “Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede”. Non rivendica meriti, ma riconosce la grazia. Il Vangelo di Luca propone la parabola del fariseo e del pubblicano. Il primo elenca le sue opere con orgoglio; il secondo non osa alzare lo sguardo. Eppure, è quest’ultimo che torna giustificato: “Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato”. La differenza non sta nelle azioni, ma nello sguardo: il pubblicano si lascia guardare da Dio, con verità, senza maschere.
Le letture ci chiedono un cambio di prospettiva: non si tratta di fare confronti, ma di aprire il cuore. Dio non cerca perfetti, ma persone vere. La salvezza non si conquista, si accoglie. E l’umiltà è la porta per riceverla. Questa domenica ci insegna che la preghiera più alta nasce dal basso, là dove l’anima si spoglia delle sue sicurezze e si lascia toccare dalla misericordia.

don Guido Colombo, ssp

18/10/2025

domenica 19 ottobre
XXIX domenica del Tempo ordinario - C (verde)

Pregare sempre, senza stancarsi

Oggi siamo invitati a riscoprire la forza silenziosa della preghiera perseverante, come via di fede e di fiducia profonda in Dio.
La prima lettura, tratta dal libro dell’Esodo, ci presenta Mosè con le braccia alzate durante la battaglia. Quando prega, Israele prevale; quando si stanca, il nemico prende il sopravvento. È un’immagine potente: la preghiera non è accessoria, ma decisiva. E, come Mosè, anche noi abbiamo bisogno del sostegno degli altri per non cedere alla stanchezza dello spirito. Il Vangelo di Luca presenta la parabola del giudice iniquo e della vedova insistente. Gesù conclude con parole che toccano il cuore: “Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui giorno e notte?”. La parabola non ci presenta un Dio che si lascia convincere con l’insistenza, ma un Dio che ascolta sempre, che invita ad avere fede anche quando tutto sembra muto. L’insistenza della preghiera, allora, non serve a cambiare Dio, ma a cambiare noi, a tenerci aperti alla sua azione, a non farci dominare dal cinismo o dalla rassegnazione. Pregare sempre, senza stancarsi, significa credere che il tempo non è vuoto, che ogni istante può diventare spazio di incontro con Dio.
In un mondo abituato alla fretta e al risultato immediato, la preghiera perseverante è segno controcorrente di speranza. È il respiro della fede.

don Guido Colombo, ssp

11/10/2025

domenica 12 ottobre
XXVIII domenica del Tempo ordinario - C (verde)

Gratitudine che salva

Oggi siamo condotti a riconoscere il valore profondo della gratitudine come risposta viva alla grazia ricevuta. Un atteggiamento semplice, ma che racchiude in sé una vera apertura alla salvezza.
Nella prima lettura Naaman, un generale straniero, lebbroso, viene guarito attraverso l’obbedienza alla parola del profeta Eliseo. Ma ciò che sorprende è il seguito: non si accontenta della guarigione fisica, ma vuole adorare il Dio d’Israele. Riconosce che il dono ricevuto è segno di una presenza più grande. È la gratitudine che lo apre alla fede. Nel Vangelo, Gesù guarisce dieci lebbrosi, ma solo uno, un samaritano, torna indietro per ringraziare. Gli altri si fermano al dono; solo lui risale alla fonte. E Gesù gli dice: “La tua fede ti ha salvato”. È nella gratitudine che la fede si compie e diventa salvezza. Le letture di oggi ci aiutano a scoprire che non basta ricevere: bisogna anche riconoscere, restituire, dire grazie. E questo non solo a Dio, ma anche nelle relazioni quotidiane. La gratitudine vera ci libera dal rischio di vivere da consumatori di doni, per diventare testimoni di grazia.
Essere cristiani significa avere memoria del bene ricevuto e trasformarlo in preghiera, lode, servizio. La gratitudine non è solo un sentimento, ma uno stile di vita evangelico.

don Guido Colombo, ssp

04/10/2025

domenica 5 ottobre
XXVII domenica del Tempo ordinario - C (verde)

Fede che attende, fede che agisce

La liturgia oggi ci parla di una fede che non è evasione, ma forza che sostiene nell’attesa, nella prova, nell’impegno quotidiano. Una fede viva, che sa attendere con fiducia e servire con umiltà.
Abacuc si fa voce dell’uomo che interroga Dio: “Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti?”. È la domanda di chi si scontra con il male, con l’ingiustizia, con l’apparente silenzio di Dio. Ma la risposta che riceve non è una soluzione immediata, bensì un invito alla perseveranza: “Il giusto vivrà per la sua fede”. La fede, allora, non è fuga dal dolore, ma scelta di fiducia che si rinnova anche nel buio. Nella seconda lettura, Paolo invita Timoteo a ravvivare il dono ricevuto, a non lasciarsi intimidire. La fede non è sentimento, ma dono che va custodito e alimentato. Non è spirito di timidezza, ma forza, amore e saggezza. E lo Spirito ricevuto nel Battesimo rende capaci di testimoniare, anche nelle difficoltà. Il Vangelo di Luca raccoglie tutto questo in parole essenziali: “Se aveste fede quanto un granello di senape...”. Gesù non misura la quantità della fede, ma la sua autenticità. Anche la più piccola, se vera, ha una forza trasformante. E subito dopo, racconta la parabola del servo: chi serve il Signore non cerca ricompensa, ma vive nella gratuità. La fede cristiana non è straordinaria perché compie prodigi esteriori, ma perché trasforma il cuore e sostiene il cammino nella quotidianità.

don Guido Colombo, ssp

27/09/2025

domenica 28 settembre
XXVI domenica del Tempo ordinario - C (verde)
L’indifferenza che chiude il cuore

La liturgia oggi ci mette davanti a una delle più forti e attuali parole del Vangelo: l’indifferenza può diventare la forma più crudele dell’ingiustizia.
Amos denuncia con immagini vive e ironiche la spensieratezza di chi vive nel lusso e nel piacere, ignorando il crollo della casa comune: “Non si affliggono per la rovina di Giuseppe”. È l’indifferenza verso la sofferenza dell’altro, che anestetizza il cuore e rende ciechi. Il Salmo riprende e capovolge questo atteggiamento, proclamando la grandezza di Dio che “rialza chi è caduto”. Dio vede chi è piccolo, ascolta chi è afflitto, e chiede ai suoi fedeli di fare lo stesso. Paolo, da parte sua, esorta a “tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla ca**tà”. È un invito a vivere con uno sguardo vigilante, orientato verso il bene, custodendo la fede in un mondo che facilmente distrae e corrompe. Il Vangelo racconta la parabola del ricco senza nome e del povero Lazzaro. Non è una condanna della ricchezza in sé, ma dell’incapacità di vedere: il ricco banchetta ogni giorno, e Lazzaro giace alla sua porta. Non c’è violenza esplicita, solo un muro di disattenzione. Eppure, quel muro diventa abisso. Il giudizio non si gioca solo sulle grandi colpe, ma sulle omissioni quotidiane: chi non apre il cuore al grido del povero, si chiude al Vangelo. Questa pagina evangelica è un appello forte: guardare chi sta alla porta, riconoscere i Lazzaro della nostra vita, non per colpa o paura, ma per amore.

don Guido Colombo, ssp

20/09/2025

domenica 21 settembre
XXV Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
Fedeltà nelle piccole cose, giustizia nei beni

La liturgia ci invita a riflettere sul rapporto tra fede, giustizia e uso dei beni materiali.
Le scelte economiche non sono neutre: rivelano il cuore e parlano della verità della nostra fede. Il profeta Amos denuncia con forza l’ingiustizia sociale: chi è nel potere sfrutta i poveri, manipola le misure, calpesta la dignità degli ultimi. Il culto non può essere separato dalla giustizia, e Dio ascolta il grido di chi è oppresso. È un richiamo forte anche per oggi, dove il rischio di piegare tutto all’utile resta altissimo. Nel Vangelo, Gesù racconta la parabola dell’amministratore disonesto, con un insegnamento che sorprende: “I figli di questo mondo, verso i loro pari, sono più scaltri dei figli della luce”. Non è un elogio dell’inganno, ma un invito a usare intelligenza e lungimiranza anche nella vita spirituale. E soprattutto, un criterio chiaro: “Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti”. La fedeltà nel piccolo è il terreno su cui cresce la fiducia nelle cose grandi. Il cuore del messaggio è semplice e profondo: non si può servire Dio e la ricchezza. La ricchezza, se diventa un idolo, ci domina; se diventa un mezzo, può diventare via di comunione, giustizia e libertà. Questa domenica ci invita a scegliere chi vogliamo servire, e come vogliamo vivere: con un cuore diviso o con un cuore libero e orientato al Regno.

don Guido Colombo, ssp

13/09/2025

domenica 14 settembre
Esaltazione della Santa Croce - Festa (rosso)
La croce: luce sul nostro cammino

La festa dell’Esaltazione della Santa Croce ci invita a contemplare il cuore del mistero cristiano: la croce, segno di sofferenza e morte, è divenuta per noi fonte di salvezza e manifestazione dell’amore di Dio. La prima lettura racconta l’esperienza del popolo nel deserto, colpito dai serpenti a causa della sua ribellione. Ma Dio offre una via di guarigione: il serpente di bronzo innalzato da Mosè. È una figura profetica che anticipa la croce di Cristo, attraverso cui Dio trasforma il male in salvezza. Nel celebre inno della Lettera ai Filippesi, Paolo descrive il cammino di abbassamento del Figlio di Dio: dalla gloria alla croce, fino all’esaltazione. L’umiliazione non è perdita, ma via verso la pienezza. La croce è scelta libera e obbediente di amore. Il Vangelo di Giovanni collega il serpente innalzato da Mosè al Figlio dell’uomo: anche Cristo sarà innalzato, non per condannare, ma per salvare. L’innalzamento sulla croce è l’atto supremo dell’amore del Padre per il mondo.
Esaltare la croce significa riconoscerla come via di vita e verità. Non è un ornamento, ma un orientamento. È il segno che guida la nostra esistenza cristiana: ci invita al dono di sé, alla speranza nella prova, alla fedeltà silenziosa e quotidiana. Nella croce contempliamo il volto di Dio che si abbassa per innalzare l’umanità.

don Guido Colombo, ssp

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