Insieme nella Messa

Insieme nella Messa I testi della Messa giorno per giorno Vengono riportate, inoltre, le intenzioni mensili dell’Apostolato della Preghiera.

INSIEME NELLA MESSA è un sussidio semplice e immediato per seguire le letture e le preghiere della celebrazione eucaristica. È pensato sia per chi partecipa quotidianamente alla Messa sia per coloro i quali, non potendovi partecipare, desiderano, tuttavia, accostarsi alla parola di Dio proclamata in quel giorno nelle assemblee liturgiche. Oltre alle letture, la pubblicazione contiene l’Ordinario d

ella Messa, un'introduzione liturgico-spirituale alle domeniche e alle feste e un sommario delle domeniche, feste e commemorazioni liturgiche del mese corredate da sobrie ed essenziali notazioni agiografiche. Il formato tascabile e maneggevole consente un impiego agile e alla portata. Particolarmente indicato per quelle comunità parrocchiali dov'è attivo il gruppo dei lettori ministeriali, all’interno dei quali può essere utilizzato negli incontri formativi preparatori alle celebrazioni feriali e festive. La veste tipografica con la copertina a colori rende questo sussidio gradevole e moderno.

25/10/2025

domenica 26 ottobre
### domenica del Tempo ordinario - C (verde)

Dio guarda il cuore che si lascia guardare

Oggi siamo condotti nel cuore della preghiera autentica, che nasce non dalla perfezione, ma dall’umiltà. È il cuore che si riconosce bisognoso di misericordia a incontrare davvero Dio.
Il libro del Siracide apre la liturgia con una proclamazione forte: “Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone”. Non si lascia ingannare dalle apparenze, non si lascia corrompere da offerte vuote. Ascolta chi è umile, chi soffre, chi lo invoca con sincerità, chi si affida senza pretese. Nella seconda lettura, Paolo si rivolge a Timoteo con uno sguardo grato sulla propria vita: “Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede”. Non rivendica meriti, ma riconosce la grazia. Il Vangelo di Luca propone la parabola del fariseo e del pubblicano. Il primo elenca le sue opere con orgoglio; il secondo non osa alzare lo sguardo. Eppure, è quest’ultimo che torna giustificato: “Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato”. La differenza non sta nelle azioni, ma nello sguardo: il pubblicano si lascia guardare da Dio, con verità, senza maschere.
Le letture ci chiedono un cambio di prospettiva: non si tratta di fare confronti, ma di aprire il cuore. Dio non cerca perfetti, ma persone vere. La salvezza non si conquista, si accoglie. E l’umiltà è la porta per riceverla. Questa domenica ci insegna che la preghiera più alta nasce dal basso, là dove l’anima si spoglia delle sue sicurezze e si lascia toccare dalla misericordia.

don Guido Colombo, ssp

18/10/2025

domenica 19 ottobre
XXIX domenica del Tempo ordinario - C (verde)

Pregare sempre, senza stancarsi

Oggi siamo invitati a riscoprire la forza silenziosa della preghiera perseverante, come via di fede e di fiducia profonda in Dio.
La prima lettura, tratta dal libro dell’Esodo, ci presenta Mosè con le braccia alzate durante la battaglia. Quando prega, Israele prevale; quando si stanca, il nemico prende il sopravvento. È un’immagine potente: la preghiera non è accessoria, ma decisiva. E, come Mosè, anche noi abbiamo bisogno del sostegno degli altri per non cedere alla stanchezza dello spirito. Il Vangelo di Luca presenta la parabola del giudice iniquo e della vedova insistente. Gesù conclude con parole che toccano il cuore: “Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui giorno e notte?”. La parabola non ci presenta un Dio che si lascia convincere con l’insistenza, ma un Dio che ascolta sempre, che invita ad avere fede anche quando tutto sembra muto. L’insistenza della preghiera, allora, non serve a cambiare Dio, ma a cambiare noi, a tenerci aperti alla sua azione, a non farci dominare dal cinismo o dalla rassegnazione. Pregare sempre, senza stancarsi, significa credere che il tempo non è vuoto, che ogni istante può diventare spazio di incontro con Dio.
In un mondo abituato alla fretta e al risultato immediato, la preghiera perseverante è segno controcorrente di speranza. È il respiro della fede.

don Guido Colombo, ssp

11/10/2025

domenica 12 ottobre
XXVIII domenica del Tempo ordinario - C (verde)

Gratitudine che salva

Oggi siamo condotti a riconoscere il valore profondo della gratitudine come risposta viva alla grazia ricevuta. Un atteggiamento semplice, ma che racchiude in sé una vera apertura alla salvezza.
Nella prima lettura Naaman, un generale straniero, lebbroso, viene guarito attraverso l’obbedienza alla parola del profeta Eliseo. Ma ciò che sorprende è il seguito: non si accontenta della guarigione fisica, ma vuole adorare il Dio d’Israele. Riconosce che il dono ricevuto è segno di una presenza più grande. È la gratitudine che lo apre alla fede. Nel Vangelo, Gesù guarisce dieci lebbrosi, ma solo uno, un samaritano, torna indietro per ringraziare. Gli altri si fermano al dono; solo lui risale alla fonte. E Gesù gli dice: “La tua fede ti ha salvato”. È nella gratitudine che la fede si compie e diventa salvezza. Le letture di oggi ci aiutano a scoprire che non basta ricevere: bisogna anche riconoscere, restituire, dire grazie. E questo non solo a Dio, ma anche nelle relazioni quotidiane. La gratitudine vera ci libera dal rischio di vivere da consumatori di doni, per diventare testimoni di grazia.
Essere cristiani significa avere memoria del bene ricevuto e trasformarlo in preghiera, lode, servizio. La gratitudine non è solo un sentimento, ma uno stile di vita evangelico.

don Guido Colombo, ssp

04/10/2025

domenica 5 ottobre
XXVII domenica del Tempo ordinario - C (verde)

Fede che attende, fede che agisce

La liturgia oggi ci parla di una fede che non è evasione, ma forza che sostiene nell’attesa, nella prova, nell’impegno quotidiano. Una fede viva, che sa attendere con fiducia e servire con umiltà.
Abacuc si fa voce dell’uomo che interroga Dio: “Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti?”. È la domanda di chi si scontra con il male, con l’ingiustizia, con l’apparente silenzio di Dio. Ma la risposta che riceve non è una soluzione immediata, bensì un invito alla perseveranza: “Il giusto vivrà per la sua fede”. La fede, allora, non è fuga dal dolore, ma scelta di fiducia che si rinnova anche nel buio. Nella seconda lettura, Paolo invita Timoteo a ravvivare il dono ricevuto, a non lasciarsi intimidire. La fede non è sentimento, ma dono che va custodito e alimentato. Non è spirito di timidezza, ma forza, amore e saggezza. E lo Spirito ricevuto nel Battesimo rende capaci di testimoniare, anche nelle difficoltà. Il Vangelo di Luca raccoglie tutto questo in parole essenziali: “Se aveste fede quanto un granello di senape...”. Gesù non misura la quantità della fede, ma la sua autenticità. Anche la più piccola, se vera, ha una forza trasformante. E subito dopo, racconta la parabola del servo: chi serve il Signore non cerca ricompensa, ma vive nella gratuità. La fede cristiana non è straordinaria perché compie prodigi esteriori, ma perché trasforma il cuore e sostiene il cammino nella quotidianità.

don Guido Colombo, ssp

27/09/2025

domenica 28 settembre
XXVI domenica del Tempo ordinario - C (verde)
L’indifferenza che chiude il cuore

La liturgia oggi ci mette davanti a una delle più forti e attuali parole del Vangelo: l’indifferenza può diventare la forma più crudele dell’ingiustizia.
Amos denuncia con immagini vive e ironiche la spensieratezza di chi vive nel lusso e nel piacere, ignorando il crollo della casa comune: “Non si affliggono per la rovina di Giuseppe”. È l’indifferenza verso la sofferenza dell’altro, che anestetizza il cuore e rende ciechi. Il Salmo riprende e capovolge questo atteggiamento, proclamando la grandezza di Dio che “rialza chi è caduto”. Dio vede chi è piccolo, ascolta chi è afflitto, e chiede ai suoi fedeli di fare lo stesso. Paolo, da parte sua, esorta a “tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla ca**tà”. È un invito a vivere con uno sguardo vigilante, orientato verso il bene, custodendo la fede in un mondo che facilmente distrae e corrompe. Il Vangelo racconta la parabola del ricco senza nome e del povero Lazzaro. Non è una condanna della ricchezza in sé, ma dell’incapacità di vedere: il ricco banchetta ogni giorno, e Lazzaro giace alla sua porta. Non c’è violenza esplicita, solo un muro di disattenzione. Eppure, quel muro diventa abisso. Il giudizio non si gioca solo sulle grandi colpe, ma sulle omissioni quotidiane: chi non apre il cuore al grido del povero, si chiude al Vangelo. Questa pagina evangelica è un appello forte: guardare chi sta alla porta, riconoscere i Lazzaro della nostra vita, non per colpa o paura, ma per amore.

don Guido Colombo, ssp

20/09/2025

domenica 21 settembre
XXV Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
Fedeltà nelle piccole cose, giustizia nei beni

La liturgia ci invita a riflettere sul rapporto tra fede, giustizia e uso dei beni materiali.
Le scelte economiche non sono neutre: rivelano il cuore e parlano della verità della nostra fede. Il profeta Amos denuncia con forza l’ingiustizia sociale: chi è nel potere sfrutta i poveri, manipola le misure, calpesta la dignità degli ultimi. Il culto non può essere separato dalla giustizia, e Dio ascolta il grido di chi è oppresso. È un richiamo forte anche per oggi, dove il rischio di piegare tutto all’utile resta altissimo. Nel Vangelo, Gesù racconta la parabola dell’amministratore disonesto, con un insegnamento che sorprende: “I figli di questo mondo, verso i loro pari, sono più scaltri dei figli della luce”. Non è un elogio dell’inganno, ma un invito a usare intelligenza e lungimiranza anche nella vita spirituale. E soprattutto, un criterio chiaro: “Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti”. La fedeltà nel piccolo è il terreno su cui cresce la fiducia nelle cose grandi. Il cuore del messaggio è semplice e profondo: non si può servire Dio e la ricchezza. La ricchezza, se diventa un idolo, ci domina; se diventa un mezzo, può diventare via di comunione, giustizia e libertà. Questa domenica ci invita a scegliere chi vogliamo servire, e come vogliamo vivere: con un cuore diviso o con un cuore libero e orientato al Regno.

don Guido Colombo, ssp

13/09/2025

domenica 14 settembre
Esaltazione della Santa Croce - Festa (rosso)
La croce: luce sul nostro cammino

La festa dell’Esaltazione della Santa Croce ci invita a contemplare il cuore del mistero cristiano: la croce, segno di sofferenza e morte, è divenuta per noi fonte di salvezza e manifestazione dell’amore di Dio. La prima lettura racconta l’esperienza del popolo nel deserto, colpito dai serpenti a causa della sua ribellione. Ma Dio offre una via di guarigione: il serpente di bronzo innalzato da Mosè. È una figura profetica che anticipa la croce di Cristo, attraverso cui Dio trasforma il male in salvezza. Nel celebre inno della Lettera ai Filippesi, Paolo descrive il cammino di abbassamento del Figlio di Dio: dalla gloria alla croce, fino all’esaltazione. L’umiliazione non è perdita, ma via verso la pienezza. La croce è scelta libera e obbediente di amore. Il Vangelo di Giovanni collega il serpente innalzato da Mosè al Figlio dell’uomo: anche Cristo sarà innalzato, non per condannare, ma per salvare. L’innalzamento sulla croce è l’atto supremo dell’amore del Padre per il mondo.
Esaltare la croce significa riconoscerla come via di vita e verità. Non è un ornamento, ma un orientamento. È il segno che guida la nostra esistenza cristiana: ci invita al dono di sé, alla speranza nella prova, alla fedeltà silenziosa e quotidiana. Nella croce contempliamo il volto di Dio che si abbassa per innalzare l’umanità.

don Guido Colombo, ssp

06/09/2025

domenica 7 settembre
XXIII Domenica del tempo ordinario - C (verde)
Sapienza e libertà per seguire Cristo

In questa domenica veniamo posti di fronte a una chiamata esigente ma liberante: seguire Cristo con cuore sapiente e amore radicale.
La prima lettura, dal libro della Sapienza, riconosce che la mente umana da sola non basta per comprendere il progetto di Dio. Solo lo Spirito può illuminare le scelte e orientarle verso il bene. Il Salmo risponde con un’invocazione che è anche un programma di vita: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”. Vivere con sapienza significa riconoscere ciò che ha valore e imparare a costruire la vita su fondamenta durature. La lettera a Filemone mostra come la fede trasformi le relazioni: un ex schiavo, Onesimo, è ora un fratello amato. Quando Cristo entra nella vita, anche i legami sociali vengono trasfigurati e rigenerati nell’amore. Il Vangelo di Luca, infine, ci ricorda che seguire Gesù comporta una scelta radicale: nulla può ve**re prima del Vangelo, nemmeno gli affetti più cari o le sicurezze personali. È una sequela che chiede tutto, ma che dona tutto: senso, libertà e pace.
Alla luce di queste letture, la sapienza del cuore si manifesta nel coraggio di affidarsi, nel saper rinunciare per amore e nel mettere Cristo al centro. È questo il cammino del vero discepolo.

don Guido Colombo, ssp

30/08/2025

domenica 31 agosto
XXII Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
Umiltà e gratuità

Il Signore non guarda alle apparenze o agli onori umani, ma ai cuori semplici e umili, capaci di accogliere il suo amore e di donarlo agli altri senza interessi. Il Siracide ci invita alla mitezza e all’umiltà, dicendo: «Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore». La vera grandezza non sta nel dominare sugli altri, ma nel riconoscere il proprio posto davanti a Dio e servire con amore. Nella lettera agli Ebrei ci viene presentato il contrasto tra l’alleanza antica e quella nuova in Cristo. Dio non si manifesta più in modo terribile e distante, ma si è fatto vicino e accessibile in Gesù. Nel Vangelo Gesù, vedendo come i commensali scelgono i primi posti a tavola, racconta una parabola che insegna l’umiltà: «Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11). Gesù ci chiede di agire senza aspettarci nulla in cambio, di amare e servire con gratuità, perché Dio stesso ci ricompenserà. Questa Parola ci interroga: viviamo cercando riconoscimenti e privilegi, oppure sappiamo servire con umiltà e gratuità? Il mondo ci spinge a metterci in mostra, a cercare il successo e l’approvazione, ma il Vangelo ci invita a un’altra logica: quella dell’amore disinteressato. In questa settimana proviamo a fare un gesto di gratuità: aiutiamo qualcuno che non può ricambiare, offriamo il nostro tempo senza aspettarci nulla in cambio. È così che il regno di Dio cresce in mezzo a noi.

don Guido Colombo, ssp

23/08/2025

domenica 24 agosto
XXI Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
La salvezza come dono universale

Il Signore vuole che tutti gli uomini siano salvi, ma ci chiede di percorrere con decisione il cammino che conduce al suo Regno. Il profeta Isaia ci offre una visione di speranza e universalità: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue». Dio non esclude nessuno dal suo progetto di salvezza, ma chiama tutti i popoli a conoscerlo e a lodarlo. San Paolo ci ricorda che il cammino della fede è spesso segnato da prove e correzioni, come un padre che educa il proprio figlio. La disciplina del Signore non è un castigo, ma un segno del suo amore, perché ci aiuta a crescere nella giustizia e nella santità. Accettare con fiducia le difficoltà della vita è parte del nostro pellegrinaggio verso il regno di Dio. Nel Vangelo (Lc 13,22-30), Gesù ci mette di fronte a una scelta decisiva: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta» (Lc 13,24). Non basta dire di conoscere il Signore, occorre seguirlo con autenticità. Non si entra nel Regno per diritto acquisito, ma attraverso una vita vissuta nella fede e nell’amore concreto. La porta stretta non è una chiusura, ma un invito alla conversione e all’impegno. Chi rimanda, chi si accontenta di una fede superficiale, rischia di trovarsi escluso. Questa Parola ci chiama a una riflessione: stiamo davvero camminando verso il regno di Dio o ci illudiamo che basti una religiosità formale? La porta stretta è il cammino dell’umiltà, del servizio, della fedeltà quotidiana al Vangelo.

don Guido Colombo, ssp

16/08/2025

domenica 17 agosto
XX Domenica del Tempo ordinario - C (verde)
Le difficoltà della fede

Le letture di questa domenica ci mettono davanti a una realtà scomoda, ma essenziale nella vita cristiana: la fede non è sempre un cammino facile e pacifico, ma spesso porta con sé prove, opposizioni e scelte coraggiose. Gesù ci invita a vivere il Vangelo con radicalità, anche quando questo ci mette in contrasto con il mondo. Il profeta Geremia viene gettato in una cisterna fangosa perché la sua parola disturba i potenti. Egli annuncia la verità di Dio, ma viene rifiutato e perseguitato. Nella lettera agli Ebrei veniamo esortati a correre con perseveranza nella gara della fede, tenendo fisso lo sguardo su Gesù. Nel Vangelo Gesù pronuncia parole forti: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49). Il fuoco di cui parla non è distruzione, ma lo Spirito Santo, che purifica e rinnova. Gesù non è venuto a portare una pace superficiale, ma una pace che passa attraverso la verità, anche a costo di divisioni. La sua Parola è un invito alla scelta: non possiamo rimanere neutri davanti al Vangelo. Essere cristiani significa accettare il rischio di essere incompresi, anche nelle nostre famiglie e comunità. Questa Parola ci interpella: siamo disposti a vivere la nostra fede con coraggio, anche quando questo ci mette in difficoltà? Abbiamo paura di testimoniare il Vangelo per timore del giudizio altrui? Gesù ci chiede di essere cristiani autentici, pronti a portare il fuoco del suo amore nel mondo.

don Guido Colombo, ssp

14/08/2025

venerdì 15 agosto
Assunzione della B.V. Maria
Solennità (bianco)
Guardare al cielo con speranza e gioia

In Maria Assunta contempliamo il compimento della promessa di Dio: la sua vita interamente donata al Signore trova nella gloria del cielo il suo coronamento. Maria, preservata dal peccato e associata in modo unico alla missione del Figlio, partecipa pienamente alla sua vittoria sulla morte.
Maria si fa serva del Signore e degli uomini. La sua visita a Elisabetta non è solo un incontro tra due donne, ma un annuncio della gioia che Dio porta al mondo. Il Magnificat, il canto di Maria, è l’inno di chi sa che la grandezza non sta nelle ricchezze o nel potere, ma nell’umiltà e nella fiducia in Dio. Maria non trattiene nulla per sé, ma si lascia riempire da Dio e diventa strumento della sua misericordia. Maria Assunta in cielo è il nostro modello di speranza. Guardando a lei, impariamo che la vera grandezza sta nel dire “sì” a Dio ogni giorno, nel servire con amore e nel fidarci del suo progetto. In questa festa, chiediamoci: viviamo con lo sguardo rivolto a Dio, come Maria? Sappiamo accogliere la sua Parola e metterci a servizio degli altri? Impegniamoci a vivere con lo stile di Maria: con umiltà, generosità e fiducia. Ogni gesto di amore, ogni atto di ca**tà è un passo verso la nostra “assunzione”, verso la vita piena con Dio. Con Maria, camminiamo con fede, certi che anche noi siamo chiamati alla gioia eterna accanto a Cristo.

don Guido Colombo, ssp

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