27/08/2025
SENTIMENTI GENERAZIONALI
Poesia 301 del 26/08/’25
DA TEMPO NON TI SCRIVO, ALMA
bimba splendida del lago, sono stato preso
da mille pensieri, compreso il rovello
di cosa fare di mia vita residua,
prendere o lasciare.
Non posso parlare a te di questo
mamma non vuole che oscuri tuo limpido sole,
tua risata contagiosa di gola con ubbie
di nonno appesantito dagli anni e carico
di memorie del tempo senza ritorno.
Proprio stanotte, a finestre aperte con nuvole
migranti nel cielo senza luna
pensavo ai gatti che ci amavamo, sepolti
in giardino sotto un gruppo di narcisi, alle radici
del cipresso, ai piedi del muro di cinta
proprio dove entravano la sera chiamando casa e cibo
attraverso spazi liberty della cinta in ferro battuto.
Ricordo i nomi e risposta al richiamo
ognuna diversa secondo carattere :
Gesù per esempio (il nome lo diede mamma Marta - ancor
piccola - perché diceva non sarebbe mai morto)
a voce alta parlottava frasi e poi veniva cercarmi
su panca da giardiniere costante o strusciava il corpo
su mia gamba come dire “Sono qui, mi hai chiamato, ero lontano”.
Anche lui invece morì, non vaccinato, causa AIDS dei gatti,
lunga e straziante l’agonia ma gli fui accanto
sul marciapiede fino all’ultimo respiro,
piangevo per Gesù che ancora tentava dirmi qualcosa…
Giovanni gatto tutto bianco e un po’ sordo
lo trovai rigido per il gelo su zerbino di entrata
alla casa mentre uscivo per andare al lavoro
io, Marta piccola e Frizzi, mio primo cane qui
lo seppellimmo al di là della strada sotto pianta di noci
che non c’è più ma in mia memoria è segnata,
una sera d’inverno a luna piena ed io
suonai il flauto che gli piaceva mentre Frizzi
ululava alle stelle
piangemmo tutti e tre per Giovanni sotto il noce.
Scusa, mi sono dilungato troppo
ma quando mi leggerai, lo so, riprenderai da capo questa poesia
cercherai nella memoria l’angolo del ricordo di me
e racconterò - come faccio ora - che ti ho vista dormire sul divano
della casa sul lago, ieri pomeriggio, stanca
per lunghe corse fatte con mamma, tua allenatrice
preferita ai giochi del mondo :
tenera come sempre, una coperta copre tue forti gambette,
abbandonata ai sogni di animaletti amici.
Ho allungato sguardo sulla foto e dietro vetri
che sono le mura di tua casa, sotto tettoia d’ombra
ho visto…
la seggiolina in vimini che t’ho regalato
l’ultima volta che venisti da me, piccolo trono povero
che Giuseppe e Giovanna - bisnonni paterni che non hai conosciuto -
fecero per trasportare Bube - così mi chiamano in Maremma -
al mare, seduto su seggiolina ancorata al manubrio di bici.
Non ho potuto non pensare al lungo viaggio della mente
quando torna sui passi del ricordo : ora è tua
e fa parte di tua vita gioiosa di bimba felice,
ogni volta che la userai e vedrai, penserai a me
nonno lontano nello spazio e nel tempo,
al significato per me della seggiolina di vimini intrecciati
a mio padre e mia madre che mi portavano al mare domenica,
al senso per te di una piccola sedia da bici dove sostavi
ancor piccola osservando monti e lago, ricorderai
i tuoi compagni di gioco, piccoli animali di pezza
che porti sempre con te, a Frida e Tigre che attendono
una tua visita.
Di me penserai “chissà dove sarà”
e una piccola lacrima scenderà dai tuoi occhi profondi…
io sarò sempre con te, sulla seggiolina
di vimini tutti intrecciati.
Sandro Buoro