Prendete posto

Prendete posto Un programma di Cristina Gregori. Storie di donne e uomini (che ci piacciono). Racconti di vita sociale, economica, politica.

22/09/2025

Sempre attuale, anzi sempre di più! "Non posso fare a meno di chiedermi perché il Grande Fratello piaccia tanto al pubblico italiano.
All’inizio l’ho guardato per curiosità: cinque minuti e basta. Poi la noia mi ha preso. Il tempo, mi sono detto, è una cosa troppo preziosa perché io lo possa buttare in questo modo. Ma perché un italiano su tre, di quelli che la sera accendono la televisione, lo vede? E come sempre la prima risposta che mi è venuta in mente è stata “tutti lo vedono perché tutti lo vedono”.
Tutti fanno ciò che gli altri fanno: è il principio base del conformismo. Se io sono uguale agli altri, sia nelle idee che nei costumi, non posso avere la sensazione di essere diverso. Sono salvo dal terrore della solitudine. L’unione ottenuta mediante il conformismo, però, non è intensa né profonda; è superficiale e, poiché è il risultato della routine, è insufficiente a placare l’ansia della solitudine. Non sono meno solo ma sono più povero, questo sì!
La povertà del futuro sarà l'ignoranza, e le differenze sociali degli anni a ve**re saranno stabilite, più che dal denaro, dalla cultura di chi sa qualcosa e di chi non sa niente, da chi è ancora in grado di pensare con la propria testa e chi no".
Luciano De Crescenzo

Definisci bambino.
21/09/2025

Definisci bambino.

12/08/2025

Dolce, dolce, dolce. Amica, sorella generosa e timorosa con un cuore immenso. Ti voglio bene cuore mio prendimi il posto.
Già ti vedo corrermi incontro. Già ti vedo saltare nei campi di grano. Già ti vedo scodinzolare senza coda perché te l'hanno tagliata. Già ti vedo e mi manchi.

10/08/2025

"Riemergere da se stessi è tanto difficile quanto più si è profondi"

Oggi ci lasciava Michela Murgia

La festa dell'uomo: un paradosso che rinforza il patriarcatoLa proposta della consigliera di Senigallia di Fratelli d'It...
08/08/2025

La festa dell'uomo: un paradosso che rinforza il patriarcato

La proposta della consigliera di Senigallia di Fratelli d'Italia di istituire una Giornata dell’Uomo è un'iniziativa paradossale che, con la scusa dell'equilibrio, finisce per ribadire la disuguaglianza. È come se si volesse istituire una "festa del benestante" per bilanciare la Festa del Lavoro, ignorando le cause che hanno reso necessaria la seconda. Questa proposta, oltre a essere bizzarra e priva di senso, ignora le strutture di potere e riduce la complessità delle dinamiche di genere a una sterile contabilità. Se vogliamo davvero aiutare gli uomini che soffrono, non dobbiamo istituire una festa, ma creare centri di ascolto e spazi sicuri dove possano esprimere la loro vulnerabilità senza il timore di essere giudicati "meno uomini", smantellare le rigide aspettative che li costringono a nascondere le emozioni e a mostrarsi sempre forti. Sarà vera festa il giorno in cui, insieme alle donne, gli uomini decideranno di abbattere definitivamente il muro del patriarcato. Solo allora potranno essere liberi, non di festeggiare un privilegio, ma di essere semplicemente sé stessi.

Tra stronze ci si intende.Tra stronze, c’è poco da fare, ci si intende. Non servono parole, solo sguardi, mezze frasi, u...
03/08/2025

Tra stronze ci si intende.

Tra stronze, c’è poco da fare, ci si intende.
Non servono parole, solo sguardi, mezze frasi, un certo modo di muovere le mani mentre si sorseggia un caffè. Io, ve lo confesso, ho sempre avuto un debole, un amore quasi viscerale, per il lavoro per e con le donne. È la mia missione, il mio campo di battaglia e, diciamocelo, il mio porto sicuro. Mi occupo di noi, di noi stesse, da un tempo che mi pare un’eternità, così tanto che a volte mi sembra di aver assistito alla nascita del primo istinto di sopravvivenza femminile. Non ho mai permesso che le solite, stanche, supponenti e francamente noiose sentenze maschiliste avessero la meglio. Quelle che ti dicono che siamo competitive (e chi non lo è, in fondo? Gli uomini, forse?), pettegole (chi non lo è, quando c’è del buono da raccontare?), perfide (e cosa c’è di più affascinante di una certa, misurata perfidia?). Stronzate. Ho sempre, e sottolineo sempre, cercato la solidarietà, la complicità, il patto non scritto con le altre donne. Proprio come fanno gli uomini tra loro, in quel loro mutuo soccorso, invisibile ma inossidabile. E onestamente, in tutti questi anni di lavoro, di donne che ci sanno fare, che sanno muoversi, che sanno stare al mondo, ne ho incontrate tante. E con loro, mai un problema. Mai. Poi certo, il caso vuole che ogni tanto ti si palesi davanti la “ragazzetta”. Quella ambiziosa, sì, e pure bellina, il che non guasta mai, che ti guarda con gli occhi della predatrice. In te non vede una risorsa, un appoggio per salire, un faro che le indichi la via. No, lei vede solo una nemica da abbattere, una torre da far crollare. Una concorrente. È capitato, certo che è capitato. Ma la mia borsa di attrezzi, in questi casi, è ben fornita. Ho imparato a gestire la situazione con quella calma che solo chi sa che il tempo è galantuomo e che la stupidità ha le gambe corte, può possedere. Ho una tale esperienza dell’essere umano, soprattutto di quello femminile, con le sue sfumature, le sue ombre e le sue inaspettate risorse, che non ci casco più. Anzi, spesso mi diverto a osservare il meccanismo. E mi è capitato anche con donne più grandi, quelle che per età dovrebbero avere la saggezza di Salomone e invece rivelano una mediocrità disarmante, insicurezze profonde di una stupidità quasi imbarazzante. Ma del resto, cosa c’è di più pericoloso della stupidità? È un’arma bianca, affilata, capace di colpire alle spalle, senza preavviso.
Ebbene stamattina, tra un caffè e l’altro con la mia vecchia sorella, è riemerso un episodio di molto tempo fa. Una di quelle cicatrici che non fanno più male, che sono diventate parte del tuo paesaggio interiore, ma che ogni tanto, senza un motivo apparente, pizzicano. Lavoravo per una società di comunicazione nella nostra regione. Loro gestivano l’ufficio stampa di una importante organizzazione medica. Per questa organizzazione, era stato messo in piedi un evento fuori sede, e l’incarico era stato affidato a una società di una città di mare in provincia di Ancona. L’evento si teneva a Bologna o Padova non ricordo con precisione e poco importa, davvero. Quel che conta è che l’organizzazione era stata data in mano a questa società di eventi, la cui proprietaria era una donna. Bella donna, o almeno credeva di esserlo, con quella tracotanza fatta di griffe che a volte si confonde con l’eleganza, quella sicurezza di sé che non deriva dal merito ma da altro. Era ben ammanicata, ben introdotta in certi ambienti, quelli dove le porte si aprono non per la capacità di superare gli ostacoli, ma per la facilità con cui si stringono mani, si scambiano favori, si sta gomito a gomito con chi conta. Il mio ruolo? Semplice sulla carta: seguire l’evento e fare delle interviste alle protagoniste. Tutto qui. Ricordo ancora che ebbi qualche problema con la batteria del cellulare. Un intoppo tecnico, una cosa da nulla, un piccolo fastidio. Ma le interviste le portai a casa, tutte, nessuna esclusa. Usate e riusate dalla società che mi aveva incaricato. Tutto bene, allora? No. Perché avevo fatto un lavoro eccezionale. Avevo intervistato tutte le presenti, anche quelle più reticenti, quelle che si nascondevano dietro un’aria di timidezza. Ma l’argomento era di quelli che contano: oncologia. Non il gossip da bar, non la fiera di paese. Ritenevo giusto, anzi doveroso, non perdere nemmeno un intervento, una parola, un sussurro, una eco. Non avevo sbagliato un colpo. Ero stata troppo brava. Troppo attenta, troppo empatica, troppo. L’eccesso, la colpa suprema in un mondo che premia la mediocrità funzionale. E così, la st***za, sì, chiamiamola col suo nome, senza orpelli, la st***za proprietaria della società di eventi, per paura di chissà cosa , forse della mia professionalità che mettesse in risalto le sue ombre, le sue crepe – scrisse una mail. Una mail velenosa, intrisa di lamentele infondate, accusandomi di essere stata poco professionale, di aver creato disagio, di essere stata questo e quello. Fandonie, naturalmente. Ma quelle fandonie, quelle piccole, meschine, e francamente stupide bugie, mi fecero interrompere il rapporto di lavoro. Ora, che dire? La st***za ben ammanicata continua a lavorare, a organizzare i suoi eventi, a muoversi con le persone che contano. E anche io, per fortuna, continuo la mia strada, con i miei valori, i miei principi e la mia inossidabile professionalità. La cosa non mi ha nociuto più di tanto, non ha distrutto la mia carriera, non ha spezzato il mio spirito. Ma ha minato, sì, un pochino, giusto un pochino, quello che ho sempre pensato delle donne. Quelle donne che ho sempre guardato con i miei occhi e con il mio cuore, con quella fiducia quasi ingenua in una sorellanza che credevo fosse un pilastro inamovibile, indistruttibile. Devo però dire, con la lucida onestà che mi contraddistingue e che a volte mi rende scomoda, che alcune di noi sono davvero stronze. Ma stronze tanto. Come questa povera donnetta, che si crede “sto cazzo”, che si atteggia a chissà chi, quando in realtà è solo una piccola anima invidiosa e meschina. E va bene! C’è da dire poi che la lamentela che fece, fu letta e interpretata da un’altra st***za come lei, una che evidentemente parlava la stessa lingua del veleno e della mediocrità. Ma perché mi è venuto in mente oggi? Perché proprio stamattina questo ricordo è riaffiorato? Non saprei. Forse è la luna. Ma lo scoprirò. Perché la verità, come l’onda, torna sempre a riva. E le stronze, alla fine, si riconoscono. Sempre.

10/07/2025

A niente non penso a niente

"Ho sceso dandoti il braccio" di Eugenio Montale, letta da Paolo Rossini. I MIEI LABORATORI DI LETTURA ESPRESSIVA: https://www.radiodramma.it

20/05/2025

Lei era Malva Marina Reyes.
La figlia dimenticata di Pablo Neruda.
Era venuta al mondo con l’idrocefalia, una condanna silenziosa, una ferita nella testa e nel cuore, un peso troppo grande per un corpo così piccolo.
Appena nacque, suo padre la guardò… e distolse lo sguardo.
Pablo Neruda, colui che scrisse versi d’amore capaci di sciogliere i cuori più duri, chiamava sua figlia “Punto e virgola”, per la sproporzione tra la testa e il corpicino.
“Vampiresca di tre chili”.
“Essere ridicolo”.
Parole che non sono carezze. Sono pietre.
Malva non crebbe in una casa piena di poesie, né tra le braccia di un padre che la raccontasse al mondo come un miracolo fragile.
Crebbe sola. Morì sola.
Aveva otto anni.
Otto anni di silenzio, di malattia, di emarginazione.
Morì a Gouda, in Olanda, lontana dal Cile, lontana dal mare.
Lontana da tutto.
Il padre non andò al funerale.
Non scrisse un verso per lei.
Non la nominò nemmeno nelle sue memorie.
Era già fuggito.
Dalla bambina.
Dalla madre.
Da sé stesso.
All’epoca, si era innamorato di un’altra donna, Delia del Carril, “La Hormiguita”, e per lei aveva lasciato tutto. Compresa sua figlia.
Nelle sue poesie, si trovano lamenti per madri di miliziani caduti, dolori finti, affetti idealizzati.
Ma non un lamento per Malva.
Nessuna parola per la sua piccola condannata.
Quando la madre, disperata, scrisse a Neruda per annunciargli che Malva non c’era più, che il cuore fragile della bambina aveva smesso di battere…
lui non rispose.
Non una lettera.
Non un fiore.
Non un singhiozzo.
Solo il silenzio.
E ora Malva riposa in una tomba semplice, in un cimitero olandese, lontano dalle onde che ispirarono le poesie del padre.
Malva, come il fiore che porta il suo nome, piegata dal vento dell’abbandono.
Una bambina dimenticata dal premio Nobel per la Letteratura.
Un punto e virgola nell’anima del mondo.
Una piccola vita che avrebbe meritato almeno un verso.
E invece…
il vuoto. (Massimiliano Turricelli)

Ciao Adrianauna persona perbene con la passione per gli altri e per la politica.  Adriana: appassionata, forte.Ti ho vol...
07/05/2025

Ciao Adriana
una persona perbene con la passione per gli altri e per la politica. Adriana: appassionata, forte.
Ti ho voluto bene; abbiamo condiviso molto nelle nostre diverse vite, mi piaceva come "battagliavi".
Ricordo bene la tua presidenza alla Commissione Pari Opportunità.....Quante cose abbiamo fatte insieme, tante e tutte belle!
La tua canzone del cuore era " I will survive di Gloria Gainor" te la dedico cara Adriana a tutto volume,
ripropongo la nostra ultima intervista, ciao Adri

Adriana Celestini ha un’esperienza consolidata nell’affermazione della cultura di parità di genere in tutti gli ambiti delle vita sociale e nell’impegno per ...

adoro questa donna
01/04/2025

adoro questa donna

9582 follower, 5730 Mi piace, 2869 commenti

15/02/2025

Certi amori non finiscono fanno dei giri immensi e poi ritornano. Venditti è sempre Venditti anche senza voce.

12/02/2025

"Invecchiare non è per i deboli. Ti svegli un giorno e capisci che la giovinezza è alle spalle, ma con essa svaniscono anche le insicurezze, la fretta, il bisogno di compiacere. Cammini più lentamente, ma con più sicurezza. Impari a lasciar andare senza paura, a dare valore a chi resta. Invecchiare è accettare, è scoprire che la bellezza non è mai stata nella pelle, ma nella storia che portiamo dentro."
Immensa Meryl Streep

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Prendete posto: dal lunedì al venerdì, ore 20.00, Radio Arancia Network

Perché è difficile la piena partecipazione della donna alla vita sociale, economica e politica? Le donne sono rassegnate? Davvero le cose potrebbero cambiare solo quando le giovani generazioni di donne avranno modo di cambiare in maniera dinamica la società italiana dall’interno?

Forse. Ma nel frattempo bisogna confrontarsi senza cedimenti.

Arrivare a tutte le donne, entrare nella quotidianità, farsi sentire, esserci: questo l’obiettivo di “Prendete posto”.

Da troppi anni è in corso il dibattito circa l’opportunità dell’introduzione di misure di riequilibrio del peso delle donne nelle istituzioni e nel mondo economico attraverso quote da riservare alle candidature e alle nomine femminili. Le risposte in questo senso sono state generalmente controverse. Ma è d’obbligo far emergere il divario tra la forza e il peso che le donne hanno raggiunto in tutti i livelli della vita sociale e la loro effettiva presenza e peso nelle istituzioni. La radio racconterà il mondo delle donne. Il loro modo di pensare, di raccontare, di vivere, di fare politica, di fare ricerca, di fare impresa. Le loro iniziative, i loro problemi, i loro successi!