Giardino di Mezzo

Giardino di Mezzo Portale Olistioco e Blog di filosofia Orientale e Corsi di Meditazione

Giardino di Mezzo è un Portale Olistico e un blog Eco Spirituale che tratta argomenti di Ecologia, considerando l’uomo e la natura interconnessi. Vogliamo divulgare un messaggio positivo e di speranza per lasciare il nostro pianeta un po’ migliore di come lo abbiamo trovato.

Signore e Signori buongiorno,per chi fosse interessato, il 26 Settembre alle 20:30 avremo un satsaṅg gratuito on-line s...
17/09/2025

Signore e Signori buongiorno,

per chi fosse interessato, il 26 Settembre alle 20:30 avremo un satsaṅg gratuito on-line su Giardino di Mezzo (www.giardinodimezzo.eu) di mantra, dhāranā (visualizzazione guidata per la concentrazione), nyāsa (istallazione) e dhyāna (meditazione).

Chi volesse partecipare può scrivere all'email [email protected] per prenotare il posto, inviando nome cognome ed indirizzo e-mail.

Per l'occasione è CONSIGLIABILE arrivare nella "sala virtuale" con degli accorgimenti: cena leggera, doccia, vestiti puliti e comodi, incenso, lumino acceso o alla propria iṣṭa devatā (divinità amata) o al proprio guru.

Siamo già in tanti, Google Meet ha una buona capienza ma limitata, ergo se hai piacere ad esserci non ti ridurre all'ultimo momento!

sarvamaṅgala
ॐ नमो भगवते रुद्राय​
ॐ नमश्चण्डिकायै

"Il diavolo si vince soprattutto con la pazienza, perché lui invece non ne ha",Carl Gustav Jung.Spesso vengo contattato ...
16/09/2025

"Il diavolo si vince soprattutto con la pazienza, perché lui invece non ne ha",
Carl Gustav Jung.

Spesso vengo contattato da persone che vogliono imparare a meditare. Dopo aver specificato che non sono un maestro, bensì un praticante come loro con un pò più di esperienza nel caso stiano iniziando (pratico la meditazione da laico dal 1990), suggerisco di seguire alcuni semplici accorgimenti e di praticare assieme. Alcuni accettano e, per grazia dei Siddha, cominciando ad avere esperienze, iniziano un percorso di pratica; altri incalzano:"ok, ma subito non ho tempo da perdere...".

Allora faccio presente che per intraprendere un sentiero serio di meditazione è necessario osservare innanzitutto i propri processi mentali, soprattutto quelli che mi vogliono vedere sempre accelerato e che non mi permettono di rallentare le frequenze cerebrali. Risultato? Non hanno tempo, hanno fretta: "sai caro ho tante cose da fare!". La cosa triste? Spesso sono operatori olistici e insegnanti di haṭha, ovvero persone che dovrebbero insegnare ad altri a rallentare nella vita.

Perché sbagliano?

In primo luogo per loro stessi, in seconda battuta perché vengono da me per aggiungere cose da mettere a listino, da rivendere in un secondo momento, vabbè ci vuole pazienza...

Luca Rudra Vincenzini **ra **raescenzemoderne **raExperience

"Eko draṣṭāsi sarvasya muktaprāyo'si sarvadā ayameva hi te bandho draṣṭāraṃ paśyasītaram","sei (asi) il solo (ekaḥ)...
11/09/2025

"Eko draṣṭāsi sarvasya muktaprāyo'si sarvadā ayameva hi te bandho draṣṭāraṃ paśyasītaram","sei (asi) il solo (ekaḥ) vedente (draṣṭā) di tutto (sarvasya) [e] sei (asi) quasi (prāyaḥ) sempre (sarvadā) libero (muktaḥ); ciò (ayaṃ) in verità (hi) [è] il tuo (te) legame (bandha) vedere (paśyasi) il vedente (draṣṭāraṃ) [essere] altro (itaram, nel senso di distinto)", Aṣṭāvakra-gītā (Rudra).

In questo versetto dell'Aṣṭāvakra-gītā, il termine draṣṭṛ può essere reso come "testimone" oppure come "vedente", ossia colui che vede. Nella prima accezione di significato è inteso come "colui che osserva" e richiama il concetto di sākṣin (testimone) del Sāṃkhya, nella quale sfumatura si sottolinea il fatto di osservare senza coinvolgimento (sa akṣa, con i suoi propri occhi). Quindi se reso con testimone il senso dello śloka ha un taglio non-duale legato all'idea di distacco: il Sé non si mischia con ciò che è visto ma è comunque a sostrato della realtà.

Traducendo draṣṭṛ con vedente, la frase non si riferisce più al Sé (ossia il testimone) bensì ad ahaṅkāra, l'ego, a kartā, quello che pensa di fare e che si illude di essere il protagonista della scena. In tale ottica il vedente è "a occhi aperti" e vedendo proietta la sua illusione, la sua personalissima māyā su ciò che è (yathābhūta).
Per quale motivo è presente questa sfumatura di significato? Perché il più grande "vedente" di tutti è Śiva stesso. Egli apre gli occhi (unmeṣa) e proietta la realtà (spanda) e poi li chiude (nimeṣa) riassorbendola (pralaya). In questa prospettiva, diametralmente opposta a quella della mistica occidentale, dove aprire gli occhi è vedere con chiarezza e chiuderli è brancolare nella nescienza, il draṣṭā non è colui che vede l'essenza delle cose, bensì il confuso proiettore, ossia colui che proietta sul tutto la sua illusione individuale. Tale ottica interpretativa vede il legame (bandha) come lo stesso atto proiettivo di vedersi/percepirsi (paśyasi) distinto (itaram) dall'unica (ekaḥ) realtà che è Śiva. Un ulteriore tassello dell'analisi è quel: "sei quasi sempre libero", ovvero sei libero per natura tranne quando ti vedi distinto da Śiva. Ora entrambi i commenti (bhāṣya) ed entrambe le traduzioni sono plausibili, questo è il merito "quantistico" del sanscrito, che ancora una volta ci ricorda che la verità è contemporaneamente tutte le variabili, anche quelle paradossalmente contrapposte, ecco perché nella via d'uscita non-duale da māyā permane il famoso testimone della filosofia duale del Sāṃkhya: il sākṣin non prende parte al gioco delle variabili, bensì le osserva distaccato.

Luca Rudra Vincenzini **ra **raescienzemoderne

Il Kokaśastra, o Ratirahasya, di Kokkoka del XII sec., uno dei testi del Kāmaśāstra, assieme al Kāmasūtra IV sec. di Vāt...
04/09/2025

Il Kokaśastra, o Ratirahasya, di Kokkoka del XII sec., uno dei testi del Kāmaśāstra, assieme al Kāmasūtra IV sec. di Vātsyāyana e all'Anaṅgaraṅga XV sec. di Kalyaṇamalla,
elenca 4 tipi di donne:

1) la donna di loto (padminī), delicata, minuta, profuma di fiori, occhi grandi da gazzella, seni piccoli e tonici, la yoni come un bocciolo, le secrezioni sono bianco/trasparenti, la pelle chiara è liscia ed asciutta, è considerata la migliore per il maithuna, ama i cibi leggeri, in lei prevale vātadoṣa;

2) la donna radiosa (citriṇī), di corporatura media, seni e fianchi tondi e pronunciati, profuma di miele, è morbida ma tonica, la yoni come un frutto, le secrezioni sono bianco-giallastre, la pelle tende al rosso, gli occhi sono vispi, ama i dolci, in lei prevale pittadoṣa;

3) la donna conchiglia (śaṅkhinī), né esile né corpulenta, alta e fina, occhi e yoni sono allungati, i seni cadenti, le secrezioni sono scarse e acide, la pelle è sudaticcia, ama i cibi acidi, in lei prevalgono pittadoṣa e kaphadoṣa;

4) la donna elefante (hastinī), di grande corporatura, è paffuta e tende al grassoccio, occhi piccoli, la pelle è unta, la yoni è come un mango, le secrezioni sono abbondanti ed hanno un odore forte, i seni sono grandi, in lei prevale kaphadoṣa.

Per tutte c'è un corrispondente maschile: lepre (śaśa) con fallo e testicoli piccoli, toro (vṛṣabha) con fallo fino e testicoli grandi, cavallo (aśva) con fallo grande e testicoli medi ed elefante (hastin) con entrambi grandi, le altre caratteristiche fisiche corrispondono a quelle femminili.

Nei mix con i partners si creano i successi e gli insuccessi di coppia...

Luca Rudra Vincenzini

**raescienzemoderne **ra

Le comunità di pratica nel tantrismo erano composte, tranne i casi di guru provenienti dalla casta dei brāhmaṇa, pressoc...
01/09/2025

Le comunità di pratica nel tantrismo erano composte, tranne i casi di guru provenienti dalla casta dei brāhmaṇa, pressoché esclusivamente da laici. Il tantrismo moderato del mantramārga era fatto espressamente per i "padri di famiglia" (gṛhastha) e non per i monaci erranti (bhikṣu) o i rinuncianti (sādhu).

Gli insegnamenti di comunità erano dunque parametrati sui tali profili umani. La scuola (kula) o la famiglia (gotra) prevedeva un siddha-guru, spesso una coppia di sposi (yamala), attorno ai quali si muoveva la corte comunitaria: un gruppo ristretto di praticanti in odore di realizzazione (vīra gli uomini e vidyā le donne), un gruppo più ampio di avanzati o potenziati (adhikāra) ed, infine, la pletora dei novizi (kriyākāra). Saltuariamente venivano introdotti i non iniziati (paśu), anche per le pratiche della sessualità ritualizzata (maithuna).

Gli insegnamenti non potevano essere espressamente estremi o avanzati per tutti, ergo, ai guru spettavano le iniziazioni (dīkṣā) e gli insegnamenti più alti (tīrva upadeśa); a vīra e vidyā quelli medi (madhya) e agli adhikāra i più semplici (manda), i secondi ed i terzi erano dati a titolo gratuito a mò di servizio disinteressato (sevā) mentre quelli ai guru erano ricambiati con regali ed offerte (dakṣiṇā) per finanziare la scuola. Ora le iniziazioni potevano essere formali e comunitarie (satsaṅga) o individuali (vyakti). Così ho avuto la fortuna, assieme ad altri praticanti, di riceverne nelle mie frequentazioni all'āśram di Śrī Gurudevī, o ai programmi o durante lo svolgimento delle mansioni giornaliere incontrandola in giro.

Ora, e questo è un punto focale, è fondamentale sapere che gli insegnamenti sono appositamente divisi per gradi (mātra) di intensità perché questi fanno specchio al livello di evoluzione di chi li riceve, la coppa determina la quantità di miele che può contenere...

In foto Abhinavagupta, il quale era solito essere circondato dai suoi discepoli, a cui dava iniziazione conducendoli in estasi (ānanda) suonando la vīṇā.

**raescienzemoderne **ra

Nel tantrismo, come nel Buddhismo (Buddha, dharma, saṅgha), esiste un triratna (tre gioielli). Essendo una disciplina e...
28/08/2025

Nel tantrismo, come nel Buddhismo (Buddha, dharma, saṅgha), esiste un triratna (tre gioielli). Essendo una disciplina esoterica questi gioielli hanno a che fare con l'alchimia (rasāyana), letteralmente "circolazione delle essenze".
L'attenzione è rivolta al corpo come ad un alambicco che deve produrre e far circolare la linfa vitale (rasa). Probabilmente tali concetti vennero ereditati dalla Cina (rasadhatu, argento vivo o pārada, mercurio) ed oggi potremmo trovare dei links con la preparazione atletica odierna (sono a livello professionale un mental coach sportivo certificato) con lo stato di flow, la condizione psicofisico-ormonale in cui siamo al top, tutto va divinamente bene e ci riesce tutto.
Il triratna tantrico, soprattutto delle scuole kaula, è condiviso con l'āyurveda e la medicina dei siddha. Per queste discipline mediche nel corpo umano i 5 elementi si mescolano a formare dei principi metabolici (doṣa): kapha (terra e acqua), pitta (fuoco e acqua) e vāta (aria ed etere), quindi rispettivamente tutto ciò che è massa e struttura, digestione e trasformazione, movimento e sublimazione. In condizioni di equilibrio (prakṛti) questi doṣa, oltre alle sostanze di scarto (mala), producono ciascuno di essi una quintessenza (sāra): kapha produce ojas, ossia stamina, energia vitale grezza contenuta nelle gonadi; pitta produce tejas, calore basale (né troppo né poco entrambi segno di squilibrio-vikṛti ormonale); vāta produce prāṇa, il soffio vitale strettamente legato alla respirazione grossolana. Ora solo quando tali trisāra sono rigogliosi ed in equilibrio avviene la magia del rasāyana: il fuoco metabolico riscalda la stamina che il respiro aggancia e fa salire lentamente dal basso verso l'alto (ūrdhva), evitando le tipiche dispersioni (vikṣepa), che conducono ad un invecchiamento precoce i non iniziati-paśu, letteralmente "bestiame"...

da Ta**ra di Rudra

**raescienzemoderne **ra

Della potenza vibratoria dei mantra."Coloro che sono stati afflitti da un qualche demone sono scossi da tremore (kṣobha...
27/08/2025

Della potenza vibratoria dei mantra.

"Coloro che sono stati afflitti da un qualche demone sono scossi da tremore (kṣobha, fremiti di purificazione) quando sono a cospetto di un maestro che risplende dei raggi (marīci) dei mantra... si può avvertire la loro potenza e, per mezzo di essi, avvertire śakti-nipāta (una cascata di Grazia)", Tantrāloka, Abhinavagupta.

I mantra posseggono 6 funzioni (ṣaṭ-adhvan), li vedremo nel prossimo corso online, e la loro ripetizione si colloca a pieno titolo nel mezzo minimale (āṇavopāya) del Mālinīvijayottarata**ram, sono ritenuti necessari per raggiungere mokṣa. Ebbene i mantra consunstanziati di vibrante coscienza codificata, quindi provvisti di programmazione interna (icchā) che li lega direttamente alle divinità (i bīja nello specifico sono le varie divinità in forma sonora con annessi poteri), se vengono ripetuti su base giornaliera permeano la mente ed i corpi grossolani (sthūla-śarīra) e sottili (sūkṣma-śarīra) del praticante. Quando l'intero sistema è saturo, le vibrazioni della coscienza, secondo i Ta**ra, si irradiano attorno al corpo fisico come raggi, "marchiando" ciò con cui entrano in contatto. Chi è stato in presenza di un siddha non ha alcun dubbio in merito. I raggi di un siddha elargiscono e contagiano con lo stato beatifico della sua realizzazione meditativa (svabhāva), ma se si è ostili verso di un tale essere i raggi benefici si trasformano nelle frecce di Rudra. Portare rispetto, oltre ad essere un riconoscimento dello stato di assorbimento, conviene e da il metro del giusto livello di umiltà che un praticante dovrebbe possedere. Invece oggi gli insegnanti di yoga sono tutto fuorché umili, si atteggiano come fossero divi...

Il gioco quasi eterno di avidyā."Ajñānaṃ kena jāyate kenāpi na jāyate anādiḥ","l’ignoranza (ajñānam) da dove (kena) sorg...
23/08/2025

Il gioco quasi eterno di avidyā.

"Ajñānaṃ kena jāyate kenāpi na jāyate anādiḥ","l’ignoranza (ajñānam) da dove (kena) sorge (jāyate)? Non nasce (na jāyate) da qualcosa/qualcuno (kenāpi) [perché è] senza inizio (anādiḥ)", Ātmānātmavivekaḥ, Sadaśiva Brahmendra (Rudra).
La posizione in oggetto, tipica dell'Advaita Vedānta, presentando la realtà come miraggio (mithyā), o sogno del Brahman, ha difficoltà a vedere sia il potere illusorio della manifestazione (māyā) sia l'ignoranza dell'essere umano (avidyā) come aspetti integrati dell'Assoluto stesso.
Per Adi Śaṅkara, māyā è anirvacanīya (indicibile), non è autonoma ma neanche ammessa come funzione del Brahman (come invece avviene nello Śivaismo del Kāśmīr), ergo? Nun se sape!
Per Sureśvara, similmente a Śaṅkara, māyā non è una śakti distinta; Bhāmatī la collega al jīva, quindi è un decadimento dell'essere umano; Vivaraṇa la collega a Īśvara, ergo la appiccica al demiurgo (saguṇa) per salvare l'Assoluto (nirguṇa); Vācaspati Miśra, infine, similmente a Vivaraṇa distingue tra un Assoluto "coinvolto" con māyā (demiurgo) e uno oltre la māyā (Brahman). Essa è ritenuta essere un "vincolo", quindi declassata perché né un principio autonomo né una funzione libera dell'Assoluto. Ciò avviene probabilmente o per motivi di ordine morale (difficoltà di accettare il cosiddetto male come parte integrata del Brahman) o per paura di distanziare māyā troppo da esso tanto da farla essere un principio coevo (rischio di ritorno al dualismo del primo Sāṃkhya).
Pur rimanendo sostanzialmente d'accordo sull'indicibilità (anirvacanīya) śaṅkariana, mutuata in parte dal Buddhismo, lo Śivaismo del Kāśmīr fa un passo enorme e taglia ogni indugio: il monismo assoluto (meglio chiamarlo non dualismo assoluto per giustificare anche l'esistenza della creazione) accetta che tutte le variabili sono l'Uno, anche le più bieche e disdicevoli.
Questo viene afferrato dalla mente umana non se approccia la quaestio da un punto di vista morale, bensì logico/metafisico. La libertà della Coscienza Universale la "obbliga" ad essere tutte le variabili, anche quelle che sono "contro gli esseri umani". L'universo è,
sostanzialmente, misteriosamente, irrimediabilmente, sovramorale. La moralità regola, premia e punisce, solo la vita delle creature, quindi nonostante l'universo non abbia regole di tipo morale, l'essere umano per paradosso non può essere libero se non le segue. A questo punto si potrebbe obiettare che non è vero e che il Ta**raśaiva le sfida le regole morali e non le rispetta. Ebbene ciò è vero solo in parte, il non dualismo creò appositamente, su eredità dello Śaivasiddhānta, tutta una serie di regole rituali per far sì che potessero proteggere i praticanti dall'ira degli Dèi, dal karma e dalla furia dell'ordine cosmico (dharma) nelle trasgressioni ritualizzate, se poi la cosa funzionasse davvero questa è un'altra storia. Ogni volta che trasgredisci, facci caso a come te la canti per giustificare il fatto che ciò che fai non è poi così strano. Sii onesto/a fino in fondo!
Per come la vedo io, questo gioco cosmico è voluto da un demiurgo intermedio, quando "Lui/Lei" sarà libero/a, questo gioco creazionistico si concluderà definitivamente nella contemplazione dell'Assoluto che lo/la sovrasta.

**raeScienzeModerne **ra

Un invito a riscoprire la saggezza ancestrale del tuo benessereHai mai sentito quel richiamo sottile, quell'intuizione p...
03/07/2025

Un invito a riscoprire la saggezza ancestrale del tuo benessere

Hai mai sentito quel richiamo sottile, quell'intuizione profonda che la vera salute non è solo l'assenza di sintomi, ma uno stato di armonia e vitalità che nasce da dentro?

Immagina per un istante di connetterti a una saggezza antica, tramandata attraverso generazioni, che vede il tuo benessere non come un insieme di parti divise, ma come un'orchestra perfetta, un microcosmo nel macrocosmo. Questo è il cuore dell'Āyurveda, l'antica "scienza della vita" originaria dell'India, il cui scopo fondamentale è "portare l'essere umano alla condizione più naturale possibile, ripristinando l'armonia e il benessere che spesso si perdono nella società contemporanea a causa di un distacco dai ritmi naturali".

Per i nostri antenati, la salute non era un obiettivo da rincorrere, ma un modo di vivere, intessuto nella quotidianità. Praticavano quelle che potremmo chiamare "ricette della salute" semplici ma potenti, come il risveglio con il sole, la purificazione del corpo, e l'attenzione ai ritmi naturali – quelli circadiani del giorno e della notte, e quelli stagionali.

L'Āyurveda ci invita a "ricercare la causa profonda dei disagi, piuttosto che limitarsi a trattare i sintomi", adottando un approccio olistico che considera l'individuo nella sua totalità: fisico, energetico, mentale e sottile.{first_name}
Se ti sei mai sentito chiamato/a a supportare la tua salute in un modo che ti sembra naturale, accessibile e profondamente radicato nei ritmi della natura, questo è per te.

Non si tratta solo di ciò che metti nella tua tazza, è un promemoria che la guarigione può essere semplice come prestare attenzione, mescolare lentamente, bere con gratitudine. L'Āyurveda propone routine quotidiane (Dinacharyā) che sono veri e propri rituali di benessere, come la pulizia della lingua al mattino, il bere acqua tiepida per favorire la purificazione interna, o semplici movimenti per preparare il corpo alla giornata.Sono gesti che i nostri antenati conoscevano bene e che possono essere integrati con facilità nella nostra vita moderna.

Il nostro nuovo corso di introduzione all'Āyurveda è un'opportunità per riscoprire queste antiche pratiche e capire come il tuo corpo sa trovare il suo equilibrio. Impareremo a comprendere i principi fondamentali come i Doṣha (Vāta, Pitta, Kapha), le bioenergie derivate dagli elementi naturali che definiscono la tua costituzione psicofisica (Prakṛiti). Ti guiderò passo dopo passo nel comprendere come integrare queste conoscenze millenarie nella tua vita, per promuovere salute e longevità.

Che questo piccolo rituale ti ricordi: il tuo corpo sa come trovare l'equilibrio. A volte, tutto ciò di cui ha bisogno è il supporto più semplice, offerto con cura.

Se desideri iniziare questo viaggio di riscoperta del tuo benessere più autentico, clicca qui per scoprire tutti i dettagli del corso:

https://corsi.giardinodimezzo.eu/courses-page/introduzione-allayurveda-armonia-benessere-e-conoscenza-di-se-per-principianti/

Inoltre, per gli iscritti alla newsletter di GiardinodiMezzo, abbiamo riservato un codice sconto esclusivo , iscriviti alla newsletter e comunicacelo cosi ti invieremo il codice sconto. Puoi iscriverti infodno all ahome page : https://giardinodimezzo.eu

Ti aspetto per iniziare insieme questo percorso di armonia e consapevolezza.

Con affetto,

Sarvamaṅgala

Il corso esamina i concetti fondamentali e le pratiche quotidiane dell’Ayurveda, un’antica scienza e disciplina indiana dedicata alla vita e alla longevità. 

Il Viaggio nel Tempo Sacro: Dove Antica Saggezza e Scienza Moderna si Incontranohttps://giardinodimezzo.eu/il-viaggio-ne...
22/03/2025

Il Viaggio nel Tempo Sacro: Dove Antica Saggezza e Scienza Moderna si Incontrano

https://giardinodimezzo.eu/il-viaggio-nel-tempo-sacro-dove-antica-saggezza-e-scienza-moderna-si-incontrano/

Ti sei mai fermato a pensare cosa sia veramente il tempo? Non parlo delle lancette dell’orologio che scandiscono le nostre giornate, ma di quella forza misteriosa che permea ogni aspetto dell’esistenza. Nella tradizione dello Shivaismo del Kashmir e del Ta**ra, il tempo (Kāla) non è semplicemente una sequenza lineare di eventi, ma una manifestazione divina della coscienza suprema.

La Danza Cosmica del Tempo
Immagina di essere seduto in meditazione all’alba, quel momento magico in cui la notte si dissolve nel giorno. In questo istante di transizione, gli antichi saggi del Kashmir videro la danza di Mahākāla, Shiva nella sua forma di Signore del Tempo. Quello che gli antichi mistici intuirono attraverso la contemplazione profonda, oggi trova sorprendenti parallelismi nella fisica moderna ...

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Nuova meditazione Guidata sul nostro canale YoutubeL'albero nel Giardino durata 20 min
11/03/2025

Nuova meditazione Guidata sul nostro canale Youtube

L'albero nel Giardino

durata 20 min

Giardino di Mezzo è un portale di Filosofia Orientale e Corsi di Meditazione , e teniamo tantissimo all'ecologia e all'Ecospiritualità. Puoi approfondire l'a...

Oggi ha inizio un periodo di 11 giorni (dal 14 al 25 Febbraio) in cui si celebra una continua atirudramahāyajña, cerimon...
14/02/2025

Oggi ha inizio un periodo di 11 giorni (dal 14 al 25 Febbraio) in cui si celebra una continua atirudramahāyajña, cerimonia sacrificale del fuoco dedicata al Dio Rudra, che culminerà la notte tra il 26 ed il 27 di Febbraio nella festa di Mahāśivarātri, nella quale si festeggia la celebrazione delle nozze tra Śiva e Pārvatī.

In questo periodo è particolarmente propizia la ripetizione dei mantra dedicati a Śiva:

Oṁ namaḥ Śivāya
Oṁ namo Bhagavate Rudrāya
Oṁ juṁ saḥ Amṛteśvara Bhairavāya namaḥ
Oṁ tryambakaṃ yajāmahe sugandhiṃ puṣṭi-vardhanam
urvārukam iva bandhanān mṛtyor mukṣīya mā ‘mṛtāt
Śivo'ham
nonché il canto dello
Śrī Rudram.

Non siate pigri!

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