14/12/2025
LUIGI GARRONE 1924 - 2025
Una vita da cronista, di quelli che non ci sono più. Luigi Garrone, per tutti i colleghi “Garunet” ha percorso più di un secolo di vita con il sorriso sulle labbra e l’occhio vispo dell’instancabile
“cacciatore di notizie”.
Fresco di diploma magistrale si era ritrovato dalla sua Mongardino tra le file dei partigiani autonomi del comandante “Leo”. “Anni balordi di coraggio e incoscienza e anche di tanta paura” ricorderà Luigi nell’intervista di Paolo Monticone, altro grande cronista, che non c’è più, pubblicata sul numero 3 di Astigiani del marzo 2013, per la serie “Confesso che ho vissuto”. Andare rileggere quelle pagine significa ritrovarsi in un mondo scomparso, dove le notizie, pagate a riga, si dettavano agli stenografi dei quotidiani oppure si battevano a macchina spedite in “fuorisacco” affidato ai capitreno.
Garrone, ha lavorato per anni come impiegato addetto ai mercati esteri alla Way Assauto, ma il giornalismo era la sua vera grande passione. E’ stato direttore del settimanale democristiano “Astisabato”, per decenni corrispondente da Asti del Corriere della Sera e della Gazzetta del Popolo e le sue “veline” finivano anche all’Ansa e alla Rai. La mitica concorrenza con Vittorio Marchisio, corrispondente delle Stampa, è entrata nella leggenda di tutti noi giornalisti con radici astigiane.
Per decenni ha continuato con immuta tenacia a fare il “giro di nera” tra carabinieri e questura alla ricerca di “qualcosa di buono” da trasformare in notizia. I colleghi lo hanno perdonato anche dell’antica vocazione a “infiocchettare” certe segnalazioni per renderle più appetibili. Spiegava sornione: “Un pizzico di pepe non guasta mai”. Ha scritto un libro “Dal fuorisacco al web” per raccontare la sua vita da giornalista. Era orgoglioso della sua tessera dell’Ordine. Era stato anche presidente degli “Anziani del Fortino”, irripetibile momento di incontro degli abitanti della zona dove lui ha sempre abitato. Nel suo villino, studio redazione, di via Silvio Pellico 2, ha vissuto con la moglie Dina e sono nati i suoi figli Paolo e Giorgio.
Al compleanno dei 100 anni lo avevamo festeggiato in tanti. Lui non si era scomposto e aveva continuato la sua vita non mancando alle partite a bocce a Mongardino dove, a una cert’ora della sera, salutando tutti e diceva: “E’ ora di andare in discoteca”.
Mai fidarsi di un vecchio cronista.
Sergio Miravalle