19/09/2025
𝐋𝐈𝐁𝐑𝐈 𝐀𝐍𝐂𝐇𝐄 𝐑𝐀𝐑𝐈
𝐈𝐍 𝐏𝐑𝐎𝐍𝐓𝐀 𝐂𝐎𝐍𝐒𝐄𝐆𝐍𝐀 𝐍𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐋𝐈𝐁𝐑𝐄𝐑𝐈𝐀 𝐄𝐃𝐈𝐓𝐑𝐈𝐂𝐄 𝐔𝐑𝐒O
ROBERTA COFFA,
Esiste il diritto di morire? (Prefazione di Giovanni Di Rosa), Libreria Editrice Urso, Avola 2011, formato cm 16x22, pagine 112, € 15.00 – 9788896071472
PER "ESISTE IL DIRITTO DI MORIRE?" DI ROBERTA COFFA
di Giovanni Di Rosa
Allorquando Roberta Coffa, su proposta dello stesso Editore, mi ha chiesto una breve presentazione di questo libro, ho immediatamente ripercorso con la memoria i nostri momenti di confronto iniziati durante la frequenza delle lezioni del corso di Biodiritto e ulteriormente intensificatisi al momento della scelta dell’argomento e della successiva correzione dell’elaborato della tesi di laurea, che costituisce per l’appunto il termine di riferimento immediato di questa pubblicazione. Il ricordo più netto è legato alla personalità di questa mia studentessa, che ho avuto modo di conoscere e apprezzare durante il percorso formativo universitario; proprio per questo la scelta del tema delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (meglio note, sia pure impropriamente, come testamento biologico) è indicativa della volontà di misurarsi con un tema giuridicamente complesso ma, ancor prima, eticamente molto dibattuto. In questo senso la possibilità, di cui il libro dà ampiamente conto, di delineare un quadro di riferimento normativo (non solo nazionale) risulta particolarmente significativa in un contesto nel quale le prospettive di regolamentazione sono ad oggi ancora tali, nonostante da più di due anni si discuta intorno ad un disegno di legge, la cui presentazione è da mettere in stretta correlazione con il tragico epilogo della vicenda riguardante Eluana Englaro, giovane donna in stato vegetativo permanente dopo un gravissimo incidente stradale (avvenuto ormai quasi venti anni or sono), morta il 9 febbraio 2009 (all’età di trentanove anni) a sèguito dell’attuazione della intervenuta autorizzazione giudiziale al progressivo distacco del sondino che le assicurava alimentazione e idratazione. Emergono allora prepotentemente (e irrimediabilmente correlati), gli interrogativi (che comunque sono metagiuridici) in ordine al fondamento etico del diritto e, consequenzialmente, rispetto alla necessaria ricerca del senso e del contenuto della scelta etica che sta alla base di una certa decisione normativa; non si può al riguardo trascurare che il valore dell’etica nelle scelte giuridiche appare in tutto il proprio rilevante significato allorché in discussione vi siano, come nel caso di specie, questioni concernenti la persona umana. Il discorso ovviamente risulta ancora più complesso nel momento in cui si contrappongono visioni del tutto differenti della vita e, in questo contesto, dei rapporti tra libertà e autorità; più specificamente, l’alternativa prospettata è tra il (ben noto) paternalismo statale (che si attua per il tramite dell’operatore sanitario) e la autodeterminazione del paziente, quale espressione della irrinunciabile libertà di ciascuno di disporre (anche) della propria esistenza. In questo difficile quadro, che postula la risoluzione del quesito in ordine alla libera e insindacabile disponibilità della propria vita, si inserisce la questione più propriamente tecnico-giuridica (di carattere, per così dire, operativo), relativa al rilievo secondo il quale mentre oggi il paziente cosciente ha diritto di rifiutare le cure e, dunque, può certamente decidere di morire, la stessa possibilità non viene assicurata al paziente non più cosciente e, dunque, non più in grado di manifestare la propria volontà; il punto allora è di stabilire se sia possibile considerare le due situazioni equivalenti, assegnando quindi ad un soggetto attualmente sano la possibilità di disporre per il futuro nell’eventualità di una malattia invalidante e impeditiva della possibilità di manifestare il proprio dissenso circa l’assistenza medica, allo stesso modo di un soggetto che attualmente assume una decisione in una specifica situazione concreta e dinanzi a lui chiaramente prospettata e avvertita. Le soluzioni prospettate nel libro appaiono ampiamente argomentate, anche in considerazione della attenta analisi delle direttive di fondo del nostro ordinamento (corroborate dal vaglio della più significativa giurisprudenza) e delle dichiarazioni di principio contenute nelle Carte fondamentali (la nostra Costituzione, anzitutto, ma anche la più recente Convenzione di Oviedo sui diritti umani e la biomedicina), senza ovviamente trascurare il necessario interlocutore del paziente, ossia l’operatore sanitario, anch’egli tenuto al rispetto di regole giuridiche (e, in specie, di natura deontologica, primariamente il dovere di curare) nel quadro di una sempre più richiamata alleanza terapeutica. Al di là, pertanto, della disamina di carattere tecnico (che pure evidenzia una certa dimestichezza con le categorie giuridiche fondamentali), l’interesse suscitato dal libro è dovuto ad un sapiente dosaggio di questioni etiche, proprio partendo dal problematico “diritto” di morire (giustamente inserito nei rapporti tra individualismo egotico e relativismo etico, tratti purtroppo dominanti di questa decadente modernità), e di questioni giuridiche (dirette ad evidenziare i problemi di qualificazione e di regolamentazione delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario), con la piena avvertenza di essere interpreti obbligati, in quanto (ma non solo) giuristi, del tempo presente.
Giovanni Di Rosa
(ordinario di Diritto privato, Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Catania)
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