02/06/2025
🇮🇹 Il 2 giugno non è solo una data sul calendario: 𝐞̀ 𝐢𝐥 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐥’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐡𝐚 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐨. Nel 1946, dopo vent’anni di dittatura fascista e una guerra devastante, il paese fu chiamato a scegliere il proprio futuro: monarchia o repubblica? Vinse la repubblica, e con quella vittoria nacque l’Italia che conosciamo oggi.
Il referendum si svolse il 2 e 3 giugno 1946. Gli italiani — per la prima volta, anche le italiane a livello nazionale — si espressero in massa: affluenza all’89%, oltre 25 milioni di votanti. La repubblica ottenne circa 12,7 milioni di voti, contro i 10,7 della monarchia. Un risultato netto, ma non privo di tensioni.
Il voto arrivava in un’Italia distrutta: città bombardate, economia a pezzi, tensioni sociali altissime. Al Nord si era combattuta la Resistenza, al Sud la monarchia conservava ancora molte simpatie. I timori di scontri armati erano reali, e in alcune città scoppiarono davvero. A Napoli, durante un attacco monarchico a una sede comunista, la polizia aprì il fuoco e morirono nove persone. Anche Giorgio Napolitano, futuro presidente della Repubblica, si trovava lì.
Il paese era diviso anche geograficamente. Il Sud votò in gran parte per la monarchia, il Nord per la repubblica. In Campania solo pochi comuni votarono per la repubblica, mentre al Nord fu la monarchia a restare isolata, con qualche eccezione. Il risultato più netto per la repubblica arrivò a Trento.
Nel frattempo si tenevano anche le elezioni per l’Assemblea Costituente, che avrebbe scritto la nuova Costituzione. Vinse la Democrazia Cristiana, seguita dai Socialisti e dai Comunisti. Furono loro a segnare la politica italiana per i decenni successivi.
I primi risultati diedero in vantaggio la monarchia, ma col proseguire dello spoglio la situazione si ribaltò. La Corte di Cassazione, il 10 giugno, annunciò un primo risultato, lasciando però aperta la porta a verifiche. L’ufficializzazione arrivò solo il 18 giugno. De Gasperi, capo del governo provvisorio, non aspettò: tra il 12 e il 13 giugno prese atto del voto e sancì il passaggio dei poteri. Umberto II, re da appena un mese, lasciò il paese.
La gestione del voto non fu perfetta, e ogni anno qualcuno tira fuori teorie sui brogli. Ma gli storici sono abbastanza chiari: il voto, pur in un clima difficile, fu sostanzialmente regolare. Falsificare quasi due milioni di voti sarebbe stato logisticamente impossibile senza lasciare tracce.
Non tutti però poterono votare. Chi era ancora internato all’estero, o nei campi di prigionia, ne fu escluso. Niente voto nemmeno a Bolzano, sotto controllo alleato, né nelle zone orientali come l’Istria o Zara, già destinate alla Jugoslavia. Trieste era sotto amministrazione internazionale.
La 𝐅𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐑𝐞𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚 si celebra ufficialmente dal 1948, ma non sempre è stata il 2 giugno. Nel 1977, per ragioni economiche, fu spostata alla prima domenica di giugno. Solo nel 2000 tornò ad essere festiva nel giorno esatto, per volontà del presidente Ciampi e del governo Amato.
Oggi, ogni 2 giugno, il presidente della Repubblica depone una corona al Milite Ignoto, all’Altare della Patria. Poi si tiene la tradizionale parata ai Fori Imperiali: partecipano tutte le forze armate, i corpi civili, la Croce Rossa, la Protezione Civile e anche la polizia municipale. In cielo passano le Frecce Tricolori. È il modo con cui il paese ricorda la scelta che lo ha trasformato.
📸 In foto l'𝐀𝐫𝐜𝐨 𝐅𝐞𝐥𝐢𝐜𝐞 𝐕𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐨 di Pozzuoli illuminato da luci tricolori, una grande porta tramite la quale si accedeva all'antica città di Cuma, costruito nel I sec d.C. dall'imperatore Tito Flavio Domiziano. ©