03/08/2025
«Erano tutti zitti in un angolo, nessuno diceva nulla. Tra il confuso e l'incredulo. Non hanno neppure risposto alle domande. Erano una ventina, quelli che erano rimasti. Forse potevano fare qualcosa». Così, in lacrime, Roberta Cinà, la sorella gemella di Simona Cinà, la pallavolista di 21 anni morta nella piscina di una villa. «Hanno detto che si sono accorti di lei mentre pulivano a terra, la piscina era piccola e la consolle dove ballavano era minuscola», dice.
«Aveva un bracciale di mia mamma a cui teneva molto e lo abbiamo trovato dentro la borsa conservato, quindi vuol dire che lei era pienamente in sé, perché ha pensato di conservare il bracciale».
«Mia sorella Simona non si drogava, curava molto il suo corpo. Teneva molto alla dieta e non beveva, e se lo faceva beveva solo raramente», dice ancora la sorella gemella di Simona.
«Al nostro arrivo la musica era ancora accesa - dice il fratello Gabriele - Ed era anche alta. Quando siamo arrivati i ragazzi presenti erano totalmente bagnati. Vogliamo sapere cosa è successo. Di quel gruppo della festa conosceva solo 5 persone Il festeggiato era uno che giocava a pallavolo con lei. Non stava male».
«Quando siamo arrivati il corpo di mia sorella era già a bordo piscina. Il suo corpo era coperto da un telo, con il costume. C'erano le pattuglie dei carabinieri e l'ambulanza».
«Non siamo neppure stati chiamati, lo ha scoperto mia moglie Giusi per caso, chiamando intorno alle 4 al cellulare di mia figlia. Siamo distrutti. Vogliamo sapere cosa è successo in quella piscina. Mia figlia era un pesce in acqua, come è potuto succedere?», aggiunge Luciano Cinà, il padre di Simona. «Non è possibile morire così giovane...», dice tra le lacrime.
«Vogliamo sapere cosa è successo a mia figlia. Era sana come un pesce, faceva sport. Come è possibile che sia morta durante una festa, in piscina? Vogliamo la verità su quello che è accaduto. Aiutateci anche voi a capire», le parole di Giusi Cinà, la madre di Simona.