13/11/2025
Bergamo, 13 novembre 2025 – Nuova puntata nel contenzioso legale che vede contrapposti l'Associazione Musulmani di Bergamo e Regione Lombardia per la vicenda della chiesa degli ex Ospedali Riuniti. La Corte d'appello di Brescia ha dato ragione ai fedeli islamici confermando che la delibera regionale del 2019, con cui la giunta aveva esercitato il diritto di prelazione sull'immobile già acquistato dall'associazione, è da considerarsi discriminatoria. Il provvedimento aveva di fatto impedito all'associazione di ottenere la piena proprietà della struttura.
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Ricorso in Cassazione
I giudici hanno annullato la delibera e hanno stabilito che l'immobile appartiene all'Associazione Musulmani, come se la prelazione regionale non fosse mai stata esercitata. La sentenza – pronunciata in sede di rinvio disposto dalla Cassazione, alla quale si era rivolta l'associazione in seguito di un primo giudizio sempre della Corte d'appello di Brescia favorevole alla Regione – ordina all'ente di cessare qualsiasi comportamento discriminatorio, di rimuovere gli effetti della delibera. Ora il Pirellone potrà ricorrere in Cassazione. Il caso risale alla fine del 2018, quando l'azienda ospedaliera Asst Papa Giovanni XXIII, decise di vendere la chiesa di sua proprietà.
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"Scelta discriminatoria”
Ad aggiudicarsi l'asta furono i musulmani. Il presidente della Regione, il leghista Attilio Fontana, dichiarò che l'edificio, ritenuto un simbolo della cristianità (e dal 2015 concesso in comodato d'uso gratuito alla Diocesi Ortodossa Romena), sarebbe stato tutelato. La Regione decise quindi di esercitare il diritto di prelazione, acquisendo la chiesa direttamente dall'Asst. Nel 2019 i musulmani presentarono ricorso al tribunale, denunciando il carattere discriminatorio del provvedimento.
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Puntura di spillo
E di ricorso in ricorso arriviamo ai giorni nostri. Con i giudici bresciani che nella sentenza scrivono “ove il bene fosse stato aggiudicato dalla comunità ortodossa rumena, Regione Lombardia non si sarebbe avvalsa della facoltà di esercizio della prelazione”.
L’Associazione islamica si era aggiudicata all’asta l’edificio di culto, ora temporaneamente utilizzato dagli ortodossi romeni. La Giunta Fontana aveva esercitato il diritto di prelazione per impedirne il passaggio di proprietà: per i giudici una decisione “discriminatoria”