Marisa Paola Fontana

Marisa Paola Fontana Non dipingo cose, dipingo le differenze tra le cose Nessuna abile invenzione può rimpiazzare un elemento fondamentale come l’immaginazione. Fontana Marisa Paola

Nella grafica e nella pittura nella fotografia amo strutturare via via un figurativo molto personale, che si fonda su spunti suggeriti dalla realta’. Particolare spazio nelle mie opere trovano le figure femminili. Cariche di significato simbolico, assorte nei loro pensieri, con lo sguardo fisso perduto nel vuoto a dare un senso di solitudine alle intere scene, quasi a dimostrazione di come il ben

essere materiale ci renda più soli e non porti a nessun dialogo
la mia composizione e ciò che vi rappresenta rimane senza dubbio reale, ma a guardar meglio la sensazione di irrealtà, o meglio interiorità, fa perdere le redini della temporalità e della gravità. Amo evocare nei miei quadri gli infiniti scenari possibili che si aprono nel immaginario dello spettatore sulle vicende dei personaggi. Nelle mie immagini desidero seminare indizi. Non vi e’ volutamente alcuna risposta nelle scene raffigurate a cio’ che puo’ indurre lo spettatore a perdersi nell’ immaginazione per completare la narrazione, sono un fotogramma di una scena in divenire.

Per mesi, un acquario tedesco ha vissuto un incubo elettrico senza spiegazione. Le luci si spegnevano continuamente, cau...
12/08/2025

Per mesi, un acquario tedesco ha vissuto un incubo elettrico senza spiegazione. Le luci si spegnevano continuamente, causando cortocircuiti misteriosi che mandavano in tilt tutto il sistema.

I tecnici controllavano, riparavano, sostituivano componenti. Niente da fare: il problema si ripeteva puntualmente. Lo staff era esasperato, i visitatori confusi.

Ma chi o cosa causava questi cortocircuiti?

La verità era ancora più sorprendente di qualsiasi guasto tecnico. Il colpevole era Otto, un polpo che viveva nell'acquario di Coburgo. Aveva capito che spruzzando acqua con precisione millimetrica sulle apparecchiature elettriche poteva spegnere le luci che lo infastidivano.

Non era un gioco o un caso: era ingegneria pura. Otto aveva compreso il rapporto causa-effetto tra acqua ed elettricità, e lo utilizzava come strumento di comunicazione.

Pensate un po': mentre noi dibattiamo sull'intelligenza artificiale, un polpo in Germania ha risolto un problema di comfort domestico con metodi che farebbero invidia a un ingegnere.

La prossima volta che vedete un polpo, ricordatevi di Otto. Forse dovremmo ripensare chi consideriamo davvero intelligente su questo pianeta.

La Cina sta affrontando un’epidemia di virus chikungunya che ha spinto le autorità ad adottare misure preventive, tra cu...
11/08/2025

La Cina sta affrontando un’epidemia di virus chikungunya che ha spinto le autorità ad adottare misure preventive, tra cui zanzariere e disinfettanti, multe per chi non provvede a eliminare l'acqua stagnante e persino l'impiego di droni per individuare i luoghi di riproduzione degli insetti.

Oggi sono stati segnalati oltre 7.000 casi, concentrati principalmente nel polo industriale di Foshan, vicino a Hong Kong. Secondo le autorità, il numero di nuovi casi sembra diminuire lentamente. Il virus chikungunya è trasmesso dalle zanzare e provoca febbre e dolori articolari, simili alla febbre dengue, con i giovani, gli anziani e le persone con patologie preesistenti maggiormente a rischio.

Articolo completo su RaiNews.it

Dimenticate tutto quello che sapete sulla guarigione. Non stiamo parlando di cicatrici o di recupero lento: stiamo parla...
09/08/2025

Dimenticate tutto quello che sapete sulla guarigione. Non stiamo parlando di cicatrici o di recupero lento: stiamo parlando di una biologia che sembra presa dalla fantascienza.

Lui è l’axolotl, un anfibio messicano dall’aria perennemente sorridente. Se un predatore gli strappa una zampa, o se subisce un danno a un occhio o persino a una parte del cervello, non si preoccupa. Il motivo è semplice, ma sbalorditivo.

Non si limita a “guarire”. Lui rigenera.

Questo piccolo drago d’acqua non ripara il tessuto danneggiato, ma lo ricrea da zero. Le sue cellule hanno la capacità quasi magica di tornare bambine, trasformandosi in cellule staminali che possono ricostruire un arto, un organo o tessuto cerebrale perfettamente funzionante, senza lasciare la minima traccia o cicatrice.

È come se il suo corpo avesse il progetto originale sempre a disposizione. Questo suo superpotere non è solo una stranezza della natura, ma una miniera d’oro per la scienza, che lo studia per svelare i segreti della rigenerazione e, forse, cambiare per sempre il futuro della medicina.

L’Australia sta implementando una soluzione tecnologica che sta rivoluzionando il modo di riforestare vasti terreni bosc...
08/08/2025

L’Australia sta implementando una soluzione tecnologica che sta rivoluzionando il modo di riforestare vasti terreni boschivi, grazie a robot terrestri e droni che lanciano semi in zone di difficile accesso, dove un essere umano praticamente non potrebbe svolgere il lavoro.

Questi droni rappresentano una grande innovazione, poiché mappano in tempo reale la salute del suolo, identificando i luoghi perfetti per la semina.

Questo permette di migliorare con precisione la scelta del tipo di seme più adatto al terreno, invece di seminare in modo casuale. Una volta riconosciuto il terreno e il seme adeguato, i droni disperdono capsule speciali che agiscono come veri e propri kit di sopravvivenza, impedendo che vengano danneggiate o mangiate dagli animali.

Le capsule sono avvolte in un materiale biodegradabile ricco di nutrienti, che protegge i semi e assicura loro la migliore possibilità di crescere forti e sani.

Le cifre di semina sono impressionanti: un solo team dotato di questi droni può piantare fino a 10.000 alberi al giorno, ovvero 25 volte più velocemente e in modo molto più economico rispetto ai metodi manuali.

Questa tecnologia non solo accelera il recupero delle zone devastate da incendi o desertificazione, ma contribuisce anche a restaurare interi ecosistemi.

L’Australia sta guidando una svolta tecnologica nella lotta contro il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.

Vincitore del premio Pulitzer per la fotografia nel 1955, lo scatto di John Gaunt intitolato  "Tragedy by the Sea" è un ...
06/08/2025

Vincitore del premio Pulitzer per la fotografia nel 1955, lo scatto di John Gaunt intitolato "Tragedy by the Sea" è un drammatico capolavoro. I protagonisti dell'immagine sono un uomo e una donna, che si stringono mentre il mare sullo sfondo si infrange in grandi onde. Ci sembra quasi di essere con loro, mentre sentiamo il rumore del mare.
Gaunt realizzò l'immagine d'istinto, percependo le forti emozioni della coppia, ma senza conoscerne la storia: i due erano i genitori di un bambino di appena 19 mesi, trascinato in mare da un'improvvisa e violenta risacca, mentre stava giocando sulla spiaggia.
Per il piccolo non ci fu nulla da fare e alla coppia non rimase che aspettare la restituzione del corpo del figlio da parte del mare.

LA STRATEGIA DELLE RANE FEMMINE PER EVITARE I BRUTI.Le rane femmina fingono di essere morte per evitare i maschi brutti!...
05/08/2025

LA STRATEGIA DELLE RANE FEMMINE PER EVITARE I BRUTI.
Le rane femmina fingono di essere morte per evitare i maschi brutti!

Nel regno animale, la selezione non fa sconti… e alcune rane lo dimostrano portando tutto all’estremo. Gli scienziati hanno scoperto che le femmine di alcune specie ricorrono a una tattica insolita: fingono di essere morte per sfuggire alle avance di maschi indesiderati.

Questo comportamento bizzarro, noto come immobilità tonica, consiste nel rimanere completamente rigide, a pancia in su, senza reagire a nulla. Il maschio, confuso di fronte a quello che sembra un ca****re, perde interesse e se ne va.

Lungi dall’essere una semplice stranezza, questo gesto teatrale è in realtà una raffinata strategia evolutiva. Evitando l’accoppiamento con maschi deboli o poco attraenti, le femmine aumentano le probabilità che la loro prole sia forte e in grado di prosperare.

Un ulteriore promemoria del fatto che, persino tra gli anfibi, la lotta per la qualità genetica può spingersi a misure estreme — come fingersi morte — pur di non cedere a ciò che non conviene.

Nacque nel 1864 e morì nel 1943. Il mondo la dimenticò e lei languì in un ospedale psichiatrico.Qual è stata la sua stor...
03/08/2025

Nacque nel 1864 e morì nel 1943. Il mondo la dimenticò e lei languì in un ospedale psichiatrico.
Qual è stata la sua storia?
Arrivò a Parigi per studiare arte in un'epoca in cui la prestigiosa École des Beaux-Arts era aperta solo agli uomini. Imperterrita, entrò in studi che accettavano anche le donne. Lì incontrò e divenne l'amante del celebre scultore Auguste Rodin. La loro relazione fu caratterizzata da una passione ardente e da un talento artistico condiviso: creavano insieme e il loro genio collaborativo è stato preservato in opere ora conservate al Museo Rodin e al Museo d'Orsay.
Ma Rodin, che aveva già una relazione di lunga data con un'altra donna, alla fine lasciò Camille. Mentre la reputazione di lui cresceva, quella di lei precipitava.

Fu disprezzata, rifiutata e abbandonata, non solo come amante, ma anche come artista. Sola, diffidente e disonorata, fece fatica a vendere le sue opere.

A peggiorare le cose, suo fratello, il famoso poeta e diplomatico Paul Claudel, ebbe un ruolo cruciale nella sua caduta. Camille, considerata "troppo moderna" e fonte di vergogna per la famiglia, fu internata forzatamente dalla sua famiglia. Per 30 anni, lottò per spiegare l'ingiustizia della sua reclusione, scrivendo lettere angosciate ad amici e familiari, implorando la sua liberazione. La sua chiarezza e la sua angoscia risuonano in questi scritti conservati.

Il 19 ottobre 1943, Camille Claudel morì di malnutrizione in un ospedale francese. Nessun familiare partecipò al suo funerale e il suo corpo fu sepolto in una fossa comune.

Decenni dopo, il mondo finalmente riconobbe il suo genio. La sua eredità è stata restaurata: le sue sculture ora si ergono orgogliosamente accanto a quelle di Rodin e un museo vicino a Parigi è interamente dedicato alla sua opera.

Camille Claudel non è più dimenticata. È onorata come la visionaria che è sempre stata...

Un anticorpo monoclonale normalmente utilizzato per trattare il cancro dell'endometrio è stato in grado eliminare il can...
31/07/2025

Un anticorpo monoclonale normalmente utilizzato per trattare il cancro dell'endometrio è stato in grado eliminare il cancro al colon retto in tutti e 12 i pazienti coinvolti in un piccolo studio sperimentale. A causa delle dimensioni contenute del progetto di ricerca è troppo presto per gridare alla terapia miracolosa, tuttavia i risultati sono così promettenti che potremmo essere innanzi a una vera e propria svolta nel trattamento di uno dei principali “big killer” tra le patologie oncologiche. Basti pensare che, in base al rapporto “I numeri del cancro” in Italia, ogni anno vengono effettuate circa 50mila nuove diagnosi di cancro al colon retto e 20 mila persone perdono la vita. Si tratta del secondo tumore a uccidere di più nel nostro Paese, dopo il cancro al polmone che si porta via oltre 30mila pazienti all'anno.⁣

Va tenuto presente che l'anticorpo monoclonale utilizzato nello studio, chiamato Dostarlimab (nome commerciale Jemperli), è stato testato su uno specifico sottogruppo di pazienti con adenocarcinoma colorettale, ovvero quelli con mutazioni che determinano deficit di riparazione del disadattamento (MMRd). Chi soffre di questa forma di cancro risponde meno a chemioterapia e radioterapia, richiedendo più spesso l'invasivo intervento chirurgico per la resezione. Tali mutazioni, tuttavia, agevolano anche l'azione del sistema immunitario, che viene spinto ad attaccare le cellule malate; grazie al supporto del farmaco immunoterapico – progettato per bloccare il recettore della morte programmata-1 (PD-1) – l'attacco delle cellule immunitarie viene potenziata e permette di eliminare la massa tumorale, fino alla remissione della malattia.⁣

A condurre lo studio sui 12 pazienti è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati della Divisione di Oncologia dei tumori solidi del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dei dipartimenti di Chirurgia, Radiologia oncologica, Epidemiologia e Biostatistica, Radiologia e della Scuola di Medicina dell'Università di Yale. Gli scienziati, coordinati dai dottori Luis Diaz Jr. e Andrea Cercek, oncologi presso l'istituto statunitense, hanno deciso di testare l'anticorpo monoclonale Dostarlimab contro il cancro al colon retto proprio per il suo principio d'azione (blocco del checkpoint), già risultato efficace contro il cancro dell'endometrio. La sperimentazione, come indicato, è stata un vero successo.⁣

Il Dostarlimab è stato somministrato ai pazienti con adenocarcinoma rettale (allo stadio II o III) con deficit di riparazione del disadattamento ogni tre settimane per un totale di sei mesi. Al termine del periodo di follow-up di 6 mesi tutti i pazienti hanno avuto una risposta clinica completa, “senza evidenza di tumore alla risonanza magnetica, tomografia a emissione di positroni F-fluorodeossiglucosio, valutazione endoscopica, esame rettale digitale o biopsia”, hanno scritto gli scienziati nell'abstract dello studio. In altri termini, il cancro era stato eliminato e tutti i pazienti erano in remissione dalla malattia. “Credo che questa sia la prima volta che accade nella storia del cancro”, ha dichiarato con entusiasmo al New York Times il professor Diaz.⁣

“Il primo paziente ha avuto una risposta completa alla terapia e non aveva bisogno di nient'altro. Quindi il secondo paziente non ha avuto bisogno di chirurgia o radioterapia. Poi il terzo. Ben presto siamo arrivati al decimo paziente che ha avuto una risposta completa. È incredibile”, ha affermato il professor Diaz in un comunicato stampa. L'entusiasmo era naturalmente ancor più palpabile nei pazienti. “Un giovane uomo e la sua famiglia si sono seduti in un silenzio sbalordito quando ho detto loro che il suo cancro era scomparso. Poi ci hanno ringraziato più e più volte”, ha dichiarato la dottoressa Andrea Cercek, prima autrice dello studio. “Una giovane donna ha guardato lo schermo durante un esame e ha chiesto: ‘Dov'è il tumore?'. Non c'è più, le abbiamo detto”, ha aggiunto l'oncologa.⁣

Dopo la somministrazione del farmaco i pazienti non sono stati sottoposti né alla chemioterapia né all'intervento chirurgico, che hanno un impatto significativo sulla qualità della vita. “Il trattamento standard per il cancro del retto con chirurgia, radioterapia e chemioterapia può essere particolarmente difficile per le persone a causa della posizione del tumore”, ha dichiarato la dottoressa Cercek. “Possono soffrire di disfunzioni intestinali e vescicali che alterano la vita, incontinenza, infertilità, disfunzioni sessuali e altro”, ha aggiunto l'esperta. “La parte più eccitante di tutto questo è che ciascuno dei nostri pazienti ha solo bisogno dell'immunoterapia. Non abbiamo irradiato nessuno e non abbiamo sottoposto nessuno a un intervento chirurgico. Hanno preservato la normale funzione intestinale, la funzione vescicale, la funzione sessuale, la fertilità. Le donne hanno il loro utero e le ovaie. È notevole”, ha chiosato la dottoressa Cercek.⁣

Ma prima di gridare al “miracolo scientifico” è necessario attendere del tempo, poiché alcuni esperti ritengono che il cancro trattato con questa immunoterapia (e senza intervento chirurgico) possa ricomparire in alcuni pazienti. Inoltre i risultati dello studio sono ancora preliminari e riguardano solo una parte dei 30 partecipanti previsti per il trial clinico. Nonostante la doverosa cautela, si tratta comunque di un risultato straordinario che potrebbe rappresentare una svolta nella lotta al cancro al colon retto. I dettagli della ricerca “PD-1 Blockade in Mismatch Repair–Deficient, Locally Advanced Re**al Cancer” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica The New England Journal of Medicine.

Una startup tedesca trasforma l'aria del deserto in acqua potabile senza consumare energia elettricaIn un mondo in cui o...
30/07/2025

Una startup tedesca trasforma l'aria del deserto in acqua potabile senza consumare energia elettrica

In un mondo in cui oltre 2 miliardi di persone non hanno accesso ad acqua potabile, un'innovazione tedesca sta estraendo l'umidità direttamente dal cielo del deserto, senza consumare un solo watt di elettricità. L'azienda, HelioWater, ha sviluppato un materiale avanzato che cattura e rilascia l'acqua utilizzando solo la luce solare e l'aria.

Il sistema si basa su un nuovo gel igroscopico che assorbe l'umidità dall'aria durante la notte, quando l'umidità aumenta. Durante il giorno, la luce solare riscalda il gel, rilasciando acqua pulita e potabile in una camera di raccolta. Senza parti mobili, batterie o componenti elettronici, il sistema funziona esclusivamente con energia solare passiva e materiali intelligenti.

Un singolo pannello di 1 metro quadrato può produrre fino a 3 litri d'acqua al giorno, anche in aree con un'umidità fino al 10%. Le unità sono progettate per essere modulari e impilabili, consentendo alle comunità di adattarle alle proprie esigenze. È particolarmente promettente per regioni remote, campi profughi o zone colpite da calamità naturali dove le infrastrutture sono carenti.

Il cuore dell'invenzione è un nanogel incorporato con sali di rame. Questi sali sono altamente efficaci nell'assorbire l'umidità anche in condizioni aride e l'intero sistema è costruito con materiali riciclabili a basso costo. Sostenibilità, semplicità e scalabilità, tutto in un'unica soluzione compatta.

A differenza dei generatori d'acqua atmosferici convenzionali che si basano su compressori ed elettricità, questo sistema a base di gel non richiede alcuna fonte di alimentazione. Questo lo rende ideale per aree completamente isolate dalla rete elettrica, come deserti profondi, altopiani o isole remote.

Sono già in corso progetti pilota in Marocco e Namibia, e le Nazioni Unite hanno espresso interesse a sostenere un'implementazione più ampia. In caso di successo, potrebbe cambiare per sempre l'accesso all'acqua in parti del mondo dove le persone percorrono ancora chilometri a piedi per un singolo secchio.

Chi l’avrebbe mai detto che il tessuto più prezioso dell’antichità venisse da una c***a gigante?Parliamo di un vero luss...
28/07/2025

Chi l’avrebbe mai detto che il tessuto più prezioso dell’antichità venisse da una c***a gigante?

Parliamo di un vero lusso, quello che faceva girare la testa ai potenti di tutto il mondo antico. Dal Mar Piccolo di Taranto nasceva il bisso, un tessuto così raro e pregiato da valere come l’oro. E la cosa più sorprendente? La sua origine.

La Pinna nobilis, una c***a gigante che poteva superare il metro di lunghezza, produceva filamenti speciali. I maestri artigiani tarantini li raccoglievano con una tecnica segreta e li trasformavano nella “seta del mare”.

Immaginate un tessuto dorato, leggerissimo, che brillava sotto la luce del sole. Talmente esclusivo che le vesti realizzate con il bisso tarantino avevano un nome unico: Tarantinidion. Le indossavano imperatori romani, nobili bizantini, e le corti europee ne facevano oggetto di desiderio persino nell’Ottocento.

Ma come faceva una semplice c***a a creare un tale tesoro? Quei filamenti, usati dal mollusco per ancorarsi al fondale, nelle mani esperte dei tarantini diventavano pura magia.

Una tradizione millenaria che ha fatto di Taranto la capitale mondiale di un lusso nato dal mare. Un’arte tramandata dalla Magna Grecia fino ai giorni nostri.

Un segreto del nostro mare che racconta secoli di storia e un’eccellenza artigianale tutta italiana.

Indirizzo

Bologna

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Nella grafica e nella pittura nella fotografia amo strutturare via via un figurativo molto personale, che si fonda su spunti suggeriti dalla realta’. Nessuna abile invenzione può rimpiazzare un elemento fondamentale come l’immaginazione.

Particolare spazio nelle mie opere trovano le figure femminili. Cariche di significato simbolico, assorte nei loro pensieri, con lo sguardo fisso perduto nel vuoto a dare un senso di solitudine alle intere scene, quasi a dimostrazione di come il benessere materiale ci renda più soli e non porti a nessun dialogo

la mia composizione e ciò che vi rappresenta rimane senza dubbio reale, ma a guardar meglio la sensazione di irrealtà, o meglio interiorità, fa perdere le redini della temporalità e della gravità. Amo evocare nei miei quadri gli infiniti scenari possibili che si aprono nel immaginario dello spettatore sulle vicende dei personaggi.

Nelle mie immagini desidero seminare indizi. Non vi e’ volutamente alcuna risposta nelle scene raffigurate a cio’ che puo’ indurre lo spettatore a perdersi nell’ immaginazione per completare la narrazione, sono un fotogramma di una scena in divenire.


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