Marisa Paola Fontana

Marisa Paola Fontana Non dipingo cose, dipingo le differenze tra le cose Nessuna abile invenzione può rimpiazzare un elemento fondamentale come l’immaginazione. Fontana Marisa Paola

Nella grafica e nella pittura nella fotografia amo strutturare via via un figurativo molto personale, che si fonda su spunti suggeriti dalla realta’. Particolare spazio nelle mie opere trovano le figure femminili. Cariche di significato simbolico, assorte nei loro pensieri, con lo sguardo fisso perduto nel vuoto a dare un senso di solitudine alle intere scene, quasi a dimostrazione di come il ben

essere materiale ci renda più soli e non porti a nessun dialogo
la mia composizione e ciò che vi rappresenta rimane senza dubbio reale, ma a guardar meglio la sensazione di irrealtà, o meglio interiorità, fa perdere le redini della temporalità e della gravità. Amo evocare nei miei quadri gli infiniti scenari possibili che si aprono nel immaginario dello spettatore sulle vicende dei personaggi. Nelle mie immagini desidero seminare indizi. Non vi e’ volutamente alcuna risposta nelle scene raffigurate a cio’ che puo’ indurre lo spettatore a perdersi nell’ immaginazione per completare la narrazione, sono un fotogramma di una scena in divenire.

Il tetano, che 200 anni fa veniva interpretato come una possessione demoniaca a causa degli spasmi improvvisi e della ri...
12/12/2025

Il tetano, che 200 anni fa veniva interpretato come una possessione demoniaca a causa degli spasmi improvvisi e della rigidità del corpo, oggi è compreso come un'infezione causata da Clostridium tetani, un batterio che rilascia una tossina che colpisce il sistema nervoso e provoca contrazioni diffuse, irrigidendo la mandibola e il collo e, nei casi più gravi, generando una postura arcuata conosciuta come opistotono.

Se un medico vi dicesse: "Lei ha una malattia incurabile e le resta poco da vivere, però noi potremmo farle un buco in p...
11/12/2025

Se un medico vi dicesse:
"Lei ha una malattia incurabile e le resta poco da vivere, però noi potremmo farle un buco in pancia (gastrostomia) per poterla alimentare, poi le praticheremo un foro nel collo (tracheotomia) per permetterle di respirare, le introdurremo un tubicino nell'uretra (catetere vescicale) per permetterle di urinare, un'infermiera le svuoterà giornalmente l'intestino; naturalmente dovremo sottoporla a terapie antibiotiche per contenere le infezioni causate dai tubi e inevitabilmente dovrà sopportare i decubiti, piaghe dolorose che corrodono la carne fino all'osso.
Però lei potrà vivere anche un anno o più!"

E se un medico vi dicesse:
"Lei ha una malattia incurabile però noi potremmo ridurre le sue sofferenze al minimo e su sua richiesta procurarle una morte indolore, purtroppo la scienza ha i suoi limiti"...
da quale medico vorreste essere curati?

La notte a volte non riesco a creare quel vuoto mentale che mi permetta di ignorare il rumore del ventilatore polmonare e allora quell'ansare rauco da bestia ferita a morte mi invade il cervello, mi paralizza i neuroni, ne blocca le sinapsi, tramuta le sensazioni in terrore. Non è paura di morire, sono già morto una volta ed è stato come spegnere la luce, voltare pagina, chiudere una porta, non c'è nulla di metafisico o trascendentale...non c'è premio né castigo, piacere o dolore, sopra o sotto, alto o basso, non è quindi il dover morire che mi tormenta, ma il dover vivere.

Non è l'eutanasia il frutto di un'assurda onnipotenza che spingerebbe l'uomo a voler controllare la morte; questa onnipotenza è già presente nelle sale di rianimazione e si chiama tecnologia. L'eutanasia è, in molti casi, l'unica possibilità di opporsi all'onnipotenza della tecnologia, restituendo la morte alla morte.
[…]

Io amo la vita, Presidente.
Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico.
Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso – morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita – è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c’è pietà."

Piergiorgio Welby

08/12/2025
Vedete l’uomo nella foto? No, non è un senzatetto o un mendicante, ma è uno dei più grandi GENI al mondo!L’uomo che vede...
21/11/2025

Vedete l’uomo nella foto? No, non è un senzatetto o un mendicante, ma è uno dei più grandi GENI al mondo!

L’uomo che vedete in foto è Grigorij Jakovlevič Perelmam, il genio che ha risolto l’impossibile. C’è chi lavora per la gloria, chi per il denaro e poi c’è Grigori Perelman. Questo matematico russo, infatti, ha risolto uno dei più grandi problemi matematici al Mondo: la congettura di Poincaré, un enigma rimasto irrisolto per quasi un secolo.

L’Istituto Clay gli ha offerto 1 milione di dollari per la sua straordinaria scoperta , ma lui ha rifiutato dicendo semplicemente: «Non sono interessato al denaro o alla fama. Se la mia soluzione è stata quella giusta, non mi serve altro riconoscimento».

Nel corso degli anni ha rifiutato diversi premi e incarichi prestigiosi, dedicandosi interamente alla sua passione: la matematica. Vive in un mini-alloggio all’interno di un palazzone popolare. Gira per la città con i capelli arruffati, la barba incolta e scarpe da ginnastica sformate. Per lui i soldi non contano nulla: «Non voglio essere uno scienziato da vetrina, ma uno che studia la scienza per il bene degli altri.»

Oggi vive a San Pietroburgo, lontano dai riflettori. Un uomo semplice, con un’intelligenza straordinaria e una coerenza che lo hanno reso un simbolo unico. Dicono che nella sua città, che fu la capitale degli zar, sia di moda indossare una t-shirt con il suo volto e la scritta: «In questo mondo… non tutto si può comprare».

Per oltre un decennio, la fotografa italiana Marcella Giulia Pace ha trascorso notti a immortalare diversi tipi di lune,...
08/11/2025

Per oltre un decennio, la fotografa italiana Marcella Giulia Pace ha trascorso notti a immortalare diversi tipi di lune, ognuna con tutti i colori immaginabili. Le sue immagini mostrano come l'atmosfera, il clima e l'ora dell'alba possano tingerla di rosso, arancione, dorato o blu, rivelando gli infiniti toni di luce che vediamo dalla Terra.

Un gruppo di scienziati dell'Università di Yale ha scoperto nella foresta amazzonica il fungo Pestalotiopsis microspora,...
08/11/2025

Un gruppo di scienziati dell'Università di Yale ha scoperto nella foresta amazzonica il fungo Pestalotiopsis microspora, capace di nutrirsi di plastica come il poliuretano, un materiale ampiamente utilizzato in schiume, adesivi e rivestimenti. Questo fungo può sopravvivere senza ossigeno e degradare la plastica in composti semplici, rendendolo un potenziale strumento naturale per ridurre l'inquinamento globale. Questa scoperta apre nuove linee di ricerca su come la biotecnologia possa sfruttare i processi naturali per affrontare l'eccesso di rifiuti plastici.

Nacque nel 1868, nella contea di Lincoln, Tennessee, con una condizione così rara che la medicina moderna ne ha registra...
04/11/2025

Nacque nel 1868, nella contea di Lincoln, Tennessee, con una condizione così rara che la medicina moderna ne ha registrati appena pochi casi in tutto il mondo: dipygus, una malformazione congenita che le conferì quattro gambe e due bacini.
Ma Josephine Myrtle Corbin non permise mai che il suo corpo decidesse chi sarebbe diventata.

Fin da bambina attirava l’attenzione dei medici, degli studiosi e, purtroppo, anche dei curiosi.
A tredici anni, fu mostrata per un breve periodo nelle fiere itineranti americane con il nome di “La ragazza dalle quattro gambe del Texas”.
Il pubblico la osservava come un prodigio della natura; i medici come un caso clinico eccezionale.
Divenne oggetto di articoli, disegni e analisi scientifiche, studiata come un enigma biologico.

Ma dietro quell’immagine di “fenomeno da baraccone”, c’era una giovane donna che sognava una vita normale.
Una vita fatta di casa, affetti, dignità.
E, con determinazione e grazia, riuscì a costruirla.

Si innamorò del dottor Clinton Bicknell, un medico di origini modeste ma dal cuore grande, e lo sposò.
Fu un’unione solida, vera, fondata sul rispetto e sull’amore reciproco.
Insieme ebbero diversi figli — tutti perfettamente sani — e vissero serenamente in una piccola cittadina del Texas.

Myrtle, come la chiamavano tutti, si dedicò alla famiglia, scegliendo il silenzio e la riservatezza dopo anni di sguardi invadenti.
Rifiutò offerte di denaro da parte di circhi e collezionisti di “stranezze umane”, decisa a non tornare mai più un oggetto di curiosità.
Voleva essere ricordata non per il suo corpo, ma per la sua vita.

E lo fu.
Nelle fotografie che restano, il suo sguardo è dolce, fiero, pacato.
Dietro il vestito elegante e l’espressione composta, si intuisce una forza tranquilla: quella di chi ha imparato presto che la vera normalità non è conformarsi, ma vivere con dignità ciò che si è.

Morì nel 1928, a 59 anni.
Quando, dopo la sua morte, medici e ricercatori offrirono cifre elevate per poter studiare o riesumare il suo corpo, la famiglia rifiutò categoricamente.
Lo seppellirono in un luogo discreto, e il marito fece costruire una bara di cemento e acciaio, per impedire che qualcuno potesse violarne la pace.

Perché Josephine Myrtle Corbin non fu mai uno spettacolo.
Fu una donna, una moglie, una madre.
Una persona che visse pienamente, senza vergogna e senza rinunciare alla propria umanità.

La sua storia ci ricorda che la vera eccezionalità non è nel corpo, ma nello spirito.
E che la bellezza più grande è quella di chi, pur essendo diverso, non smette mai di vivere con coraggio, dignità e amore.

Possono sembrare simili, ma un cervello in coma e la morte cerebrale non sono la stessa cosa. Nel coma, il cervello mant...
04/11/2025

Possono sembrare simili, ma un cervello in coma e la morte cerebrale non sono la stessa cosa. Nel coma, il cervello mantiene ancora flusso sanguigno e attività; il corpo respira, il cuore batte e conserva le funzioni vitali, anche se la coscienza è spenta. È uno stato profondo, a volte reversibile. Al contrario, la morte cerebrale implica l'assenza totale di ossigeno, sangue e attività elettrica: il cervello smette di funzionare e non c'è possibilità di ritorno, anche se le macchine mantengono il cuore in funzione. Comprendere questa differenza è cruciale, perché mentre il coma rappresenta un'attesa medica, la morte cerebrale segna un addio definitivo e la possibilità di estendere la vita ad altri tramite la donazione di organi.

Nessuna traccia di vermi zombie nei fondali oceanici della British Columbia. Dopo 10 anni di studio, i ricercatori non h...
03/11/2025

Nessuna traccia di vermi zombie nei fondali oceanici della British Columbia. Dopo 10 anni di studio, i ricercatori non hanno trovato segni di questa specie fondamentale per l’ecosistema marino.

Il verme zombie, chiamato anche Osedax, aiuta a decomporre le ossa delle balene sul fondo del mare. La sua assenza potrebbe indicare nuovi squilibri nell’ecosistema.

Gli scienziati hanno osservato ossa di balena lasciate sul fondale, ma senza trovare i vermi zombie. “In pratica, stiamo parlando di una potenziale perdita di specie”, spiega Fabio De Leo, a capo dello studio.

Questi vermi vivono sulle ossa delle balene e le loro larve viaggiano anche a centinaia di chilometri, mantenendo collegati diversi ecosistemi. Senza di loro, la diversità di specie potrebbe diminuire.

Le cause principali sembrano essere le zone con poco ossigeno nell’acqua, che si stanno espandendo anche per effetto dei cambiamenti climatici.

La situazione potrebbe essere simile anche in altre aree dell’oceano. Altri organismi, come i bivalvi che scavano il legno, mostrano segni di stress dovuti alla carenza di ossigeno.

“L’espansione dell’OMZ, conseguenza del riscaldamento degli oceani, è una bruttissima notizia per questi straordinari ecosistemi lungo il margine nord-orientale del Pacifico”, conclude Craig Smith.

Un altro segnale di quanto siano fragili gli equilibri nei nostri mari.

A volte un topo può entrare nell’alveare, attratto dal calore e dall’odore del miele. Le api reagiscono immediatamente, ...
01/11/2025

A volte un topo può entrare nell’alveare, attratto dal calore e dall’odore del miele. Le api reagiscono immediatamente, difendendo il loro nido. Attaccano l’intruso insieme, finché smette di muoversi. Tuttavia, sorge un problema che non può essere risolto con la forza: il corpo morto è troppo grande per essere portato fuori. Se lasciato lì, inizierebbe a marcire e potrebbe mettere a rischio l’intera colonia. Le api hanno un loro metodo per affrontarlo. Ricoprono il corpo strato dopo strato con la propoli, una sostanza raccolta dalle resine degli alberi e arricchita da enzimi prodotti dalle api stesse. La propoli ha proprietà antibatteriche, antifungine e conservanti. Isola il corpo dell’intruso, impedendo la formazione di odori e la decomposizione, proteggendo l’interno dell’alveare dalle malattie. Questo è uno dei più straordinari esempi di igiene nel mondo degli insetti. L’impossibilità di rimuovere il pericolo non significa arrendersi: le api lo neutralizzano semplicemente, mantenendo ordine ed equilibrio all’interno del nido.

Sembra un gioiello, ma è un avvertimento di morte.A Roma, nel quartiere Tuscolano, l’ecologo Andrea Bonifazi ha fotograf...
28/10/2025

Sembra un gioiello, ma è un avvertimento di morte.
A Roma, nel quartiere Tuscolano, l’ecologo Andrea Bonifazi ha fotografato una falena dai colori straordinari: rosso cremisi, nero e giallo ocra.
Un incontro raro con la Utetheisa pulchella, una specie afro-tropicale che migra fino in Italia solo in autunno.

La sua bellezza, però, non è un caso.
Quei colori vivaci servono a dire una cosa sola: “non toccarmi, sono tossica”. È un esempio perfetto di mimetismo aposematico, la strategia con cui molti animali segnalano la propria pericolosità ai predatori.

Durante la fase larvale, questa falena si nutre di piante come l’eliotropio europeo, ricco di alcaloidi pirrolizidinici, sostanze che danneggiano gravemente il fegato e rendono velenoso l’insetto adulto. Persino i suoi bruchi, colorati e appariscenti, sono tossici.

Così la natura trasforma un messaggio di pericolo in un capolavoro di estetica.
Dietro le ali splendenti della falena di Roma, c’è l’antica lezione dell’evoluzione: la bellezza, a volte, è una difesa.

Vai al primo commento per vedere tutte le straordinarie foto di questa creatura.

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Nella grafica e nella pittura nella fotografia amo strutturare via via un figurativo molto personale, che si fonda su spunti suggeriti dalla realta’. Nessuna abile invenzione può rimpiazzare un elemento fondamentale come l’immaginazione.

Particolare spazio nelle mie opere trovano le figure femminili. Cariche di significato simbolico, assorte nei loro pensieri, con lo sguardo fisso perduto nel vuoto a dare un senso di solitudine alle intere scene, quasi a dimostrazione di come il benessere materiale ci renda più soli e non porti a nessun dialogo

la mia composizione e ciò che vi rappresenta rimane senza dubbio reale, ma a guardar meglio la sensazione di irrealtà, o meglio interiorità, fa perdere le redini della temporalità e della gravità. Amo evocare nei miei quadri gli infiniti scenari possibili che si aprono nel immaginario dello spettatore sulle vicende dei personaggi.

Nelle mie immagini desidero seminare indizi. Non vi e’ volutamente alcuna risposta nelle scene raffigurate a cio’ che puo’ indurre lo spettatore a perdersi nell’ immaginazione per completare la narrazione, sono un fotogramma di una scena in divenire.